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giovedì 20 settembre 2007

BATTAGLIA PER LE TERRE DI SONDRA- Donne di poca fede...è con immenso gaudio...che....vi annuncio....che la dura battaglia volge ormai all'agognata

FINE!!!
L’attesa durò a lungo. Sembrava che le Creature, le Condizionamenti, non volessero arrivare.
Le principesse cominciarono a sentirsi stanche. Ogni tanto sollevavano la testa per vedere se Aurora cadeva addormentata, ma insolitamente sembrava quella più allerta di tutte.
Antanuka sollevò la testa, strofinandosi gli occhi con la mano
“ ho un po’ di fame…” disse, la voce impastata di sonno “ è mica avanzata un po’ di torta?” le altre scossero la testa sbadigliando “ se ti va, ti aiuto a farne una Ele…” disse la cavernicola. Eleonora fece spallucce
“ mi mancano gli ingredienti…” disse “ non saprei proprio con cosa farla…” Antanuka guardò l’amica con aria sorpresa… durante tutto il viaggio aveva visto Eleonora preparare torte con qualsiasi cosa, e non le aveva mai sentito dire che mancavano gli ingredienti… Ma forse nemmeno lei poteva fare una torta di nebbia… o di marmo…
La donna delle caverne si rassegnò e si assestò in una posizione più comoda: dopotutto aveva più sonno che fame.
“ ho un sonno tremendo…” disse Eleonora “ forse se facessimo quattro passi a visitare questa specie di tempio…” propose, ma nessuna, nemmeno Sikandra che di solito era sempre pronta a ficcare il naso, la assecondò. Eleonora si grattò la testa… non sapeva perché ma tutto quel sonno le sembrava strano, guardò Antanuka accasciata contro l’edicola, priva di forza…
“ acciderbolina!” disse Neve “ quanto ci mettono le Creature?!” Antanuka, Eleonora e Sikandra si voltarono sconvolte verso Neve.
Acciderbolina? C’era qualcosa che decisamente non andava! Anche Neve pareva essersene accorta, e si portò una mano sulla bocca. D’istinto le quattro amiche si voltarono verso Aurora, aspettandosi di vederla addormentata. Ma non era così. Aurora faceva su e giù, in uno strano stato di agitazione.
Fu allora che le videro.
Erano ai margini del basamento di marmo.
Non avevano forma ne colore o consistenza. Erano come una vibrazione dell’aria, come zone in cui l’aria si coagulava fibrillando. E tutto intorno l’atmosfera era cambiata senza che loro cinque se ne rendessero conto. Era come se un sole fortissimo stesse scaldando dell’asfalto. Il venticello fresco che spirava nel chiostro era svanito, come pietrificato. Ora l’aria era ferma, eccetto per quell’impercettibile vibrazione, che deformava lo spazio. Le principesse non poterono fare nulla. Non ne avevano la forza. Quell’aria palpitante le aveva imprigionate, le sprofondava nella stanchezza e nel sonno, le spingeva a smettere di lottare, ad abbandonarsi. Ed era irresistibile, rendeva le loro membra pesanti come piombo, tanto da rendere ogni respiro una fatica immensa. Penetrava nelle loro menti come un fluido, e cancellava i pensieri, cancellava la determinazione di resistere, la coscienza, i ricordi… le sprofondava nell’oblio…

