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martedì 7 settembre 2010

Belli ma stupidi



James...già il nome
ma poi...californiano...
il migliore secondo le classifiche americane!
Eh, si, e tutti i miei pregiudizi,
insieme all'aspetto,
già mi dicevano che non era un gran intellettuale...
(ma poi è pure un veterinario convertito ma dai!?!)
Ma perchè non portarselo a casa?!??
ogni tanto c'è bisogno di cose più leggere.
E in effetti, è stato divertente,
non da ripetere troppo spesso però,

altrimenti prima o poi potrebbe convincerti che la regina di Saba possedeva il segreto della stabilizzazione dell'antimateria e per questo possiamo incontrarla ancora oggi moltiplicata in diversi cloni partogenetici e che da queste donne deriva il mito della Vergine Maria (Partenogenesi! carina come spiegazione all'immacolata concezione!!!! davvero carina... però allora Gesù doveva nascere donna....magari era un travestito...clone della regina di Saba!).

venerdì 20 agosto 2010


Non amiamo mai nessuno.

Amiamo solamente l'idea che ci facciamo di qualcuno.

E' un nostro concetto (insomma, noi stessi) che amiamo.

Questo discorso vale per tutta la gamma dell'amore.

Nell'amore sessuale

cerchiamo il nostro piacere ottenuto attraverso

un corpo estraneo.

Nell'amore che non è quello sessuale

cerchiamo un nostro piacere ottenuto attraverso

un idea nostra […]

I rapporti fra un'anima e un'altra,

attraverso cose tanto incerte e divergenti come le parole comuni

e i gesti che si intraprendono, sono materia di strana complessità.

Perfino l'arte, nella quale si realizza la conoscenza di noi stessi,

è una forma di ignoranza.

Due persone dicono reciprocamente

“ti amo”, o lo pensano,

e ciascuno vuol dire una cosa diversa,

una vita diversa,

persino forse un colore o un aroma diverso,

nella somma astratta di impressioni

che costituisce l'attività dell'anima.

Oggi sono lucido come se non esistessi.

Il mio pensiero è evidente come uno scheletro,

senza gli stracci carnali dell'illusione di esprimere.

E queste considerazioni che faccio e abbandono

non sono nate da niente:

o almeno

da nessuna cosa

per lo meno che sieda nella platea della mia coscienza.



Fernando Pesssoa,

Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares

sabato 12 settembre 2009

Il regalo che m'ha fatto Cardi







Io Biancaneve così buona la odio


Ho ascoltato notti cantare.
Chiusa dentro una bara trasparente ho capito che Biancaneve era solo un bluff. Quando mangi la mela avvelenata, muori.
E di solito è il principe azzurro ad avertela regalata. Altro che bacio. Il bacio te l'ha dato prima. E pure altro. Poi si è stancato e siccome è anche vile dà la colpa alla strega. Ma la strega, con tutto il da fare che ha - scappare dai roghi, rincorrere gatti neri, corteggiare il demonio cosa vuoi che gliene freghi di Biancaneve? Una badante di nani. ..
Biancaneve è bella, dicono. È pura. È innocente. Nessuno è innocente, men che meno una che rincoglionisce un guardacaccia e lo convince a scambiare il suo cuore con quello di un cerbiatto.
Dico, un cerbiatto. Un animalino che persino quel nazista di Walt Disney c'ha fatto un film ...
E lei cosa fa? Imbambola un guardacaccia, fedele alla regina, e lo convince a mentire per lei. Lei, Biancaneve. E come ha fatto a incantarlo non essendo strega? Dai, non cercate di imbrogliare noi che guardacaccia non siamo.

Ho ascoltato notti sciogliersi.
Trasportare lontano sogni come il vento le foglie.
Tutti i sogni fatti di giorno, che sono più resistenti di quelli fatti la notte, perché li fai a occhi aperti e li costruisci bene.
Li monti, li smonti, li rimonti.
Poi arriva la notte e, ffffffff, via i sogni. Sospinti lontano.
Come le navi a vela.
Lontano.

