sabato 27 dicembre 2008
Ritorno a casa
venerdì 26 dicembre 2008
Uno strano racconto natalizio
La Madonna Veltroni di assoluta immacolata concezione politica, insieme al suo anziano congiunto più che artigiano velista D'Alema, ha accolto tra le braccia i vagiti del bambinello Silviù. Lui frignava contro il demonio della giustizia che opprime i poveri strapagati pastori-deputati che sempre si occupano con devozione dei loro greggi di elettori e non. All'unisono pregano affinché la giustizia del Dio Berlusca scenda tra gli uomini ignavi e sui persecutori dei credenti...Le prime parole del bambinello furono... In verità, in verità vi dico
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
ma Lui è onnipotente o almeno ha i poteri della fiducia dei suoi seguaci, e il suo regno vuol vederlo realizzato in terra grazie ai suoi fedeli ed Emilio Fede - teleangelo di Dolce&Gabbana vestito. Il perseguitato Figlio dell' Altissimo (?)- grazie alla presenza di Brunetta nel Presepe - dall'alto del suo scranno si crede già padrone del regno parlamentare al quale aspira come Dio unico e solo (primo comandamento in via di progettazione), così Il Dio uno e trino (Finivest-Mediaset-publitalia80) ha gia deciso di scrivere le nuove tavole della Legge che consegnerà presto ai suoi profetici ministri (di Dio) nell'anno domini 2009...
Grazie a Dio sono Ateo!
lunedì 22 dicembre 2008
la frase del giorno
incompatibili tendenze sessuali
che politiche!
...farina del sacco di Babi Girl&.G
(traduzione grezza: piuttosto trovatelo finocchio che fascista!)
venerdì 19 dicembre 2008
martedì 16 dicembre 2008
domenica 14 dicembre 2008
la frase del giorno
che
ascolto musica sentimental rumena e piuttosto,
piuttosto che
finire di studiare pulirei le fughe delle piastrelle,
dietro il water!
sabato 13 dicembre 2008
Ho regalato un piccolo cactus a .G, che era un pò triste, lei mi ha sorriso e abbracciato. E' molto bella.
Ho il cervello in manette, e qualcuno s'è tenuto la chiave (prego restituire alla legittima proprietaria)
Ho i rospi nello stomaco, sento fame. Ma di cosa?
Ho voglia di soffritto d'aglio. Ho una gran voglia d'aglio fritto...
A parte la non convenzionalità dell'alimento, sta voglia me la trascino dalle 11 della mattina...
Devi è partita coi mutandoni che le abbiamo regalato, forse di ritorno mi porterà il pinguino che le ho chiesto.
Io vorrei ritornare nell'ottocento, ma stavolta per rimanerci. E basta co ste farfalle nel cervello, così non si può andare avanti.
mercoledì 10 dicembre 2008
Antonio e il caso 3
Antonio, perdona la debolezza,
Antonio,
Aiuto!
Antonio giuro che ci stò provando....
ma,
ai tuoi tempi,
....
Antonio,
...
le slide di power point non c'erano vero?!??!?
...ti spiego,
una ci mette tutta la buona volontà,
studia:
Economia, di mercato ovviamente,
studio, studio, studio, resisto, daiiiche resisto
e poi
ti arriva
la slide 47: caso 3!
Indovina come si sposta la curva di domanda di droga degli studenti dopo la slide 47???
secondo me azzecca la risposta anche Tremonti.
Però, Antonio,
sarò forte,
solo droghe leggere.
martedì 9 dicembre 2008
Fanculo all'economia di mercato
Ho imparato ad abbatttere un albero,
a fare i nodi anguilla e margherita.
Ho rispolverato un pò di fisica applicata alla pratica.
Da un ceppo di ciliegio mi sono scolpita il cucchiaio col quale ho mangiato per due giorni.
Ho usato l'accetta e la pialla a petto,
la sega e la trivella per il legno,
ho visto Gigi che affilava sapientemente i coltelli e che ci spiegava come si lavora il legno verde.
Abbiamo costruito due panche per sedercisi sopra,
e una scala a pioli da un castagno.
Abbiamo fatto il pane di segale e lo abbiamo cotto nel forno a legna,
intrecciato il vimini per fare i cestini sui quali scolare il formaggio,
e abbiamo con gli scarti fatto la ricotta.
