lunedì 24 dicembre 2007


Care streghe, mi dispiace rompere la tradizione solidamente laica, per non dire parecchio atea e anche un pò blasfema di questo blog, ma dal momento che siamo sotto Natale mi sento in dovere di propinare a tutte una piccola storia natalizia. E' tratta dal "Buongiorno" dell'opinionista Gramellini:
Il bene che non muore
Da un cattivo esempio potrà mai nascere un buon esempio? La sera di Natale di tanti anni fa, il giovane disoccupato Larry Stewart entrò in una chiesa di Kansas City per chiedere l’elemosina. Tese la mano a una signora ingioiellata che stava pregando Dio con spettacolare fervore. «Torna domani», lo liquidò lei, sprezzante. Larry decise che non avrebbe più chiesto l’elemosina a nessuno ma che l’avrebbe fatta a chiunque, per evitare agli altri l’umiliazione di subire un rifiuto come quello che aveva appena incassato lui. Diventato un piccolo imprenditore televisivo, invece di gettarsi in politica si incollò la barba di Babbo Natale sulla faccia e cominciò a dispensare biglietti da 5 dollari ai miserabili della città. Intanto i suoi affari crebbero e con essi i bigliettoni del Babbo misterioso: da 10 e poi da 100 dollari. Finché un giorno gli trovarono un tumore all’esofago e Larry dovette dare fondo a tutti i risparmi per le cure. Il suo cruccio era di morire senza lasciare nulla. Perciò si svelò in pubblico: ammise di essere il Babbo segreto, implorando chiunque fosse ricco come un tempo lo era stato lui di prendere il suo posto, il prossimo Natale. Il prossimo Natale sarebbe questo. Larry adesso è una foto che sorride su una lapide del camposanto di Kansas City. Ma da alcuni giorni in città c’è un Babbo misterioso che si aggira fra i poveri, distribuendo banconote da 100 dollari. Morale della favola vera: il bene può nascere da un buon esempio come da uno cattivo. Perché la qualità dell’esempio è importante. Ma quella del cuore che lo osserva, di più.

sabato 22 dicembre 2007

Forza di STREGA


Auguro un quieto riposo nella pausa invernale alle streghe, mie sorelle intenzionali, e a chi non potrà riposarsi la forza che serve, nè di più, ne di meno.

Negra?

Non si vede?

Cantante? Ascoltami e vedrai

Puttana?

Sì, ho fatto anche quello

E bevo anche come quattro uomini

Non mi fai paura, ho suonato in posti peggiori di questo

In bar di cow boys nel sud dove mi sputavano addosso

In una città dove il giorno stesso avevano linciato un nero

A New Orleans dove un diavolo alla moda

Ogni sera mi regalava fiori di droga

E a Chicago mi innamorai di un trombettista sifilitico

E all’uscita del night mi hanno spaccato la bocca

Sotto la pioggia da una stazione all’altra

Lady sings the blues

Negra?

Sì, ma ci sono abituata

Cantante?

Canto come una gabbia di uccelli

Note gravi e alte, e tutto il repertorio

Posso svolazzare come quelle belle cantanti dei film

E poi posso piantarti una ballata nel cuore

Vuoi strange fruit?

Vuoi midnight train?

Posso cantartela anche da ubriaca

O con un coltello nella schiena

O piena di whisky e altro, perché sono una santa

E il mio altare è nel fumo di questo palco

Dove

Lady sings the blues

Negra?

Negra e bellissima, amico

Cantante?

Non so fare altro

Puttana? Beh sì ho fatto anche quello

E bevo come quattro uomini

Non toccarmi o ti graffio quella bella bianca faccia

Posate il bicchiere, aprite quel poco che avete di cuore

State zitti e ascoltate io canto

Come se fosse l’ultima volta

Fate silenzio, bastardi e inchinatevi

Lady sings the blues

E quando tornerete a casa dite

Ho sentito cantare un angelo

Con le ali di marmo e raso

Puzzava di whisky era negra puttana e malata

Dite il mio nome a tutti, non mi dimenticate

Sono la regina di un reame di stracci

Sono la voce del sole sui campi di cotone

Sono la voce nera piena di luce

Sono la lady che canta il blues

Ah, dimenticavo... e mi chiamo Billie

Billie Holiday

venerdì 14 dicembre 2007

PROMESSE INFRANTE

AVEVO PROMESSO, AVEVO PROMESSO, AVEVO PROMESSO,

AVEVO PROMESSO

...A ME STESSA AVEVO PROMESSO

DI ESSERE LI' DOMANI.

domenica 9 dicembre 2007

Solo così?




