giovedì 30 settembre 2010



Tutto intorno

il tempo si avvicenda
e annuso un futuro gravido di novità



.



Mi chiedo
se fare all'amore
alla fine
non sia altro che scambiarci dei semi




?




mercoledì 29 settembre 2010

Computer dreams

Nel pantano di programmazione in cui mi trovo questa notte sogni informatici mi sono apparsi forse portatori di una ventata risolutiva...

La mia sveglia era collegata al PC e bastava spegnerla per fare avviare il programma che avrebbe risolto tutti i tipi di equazioni e di conseguenza i miei problemi di programmatore...

Ho sognato dunque che al mio risveglio tutto si sarebbe sistemato, che avrei finito di patire ore infinite davanti allo schermo scervellandomi su cosa ci sia che non vada e passare parte della notte a sbattere la testa comtro il computer o rigirarmi nel letto insonne chiedendomi dov'è che sbaglio...

Vedendo che anche questa mattina le cose non andavano meglio dei giorni passati, mi sono ricordata le parole della mia compagna di corso (e non collega) con cui condivido il supplizio di far funzionare il modello di corde tumorali in una rete vascolare:

se il tumore non si sposta dalla posizione iniziale
non è il programma che non funziona ma
siamo noi che abbiamo trovato la cura contro il cancro

venerdì 24 settembre 2010

Ubuntu




Oggi ho capito che sono un clichè,

nient'altro che uno stereotipo.
Io sono l'alternativa free ed ecologica
che offre il mercato sociale.

Forse solo io non ne avevo ancora coscienza:
"You look wet"
"I'm wet"
"Do you want to have a shower before"
"Another one?
TNK's but I need so much time, you know, my long hair"

"Ehm I think it's more difficoult to be a woman"
E poi dal nulla
"You are a Vegan...isn't it?"
Ma all'ebreo tedesco gay che è finito per caso sul nostro divano surfando e che chiede del gel per capelli
a Paolo che,
sia chiaro,
è rasato come un uovo!!!
chi glielo ha dettoo??

A quanto pare nessuno.
Dunque sono un clichè.

La filosofia del cibo mi diletta,
più del cibo stesso, temo.
E quando Ermanno definisce la sua pasta Hard Core:
"un piatto che ha più carattere che gusto"
penso che casa nostra sia inevitabilmente una calamita,
come quando per la serata bolscevica si va a vedere i film
in lingua originale con doppi sottotitoli
(anche in cirillico)

e offre mele Kazake
parlando di cosmonauti
e malinconia sovietica.

E poi penso che quando torno a casa è come Ubuntu.
Nel senso che passo la giornata come un file di Open Office
in sistemi operativi di una complessità e idiozia allucinante
che tentano di
"convertire il mio formato"
in quel che si conviene ai più.
E quando mi aprono in Word
Boh,
quando va bene
i testi li leggono,
ma le tabelle

sia mai!!
un disatro,

per non parlare poi delle immagini
che se ne vanno un pò dove vogliono
E poi arrivo a casa in Ubuntu
e Elettra mi aspetta sull'uscio per abbracciarmi,
cane si struscia sulle coscie come un gatto
Cardi ha preparato la cena per tutti
,
Ermanno sembra Woody Hallen
con la maniglia del bagno che gli si schianta sul piede
Paolo che ci racconta della "pasticceria d'arte"
Horwell o comediavolosichiama che ancheggia in salotto

Ed è Ubuntu,

no, nonfattanza,
per me Ubuntu.


« Una persona che viaggia attraverso il nostro paese e si ferma in un villaggio non ha bisogno di chiedere cibo o acqua: subito la gente le offre del cibo, la intrattiene. Ecco, questo è un aspetto di Ubuntu, ma ce ne sono altri. Ubuntu non significa non pensare a se stessi; significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?. »

Allora il mio file di testo si apre,
senza errori di visualizzazione
o di impaginazione,
senza tentativi di conversione
e noi siamo semplicemente noi.
Si beh forse ci sono meno opzioni che
in una grande corporation, ma vuoi mettere??
Forse Winzoz è più facile,ma cosa vuol dire?
in fondo risulta semplice solo perchè
non abbiamo sperimentato alternative
e perchè siamo stati abituati a questo
e ora siamo troppo pigri
per voler davvero cambiare
Ma voi non vi svegliate mai nel cuore della notte con
una gran voglia di arrestare il sistema?
Questo sistema?