Io l'ho sempre odiata Biancaneve.
Con quella faccetta da Maria Goretti e l'aria perennemente stupita.
Qualunque cosa vedesse lei faceva «Oh!». «Oh! Un uccellino!», «Oh! Un coniglietto!» Come se un uccelletto o un coniglio fossero la roba più stupefacente del mondo. Vai in qualunque fattoria e ne vedi a carrettate di conigli. È che poi magari ti tocca pure lavorare in una fattoria e, secondo me, la Biancaneve voglia di lavorare ...
In vita sua, l'unica volta che ha fatto le pulizie è stata quando ha riassettato la casetta dei sette nani e poi è stramazzata esausta sui loro sette lettini. Ora: quanto poteva essere grande la casetta dei nani? Non avevano neanche i doppi servizi. ..
E anche i nani. Fossi un minatore vedi che cosa gli farei a questi che cantano felici «Andiam, andiam, andiamo a lavorar ... ».
Dopo che hai passato quattordici ore sotto terra, senza sapere nemmeno più che odore ha l'aria, che colore ha il cielo quando è giorno. È sempre nero. Nero sotto. Nero quando esci che ormai è buio e il sole è scivolato da un' altra parte. Nero dentro i polmoni che non tossisci nemmeno più: scricchioli. Altro che cantare. Nemmeno più a parlare riesci.


Ho visto notti spegnersi come sigarette.
Notti in cui non c'era nemmeno un cane a parlarmi, in cui anche la favola di Biancaneve sarebbe andata bene, in cui avrei creduto a tutto, persino ai principi azzurri.
Notti in cui ho guardato la pioggia dietro i vetri cadere senza sosta, per ore.
Come se anche il cielo stesse piangendo tutte le sue lacrime.
Un cielo che assomigliava a me che da ore piangevo tutte le mie lacrime.
Talmente tante da aver paura di dover mettere gli stivali di gomma per poter girare nelle stanze.
Piangere per l'ennesima storia d'amore finita.
Farei scambio, potessi.
«lo ti do un M. se mi dai un S.»
Alcune sono scartine, roba di poco conto, ma ne ho di preziosissime, vere chicche.
Celo celo celo, manca manca manca.
Di fintamente contorti e splendidamente egoisti ne ho una serie.
Uomini bambini: ti vogliono come un giocattolo, ma ne hanno già una vagonata e si stancano subito.
Uomini pirati: rubano, essenzialmente rubano. Uomini poeti: scrivono, essenzialmente scrivono.
Uomini razzo: non fai tempo a dire «Ah» che sono già nello spazio.

In verità, tutte le favole mi danno sui nervi.Cercano di imbrogliarti sin da quando sei bambina. Cenerentola. La bella addormentata nel bosco. La bella e la bestia ...
Allora, la storia è sempre la stessa: una fanciulla bellissima, povera e scarognata, vessata da una matrigna altrettanto bella ma di una cattiveria senza confini. Naturalmente, nella storia, appare un tipo belloccio, con l'occhio da marpione e il cavallo bianco.
E cosa vogliono farci credere? Che si innamora non della matrigna bellona, scollacciata e disponibile. No, di quella beghina, buona, dolce e remissiva con la faccia da pancotto. Così tu cresci con l'idea che le donne devono essere così: tutte Biancanevi dolci e servizievoli. Ci credi e ti alleni. Sennonché la prima volta che metti il piede fuori di casa, ti ritrovi un plotone di belve scatenate che cercano in tutti i modi di portartelo via il principe. Lui, la calzamaglia azzurra, il gonnellino e tutto il resto.
Che poi, questo presunto principe azzurro ...
L'ho già detto: è lui che regala le mele. Ti imbambisce con parole su parole e quando finalmente sei pronta a mollare gli ormeggi - perché in realtà non aspetti altro - e a seguirlo anche in capo al mondo, lui molla te. E va con la matrigna bellona e scollacciata.


Ho annusato notti di zucchero.
Dolcissime, come caramelle.
Notti in cui ho galleggiato come una zattera. Piccola, senza meta, ma sopra il mare, non sotto.
Notti in cui tra me e le stelle c'era solo il cielo.
Notti miracolo, in cui tutto è accaduto ed è stato mio.