Il dolore degli operai davanti all'acciaieria di Torino

Solo così la Torino post-olimpica, già vestita da mesi di luci abbaglianti e precoci addobbi si ricorda d'improvviso che non sono le luci di Natale che fanno girare la nostra macchina economica e la nostra società vestita di finto benessere, ma sono i fuochi delle ferriere e gli operai che dentro ci vivono troppe ore al giorno, e ci muoiono anche, come se non fosse cambiato niente dall'800, i compagni impotenti, costretti, per chiamare i soccorsi ad inforcare una bicicletta e correre, nella nostra società, in cui misuriamo il benessere contando i telefonini che teniamo in tasca.



editoriale de IL MANIFESTO


Flessibili da morire
Loris Campetti
Era molto flessibile Antonio, un giovane di 36 anni ucciso ieri alla Thyssenkrupp di Torino. Ucciso non da un incidente, non da un infortunio: ucciso dallo sfruttamento selvaggio che fa tirare a mille gli impianti fino a far esplodere le macchine e costringe a un lavoro bestiale gli operai. Al momento in cui quel maledetto tubo che trasportava olio bollente è stato colpito da una scintilla sprigionatasi dal quadro elettrico s'è spezzato, trasformandosi in un lanciafiamme, Antonio e una decina di ragazzi come lui sono stati colpiti. Tutto e tutti hanno preso fuoco, gli estintori non funzionavano, la linea 5 delle ex Ferriere sembrava una città bombardata con il napalm, raccontano i sopravvissuti. Quando si è trasformato in una torcia umana, alle due di notte, Antonio era alla quarta ora di straordinario. Dunque era alla dodicesima ora di lavoro in quell'inferno.Antonio era molto flessibile, come tutti gli altri ragazzi della Thyssenkrupp. Alle 12 ore di lavoro ne aggiungeva ogni giorno due o tre di viaggio da casa, nel Cuneese, alla fabbrica, e ritorno. Non è che gli restasse molto tempo per la sua compagna e i suoi tre bambini, la più grande di 6 anni e il più piccolo di 2 mesi. Antonio era proprio il tipo di operaio di cui ha bisogno un padrone tedesco che decide di chiudere la fabbrica di Torino per portare la produzione in Germania, ma prima di mettere i sigilli agli impianti vuole tirare fino all'ultima goccia di sangue alle macchine e agli uomini, ai ragazzi. Per questo una decina di loro ha preso fuoco, nel 2007, nell'occidente avanzato, sotto il comando di Thyssenkrupp, un nome che se scomposto in due rimanda ad altri fuochi, a un altro secolo, a un'altra guerra.C'è la fila, adesso, di quelli che si lamentano per la mancanza di sicurezza sul lavoro. Forse tutti si erano distratti: presi com'erano a combattere l'insicurezza provocata dai rumeni si sono dimenticati della guerra quotidiana in fabbrica, nei campi, nei cantieri. Chi oggi dice che servono maggiori misure di sicurezza sul lavoro dovrebbe aggiungere che il modello sociale ed economico dominante è criminale. Chi chiede di produrre di più, per più ore nel giorno e per più anni nella vita è corresponsabile dei crimini quotidiani sul lavoro. La sicurezza è incompatibile con l'accumulazione selvaggia, togliendo dignità e diritti ai lavoratori si aumenta l'insicurezza, sul lavoro e nella vita.I teorici del liberismo, della fine del welfare, di quella che spudoratamente chiamano flessibilità ma che per noi è precarietà, hanno tutti i diritti nella nostra società. Ma uno almeno non ce l'hanno: quello di piangere i morti sul lavoro perché quei morti sono vittime della loro cultura e della loro fame di danaro e di potere. I tre bambini di quel paesino del cuneese che si chiama Envie non sanno che farsene delle loro lacrime. E noi con loro.Probabilmente i cancelli della fabbrica torinese della Thyssenkrupp non riaprirà mai più. Speriamo che non riapra più, il prezzo da pagare per tenerla aperta è troppo alto.

giovedì 6 dicembre 2007

quando ne hai proprio piene le



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Quando non ce la fai proprio più a stare in mezzo a dei cinesi che fanno mille commenti a voce alta sul tuo culo, e sulla tua altezza e sul fatto che le americane sono le meglio porcone (eh già perchè io qua sono considerata americana, nella migliore delle ipotesi... nella peggiore, FRANCESE!!!!!!!!!!! AAAAAAAAAAAAAAAAAGGGGGGGGGGGGGGHHHHH!!!!!!!!!!).


Quando neanche i suddetti cinesi ce la fanno più, nel momento in cui tu cedi il posto ad un'anziana signora sfoggiando un cinese forse non perfetto, ma comunque adeguato a capire le indicazioni stradali, le domande sul tempo e gli insulti.


Quando ti rendi conto che tutti quelli che studiano cinese sono interessanti, è vero... ma da un punto di vista clinico!!!!!!


Quando capisci che ormai sei completamente guarita dalla tua sociopatia, perchè adesso si, puoi anche sopportare di stare in società, sono le persone che proprio non le reggi!


Quando comprendi che certi pregiudizi sono duri a morire perchè sono la pura verità


e quando capisci che per quante schifezze possano fare gli altri popoli, quello italiano sarà sempre il peggiore


ma soprattutto, quando perdi una persona che ritenevi una grande amica dopo 2 mesi e mezzo( DUE MESI E MEZZO!!!!) di vita insieme, dopo che avete mangiato insieme, riso, vagabondato, coglionato, studiato (bhe, in realtà questo non così tanto!), insomma dopo che è stata un punto di riferimento stabile per te, e non sai assolutamente cosa fare per rimettere le cose a posto...

ecco che si torna a CASA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ALLELUIA
ps: non proprio adesso-adesso, diciamo il 12 sera.. Ma ragazzi, sono contenta di rivedere gente che almeno so già in partenza che è assolutamente folle. Grazie per l'e-mail eli: l'ho letta in un momento di totale scoraggiamento, e ti assicuro che se non ho pianto, comunque mi sono soffiata il naso con grande convinzione! Baci