Non ho imparato ad affumicare la carne, tanto non la mangio.
Ho acceso fuochi in mezzo alla neve solo con l'acciarino,
l'aiuto di Chiara e un pò di fibra di canapa.
Ho dormito al freddo e in mezzo alla cacca di ghiro.
Mi hanno sempre svegliata prima dell'alba tutte le mattine,
perchè non mi potevo perdere uno spettacolo così bello.
Ed era vero.
Tutte le mattine inondata di una gioia travolgente.
Mi sono persa nei riflessi del sole che sorge sulla neve e mi ruba gli occhi.
Mi sono ferita con una scheggia di legno e ho tutte la mani ancora nere di lavoro e fatica.
Ho salutato le stelle prima di addormentarmi.
Abbiamo imparato a fare delle resistentissime corde dal libro di una Robinia,
a fare un coltello dando la giusta inclinazione al taglio di una canna di bambù.
Niente luce elettrica nè riscaldamento.
Tutti vestiti come se fossimo stati intrappolati nell'800 in una valle occitana.
Abbiamo cantato,
recitato(io naturalmente nelle parti di una strega),
dormito,
mangiato,
riso,
bevuto
e persino anche pregato,
tutti uguali davanti allo stesso fuoco.
E sono felice.
lunedì 8 dicembre 2008
per scavare un grande buco e poi prendere l'aereo
ho una tesi e la mia correlatrice è in realt° Pedro Felipe ma per gli amici è solo Sombrero...
venerdì 5 dicembre 2008
...il tipo di lavoro che mi dà felicità
GERMOGLIA
costruirsi le cose con le proprie mani.
essere consapevoli del valore delle cose e del proprio lavoro,
del VALORE, non del prezzo.
Stanca da morire, ma non riesco a stare ferma.
Se mi fermo mi sembra di perdere tempo...
il tempo scivola addosso e non t'accorgi che già è fuggito.
Il tempo è davvero la cosa più preziosa che abbiamo.
Il tempo per imparare,
per crescere,
per fare,
per ingoiare bocconi amari,
per innamorarsi,
per perdersi e ritrovarsi in un bosco,
per stare tutte assieme,
per capire,
per decidere,
per aiutare gli altri,
per lottare,
per crederci ancora,
per realizzarsi,
per essere felici.
Sono felice?
Sì, ma solo quando sono così stanca che la sera ricapitolando tutto ciò che ho fatto nella mia giornata mi addormento di schianto ancora prima di chiedermi se sono felice...
giovedì 4 dicembre 2008
martedì 2 dicembre 2008
Non c'era da vinì e so' vinutu
So' li sospiri tua, m'hannu chiamatu
Ah uellì, mu lu vecu ti vinì,
mu lu vecu ti nchianà, mi ta la manu e si ni va
E sì chiù bella tu ti na cirasa
Iata all'amori tua, quannu ti vasa
Ah uellì uellì uellà,
la pacchianella mea quannu chiamu ata vinì
Na maranceddha npiettu, t' agghia tirari
La vanna ti lu cori, t' agghia feriri
ah ah ah tiavulu falla ttruppicà
co nna spina n' tallu peti co nno ppozza caminà
Quann'anti nima fa nu iavuncellu
Ni ma chiamà lu cori manu manu
occhi cu occhi, cu deggi perdi l'occhi,
a ci tici mali nuestru scatta lu cori
ti lu ritornu a dì pi n' ata fiata
alla cumpagnia va, a Santu Vitu va,
alla cumpagnia va sta sirinata
Ah uellì uellì uellà,
n' ata vota statti bona, tu ti me no ti scurdà.
La cucciola di casa
"Ma chi è che canta? un uomo o una donna??"
Catalpa
"E' una donna..."
"Ah già tu sei una femminista!!"
"E chi te l'ha detto???"
"Beh si vede!!!"
lunedì 1 dicembre 2008
domenica 30 novembre 2008
Tutto l'universo obbedisce all'amore
e affetti di giornata, consistenti o no,
bisogna muoversi come ospiti pieni di premure,
con delicata attenzione per non disturbare.
