Penso a quanti libri ho perso.
E mi spiace non poterli più sfogliare,
scorrere sull'inchiostro delle lettere,
godere dei loro concetti,
rabbrividire per le emozioni che suscitano,
eccitarmi per l'estatica scelta delle parole,
ammutolire per i suoni delle sillabe nella mia mente.
Persi.
Ma in fondo mi piace pensare che i libri non li si può possedere.
Un pò come le persone.
Mi piace pensare che siano liberi di finire a letto, o a tavola con chi gli pare e regalare loro emozioni anche più forti
di quelle che hanno regalato a me.
Che possano parlare ad altri,
come a me.
E mi stuzzica l'idea che possano dire
cose diverse a seconda di chi li legge.
Non si può possedere un libro.
E, al contempo, si può.
Come quando una bella persona t'appoggia
la sua zampa di orso sul cuore.
L'orma resta,
anche se non c'è più.
A volte i libri sono come le persone.
Quelle vere.
Restano,
anche se
se ne sono andate per sempre.
Vi introduco all'argomento di oggi
con un estratto da
"Tre cavalli"
di Erri De Luca.
"Leggo solo libri usati.
Li appoggio al cestino del pane, giro pagina con
un dito e quella resta ferma. Così mastico e leggo.
I libri nuovi sono petulanti, i fogli non stanno
quieti a farsi girare, resistono e bisogna spingere per
tenerli giù. I libri usati hanno le costole allentate, le
pagine passano lette senza tornare a sollevarsi.
Così alla trattoria di mezzogiorno mi siedo alla
Stessa sedia, chiedo minestra e vino e leggo.
Sono romanzi di mare, avventure di montagna,
niente storie di città, che già le ho intorno.
Alzo gli occhi per un po' di sole riflesso nel vetro
della porta d'ingresso da dove entrano in due, lei con
aria di vento addosso, lui con aria di cenere.
Torno al libro di mare: c'è un po' di burrasca,
forza otto, il giovane sta mangiando di gusto mentre gli
altri vomitano. Poi esce sul ponte a reggersi forte perché è giovane, solo e allegro di burrasca.
Stacco gli occhi per spezzare aglio crudo sulla minestra.
Assorbo un piccolo sorso di rosso aspro, legnoso.
Giro pagine docili, bocconi lenti, poi stacco la testa
dal bianco di carta e di tovaglia e seguo la linea
delle mattonelle di rivestimento che gira per la stanza
e passa dietro due pupille nere di donna, messe su
quella linea come due "mi" spaccati dal rigo basso
del pentagramma. Stanno dritti su di me.
...
Leggo gli usati perché le pagine molto sfogliate e
unte dalle dita pesano di più negli occhi, perché ogni
copia di libro può appartenere a molte vite e i libri
dovrebbero stare incustoditi nei posti pubblici
e spostarsi insieme ai passanti che se li portano dietro per
un poco e dovrebbero morire come loro, consumati
dai malanni, infetti, affogati giù da un ponte insieme
ai suicidi, ficcati in una stufa d'inverno, strappati dai
bambini per farne barchette, insomma ovunque
dovrebbero morire tranne che di noia
e di proprietà privata, condannati a vita in uno scaffale."
Detto questo
stamattina a casa fattanza
è partita una discussione sul riuso
e sui FREEGAN
(amici fuori di Elettra),
gente ancora più strana dei vegani,
se possibile.
Alla sottoscritta
viene in mente il progetto
(molto ambizioso) del
che ormai da due anni
all'
stanno attuando...
(ps: Segrè era pure al KlimaForum a Copenhagen!! )
Vien voglia di sognarci sopra
e magari di scriverci un progettino con le socie...
Per i più pigri mettiamo anche un video!
Abbiamo lasciato i link
(cliccate sulle parole in grasseto, colorate e sottolineate).
Catalpa & Per Sempre Liberaaaaaaa!!!
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