Ho visto notti nascondersi dalla vergogna.
Le ho viste.
Mentre io stavo alla finestra a scontare l'ennesimo sonno mancato.
Notti furtive come ladre bambine.
Notti mendicanti, con la mano tesa.


E intanto Biancaneve sta nella sua bara di cristallo ... ma non è morta, secondo me.
Fa finta. Aspetterà che i nani si levino dalle palle, tirerà fuori il suo completo di pelle, tutto borchie e cerniere, salirà sulla moto che ha nascosto dietro un cespuglio e ciao a tutti: streghe, nani, principi, generazioni di bambine che hanno pensato che le donne dovessero essere così: coglione con una ramazza in mano in attesa di un bacio. Del bacio.
Ecco, così mi sta già più simpatica.
La voglio bastarda 'sta Biancaneve.
La voglio che taglia la notte con la sua moto rombante.
Senza casco, capelli al vento.
La voglio che scappa, senza voltarsi indietro.
La voglio che piega la notte fino a farla diventare giorno.
Così, lungo una strada deserta, silenziosa e senza curve.
Attorno, la campagna.
Nessun suono, nemmeno un grillo.
Che anche dei Grilli Parlanti non ne possiamo più.

Barbara Garlaschelli

da "Cuori di pietra"
Racconti di donne sul disamore
Oscar Mondadori


E ora scusate, sono intenta a rincorrere gatti neri (s'intenda, per lavoro!), preparare pozioni con erbe trovate in montagna e a sedurre il demonio...(chissà dove ho messo il suo numero di cellulare!!!) Vogliate perdonarmi, ma ste principesse per me possono continuare a dormire sul loro pisello...
La vita della strega non ha pari!

lunedì 7 settembre 2009

Aula studio, freddo becco, siamo nel reparto frigo, magari ci manteniamo più giovani. Mi stanno venendo i geloni ai piedi. Testa bassa sui libri e " mi raccomando non dire a nessuno che m'hai vista qua che c'è un tizio a cui devo degli appunti e questi appunti disgraziatamente al momento sono in un paese extraeuropeo...una storia lunga...già mi sento una merda..."
Si fa sera, non sentiamo più le estremità del corpo. Il delirio da studio detronizza il mio cervello. Lei fa scivolare verso di me un libro dalla copertina gialla.




Tutte mi prestano libri quando sanno che non faccio più sesso e il mio letto si riempie di amanti di carta.
Sorrido e accolgo benevola il dono.
"Passi il testimone?! Brava!!così adesso io leggo e magari tu fai sesso!!"
Lo sfoglio e leggo a caso...