Ed è in certi sguardi che si vede l’infinito
Stridono le auto come bisonti infuriati
le strade sono praterie, accanto a grattacieli assonati
come possiamo tenere nascosta la nostra intesa
ed è in certi sguardi che si intravede l’infinito
Tutto l’universo obbedisce all’amore,
come puoi tenere nascosto un amore,
ed è così che ci trattiene,
nelle sue catene,
tutto l’universo obbedisce all’amore…
Come possiamo tenere nascosta la nostra intesa
ed è in certi sguardi che si nasconde l’infinito
Tutto l’universo obbedisce all’amore,
come puoi tenere nascosto un amore,
ed è così che ci trattiene,
nelle sue catene,
tutto l’universo obbedisce all’amore…
..obbedisce all’amore..
la musica fa sempre bene...
giovedì 27 novembre 2008
le frasi di questi giorni
“Io ho fatto la mia parte. Voi cosa avete intezione di fare?
"La paura è legittima, ma se ognuno di noi fa la sua parte, le cose possono cambiare.
Tutti insieme si può vincere la Mafia e l’unico mezzo è denunciare ciò che non va, ricorrendo al normale senso civico."
Pino Masciari www.pinomasciari.org/
"Uno Stato democratico non può essere migliore dei suoi cittadini"
Karl Popper
mercoledì 26 novembre 2008
martedì 25 novembre 2008
A Catalpa piace sentire suonare il citofono
e immaginare chi sta arrivando.
A Catalpa piace entrare in casa
odorare l'aroma che viene dalla cucina
e fantasticare su cosa ci sarà in tavola per cena.
A Catalpa piace stare sulla panchina in balcone con .G
a parlare di uomini
con una tazza di caffè in mano
e il freddo che gela anche gli alluci,
guardando il Monviso innevato.
Non ci sono uomini nella vita di Catalpa,
ci ha provato un paio di volte,
ma il risultato non è stato all'altezza delle sue aspettative.
In compenso coltiva gusto particolare per i piccoli piaceri: incantarsi a guardare il riflesso del sole,
sdraiarsi per terra per avere una prospettiva diversa,
andare al mercato e odorare la frutta prima di comprarla,
rompere la crosta di cioccolato della Sacker affondandoci piano gli incisivi,
andare ai concerti dei Terminal Traghetti,
ballare una mazurca francese canticchiandosi la melodia in testa,
far rimbalzare i sassi sul Piave,
fare a gara di rutti con gli amici,
scolpire il legno.
Invece non le piace andare in macchina,
specialmente quando il guidatore non guarda la strada.
Col tempo non è cambiato nulla,
si diverte a porsi domande cretine sul mondo
o su quella città che si stende davanti ai suoi occhi,
per esempio:
CHE COSA DIREBBE FREUD DI QUESTO??????
lunedì 24 novembre 2008
Al mio PC
io no,
magna cariatide tradizionalista,
MAI
sarei potuta sprofondare nelle avide mani della tecnologia.
Invece ho un pc...
e come direbbe Rino Gaetano
NUN TE REGGAE CCHIU'
Ma fosse solo per il pc
"la castita' nuntereggae
piu' la verginita'
nuntereggae piu'
la sposa in bianco il maschio forte
i ministri puliti
i buffoni di corte
ladri di polli
super pensioni
nuntereggae piu'
ladri di stato e stupratori
il grasso ventre dei commendatori
aziende politicizzate
evasori legalizzati
nuntereggae piu'
auto blu sangue blu
cieli blu amori blu
rock and blues
nuntereggae piu'
e a la la
nuntereggae piu'
dc psi
nuntereggae piu'
dc PC pc..."
martedì 18 novembre 2008
Sono un'accozzaglia di roba.
Sono tanti scatoloni pieni di libri,
che ho letto,
che ho studiato,
che ricordo,
e che ho dimenticato.
Sono pacchi pieni di libri che ho comprato e non ho ancora avuto il tempo di leggere.
Sono vestiti.
Colorati svolazzanti, pesanti da montagna, sporchi per imbiancare.
Sono piatti e tazzine, sono mobili raccattati ai bordi della strada.
Quello che è meglio è un sorriso dopo un esame che non volevo dare perchè non mi ricodavo nulla...e invece è un 26!