Antanuka sentì suonare alla porta. Si alzò per andare ad aprire… Dragoberto doveva essersi distratto di nuovo.
La principessa guardò nell’occhiolino, aspettando di trovarsi di fronte il solito, ennesimo, principe azzurro, in carne, ossa, calzamaglia e cappello con piuma.
Ma si sbagliava.
Davanti alla sua porta, in piedi sul ponte levatoio c’era un omino in giacca e cravatta, molto elegante. La principessa aprì la porta stupita
“ Posso esserle utile?” domandò all’omino. Questo sfoderò un sorriso che metteva in mostra uno per uno tutti i suoi bianchissimi denti
“ lei è la principessa Antanuka?” domandò
“ sì…” replicò questa, sempre più sconcertata
“ mi presento: sono Ermogene Smith dell’agenzia per modelle Principe Azzurro!” disse facendo un piccolo inchino “ sono qui per scritturarla!” Antanuka si grattò la testa
“ per scritturarmi?” domandò. Ermogene fece un secondo inchino
“ certo!” disse facendo brillare i suoi denti bianchissimi “ vorremmo che lei diventasse la testimonial della nostra nuova linea di vestiti primavera-estate!” Antanuka non disse nulla. Rimase sulla soglia con la mano sulla porta. Stava provando una strana sensazione… felicità… ma era una strana felicità, come un involucro che non si approfondiva, come se sotto nascondesse qualcosa di molto diverso. “ allora cosa ne dice?” continuò l’omino “ accetta? Lo stipendio è da favola!” Antanuka sospirò
“ okay…” disse titubante “ vado… a fare le valige…” Una volta in camera sua, cominciò a raccogliere le sue cose, mentre lo faceva vide la sua immagine riflessa nello specchio affianco al letto. Fissò il suo riflesso, come per vedere se qualcosa non andava… Era tutto a posto, perfetto: l’aspetto magro e longilineo, fino quasi a sembrare malaticcio, le sopraciglia ben disegnate, il nasino all’insù… eppure… epurre c’era qualcosa che non le piaceva… Qualcosa che decisamente non andava. Antanuka tirò su il braccio e provò a gonfiare il bicipite. L’immagine non rifletté nessun cambiamento nel volume del muscolo, ed Antanuka sospirò, delusa.
“ signorina?” chiamò la voce dell’omino che era salito “ è pronta?” Antanuka annuì, ed afferrò la maniglia della valigia. Tirò, ma questa non si spostò nemmeno di un millimetro… la cosa la fece sentire molto male
“ faccio io, non si affatichi!” disse Ermogene sollevando la valigia senza troppo sforzo nonostante le sue piccole dimensioni. I due uscirono dalla camera, Antanuka d’improvviso si sentiva estremamente depressa, senza sapere il perché: forse stava commettendo uno sbaglio... forse non avrebbe dovuto accettare. Quando furono davanti alla porta Antanuka aveva cambiato idea: non voleva fare la modella!
“ senta…” disse “ io non posso venire con lei!”
“ e perché mai?” chiese Ermogene, con la mano libera dalla valigia già sulla porta. Antanuka si guardò intorno in cerca di una scusa
“ perché… non sarebbe legale!” disse “ perché una principessa possa essere libera di uscire dal proprio castello qualcuno deve uccidere il drago!” Ermogene tornò a esporre i suoi denti tirati a lucido uno per uno col sidol, poi spalancò la porta.
Antanuka sbiancò: a pochi metri al ponte levatoio, circondato da uomini in armatura, giaceva immobile la figura blu di Dragoberto, con una lunga lancia conficcata nel petto.
Era morto.

Eleonora si guardò in torno. La grande cucina in cui si trovava aveva uno strano aspetto patinato, come se fosse finta.
Ed infatti lo era.
La principessa si trovava sul set di un programma televisivo. Indossava un grembiulino bianco, inamidato ed aveva un’acconciatura scolpita, rigida come il marmo, in più la pelle sugli zigomi le tirava, ed aveva problemi a smettere di sorridere.
“ Tre minuti e andiamo in onda!” disse l’assistente di scena. Eleonora annuì, e si posizionò dietro il bancone della cucina “ tre, due, uno…” disse il cameraman, poi si accese una lucina rossa e la principessa seppe di essere in onda
“ Buon giorno amici telespettatori!” disse sorridendo tanto che le facevano male le guance “ ben venuti all’Angolo della Torta!” ci fu una serie di applausi provenienti dal pubblico, poi Eleonora continuò. Parlare le veniva facile, come se stesse recitando qualcosa di imparato a memoria, e probabilmente era così, anche se non si ricordava quando lo avesse imparato… “ oggi prepareremo insieme la…” fece una pausa di suspance poi disse “ …torta di mele!” nel dire quelle parole, torta di mele, qualcosa le si contorse dentro “ allora si devono prendere due uova…” disse afferrando due uova con una mano sola e rompendole abilmente in una terrina “ e sbatterle con dello zucchero a velo…” eseguì con grande maestria producendo un bel rumore ritmico “ poi grattugiamo la scorza di un limone…” Eleonora afferrò limone e grattugia e cominciò a darsi da fare, sempre con un gran sorriso. Ma non si sentiva affatto felice. E questo era strano, perché fare una torta per lei era da sempre una fonte di incredibile felicità.
Ma non questa volta.
Questa volta c’era qualcosa che non andava. Le parole le uscivano di bocca come una tiritera mandata a memoria, come se stesse leggendo una ricetta da un libro, ed in quella torta non c’era fantasia, non c’era niente di suo… “ ora prendiamo due belle mele…” continuò Eleonora afferrando due perfetti, lucidi pomi rossi, due mele da manuale… qualcosa decisamente non andava in quelle mele… qualcosa decisamente non andava in quella situazione…