Il suo rapporto con Rachel era un po' bizzarro, o almeno, Will lo considerava bizzarro, cioè molto diverso da ciò che, secondo lui, David Cronenberg o quel tizio che aveva scritto The Wasp Factory (Iain Banks N.d.T) avrebbero considerato bizzarro. La cosa bizzarra era che non avevano ancora fatto l'amore, anche se erano alcune settimane che si vedevano. Ma l'argomento non saltava mai fuori. Era quasi sicuro di piacerle, nel senso che sembrava che a lei facesse piacere vederlo e che non sembravano mai rimanere a corto di cose di cui parlare; lui era più
che sicuro che lei gli piacesse, nel senso che gli piaceva vederla, che voleva stare con lei per tutta la vita e che non riusciva a guardarla senza sentire che le pupille gli si dilatavano in maniera esagerata e anche un po' comica. Insomma, si piacevano entrambi in modi diversi.
Da ultimo, lui aveva sviluppato l'impulso quasi irresistibile di baciarla quando lei diceva qualcosa di interessante, e lo considerava un segnale positivo, dato che non aveva mai, prima di allora, voluto baciare una donna solo perché era stimolante; di questo stesso segnale lei invece cominciava a diffidare, anche se non sapeva realmente, secondo lui, cosa stava succedendo.
Quel che succedeva era che lei parlava in modo dìvertente, appassionato, intrigante, con vivacità e intelligenza di Ali (la figlia), o di musica, o dei suoi dipinti, e lui cadeva in una sorta di
fantasticheria, forse sessuale ma sicuramente romantica, poi lei gli chiedeva se stava ascoltando e lui, imbarazzato, esagerava nelle proteste a tal punto da far pensare di non essere stato attento perché lei lo annoiava a morte. In realtà era un po' un doppio paradosso: gli piaceva così tanto chiacchierare con lei che a) sembrava dallo sguardo che stesse glissando e b) voleva farla smettere di parlare coprendole la bocca con la sua. Così non andava e bisognava fare qualcosa, ma non sapeva proprio cosa: non si era mai trovato in una situazione di quel genere.
Non gli dispiaceva avere un'amica; l'essersi reso conto durante la serata con Fiona di non aver mai avuto alcun tipo di rapporto con una donna che non avesse desiderato sessualmente
lo disturbava ancora. Ma il problema era che lui aveva davvero voglia di fare l'amore con Rachel, tanta, e non sapeva se sarebbe riuscito a sopportare di rimanere seduto sul divano con gli occhi che gli si dilatavano esageratamente per dieci o vent'anni ancora, o almeno quanto avrebbe resistito un'amica (e che ne sapeva lui di quanto avrebbe resistito un'amica?) mentre lei era così inconsapevolmente sexy raccontando di come si disegnavano i topi. Per essere più precisi, non sapeva se lo avrebbero sopportato le sue pupille. Dopo un po' non avrebbero cominciato a far male? Era quasi sicuro che non gli avrebbe fatto un gran bene tutto quel dilatarsi e quel contrarsi, ma con Rachel sarebbe ricorso al mal di pupille solo come ultima spiaggia; esisteva una remota possibilità che lei potesse voler far l'amore con lui per salvargli la vista, ma avrebbe preferito trovare un'altra strada, più convenzionalmente romantica, verso il letto di Rachel. O verso il proprio. Non gli importava in che letto lo facevano. Il punto era che non succedeva e basta.
E poi quella sera successe, così, per motivi che al momento non gli riuscì di afferrare, anche se più tardi, ripensandoci, gli vennero in mente un paio di idee che sembravano quadrare, ma che avevano anche implicazioni un po' allarmanti. Un momento stavano parlando, il momento successivo stavano baciandosi e il momento dopo ancora lei con una mano lo stava conducendo di sopra e con l'altra si stava sbottonando la camicetta di jeans. E la cosa bizzarra era che non aveva sentito aria di sesso, almeno per quel che poteva dire lui; era andato a trovare un'amica solo perché si sentiva un po' giù. Ecco quindi la prima delle implicazioni allarmanti: se finiva col fare l'amore quando non era riuscito a capire che era già nell'aria, era ovvio che le sue abilità di detective in campo sessuale lasciavano parecchio a desiderare. Se, subito dopo una chiacchierata apparentemente priva di allusioni sessuali, una donna bellissima