Sono mille nozioni di autopsie che si sono ancorate al cervello e che si mischiano a cose e vite e notizie, sogni.
"Ma come faccio, non posso controllare il mio subconscio, se ragiono sul da farsi so cosa fare, ma una parte di me..."
"Come no?Il tuo subconscio sei tu. Se tu vuoi, perchè hai deciso, allora non ci sono conflitti. Tu puoi controllare ogni parte di te, proprio perchè quella parte sei tu stessa. E tu sai cos'è giusto fare..."
Son peli di Mirtilla.
Sono stanchezza e merenda fugace.
Sono gli occhi di mio padre che mi monta la scrivania e mi mostra come si fa presto a trasformarla in un'angolare.
Sono la voce di mia madre,
le sue mani immerse nel secchio dell'acqua calda che mi aiutano a pulire il bagno.
Sono la vernice bianca che macchia i vestiti di mio fratello e Serena.
Sono una festa a sorpresa.
Sono una partita a calcetto.
Sono il matrimonio di Gianlu.
Sono nuovi amici. E sono vecchi amici che portano mobili pesantissimi, con leggerezza.
Sono l'orribile canzone di Tiziano Ferro che abbiamo ascoltato tornando da Barge dopo aver degustato il primo vino (...Lauro me la pagherai...)
Sono il cucchiaio di legno scolpito su un ceppo di ciliegio con Pernice che mi insegna, e mi fa usare la sgorbia di Gigi.
Sono un passaggio fino alla metro in furgone con Teo.
Sono un frigo che non arriva più...
Sono il callo da polenta su un polpastrello dopo aver cucinato per tante persone.
Sono l'orrore nel guardare Mereu che mi dona il cadavere di un purceddu di non più di 3 mesi sottovuoto e congelato:
"Cucinalo"
Sono la fuga verso Ekkekazzo "C'è un cadavere di un cucciolo in cucinaaaaaaaaaaaaaa!"(ovvero un'abbozzo embrionale di cucina da campo)
Sono le foglie cadute nel bosco sopra i ricci dei castagni. La terra umida che odora dell'autunno.
Sono parte dell'arco Alpino, della Val di Susa e delle Valli di Lanzo che si vedono dal balcone della cucina nelle belle giornate da togliere il fiato.
Sono la R arrotolata e la S sibilata del Tova. Sono solo un dito di rosso per me stasera.
Poi un'altro e un'altro...Sono una partita di Rugby, e carpenteria violenta.
Sono un citofono che suona.
Son un grande tavolo con intorno molta gente e del tè coi biscotti,del moscato e una merenda sinoira con un peperone cubo.
Sono l'accento abbruzzese di Chiara e dei suoi meravigliosi occhi,
della sua straordinaria forza e sono il cioccolato delle brioches che ci porta quando smonta l'ultimo turno al bar.
Sono l'entusiasmo di Egla che lava sempre i piatti perchè è più divertente che cucinare, sono l'sms di Eddy che mi dà ragione sulla teofillina (..medicina, medicina che turbamenti...)
Sono sempre io ma da un'altra parte.
Mi hanno chiesto se si può cambiare?
No, cambia il contesto. Ma tu sei sempre tu. Basta sapere chi sei
domenica 16 novembre 2008
Il contrario di uno
giovedì 13 novembre 2008
mercoledì 12 novembre 2008
O. Wilde
domenica 9 novembre 2008
serale solitario stabile malinconico
Non c’è futuro in questa mia lingua
che sembra uscita da una caverna
amara e ruvida nelle parole
cantava i sogni bruciati al sole
di donne belle forti e piene di speranza
di sicuro ce ne saranno ancora
per accompagnare i figli al treno
e poi seguirli con lo sguardo da lontano
ma io voglio sentirti cantare
e a braccia aperte volando nell’aria poi
la voce tua mi accompagnerà
nel vento passo passo lei risuonerà
mi sento strano ma non straniero
diceva un tempo Salvatore
in un momento di folle paura
da non confondersi con l’amore
forse la noia la noia che non finisce mai
io la confondo con le tentazioni
che faccio entrare nella mia casa e poi
di corsa le spingo fuori
ma io voglio sentirti cantare
e a braccia aperte volando nell’aria poi
la voce tua mi accompagnerà
nel vento passo passo lei risuonerà
nell’ultimo battito di ciglia l’attenzione
che il vino non era riuscito a piegare
diventa rabbia cieca
e il dolore sparisce dalle mie labbra
e nascosto tra le pieghe dei vestiti rimane
l’odore di un desiderio insoddisfatto
e il rumore sordo di un urlo
un urlo mai fatto
ma io voglio sentirti cantare
e a braccia aperte volando nell’aria poi
la voce tua mi accompagnerà
nel vento passo passo lei risuonerà.
