La TAV costruita sui nostri corpi
27 febbraio 2012
Massimo Zucchetti*
Questa
notte è avvenuto un blitz militare per l’allargamento del cantiere TAV
in Valle Clarea, pressi di Giaglione, Valle di Susa.
C’era un gran
numero di forze dell’ordine e militari, ruspe, mezzi militari, saliti
anche mentre sabato 75000 persone manifestavano pacificamente contro
quest’opera assurda, inutile, dannosa, costosa. Invano.
La cieca
convinzione di portare avanti un allargamento del non-cantiere
illegittimo ha visto l’opposizione nonviolenta dei pochi ragazzi che
erano presenti sul posto. La grande mobilitazione del movimento NOTAV
sarebbe infatti dovuta avvenire questa sera, questa notte, con una
fiaccolata notturna ed una permanenza sul posto ad oltranza. Gli anziani
della valle erano disposti ad incatenarsi agli alberi, ad oltranza.
Avendolo probabilmente saputo, gli invasori hanno deciso di provare a
forzare i tempi.
Luca
Abbà, 37 anni, agricoltore della Valsusa, molto conosciuto in Valle per
la sua fiera ma nonviolenta opposione alla TAV, si è arrampicato su un
traliccio per provare ad opporsi alla cieca determinazione degli
invasori. Sentivamo la diretta della sua voce alla Radio (Radio
Black-Out). Diceva, rivolto a quelli di sotto: “se non la piantate, io
da quassù non me ne vado, avete capito?”. Poi, rivolto agli ascoltatori:
“Ciao, vi saluto, UN POLIZIOTTO-ROCCIATORE mi sta incalzando da sotto”.
Gli invasori lo hanno incalzato da sotto, spingendolo a salire più in
alto. E’ rimasto folgorato dall’alta tensione. Sotto il traliccio non
era stata posta alcuna protezione prima di incalzarlo. Avevano molta
fretta, si vede. Luca è caduto a terra con un volo di molti metri. Le
sue condizioni sono apparse subito gravissime.
I soccorsi, ritardati
dai blocchi delle forze dell’ordine, hanno molto tardato ad arrivare.
Alla fine è stato soccorso, intubato e trasportato all’ospedale CTO di
Torino.
Nemmeno dopo la caduta e le gravissime condizioni in cui
versava Luca, c’è stato uno stop dei lavori. Questo appare incredibile,
in spregio ad ogni norma di sicurezza e di prudenza, oltre che di
rispetto.
Ripetiamo: Luca è caduto dopo essersi arrampicato su un
traliccio per resistere allo sgombero dei terreni ANCHE SUOI, ed è
caduto perché incalzato dai militari che lo hanno inseguito sul
traliccio stesso, costringendolo a salire più in alto.
Luca è
grave e la responsabilità della sua salute sono da attribuire
esclusivamente a chi ha ordinato ed eseguito il blitz, mettendo, come
poi è stato, a repentaglio la vita delle persone. Luca Abbà è grave ed è
all’ospedale a Torino. E’ stato colpito da elettricità a media
tensione, muove le gambe, è cosciente e orientato, ha una sospetta
lesione interna con versamento, vasta emorragia interna, probabili
fratture sterno e costole, ustioni di secondo grado. E’ stato posto in
coma farmacologico e le notizie contradditorie di queste ore lo danno
comunque in prognosi riservata ma non in pericolo di vita: è cosciente e
risponde ai medici.
Luca Abbà è un agricoltore che vive a Cels,
dove da diversi anni ha deciso di ritornare a coltivare la terra. Abbà,
ha iniziato da tempo a condurre la sua battaglia contro l’alta velocità,
diventando in breve tempo il leader del Comitato No Tav Alta Valle. I
famigliari, gli amici, i conoscenti ma soprattutto tutti quei colleghi
che nel corso degli ultimi anni, insieme a lui, avevano dato inizio a
questa battaglia per tutelare il proprio territorio dall’arrivo
dell’alta velocità sono stati sconvolti dalla notizia e accorsi in
ospedale, dove solamente nelle prossime ore si potranno conoscere
ulteriori elementi.
Nel frattempo, nella Baita in Val Clarea a
ridosso del non-cantiere in fase di allargamento, quindici ragazzi
resistenti si sono chiusi dentro per impedirne l’abbattimento con le
ruspe. Si temono azioni estreme che possano metterli in pericolo.
Tutta l’Italia civile si sta mobilitando in solidarietà a Luca ed ai resistenti NOTAV.
Questo blitz militare è l’esempio di come s’intende la democrazia da
parte dei propugnatori del TAV: senza alcuna copertura legale,
militarmente, disprezzando anche la vita umana.
La TAV dovrebbe
quindi essere costruita passando sui nostri corpi. Violentando non solo
la natura della Val Susa, oltre che ogni normale regola di buon senso,
ma anche i nostri stessi corpi: passando sui corpi dei valsusini, sui
corpi di tutti coloro che opponendosi a quest’operazione militare – che
ormai nulla ha più a che vedere con un cantiere – verranno calpestati
non solo nei diritti ma anche di fatto, nel fisico e nell’incolumità.
Saremo noi, che ci opporremo fino all’estremo, che quindi dovremo
costituire i piloni e il pavimento del buco TAV nella montagna.
*professore del Politecnico di Torino