“ Cinque minuti di pausa!” annunciò il fotografo. Sikandra si alzò dai cuscini e prese l’accappatoio per coprirsi, dal momento che indossava solo un costume da bagno. Che bello! Pensò, il suo sogno si era avverato: era una fotomodella! Passava ore ed ore a cambiare di posa ed a farsi fotografare, immersa in quell’atmosfera magica… Era meraviglioso! Meraviglioso! Meraviglioso! Sikandra rimase ferma nel suo accappatoio leopardato, con un’aria titubante…
Meraviglioso…
Era davvero poi così meraviglioso? Rigirarsi per ore sugli stessi cuscini e fare cinquemila foto nella stessa identica posizione? La principessa scosse il capo come per scacciare quell’idea molesta: ci avrebbe pensato dopo: ora era in pausa.
Si avvicinò alla macchina fotografica montata su un cavalletto. Ci girò in torno, poi guardò nell’obbiettivo… era piuttosto interessante…
“ mi spieghi come funzionano i tempi di esposizione?” domandò al fotografo che stava bevendo un caffè in un bicchierino di plastica. Questo rise e sputacchiò qualche goccia di caffè per aria
“ vuoi sapere come funzionano i tempi di esposizione?” domandò trattenendo un altro accesso di risa
“ sì…” rispose Sikandra che non capiva il perché di tutta quella ilarità
“ e perché mai?” le chiese il fotografo “ tu fai la fotomodella, il tuo compito e restare immobile e lasciarti fotografare… a cosa ti serve sapere come funzionano i tempi di esposizione?” Sikandra fece spallucce
“ ero solo curiosa…” disse “ mi sembrava una cosa interessante…” il fotografo tornò a ridere
“ sì, certo, certo…” disse col tono di voce di qualcuno che asseconda un bambino un po’ tardo “ ora rimettiti in posa che si ricomincia a lavorare!” Sikandra ubbidì, si sedette sui cuscini e si sfilò l’accappatoio.
I click della macchina fotografica ripresero, in rapida successione. Sikandra cambiava posizione, in maniera quasi impercettibile, e ad ogni click sentiva un microscopico qualcosa insinuarlesi nel cervello.
Click
click
click… non sapeva di cosa si trattasse, ma andava accumulandosi…
Click
Click
click… ad un tratto si accumulò a tal punto che Sikandra la riconobbe: era la sua nemica di sempre, la nemesi a cui aveva giurato di non arrendersi mai più…
la noia!


“ Sei pronta?” le domandò l’assistente di scena con in mano una copia della scaletta “ lo stacchetto comincia fra qualche minuto…” la principessa Lolly stava per rispondere di sì, quando gettò un urlo
“ acciderbolina!” strillò “ mi sono rotta un’unghia!” si sfiorò il dito con la mano, poi corse allo specchio più vicino, preoccupata che il suo aspetto potesse essere stato in qualche modo compromesso
Ed era vero: lo specchio restituì un’immagine che a Lolly non piacque. I lunghi capelli biondi stretti in due trecce ai lati della testa, il seno fasciato dal top rosa, con due cuori dipinti proprio in corrispondenza delle tette, la minigonna in tinta, con il disegno di un paffuto cupido con tanto di arco e frecce, il piccolo nasino, le labbra col rossetto color ciliegia…
con quell’unghia ora la perfezione era persa!
Lolly sentiva montarle in petto una disperazione terribile… forse esagerata, in fondo non si trattava di un brufolo, ma di un’unghia spezzata… poteva farsela ricostruire dall’estetista… e nello stacchetto nessuno l’avrebbe notata…
“ Lolly!?” chiamò l’assistente di scena “ hai ancora cinque minuti… e c’è Biancolingio per te…” Lolly si voltò e vide Biancolingio, il suo Principe azzurro-calciatore
“ pulcino caramellato? Cosa succede?” le chiese questo con voce affettata. Neve fu sopraffatta dalla disperazione. Biancolingio era biondo, ed indossava una vaporosa divisa da calciatore azzurra ed un cappello bianco, ornato da un’elegante penna di pavone. In mano teneva una scatola di cioccolatini a forma di cuore “ per San Valentino pucci pucci!” Neve, improvvisamente, senza motivo ebbe un conato di vomito. Sollevò la testa e vide la sua immagine nello specchio fare lo stesso. Guardò quelle trecce bionde, quelle labbra rosso sangue arterioso, guardò il vestitino di scena che indossava, e capì…
capì che il problema non era l’unghia spezzata, ma tutto il resto…


ed allora tirò un pugno violentissimo contro lo specchio, senza curarsi di ritrarre la mano mentre questo le andava in pezzi sul braccio, ed nel frattempo urlò!
Un urlo agghiacciante, un urlo ben diverso dallo strilletto da gallinella che aveva emesso poco prima, era un urlo che le risaliva da dentro le viscere, gravido di una disperazione profonda e giustificatissima.
Lei quasi non se ne accorse, ma al suo urlo se ne unirono altri tre.
Altrettanto disperati...


Antanuka urlava… e mentre urlava sentì la sua voce farsi sempre più profonda, sentì la vibrazione di quel suono percorrerle le vene, sentì i suoi bicipiti gonfiarsi, e sentì l’impatto del suo pugno, dalle nocche, tornate grosse come castagne, contro i bianchissimi denti del rappresentante della Principe Azzurro…

Sikandra sentiva il proprio urlo uscire dalla sua gola, e con lui tutti i click di noia, tutta l’inconsapevolezza, tutta quella beota contentezza! Sentì il rumore della macchina fotografica che si fracassava, schiantata dal cuscino che aveva tirato…

Eleonora, riuscì ad udire lo schianto da infarto della trota di mele contro la faccia di uno spettatore della prima fila, nonostante gridasse a perdifiato, come mai aveva gridato in tutta la sua vita…

Le quattro principesse aprirono gli occhi contemporaneamente, giusto nello stesso momento in cui Aurora li chiudeva e scivolava a terra addormentata.

