SENTENZA TAR:
LE DONNE NON HANNO INTERESSE PERCHE' Nè GRAVIDE Nè MADRI
MOLTE DI NOI HANNO PRESENTATO RICORSO PERSONALMENTE ALLA REGIONE PER
SENTIRSI RISPONDERE CHE NOI DONNE NON CONTIAMO IN QUANTO DONNE E
PERSONE MA IN QUANTO MACCHINE DA RIPRODUZIONE
La Casa delle donne di
Torino, insieme alle tante associazioni che
si riconoscono nelle Donne di Torino per l'Autodeterminazione, esprime
forte indignazione per la sentenza che il Tar ha emesso sul nostro
secondo ricorso presentato contro la Delibera della Giunta regionale che
prevede l’ingresso dei volontari pro-vita nei consultori e nel percorso
sanitario previsto dalla legge 194 per l’interruzione volontaria di
gravidanza.
Ecco le vergognose motivazioni con le quali il nostro
ricorso è stato respinto.
La sentenza sostiene che le giovani donne non
hanno interesse a ricorrere, in quanto non sono nè gravide nè già madri
(?).
Ci pare che un’interpretazione di questo genere abbia la
conseguenza di rendere, di fatto, la deliberazione della Giunta
Regionale non impugnabile; infatti è evidente che i tempi previsti per
l’interruzione della gravidanza sono incompatibili con quelli di
impugnazione di un atto amministrativo.
Anche la Casa, a parere del
Tar, non ha interesse a ricorrere, in quanto la Giunta Regionale avrebbe
ottemperato alla precedente sentenza, ampliando il novero dei soggetti
ammessi al convenzionamento con le ASL.
Nulla la sentenza dice in
ordine alla reintroduzione, nella nuova delibera, del requisito della
tutela della vita sin dal concepimento, già dichiarato illegittimo e
discriminatorio nella prima sentenza.
Nulla la sentenza dice in ordine
all’ulteriore empasse per le associazioni che non abbiano tale
requisito, consistente nella necessità di dimostrare un’esperienza e
un’attività di almeno due anni. Per quanto concerne il requisito
dell’esperienza, almeno biennale, nell’ambito del sostegno alle donne e
alla famiglia, in ordine al quale la Casa aveva osservato di non avere,
nel proprio statuto alcun riferimento alla famiglia, il tar sostiene che
“la particella ‘e’, frapposta nel testo tra ‘alle donne’ e ‘alla
famiglia’,” esprime senza dubbio “nelle reali intenzioni della Giunta
regionale, una relazione disgiuntiva inclusiva, con la conseguenza che
l’esperienza biennale richiesta per l’inclusione negli elenchi in
questione, può essere posseduta anche in uno solo dei due ambiti di
riferimento contemplati.”
Dunque, secondo il Tar, la Casa delle donne è
ammessa a pieno titolo al convenzionamento con le ASL all’interno del
protocollo di attuazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di
gravidanza, in dipendenza della sua trentennale esperienza a tutela
delle donne.
Peccato che la ragione che ci ha spinto ad opporci alla
Delibera, anche attraverso la strada dei ricorsi, fosse quella di
evitare che le donne della nostra Regione, soprattutto nel delicato
momento di decidere se diventare madri o meno, siano sottoposte a
pressioni di qualsivoglia ideologia.
Le donne di Torino per
l’autodeterminazione, tutti i gruppi e le associazioni di donne della
Regione che si sono mobilitati contro la Delibera, le consigliere
Regionali e i gruppi di opposizione, continueranno la loro battaglia per
difendere le Istituzioni, i Presidi Sanitari e i Consultori dal rischio
che diventino palestre di ideologia.
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