Il parto delle nuvole pesanti.
Dizionario femminile-maschile
Come i ragazzi dovrebbero tradurre le seguenti 10 parole usate dalle donne nei loro confronti... 1) BENE: questa è la parola che usano le donne per terminare una discussione quando hanno ragione e tu devi stare zitto. 2) 5 MINUTI: se la donna si sta vestendo significa mezz'ora. 5 minuti è solo 5 minuti se ti ha dato 5 minuti per guardare la partita o giocare alla playstation prima di uscire o di fare qualsiasi altra cosa insieme. 3) NIENTE: La calma prima della tempesta. Vuol dire qualcosa... e dovreste stare all'erta. Discussioni che cominciano con niente normalmente finiscono in BENE (vedi punto 1). 4) FAI PURE: è una sfida, non un permesso. Non lo fare. 5) SOSPIRONE: è come una parola, ma un'affermazione non verbale per cui spesso fraintesa dagli uomini. Un sospirone significa che lei pensa che sei un' idiota e si chiede perché sta perdendo il suo tempo lì davanti a te a discutere di NIENTE(torna al punto 3 per il significato di questa parola). 6) OK: Questa è una delle parole più pericolose che una donna può dire a un uomo. Significa che ha bisogno di pensare a lungo prima di decidere come e quando fartela pagare. 7) GRAZIE: Una donna ti ringrazia; non fare domande o non svenire; vuole solo ringraziarti (a meno che non dica "grazie mille" che il più delle volte può essere PURO sarcasmo e non ti sta ringraziando.) 8) COME VUOI: è il modo della donna per dire vai a quel paese!!!! 9) NON TI PREOCCUPARE FACCIO IO: un'altra affermazione pericolosa; significa che una donna ha chiesto a un uomo di fare qualcosa svariate volte ma adesso lo sta facendo lei. Questo porterà l'uomo a chiedere: "Cosa c'è che non va?" Per la riposta della donna fai riferimento al punto 3. 10) CHI E'?: questa è solo una semplice domanda.. ricorda però che ogni volta che una donna ti chiede "chi è" in realtà ti vorrebbe chiedere: "CHI E' QUELLA PUTTANA E COSA VUOLE DA TE????????????" occhio a come rispondi.. |
venerdì 7 novembre 2008
martedì 4 novembre 2008
come sei bella
giovedì 30 ottobre 2008
20 GIORNI, VENTI NOTTI
La Repubblica per cui lottiamo, s' inTENDE!
Grugliasco, Torino, Domenica 26/10/2008
Dal campeggio d'occupazione delle Facoltà di Agraria e Medicina Veterinaria Università di Torino.
Cara Italia,
Siamo qui ormai da venti giorni sai? Accampati nei prati delle nostre Facoltà, Agraria e Medicina Veterinaria. Sentiamo forte l'esigenza di portare testimonianza a qualcuno di queste giornate che stiamo vivendo, e così abbiamo deciso di raccontarle a te, di scriverle in forma di lettera ad un ragazzo, o ad una ragazza, ad uno che verrà dopo di noi, dopo questa nostra piccola grande battaglia.
Abbiamo scelto di chiamarti Italia per ricordarci, e ricordare a tutti, il nostro attaccamento alla Repubblica che porta il tuo nome: quella fondata sul lavoro; quella in cui l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento; quella, insomma, costruita dai nostri nonni partigiani con la guerra di liberazione.
Tutto è cominciato per noi, quando a fine settembre, con troppo ritardo, l'università italiana si è resa conto che una legge di stato andava contro a quello che la Repubblica deve difendere: un'istruzione pubblica, libera, e garantita a tutti, fino ai gradi più alti.