“ Bene… bene… bene…” disse una delle Condizionamenti. Aveva una voce difficile da descrivere: poteva essere rovente come un tizzone o gelida come l’azoto liquido, ma comunque feriva l’aria che attraversava “ l’Analgesia non ha funzionato!” continuò, poi parve rivolgersi direttamente alle principesse “ avete perso la vostra ultima occasione di salvezza!” disse tagliente
“ ora…” continuò la Condizionamente che le stava affianco, con una voce altrettanto mortifera “ dovremo uccidervi!” non sembrava affatto dispiaciuta, anzi, era decisamente
impaziente.


Neve, che era tornata la Neve coi capelli rasati ed il drago tatuato sul collo, si osservava le braccia avvolte da cuoio nero con aria compiaciuta, e sulle labbra le comparve un sorriso
“ Certo! ” disse “ ma non crediate che sia facile, care le mie troiette!” Antanuka smise di toccarsi il naso, tornato, con suo grande sollievo, alle dimensioni di un melone, e si abbassò a brandire la sua mazza. La sollevò come se si trattasse di un ramoscello e la guardò con soddisfazione
“ già!” disse “ non crediate che sia facile!” Eleonora e Sikandra, avanzarono davanti ad Aurora. La prima incoccò una freccia nell’arco
“ e comunque sia…” disse ” è meglio la morte ad una vita passata a fare…” la sua voce divenne un sibilo disgustato “…torte di mele!” Sikandra sorrise, brandendo l’affilata spada d’argento
“ puoi ben dirlo!” disse, mentre anche Neve ed Antanuka andavano a schierarsi in difesa di Aurora, che dormiva con un sorriso beato sulle labbra.

La battaglia cominciò.
La mazza di Antanuka fu la prima a colpire, e spazzò via le Condizionamenti che volarono a diversi metri di distanza. Sebbene le Creature non avessero riportato alcun danno, questo diede il tempo alle principesse di mettere Aurora in salvo dietro l’edicola.
Poi cominciò il vero scontro.
Era difficilissimo contrastare le Creature, perché guardarle direttamente faceva male agli occhi, e disorientava. Anche seguire i loro movimenti era molto difficile, perché erano quasi trasparenti, e le loro spade di ghiaccio comparivano all’improvviso, come dal nulla.
Ma le principesse sapevano il fatto loro.
Antanuka parò un fendente proveniente dall’alto con l’impugnatura della mazza e spinse via l’avversaria con tutta la sua forza. Intanto Sikandra e Neve combattevano schiena contro schiena, con ferocia. Mentre Eleonora, arrampicata in cima all’edicola teneva a distanza due Creature facendo piovere su di loro cascate di frecce.
Le principesse sembravano assolutamente all’altezza delle avversarie, forse più abili. Ma le Creature non sembravano ricevere alcun danno dai colpi subiti, ne accusare fatica.
Ben presto Eleonora terminò le frecce e balzò giù dall’edicola col pugnale in mano, gettandosi su una delle due Creature.
La battaglia si fece più serrata.
Le quattro principesse affrontavano ciascuna una Condizionamente, in un feroce balletto di stoccate e parate.
La stanchezza cominciò presto a farsi sentire. Le quattro amiche erano sempre più sulla difensiva, mentre le avversarie guadagnavano lentamente ma inesorabilmente terreno, senza dar segno di fatica.
“ Dov’è la quinta?” urlò d’un tratto Neve, mentre schivava con agilità un affondo. Le compagne si voltarono con sgomento… nella confusione si erano dimenticate che c’era una quinta Creatura… quella di Aurora!
Antanuka menò un terribile fendente che gettò la sua avversaria a qualche metro, e corse dietro l’edicola…
“ Aur…” le parole le si strozzarono in gola per la sorpresa:

Aurora era sveglia, seduta su un gradino a parlare del Principio Azzurro, mentre la quinta Convenzione era conglutinata a terra, ed emetteva un ritmico suono russante.
“ Ciao!” disse Aurora rivolta ad Antanuka, alzando la mano in segno di saluto. La cavernicola rimase così basita che quando se ne accorse era ormai troppo tardi. Dietro ad Aurora era comparsa la Convenzione che fino a quel momento aveva combattuto con Antanuka.
Fu questione di un secondo.
La donna delle caverne non poté fare nulla.
La Condizionamente piantò la spada nella schiena di Aurora fino al fodero.
La principessa ebbe un tremito, emise un gorgoglio agghiacciante, poi crollò a terra rigida, digrignando i denti.
“ NOOO!!!”

gridò Antanuka, mentre la Creatura scoppiava in una rivoltante risata.