ti conduceva verso la camera da letto cominciando a sbottonarsi la camicetta, era evidente che qualcosa, da qualche parte, ti stava sfuggendo. Iniziò con un colpo di fortuna cui, al momento, Will non fece caso: Ali restava fuori a dormire, a casa di un suo compaguo di scuola. Se in qualsiasi altra fase del loro rapporto Rachel gli avesse detto che era momentaneamente libera dal fardello del figlio psicopatico affetto da complesso di Edipo, lui, allora, avrebbe preso la cosa come un segno mandato dal Signore Dio Onnipotente per dirgli che stava per essere scopato, ma in quel momento Will non ci pensò neppure. Andarono in cucina, lei fece del caffè e ancora prima che l'acqua avesse iniziato a bollire lui si lanciò nella storia di Fiona e Marcus e del senso.
« Che senso ha? » fece eco Rachel. « Cristo. »
« E poi considera che io non ho un Ali. »
«Tu hai un Marcus. »
« è dura pensare a Marcus come al senso di qualcosa. So che è una cosa orribile a dirsi, ma è vera. L'hai conosciuto. »
« è solo un po' confuso. Ma ti adora. »
A Will non era mai venuto in mente che Marcus (il finto figlio di Will) provasse qualcosa nei suoi confronti, soprattutto sentimenti visibili a terzi. Sapeva che a Marcus piaceva andare a casa sua, e sapeva che parlava di lui come di un amico, ma questa per Will non era che la prova dell'eccentricità e della solitudine del ragazzino. Ciò che aveva detto Rachel sul fatto che Marcus sentisse dell'affetto vero per lui cambiava un po' le cose, proprio come succedeva ogni tanto quando scoprivi che una donna che non avevi notato era attratta da te, cosicché finivi col riconsiderare la situazione e col trovarla molto più interessante di quanto non avessi mai fatto prima.
«Tu credi? »
«Ma certo.»
«Non è comunque lui, il senso. Se stessi per ficcare la testa nel forno a gas, e tu in quel momento mi dicessi che Marcus mi adora, non necessariamente la tirerei fuori. »
Rachel rise.
« Cosa c'è di così divertente? »
«Non so. L'idea stessa di potermi trovare in una situazione del genere. Se al termine di una serata tu finissi col ficcare la testa nel forno a gas, dovremmo concludere che la serata non
è stata un successone. »
«Non... » Will si interruppe, e poi riprese a fatica, con tutta la sincerità che riuscì a chiamare a raccolta, e con molta più sincerità di quanto la frase potesse esprimere. «Non ficcherei
mai la testa nel forno a gas alla fine di una serata con te. »
Nel preciso istante in cui lo disse si rese conto di aver fatto un grave errore. Lo pensava davvero, ma fu proprio questo a provocare l'ilarità: Rachel rise e rise ancora finché gli occhi le si riempirono di lacrime.
«Questa » disse tra una boccata d'aria e l'altra, « è... è la... cosa... più... romantica... che mi abbiano mai detto. »
Will rimase lì seduto senza sapere cosa fare e con la sensazione di essere l'uomo più stupido del mondo, ma quando le cose si calmarono sembrarono arrivati in un luogo diverso, un posto dove riuscivano a essere più affettuosi e meno tesi l'uno con l'altra. Rachel fece il caffè, trovò qualche vecchio biscotto alla crema e si sedette con lui al tavolo di cucina.
«Non hai bisogno di un senso. »
«No? A me pare di sì. »
«No. Vedi, ho pensato a te. A come devi essere tosto per fare quello che fai. »
«Cosa? » Per un momento Will fu del tutto disorientato.
«Tosto», « Fare quello che fai »... Queste non erano frasi che venivano usate troppo spesso parlando di lui. Cosa cazzo aveva detto a Rachel che faceva? Che lavorava in miniera? Che
insegnava a giovani delinquenti? Ma poi si ricordò di non aver mai raccontato a Rachel alcuna bugia, e il suo disorientamento assunse un aspetto diverso. «Che cosa faccio? »
«Niente. »
Questo era appunto ciò che Will pensava di fare. « Quindi com'è che devo essere tosto per fare questo? »
«Perché... la maggior parte di noi pensa che il senso abbia a che fare col lavoro, o i figli, o la famiglia, o cose del genere. Ma tu non hai nessuna di queste cose. Tra te e la disperazione
non c'è niente, eppure non sembri una persona molto disperata. »
« Sono troppo stupido. »
«Non sei stupido. Quindi com'è che non metti mai la testa nel forno?»