Ecco, Italia, ora il nostro governo, con i suoi provvedimenti ci dice che non sarà più così.
Bisognava fare qualcosa. Qualcosa di più di appendere qualche striscione e lasciare che il vento e la pioggia lo facesse stingere, qualcosa di diverso che bloccare le lezioni, perchè sottarci proprio il diritto allo studio per cui vogliamo lottare?
“ Ma pensa che figo sarebbe piantare le tende qui e abitarla la nostra università!”- è tutto iniziato con questa frase, un po' buttata lì, tanto per interrompere un silenzio troppo lungo.
E poi... bhe, poi a tutti sono cominciati a brillare gli occhi: tutti hanno cominciato ad immaginarsi il prato davanti alle aule studio pieno di tende colorate e fuochi di bivacco! E allora la frase lanciata lì si è trasformata: si è cominciato a discuterne seriamente, e subito dopo le discussioni si è cominciato a fare: a fare davvero qualcosa! FARE! Quanti sanno ancora tirarsi su le maniche e mettersi a fare qualcosa, farlo per se stessi e per gli altri senza che ci sia un confine: tra lottare per migliorare la propria condizione e lottare per gli altri; con e per i precari, poco più grandi di noi che si trovano senza più speranza di un futuro stabile se si bloccano le assunzioni, con e per i nostri docenti e ricercatori che si trovano sempre più impossibilitati al lavorare per noi e per il paese, per le famiglie che si troverebbero a non poter più pagare l'istruzione a i propri figli, per quelli che verranno dopo all'università, come te, e non è giusto che trovino gli effetti disastrosi della politica di questo governo senza che si sia almeno provato a RESISTERE.
Quindi abbiamo deciso: facciamo qualcosa che si veda, che abbia forma colore e consistenza.
Abbiamo messo su un piccolo villaggio, di circa 40 tende, siamo qui, a turno, anche sabato e domenica, tutte le sere, a volte tanti, a volte pochi. Dalle sei, quando terminano le lezioni ufficiali, qui si accende il fuoco, vicino al focolare si tengono assemblee, seminari, si organizzano insieme ai docenti lezioni in piazza per il giorno dopo, si discute e poi si cucina per tutti e si fa anche festa, perchè non si resiste senza un po' di allegria, non invece vogliamo resistere e a lungo, ci siamo costituiti in una piccola società, di cittadini coscienti e consapevoli, qualsiasi sia la strada che ci troviamo davanti, ora, sappiamo camminare, sappiamo quali sono i nostri obiettivi, i valori che vogliamo difendere, non ci fermeranno tanto facilmente, tantomeno desisteremo per qualche “avviso ai naviganti”.
A presto Italia,
vieni a trovarci,
Elisa Mascetti del collettivo “IL FAGGIO” e
l'Assemblea del LIBERO CAMPEGGIO OCCUPATO
domenica 26 ottobre 2008
Convivenza
martedì 21 ottobre 2008
A volte tremo nel considerare la mia persona. Forse sono un carattere troppo forte, forse ci vogliono davvero due testicoli grossi come quelli di un toro per avere il coraggio di starmi a fianco. E mi faccio paura perchè quando scelgo, la via è quella e la mia determinazione è talmente potente da concepire un MAI. E' una parola grossa,anche se solo di tre lettere, che mischiandosi però possono comporre un AMI... così pensando all'amore vado dal mio guru e gli chiedo:
“Papà, come farò allora a capire quando sarà l’uomo giusto?”
“Beh è un po’ come quando la gatta ha fame,non te lo dice ma te lo fa capire, lo capirai, ceo…”
domenica 12 ottobre 2008
MI LAUREOOOO!!!!
lunedì 6 ottobre 2008
Gente resistente
SCRUTINIO TERMINATO: HANNO VOTATO 24.094 VICENTINI
Ottobre 5, 2008 by nodalmolin
Lo scrutinio della consultazione popolare sul futuro dell’aeroporto Dal Molin è terminato da pochi minuti; hanno partecipato 24.094 cittadini pari al 28,56% degli aventi diritto al voto. Di questi, 23.050 voti espressi, pari al 95,66%, sono sì, ovvero voti favorevoli all’acquisizione, da parte del Comune di Vicenza, dell’area del Dal Molin; 906 voti sono no, pari al 3,76% dei voti espressi. Le schede bianche sono 92 (0,11%), quelle nulle 46 (0,05%).