La cavernicola le piombò addosso, e per qualche secondo parve avere la meglio, ma poi, la Condizionamente di Aurora si svegliò, e la principessa si trovò in svantaggio numerico. Era stanca, sconvolta dal dolore, si gettò contro le avversarie con troppa foga, queste la evitarono e la colpirono insieme ai fianchi.
Antanuka serrò la mascella, fu percorsa da un brivido rovente e gelido al tempo stesso, emise un rantolo, poi cadde di schianto.
Neve, Sikandra ed Eleonora sopraggiunte in quel momento gridarono di orrore, e non ebbero il tempo di guardare le amiche a terra per più di un istante, che furono circondate.
Cinque contro tre.
Eleonora parò un colpo col pugnale ma perse la presa sull’arma e si trovò disarmata. La Condizionamente più vicina le menò un fendente al collo.
Eleonora sentì la lama di ghiaccio avvelenato trapassarle la gola da parte a parte, ed ebbe appena il tempo di stupirsi del fatto che la sua testa era rimasta ancora attaccata al resto del corpo, che crollò al suolo, con i muscoli contratti allo spasimo.
Sikandra fu la seconda a cadere.

Una delle convenzioni le piantò la spada dritta nel petto, sfondandole lo sterno.
“ NO!” gridò Neve, la faccia deformata in una maschera d’orrore ed odio “ NO!” le Condizionamenti risero, una risata che sembrava risalire dal profondo di una gelida cripta piena di corpi in decomposizione “ bastarde!” gridò Neve raccogliendo da terra il pugnale di Eleonora “ figlie di puttana!!”
Si gettò sulla Creatura più vicina, conficcandole il proprio coltello ed il pugnale dell’amica nei fianchi, uno da un lato e l’altro dall’altro.
Per un attimo non successe niente, poi la Creatura allungò il braccio ed afferrò Neve per la gola, ridendo.
Neve scalciò, ma la stretta di quella mano invisibile era solida come quella di una morsa d’acciaio.
Con lentezza estrema la Condizionamente infilò la spada nella pancia di Neve. Proprio sopra l’ombelico. La puntò verso l’alto e la spinse su, piano, quasi con dolcezza.
Neve sentì quel ghiaccio arroventato perforarle il diaframma, e strisciare lento fino al cuore, fino a trapassarlo in tutta la sua lunghezza. La Creatura sfilò la spada e mollò la presa.
Neve cadde, aveva la mandibola serrata ed i muscoli contratti, ed era scossa da un violento tremito.
Non aveva mai provato un dolore del genere. Le rimbombava in tutto il corpo, impedendole di respirare. In bocca aveva il sapore metallico del sangue. Le sembrava che presto i suoi stessi muscoli contratti le avrebbero spaccato le ossa, la avrebbero fatta crollare su se stessa… e non poteva nemmeno gridare.
Con uno sforzo sovraumano sollevò gli occhi fino a guardare in faccia le Creature… sempre se quella che avevano poteva definirsi una faccia… Stavano sorridendo…
“ Credevi che morire fosse una questione più veloce non’è vero principessa Lolly?” domandò una delle Creature. Neve ebbe uno spasmo, sputò un po’ di saliva e si sentì come se stesse per spezzarsi in due “ ma voi non siete mica creature viventi…” continuò la Creatura “ siete pensieri, emozioni, ideali… roba difficile da ammazzare!”

le Creature risero “ ma ormai è solo questione di tempo…” continuò l’essere “ ora vi spediremo lontano da qui, in un posto in cui nemmeno Sondra stessa potrà trovarvi… lì morirete.

Forse ci metterete mesi, forse anni, dipende da quanto siete forti, ma, non c’è fretta: prima o poi morirete, dimenticate da tutti!”

la Creatura tornò a ridere,

quella sua risata di morte “ neppure Sondra potrà più salvarvi!” disse sollevando la spada. Le compagne la imitarono “ non tornerete da dove vi manderemo!” aggiunse, e stava per calare la lama al suolo
“ F… tma” sibilò Neve tra i denti, e quella piccola parte della sua mente torturata dal dolore che ancora era sgombra pensò:
Se c’è un momento per un colpo di scena, quel momento è questo!