« Io sono ciò che sono
per merito di ciò che siamo tutti »





venerdì 17 settembre 2010

terapia di gruppo


Maestro, conduca lei il gioco, che mi pare esperto.


Per gentilezza, l'uscita pazzi schizofrenici è da quella parte, smettete di bussare a casa mia.

mercoledì 15 settembre 2010




Piega la tua tracotanza


e appendila al guardaroba

che addosso ti sta davvero

male

.


Così

non sarà sgualcita

quando la sfoggerai per un'altra

.



L'intruso

ch'è sdraiato dietro al tuo sorriso storto

non mi piace

e ai giochi di parole

non credo più

.

Senza scarpe

smonta dalla bicicletta

che adesso pedalo io

.

E lascia scivolare dalle labbra solo

silenzio.

O un respiro caldo

dietro al mio collo

tra le spire dei miei capelli

.

Che ho bisogno

di non sentirti più

.

Di non sentirmi più

.

Premi sul mio petto

che questa molla mi dilania

.

Premi più forte il mio petto

che forse questo fiotto di sangue

si fermerà

.

Questo fiotto di sangue

vino rosso


e io

ubriaca

.


Vince chi dimentica

.

E il riferimento distrugge la creatività.

Chissà se ci hai già dimenticati

.

Lascia scivolare

tra le tue labbra

birra

e

sogni insieme.

Il conto lo paghi

tu

.

No,

non m'interessa.

Stavolta paghi tu

.

Il solito non lo voglio più

ma è sempre troppo per me

.

Cosa me ne faccio di tutto questo troppo?

Troppo anche per due.


.

C'è qualcosa di sbagliato

nelle porzioni

e pro.porzioni

.

Faccio la contadina

e la mia pelle

odora di terra bruciata

e mandorle

.

Sono scalza

e dormo col mio cane

e spero sempre che quella che ho appena scritto

sia l'ultima delle mie lettere,

ma vado a capo troppo spesso

e i sospesi

s'appiccicano

alla carta

nell'impasto nero

dell'inchiostro

.



Cuore

non hai fatto che guai

.


Che ci fai lì solo


con questo tempo?


Le donne hanno già

raccolto il bucato,

che il vento oggi alita pioggia

di

spuma di onde,

e speranza di clandestini

.


Ti vengo a prendere per mano

che piove sempre più forte

e se continui

a star lì fermo

sotto il temporale

finisce che t'ammali

.


Però,

d'amore,

non parliamo più.

Ti prego, promettimelo!

Che, sai, l'amore non si dice

.

E stasera, Cuore, sono davvero stanca

Dab lab, dab lab, dab lab, dab lab, dab lab

.
.
.





sabato 11 settembre 2010

venerdì 10 settembre 2010

Non buttiamoci via così...!

Cento passi

Certe cose mi fanno proprio incazzare.

Non so se avete visto, ma ne hanno fatto fuori un altro. Angelo Vassallo. Due righe in prima pagina, un articolo celebrativo a pagina cinque, il giorno dopo non se lo ricorda già più nessuno. In fondo è solo un'altra vittima della mafia, che vuoi? Ce ne sono troppe tutti giorni, mica si può tenere il conto di tutte. Di questo ringraziamo che era sindaco, altrimenti manco ce l'avrebbero detto.

Perchè la mafia, ormai, è cosa di tutti i giorni.

Perchè con la mafia bisogna imparare a convivere, disse un simpatico politico di nostra conoscenza qualche tempo fa.

Ah no.

Io non convivo.

Io m'incazzo. Mi inviperisco. Mi arrabbio a livelli siderali. E la cosa migliore che riesco a fare, quando mi sento frustrata e impotente, è uscire di casa e fare cento passi. Per ricordarmi che io so ancora contare e camminare.

mercoledì 8 settembre 2010

Anatomia di un istante

























ancora una chicca...


Anche se i miei coinquilini hanno tanto tanto il pollice verde,
forse stavolta mi uccidono nel sonno...











windowfarms



Lo facciamo?


Tutti a cena?




La cena dell'immondizia

Venerdì pomeriggio,

Piazza della Repubblica,

Torino.

Alla chisura Porta Palazzo è un luogo caotico e marcescente.