E poi, lo sfoglia lei, mentre sto ancora sghignazzando.
"Leggi qua" dice:


«Questa è la goccia che fa traboccare il vaso, però» disse Katrina.
« Idem. »
« Almeno fino alla prossima goccia. »
Risero entrambe, ma era vero, pensò Will. Ci sarebbe sempre stata un'altra ultima goccia. Ellie stava uccidendo Katrina, e Marcus stava uccidendo Fiona, e avrebbero continuato per anni e anni a ucciderle. Loro erano le Morte Viventi. Non riuscivano a vivere, non come si deve, e non riuscivano a morire;

"Sono d'accordo a pieno!!!I rapporti a due sono lentamente depauperanti: ti succhiano forza, energia, tempo...bene o male ci riducono a delle morte viventi! Gli uomini veramente bravi, mossi da pietà, almeno t'uccidono!"

"Eeeehm...in realtà si sta parlando del rapporto madre-figlio, non uomo-donna!!!"

"Opssss!!!"

venerdì 4 settembre 2009




"...Ulrike e Maggie erano invece due “galline da brodo”. L’estate scorsa avevo fatto un salto al mercato di Alessandria, e lì c’era una bancarella con tante gabbie strettissime piene di galline. Su una di queste c’era scritto “Galline da brodo, 1 anno, 1,60 euro l’una”.

Credevo di non vedere bene. Le galline da brodo provengono dalle fabbriche delle uova, dove, dopo un anno o due, non rendono più abbastanza e sono buone solo per essere bollite. Non potevo prenderle tutte, ne ho scelte due. Il venditore le ha afferrate nel solito modo rozzo e le ha messe in una scatola. Me le sono portate a casa. Ho aperto la scatola in mezzo al pollaio..., e non ci sono voluti nemmeno due minuti perché Maggie ed Ulrike capissero che qualcosa di fondamentale era cambiato nella loro vita. Si sono immediatamente scrollate di dosso tutto il pesante passato.

Tutto era buono, tutto era, per loro, bello: il sole, la pioggia, tutto, specialmente il gallo... Sono state, finché sono vissute, le galline può gioiose ed allegre che ho avuto. Erano curiose e avevano “una marcia in più” delle altre. Non davano nulla per scontato, sapevano cosa vuol dire vivere. Alla prima pioggia, affascinate dall’evento inusuale per loro, sono rimaste fuori a bagnarsi fino all’osso. Allegre come bambini.

Anche il gallo sapeva che erano diverse, era incantato dal loro carattere affettuoso, intraprendente e avventuroso. Scappare dal recinto per mettere sottosopra le aiuole e sradicare il praticello era il loro passatempo preferito. Erano fiduciose e il loro amore era puro. Non so che motivo avessero di amare gli umani. Sono vissute con me per un anno e sono morte a causa di un uovo che, avendo il guscio troppo sottile (come sempre accade alle ovaiole), si è rotto prima di essere espulso e le ha infettate, io amo tutte le mie galline, ma queste due sono, nel mio ricordo, speciali..."



Tutti abbiamo un'anima,
tutti abbiamo diritto alla vita.
La vita non è una merce.
Tutti abbiamo il dovere di guardare un pò più in là del nostro piatto.
Io non so spiegare cosa gli animali possono dare, io ci lavoro con loro, per salvarli, per aiutarli, ma sono coinvinta che sotto sotto siano loro che stanno salvando me...

mercoledì 10 settembre 2008

questa notte me lo porto a letto...

Paul


evvabbè, non sono molto convinta che funzionerà, ma ora non ho le forze per Tiziano
e

l'altro,

quello che speravo fosse un ancora di salvezza per il mio fallimento,
ci passo tutto il giorno assieme ma non mi prende, non c'è passione!!!

e poi la sera, il vuoto come se non ci fosse stato niente tra di noi...

eppure dovrei ricondarmelo qual'è il test per distinguere una mozzarella di vero latte di bufala da una banale vaccina...e il processo di produzione della fontina? lì neanche ci siamo arrivati...

alla fine la passione di MM, ora Catalpa, per quelli "spissi" un po' mi ha contagiata...

stasera a letto mi porto lui:

PAUL A. SAMUELSON
ECONOMIA
XVII EDIZIONE
MC GRAW-HILL


Chissà che non scatti la passione che non c'è con l'altro, che pur parrebbe più interessante, chi è l'altro?

BASTASIN-CERESA
INDUSTRIE AGROALIMENTARI
LUCISANO ED.

ovvio, con chi trattare di mozzarelle sennò.

sabato 12 luglio 2008

Tutti gli amanti nel nostro letto

Passettini pesanti, di stanchezza da studio.
Attraversiamo Corso San Maurizio, black out, tutto buio e tante merde sul tuo cammino che non vedi perchè il lampion non funziona
(ah, che metafora della vita..)!!!

-Esterno, notte- personaggi E. e MM-Dialogo al buio-



"Ma M.M. basta con la monogamia"

"Ekkekazzo sai, già con uno...insomma...si fa fatica. Tu quanti ne hai?Due?TRE?????"