Sondra avanzava per la strada a testa china.
Tutto le era finalmente chiaro. Non poteva andare avanti così: qualcosa in lei era potentemente sbagliato.
Doveva darci un taglio.
Un bel taglio deciso.
Si guardò intorno, in cerca di qualcosa di drastico che suggellasse degnamente quella decisione. Qualcosa che la rendesse definitiva.
A qualche metro da lei, c’era un ragazzo di colore, con una bancarella. Sondra trasse un gran respiro, ed avanzò. Sapeva che lì avrebbe trovato ciò che cercava.
Guardò il banchetto. C’erano cappellini da base ball, magliette taroccate D e G, CD pirata, c’era insomma la solita fornitura tipica da banchetto di strada.
E c’erano loro.
Una montagnola intera.
Sondra li guardò con odio, anche se erano proprio il genere di cosa che stava cercando.
“ Solo un euro!” le disse il venditore. Sondra alzò gli occhi e lo guardò, presa alla sprovvista, avrebbe preferito avere più tempo, per riflettere… dopo tutto si trattava di una decisione importante…
“ ehm… “ borbottò “ stavo solo guardando…” il venditore le fece un gran sorriso
“ guarda, guarda!” la incitò. Sondra trasse un profondo respiro, come quello di un tuffatore su un trampolino di venti metri… nessuno in quel momento capiva il dramma che stava avvenendo nella sua testa.
Nessuno.
La ragazzina sentì le lacrime arrivarle a tradimento agli occhi, e premerli, come l’acqua contro una diga che sta per rompersi… osservò la montagnola di pupazzetti a forma di Winnie the poo…
Doveva farlo in fretta.
Altrimenti non ci sarebbe riuscita, e sarebbe scappata via…
Doveva farlo.
Il venditore la osservava con aria titubante… certo non sospettava cosa voleva dire per lei comprare uno di quei pupazzetti da un euro… non poteva sapere che equivaleva a firmare una resa incondizionata.
Sondra sospirò di nuovo, ed infilò la mano in tasca. Con le dita cercò fino a trovare una moneta. Ne percorse i margini, ne sentì scorrere le zigrinature sotto i polpastrelli sudati…
Era una moneta da un euro.
Un segno del destino…
La tirò fuori… e sollevò lo sguardo fino ad incrociare quello del venditore, che palesemente non capiva la drammaticità del momento…
Avvenne tutto come al rallentatore.
Sondra gli porse la moneta… Percepì ogni istante, ogni fotogramma del movimento che stava compiendo, il gomito che si estendeva, la distanza che si accorciava. Sentiva la moneta fra l’indice ed il pollice, ne percepiva con precisione il piccolo peso…Il venditore allungò la mano per prenderla… Sondra vide ogni linea sul suo palmo chiaro, vide l’anello di metallo che gli cingeva l’anulare, vide i braccialettini di corda che portava al polso…

Si udì un boato.


La terra tremò sotto i corpi paralizzati delle principesse. Le cinque amiche, con uno sforzo disumano ruotarono gli occhi verso la fonte del rumore. Le Creature alzarono lo sguardo, le braccia sollevate sopra le teste, pronte a calare le spade, pronte a spedire le principesse nel Luogo del Non Ritorno. L’immagine che videro ebbe il potere di bloccarle in quella posizione…
C’erano Fatima e Dragoberto.
La strega cavalcava il drago, ed indossava una lunga veste ed un mantello dorati che turbinavano nel vento, rifrangendo la luce in mille scintille.
Dragoberto, ruotò il poderoso collo, spalancò le ali e rampò. Poi sputò un fiume di fuoco che ricadde in un’incredibile fontana di lapilli.
Sembrava la scena di un film.
I movimenti del drago parevano studiati ad arte per ammaliare, ed erano perfetti ed impressionanti. Fatima dal canto suo se ne stava eretta, la schiena perfettamente dritta, il mantello turbinante, mosso da chi sa quale vento, illuminata in modo perfetto perché la veste dorata scintillasse in quella maniera incredibile…


Una visione!


Dragoberto sputò di nuovo fuoco, poi Fatima parlò
“ GUARDAMI!” ordinò con voce tonante “ GUARDAMI!” le principesse, sconvolte dalla sofferenza inferta loro dalle ferite non capirono: a chi stava parlando Fatima? Tutti gli occhi dei presenti erano già puntati su di lei.
La strega insistette “ DEVI ASCOLTARMI!” gridò.
Poi avvenne. La terra tremò di nuovo, questa volta in maniera più profonda, come se a tremare fossero le Terre di Sondra nella loro totalità. Dragoberto ricadde a terra, e perse gran parte del suo aspetto imponente assumendo un’espressione di terrore. Fatima deglutì “ DACCI UNA POSSIBILITA’” urlò la strega “ TI PREGO!”.


Tutto tacque d’improvviso.


Il terremoto cessò. Il vento cadde, e sul palazzo di marmo scese un’atmosfera di immobilità.
Dragoberto era accucciato e cercava, con scarsi risultati, di farsi piccolo. Fatima smontò e trattenne il fiato, la veste le ricadeva addosso immobile come un straccio. Le principesse sempre paralizzate, tremavano convulsamente, scosse da quel dolore divorante… e sopra di loro troneggiavano le Condizionamenti, sbalordite.


Nell’edicola era comparsa una ragazzina, di corporatura minuta, dai capelli rossi, gli occhi dorati umidi di lacrime che non volevano decidersi a scendere.

