La sentenza TAR di Torino: le donne non hanno interesse
perché né gravide né madri.
Noi siamo quelle donne che hanno deciso di far
ricorso personalmente contro la “nuova”(07/2011) delibera della regione Piemonte
che favorisce l’inserimento del movimento pro-life all’interno di consultori e
ospedali pubblici.
Siamo quelle donne che, insieme a migliaia di altre, con presidi,
manifestazioni, volantinaggio si sono opposte alla violenza
machista delle istituzioni regionali piemontesi.
La questione però non è stata neanche esaminata nel
merito poiché le ricorrenti, noi e la Casa delle Donne di Torino, non abbiamo interesse a ricorrere in quanto nè gravide né madri.(?!)
A parte che questa sentenza decreta l’impossibilità
materiale di impugnare qualsiasi provvedimento regionale in materia, perchè è evidente che i tempi previsti per l’interruzione della gravidanza sono
incompatibili con quelli di impugnazione di un atto amministrativo;
la questione inaccettabile è la
qualificazione del nostro non interesse: noi non contiamo in quanto donne ma solo in
quanto macchine riproduttive.
Ancora una volta, le donne non si considerano pregiudicate
di per sè dall’inserimento di anti-abortisti all’interno di luoghi preposti
specificatamente alla loro salute, ma quella presenza può essere sanzionata
solo se “le incubatrici” si trovano in quella particolare dimensione riproduttiva.
Come può lo stato gravido e lo stato di madre essere
l‘unica una qualifica legittimante?
Ma come può questa caratteristica biologica scindersi
dalla libera scelta sui nostri corpi e sul nostro futuro?
Come può una donna
non fertile, non madre, non gravida non sentirsi pregiudicata, attaccata,
offesa da una delibera che antepone l’ideologia alla salute delle
donne?
E’appena
iniziata l’ennesima guerra ideologica sui corpi delle donne, portata avanti
proprio da quelle istituzioni che dovrebbero tutelarci.
Questo inchino
del governatore Cota alle lobbies estremiste antiabortiste/(cattoliche) avrà delle gravi
conseguenze: violenze, intimidazioni, nuove limitazioni e forme di
subordinazione per le donne.
Un incredibile buco nero nei principi di autodeterminazione
e civiltà.
Quel che è peggio è che questa guerra si combatterà all’interno
di luoghi pubblici demandati specificamente alla tutela della salute:
luoghi di
sofferenze, intimità, gioie;
luoghi delle donne e NON dei volontari
antiabortisti, non delle ideologie, né degli interessi del potere.
Siamo sgomente dell’intrinseco machismo e disprezzo
per le libertà nel paese Italia … disprezzo che non tange MAI la sacralità
delle le libertà economiche e che punta al controllo dei corpi e delle scelte
perosnali.
Eravamo sgomente quando la Ferrero (ora in arresto
per vicende di corruzione) ha depositato la delibera.
Eravamo incredule quando abbiamo visto il governatore
Cota al Convegno Europeo dei movimenti pro-life
Eravamo allibite quando il 14/09/11 è stata
presentata la proposta regionale (PDL) per modificare i consultori in luoghi di
preparazione della coppia al matrimonio
Eravamo disgustate alla scoperta della destinazione
3 milioni di euro, a favore della proposta, quando in Piemonte “non ci sono soldi” per gli studenti/studentesse
idonei alle borse di studio.
Ora siamo incazzate e incontenibili.
Prive di
fiducia verso le stesse istituzioni che dovrebbero tutelarci.
Contro quest’azione violenta che uccide, mortifica
le donne dal personale al politico.
Uniamoci tutte e tutti. Portiamo la bandiera dell’auto-determinazione
in ogni territorio.
Pretendiamo rispetto per le nostre scelte, per i nostri
corpi, per il nostro futuro
Noi donne contiamo!
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