"Dai cinque a sei, sempre!!! Poi ci sono gli amanti storici, quelli da una botta via...sai quelli che finisci in una notte..."


"Ma io sono un tipo da roba più impegnata, mi piacciono quelli di un certo spessore...sai...la forma, la sostanza!!"


"Sì! Ma cara, non sempre la forma corrisponde alla sostanza, a volte il vino più buono stà nella botte piccola, tu pensa a Paolo..."


"Ah come mi arrapa Paolo, dio bono!!!Lui sì, anche più e più volte in una notte, lo sogno anche...uhm..."

"Mah sai è qualche mese che io ora lo tengo un po' in sospeso, l'ho lasciato per Daniel sai, il francese, poi sono tornata a Isaac: lui non uscirà mai dalla mia vita, abbiamo girato il mondo e molti universi io e lui insieme. Mi ricordo sempre della Svezia e dei tramonti di Stoccolma quando sono con lui, ma la monogamia non fà comunque per noi...sai in fondo anche lui ha tante amanti...piace anche agli uomini"


"Va beh, a dirla tutta, forse proprio solo uno non ne ho, ci sarebbe anche l'altro, quello con la barba, che adoro, sopra ogni altro, è stato ovunque e ha fatto qualunque cosa...sai gli uomini con una certa esperienza alle spalle...non c'è confronto con nessuno"


"E poi ci sono quelli misteriosi, di cui non sai niente anche dopo la prima volta, ma le loro parole ti fanno sognare..."


"Parole parole, parole, soltanto parole....ma sai quando uno ci sa fare, ti emoziona appena lo sfiori, ruvido al tatto, quell'odore di vissuto...aaaaaaaaaaaaaah"


"E quelli classici? Luc che sembra in armonia con l'universo, è solido, conosce la natura, parla una lingua antica, tra le sue braccia ti senti a casa e eccitata nello stesso tempo..."


"Eh basta con queste quisquiglie sull'armonia e natura!!!A me piace la guerra, gli intrallazzi, il deus ex machina, quando meno te lo aspetti, questo ti racconta di Elena (sempre queste altre che rovinano tutto, non poteva farsi bastare quello che aveva?!!)!!!no, lei no!!!!TROIA!!!"


"Ma insomma smettila con la rivalità, trovatene uno tranquillo, non sò, vuoi che ti passi il giardiniere, quello che parla sempre di fiori e sà crescere i banani anche al freddo? Un'acqua cheta, lui al massimo ti trascura per una portulaca ma al tramonto è di nuovo da te!!"


"Uhm, uno che mi tratta come un fiorellino, a me????Ma mi hai vista????"

"Hei, guarda che gli agronomi son delicati ma le mani le sanno usare..."


"Sarà, ma io col settore ho chiuso...però che meraviglia, arrivare a casa stanche, stendersi sul letto, allungare la mano, e sentirlo, lì...SEMPRE DURO, notte, giorno, caldo, freddo...sempre pronto a soddisfarti...!!"

"Ma tu ne tieni ancora uno solo alla volta? e se in mezzo alla notte ti và di cambiare?
Comunque tu hai coraggio: io con uno grosso come Nelson non ci starei, e poi con quella copertina dura che a te piace tanto, vabbè il fascino degli spigoli, ma quello rischia di farti del male a tenertelo nel letto, ti lascia i lividi!"



Questo post è stato scritto a quattro mani e mezzo cervello.

Un grazie a tutti i nostri amanti che ci consolano alla fine di una giornata di studio:

Paolo Rossi, "si fa presto a dire pirla". Il vino buono nella botte piccola!
Daniel Pennac, il francese passionale.
Isaac Asimov, quello con cui viaggiare per gli universi.
Tiziano Terzani, "lettere contro la guerra". Quello con tanta barba e esperienza.
Luc-rezio, "De rerum natura", io questo lo cospargo tutto di gelato...
Omero, il grande, "Iliade" e non mi spreco oltre in doppi sensi, che abbiamo già dato abbastanza...
Paolo Peirone, quello che fa crescere i banani al freddo (e meno male che non ci si doveva sprecar oltre...).
Nelson-Couto, "Medicina interna del cane e del gatto". Vedere post precedenti.