Le Condizionamenti ebbero un tremito, la ragazzina le guardò, poi sollevò la mano e queste restarono pietrificate. Immobili come statue di ghiaccio sporco.
“ Sei proprio sicura di quello che vuoi?” domandò Fatima con voce dolce, materna. La ragazza chinò il capo e guardò le sue cinque principesse, strette nella morsa dei crampi, agonizzanti sul pavimento di marmo gelido.
Una lacrima si staccò dalle sue ciglia e cadde per terra. Non appena toccò il suolo, le membra delle principesse si sciolsero.
Il dolore scivolò via, come se non fosse mai esistito, ed il respiro della vita tornò nei loro corpi, come un fluido benefico.
Mentre le principesse si rimettevano in piedi, con circospezione, la ragazzina si sedette sui gradini dell’edicola, le mani sul volto, scossa da singhiozzi silenziosi.
“ Perché piangi?” domandò con voce tenera Aurora. La ragazzina sollevò lo sguardo e si sforzò di sorridere alla principessa che la guardava con i suoi enormi occhi globosi, colmi di compassione
“ piango… perché non ci riesco….” Mormorò “ non riesco a cambiare!”
“ e perché vuoi cambiare?” domandò Aurora candida
“ perché il mondo vuole così!” singhiozzo la ragazzina “ ed io non ci riesco!” alle spalle di Aurora Neve sbuffò
“ te lo dico io perché vuole cambiare!” disse con tono severo “ perché è una codarda!” Eleonora mise una mano sulla spalla di Neve cercando di farla smettere, ma questa si scostò con violenza “ una codarda del cazzo!” insistette “ ecco perché!” la ragazzina strinse i denti ed assunse un’aria arrabbiata
“ non è vero!” disse “ io devo cambiare perché sono sbagliata!” Neve sbuffò
“ sì, e sono giuste le tue amichette coccodè!” disse sarcastica. Sondra incassò il colpo, ma poi digrignò i denti in un’espressione ferocemente simile a quella della stessa Neve
“ almeno loro non sono cattive quanto te!” ringhiò “ che spacci, tiri di coca come un aspirapolvere, sei più aggressiva di un pit bull, e dici più parolacce di uno scaricatore di porto!” Neve guardò Sondra in faccia… le sembrava di fissare la propria immagine in uno specchio… la principessa sospirò, e stupendo tutti, compresa se stessa, tirò fuori una voce calma e pacata
“ sì… io sono cattiva!” disse senza ombra di rimorso “ tiro di coca, spaccio, bestemmio e meno le mani… ma…” Neve fece una pausa “…non sono ipocrita!... e nel tuo mondo mi sembra che troppo spesso si confonda la bontà con l’ipocrisia!” Neve parve tornare in se all’ultimo ad aggiunse “ cazzo!!” tanto per darsi un tono. Sondra scosse la testa, sconfortata
“ no!” disse quasi gridando “ voi state cercando di fregarmi! Volete che resti così come sono per salvarvi la pelle… non vi importa nulla di me! Di quanto sono sola!” Sikandra si fece avanti
“ come puoi dire una cosa del genere!” disse “ noi siamo te! Certo che ce ne importa!”
“ e allora perché mi impedite di avere degli amici!” strillò la ragazzina diventando tutta rossa in faccia. Sikandra scosse la testa, triste
“ Sondra… “ disse con voce sottile “ guarda in faccia la realtà… i tuoi compagni non potranno mai essere tuoi amici. Se per farti accettare da loro devi cambiare fino al punto da ucciderci, da cancellare la parte più profonda di te… loro non ti saranno amici… non saranno amici di Sondra, perché Sondra non ci sarà più!” la ragazzina trasse un singhiozzo straziante
“ stai… stai dicendo che non potrò mai avere degli amici?” strillò strozzata dal pianto “ è questo che stai dicendo?” Sikandra scosse la testa
“ no, sto dicendo che non potrai mai avere loro come amici… potrai averne di altri… qualcuno che ti accetti per quello che sei!” Sondra si passò con rabbia una mano sotto il naso che le colava
“ nessuno mi accetterà mai per quel che sono ora!” urlò, fuori di se “ non con voi che mi girate per il cranio! Chi potrà accettare una stramba come te o…” la ragazzina si guardò intorno e gli occhi le caddero su Aurora che seguiva la scena sbattendo le palpebre “ o una svampita come lei!? ” concluse “ chi?” Aurora si guardò in torno
“ chi è che è svanito?” chiese. Sondra trasse un suono strozzato a metà fra un singhiozzo ed una risata
“ ecco…” disse nuovamente sopraffatta dalle lacrime “ appunto!”.
Le principesse si guardarono, lasciarono qualche secondo alla ragazzina per riprendersi. Antanuka toccò sulla spalla Aurora, che visibilmente non stava capendo nulla di quanto accadeva, e pareva piuttosto turbata dal pianto di Sondra.