La consultazione popolare organizzata dal comitato che raggruppa tutte le realtà contrarie alla realizzazione della nuova installazione militare statunitense, dunque, ha coinvolto migliaia di vicentini che, in questo modo, hanno risposto all’atto di dispotismo del Consiglio di Stato il quale, appiattendosi sui desideri del Governo, aveva annullato il referendum ufficiale promosso dall’Amministrazione comunale.
I seggi sono stati aperti dall 8.00 alle 21.00 grazie alla presenza di centinaia di volontari; lo spoglio, effettuato da un comitato di garanti, è stato ultimato presso il Media Center di Piazza Castello sotto gli occhi di centinaia di cittadini.
domenica 5 ottobre 2008
Respirare l’odore di alcol e antisettico che pizzica le narici.
Il mio respiro è regolare, non ho paura.
Non ne ho più.
E’ un rito.
Tutte le volte che torno.
Provetta con tappo viola per emocromo, tappo rosso per ds DNA autoanticorpi, la provetta per la tipizzazione linfocitaria.
Sul tavolo vacuetainer, ago a farfalla, blu. Garzine imbibite di disinfettante.
Mi stinge il laccio emostatico appena sopra all’incavo del gomito, lì teso a strozzare il mio bicipite ben poco sviluppato. Mi guarda il polso:
“Sei molto magra” dice ”Sei dimagrita ancora?”
No.
Le mie vene blu, si vedono bene , la mia pelle è trasparente.
Si gonfiano.
Mi piacciono le vene gonfie, pare che stiano per esplodere da un momento all’altro e schizzare sangue sui muri.
“Fai pugno”
Affondo le unghie sul palmo della mano. E stringo forte.
Odio stringere il pugno. Mi sembra sempre che la mia mano per quanto tesa al massimo dello sforzo non sia abbastanza potente da trattenere l’invisibile che sfugge tra gli spiragli delle dita.
Tutte le volte mi ripropongo di non guardare quando l’ago trafigge la cute per affondare nel torrente circolatorio e attingere al mio sangue. Ma tutte le volte i miei occhi sono fissi sulla bietta che perfora la mia carne.
E’ in vena al primo colpo.
Un fiotto di sangue percorre il primo tratto della cannula per poi fermarsi. Inserisce le provette una dietro l’altra e il sottovuoto risucchia velocemente il mio sangue dalle vene.
Sono sicura che stavolta le analisi andranno bene.
“Ti ho fatto male?”
Rispondo di no.
Snoda il laccio, molla il pugno, premi forte e stai seduta che se no forse svieni.
“Ricorda che alle due hai l’eco”
Alle due ecografia. Esco. I miei mi guardano. Quegli occhi fissi di mia madre
“Si vede che stai male, hai sempre un aspetto così malaticcio”
La guardo e comincio a contare nella mente: 1, poi 2, e 3… Me l’ha insegnato mio padre, anche lui lo fa ogni tanto, ma con le dita.
“Non hai il fisico, devi capire che non puoi andare avanti così”
4, 5, 6, 7 e storco il naso, mi pizzica la lingua e vorrei risponderle
“Hai dei limiti, ‘varda che occhiaie, che oci pesti..”
8, 9, 10…chiudo gli occhi e respiro a fondo
“Come sei pallida, fai preoccupare i tuoi genitori..perchè quando stai male tu, stiamo male anche noi!”
11, e penso che adesso arriva l’ondata dei ricatti morali…
“Già tuo padre, anche tu?”
12, 13 e il 13 porta sfiga, come il viola e allora attacco..
“Io sto bene, mi sento be…”
“NO!tu ti senti bene, ma le tue analisi dicono di NO!!!!Vuoi mettere la testa a posto?"
.
E c’ho un nervoso che mi sale lungo tutto il rachide e mi pizzica alla base del collo, mi si intesiscono i quadricipiti. Ma siete tutti pazzi? Ma la smettiamo di farmi apparire quella che non sono? E lo faccio.