Tutti i commercianti lasciano sempre alcune cassette sotto ai banchi, con dentro le verdure che sanno che il giorno dopo saranno invendibili. Ed è proprio all'ora di chiusura che alcuni torinesi si presentano armati di braccia, buona volontà e pochi problemi. L'esperienza spontanea di un gruppo di giovani amici raccontata da uno di loro



Giacomo Catellani

Venerdì pomeriggio, Piazza della Repubblica, Torino. Alla chisura Porta Palazzo è un luogo caotico e marcescente, dappertutto ci sono resti di verdure invendute, banchi smontati ma non ancora ritirati, e qualcuno che resta ancora, un pochino più degli altri, per vendere le rimanenze. Tutti i commercianti lasciano sempre alcune cassette sotto ai banchi, con dentro le verdure che sanno che il giorno dopo saranno invendibili. Per vendere ciò che conta è l’aspetto, e perciò se un frutto è ammaccato, se ha una parte marcia, se ha preso freddo nella notte e si sta annerendo, va buttato. Oppure mangiato. Ed è proprio all'ora di chiusura che alcuni torinesi di tanto in tanto si presentano armati di braccia, buona volontà e pochi problemi. Sono studenti universitari come tanti altri, uno fa filosofia, l’altro fisica, uno chimica, e poi lettere, lingue, matematica. Hanno tra i ventidue e i ventisei anni e non fanno parte di nessun movimento politico, vivono in case in affitto, chi ancora coi genitori, chi con amici. Sono ragazzi come tanti.
Fanno una cosa che si fa in molte parti del mondo, e che ha nomi diversi secondo le lingue. In Francia la chiamano “recoup”, in Inghilterra “recovery”, poco importa. Dappertutto, è sempre lo stesso: si arriva in due o tre verso le 2 del pomeriggio, ci si procura una cassetta a testa e si gira tra i banchi, alla ricerca di questi “avanzi”, di queste cose che nessuno vuole più. Per questo si chiama così: si recupera quello che altrimenti verrebbe buttato.
Là un pomodoro, lì una zucchina, qui un peperone, laggiù una melanzana,
Se trovi qualcosa, lo butti nel tuo cesto e prosegui. Spesso, se chiedi, i venditori ti aiutano. Capita spesso di trovare intere casse di qualcosa, per esempio di albicocche, o fragole, o peperoni. Prendi tutto quello che riesci e te ne torni a casa e ne fai quello che ti pare.
I ragazzi ci fanno una grande Cena, alla quale invitano tutti i loro amici. Si va a “recuperare” alle due e dopo, per tutto il pomeriggio si prepara, si taglia, si cucina. Ognuno propone una ricetta e si occupa di realizzarla, secondo quello che c’è. La peperonata è quasi immancabile, per il resto a volte è cous cous alle verdure, altre minestrone, oppure insalata, macedonia, melanzane coi pomodorini, zucchine saltate in padella, strudel di mele, crostata alle fragole. È un bel modo di passare un pomeriggio tra amici e di imparare a cucinare insieme. È bello. Alla sera arriva il resto degli invitati, chi porta un po’ di vino e chi qualche birra, e inizia il banchetto. Se la giornata è stata propizia, gli invitati tornano a casa con un vasetto di marmellata di albicocche, pesche, fragole.
È per affermare il valore del consumo intelligente, dove con appena un poco di creatività si può trarre dal nulla (quasi dall’immondizia) una bellissima giornata con gli amici e imparare qualcosa.
All’inizio si chiamava Cena del Recupero, ma da un po’ di tempo il nome è cambiato in Cena dell’Immondizia. Più provocante.


martedì 7 settembre 2010

Belli ma stupidi



James...già il nome
ma poi...californiano...
il migliore secondo le classifiche americane!
Eh, si, e tutti i miei pregiudizi,
insieme all'aspetto,
già mi dicevano che non era un gran intellettuale...
(ma poi è pure un veterinario convertito ma dai!?!)
Ma perchè non portarselo a casa?!??
ogni tanto c'è bisogno di cose più leggere.
E in effetti, è stato divertente,
non da ripetere troppo spesso però,

altrimenti prima o poi potrebbe convincerti che la regina di Saba possedeva il segreto della stabilizzazione dell'antimateria e per questo possiamo incontrarla ancora oggi moltiplicata in diversi cloni partogenetici e che da queste donne deriva il mito della Vergine Maria (Partenogenesi! carina come spiegazione all'immacolata concezione!!!! davvero carina... però allora Gesù doveva nascere donna....magari era un travestito...clone della regina di Saba!).

mercoledì 1 settembre 2010



"Non tutti i nani
vengono per nuocere...


Ad esempio tu,
Catalpa, vieni per cuocere!"