La mollo a blaterare e mi fiondo sul maniglione antipanico, spalanco la porta e raggiungo il corridoio che dà accesso alle scale e comincio a correre giù. Sento che mi insegue, sento che la sua rabbia è triplicata, sento il suo sguardo addosso mentre si sporge dal corrimano, ma so che cosa devo fare: corro giù, ancora più veloce.
Un-du-tre-qua-cin-se-set-ott-nov-diec scalini, pianerottolo, e di nuovo un-du-tre-qua-cinq-se-set-ott-nov-diec scalini e reparto di Neurologia. Ancora scale stavolta due a due e comincio a sorridere, arrivo in Pediatria dove alle pareti ci sono i disegni dei bimbi, coloratissimi e stilizzati. Scale scale e reparto di Ortopedia. Il sorriso mi si allarga, la tensione si allenta, il mio corpo fluido e automatico va come un treno.
Sembra un meccanismo perfetto, com’è possibile che io stia davvero così male? Non è vero. Scale. Sorpasso un dottore, e arrivo a Nefrologia. Ancora giù. Un passo dietro l’altro, sempre più veloce. Niente sguardi di mia madre, niente parole, niente ramanzine. Reparto di Ginecologia. Corri giù sono sei piani per arrivare all’atrio principale. Quando arrivo al piano terra faccio un balzo. E rido tantissimo.
So orientarmi.
Cosa molto difficile da fare in un ospedale ma in fondo quando hai imparato a districarti in un labirinto, gli altri sono su per giù tutti uguali. Questo però lo conosco bene. Mi ci hanno portato tante volte, e ci hanno portato anche mio papà. Do una fugace occhiata ai corridoi che si diramano. Scelgo quello dove ci sono i distributori automatici, e a passo sostenuto lo percorro. Passo a fianco all’edicola, arrivo alla cappella. Dentro c’è una bellissima Madonna scolpita nel legno. Mi è sempre piaciuta quella statua. Mia mamma mi portava in cappella a pregare, io stavo in silenzio e mi chiedevo che cazzo ci facevo io lì. Assecondavo i desideri di mia madre, perché le voglio bene e so che lei ci tiene. Così per far scorrere il tempo guardavo quella statua e immaginavo l’albero dal quale l’avevano scolpita. La foresta alla quale l’avevano strappata. Le mani del falegname che ci avevano lavorato giorno e notte, il rumore dello scalpello, della raspa. Peccato che la maggior parte dell’arte italiana sia di quasi esclusivo soggetto religioso. In fondo quel volto così delicato, quello sguardo da mamma e quei veli così morbidi potrebbero solo essere quelli di una contadina qualunque, magari della moglie di un falegname, resa immortale della sua arte, e ora pregata in quella cappella da tante mani congiunte e gambe genuflesse a chiedere una grazia.
Ancora scale. Stavolta salgo. Un-du-tre-quat-cin-se-set-ot-nov-dieci pianerottolo un-du-tre-quat-cin-se-set-ott-nov-dieci. Non me la cavo affatto male nemmeno in salita anche se sono ancora digiuna, dalla sera prima, e mi hanno fatto un prelievo. Ma possibile che io stia male? Reparto Radiologia. Mi piace, è tutto nuovo. Ci sono delle enormi vetrate, è più luminoso degli altri reparti. Sto in realtà ancora scappando. Passo a fianco all’accettazione, a un ragazzo col gesso al braccio, coi capelli pieni di gel conglutinati in una piccola cresta, a una vecchia in carrozzina spinta da un infermiere. Mi fiondo in bagno. Chiudo la porta a chiave. Poggio le spalle contro il muro di mattonelle bianche. Mi avvicino al lavandino. Ho fame, ma devo rimanere a digiuno fino alle due per l’eco. Faccio scorrere l’acqua fredda sui polsi, metto le mani a conca così da raccogliere l’acqua e gettarmela in faccia. Mi guardo allo specchio. Ho i capelli della frangetta umidi e appiccicati alla fronte. Ho gli occhi stanchi, ma chi non li avrebbe al posto mio? Sono un po’ pallida, ma non ho fatto le vacanze al mare, anzi non le ho proprio fatte. Mi guardo e tutto sommato non mi vedo così male.
Mi sorrido e penso che la mia corsa è finita: TANA LIBERI TUTTI!!!!