“ guarda…” disse la cavernicola indicando Fatima che si teneva in disparte con Dragoberto “ mi pare di sentire che quei due discutano a proposito di un certo Principio Azzurro…” Aurora tirò su la testa “ perché non vai da loro?” la principessa annuì entusiasta e si mosse verso la strega ed il drago scivolando sul marmo come se avesse le rotelle.
“ capite cosa intendo?” domandò Sondra asciugandosi le lacrime, senza smettere di piangere “ non avrò mai nessuno come amico!” Sondra continuò a piangere, singhiozzando dolorosamente. Poi però sollevò la testa, e nella sua espressione di sofferenza comparve una decisione feroce “ comunque…” aggiunse con rabbia ” avete ragione! Lo so, l’ho sempre saputo: non posso sacrificarvi per avere degli amici!” ringhiò “ io non ho bisogno di amici! Io me ne starò qui con voi!” le principesse si scambiarono sguardi significativi
“ ehm…” disse Antanuka con tutta la delicatezza possibile “ non credo che sia questa la soluzione…” borbottò. Neve sbuffò
“ …a meno che tu non voglia finire in un manicomio con una candela di bava che ti cola dalla bocca!” sibilò feroce. Sondra stava per ribattere, ma Eleonora si intromise
“ ora basta!” disse talmente drastica che tutte si voltarono a guardarla “ piantala con questo dramma!” aggiunse con una certa severità, poi continuò con un tono decisamente più materno “ Il tuo problema è che vedi tutto in bianco e nero, come fanno gli adolescenti!” spiegò “ amici o nemici, vivi o morti, la normalità più banale o la pazzia più completa… la vita non è mica così, ci sono dei compromessi!” Sondra tirò su col naso ed ascoltò con attenzione “ sii un po’ critica! Asseconda dove puoi assecondare e non transigere dove non puoi farlo! È vero che i tuoi compagni non potranno mai essere tuoi amici, ma non è detto che tu debba per forza essere il loro zimbello o che debba scappare via a rifugiarti nella tua testa!”
“ e…” borbottò Sondra “ come faccio?”
“ smussa i tuoi angoli ma mantieni le tue convinzioni profonde!” disse Eleonora “ le tue terre non sono certo perfette, ma sono belle, non rinnegarne l’essenza! Tu sei una di quelle persone che hanno in sé il potere di fare cose grandi, il potere di cambiare il mondo, non buttarlo via!” Sondra, gli occhi rossi per il pianto, sorrise, un sorriso triste
“ io non posso cambiare il mondo…” disse con un filo di voce ed un gran rimpianto “ non c’è nulla che possa fare per rendere il mondo migliore!” Eleonora sorrise anche lei
“ certo che puoi!” disse “ se sarai te stessa, con la tua voglia di farlo!” Sondra scosse la testa
“ e invece no…” fece, poi parve cercare un esempio “ …non sono andata alla manifestazione contro il TAV…” disse “ ma se anche l’avessi fatto, non avrebbe fatto la differenza!”
“ e invece sì, cazzo!” si intromise Neve con durezza, Antanuka le posò una mano sulla spalla, e continuò lei, con voce calma e profonda
“ certo…” disse “ forse se fossi andata a quella manifestazione avrebbero comunque fatto passare il Treno ad Alta Velocità per la Val di Susa… ma nessuno, nessuno, avrebbe mai potuto far passare una Trivella ad Alta Voracità nei pascoli dei tuoi sognotti!” Sondra guardò Antanuka… aveva ragione ma…
“ e se non puoi cambiare il mondo…” continuò Sikandra “ almeno puoi impedire al mondo di cambiare te!”
“ e poi… tu sei una parte del mondo… se le tue terre restano belle ed incontaminate, per quanto in piccolo, avrai comunque reso il mondo migliore!” Sondra e le principesse si voltarono in cerca dell’origine di quella voce… era quella di Aurora, ma inspiegabilmente la principessa stava lontano, a parlare davanti a Fatima e Dragoberto che russavano accasciati l’una sull’altro. Sondra e le principesse fecero spallucce, poi si guardarono l’un l’altre… Sondra sorrise, aveva gli occhi ancora rossi ma aveva smesso di piangere
“ io… non so bene cosa devo fare allora…” borbottò. Eleonora sorrise
“ è facile, sii te stessa, ma non esagerare!” Sondra sorrise anche lei
“ sì… avevo capito… ma come?” Eleonora fece spallucce
“ beh, ti aiuteremo noi!” disse con entusiasmo “ ad esempio Antanuka cercherà di non ruttare dopo mangiato, e magari si spunterà il sopraciglio…” disse guardando Antanuka che arrossì violentemente toccandosi le sue sopraciglia unite in un’unica entità “ Sikandra magari cercherà di tralasciare almeno un paio di punti della sua lista…” Sikandra sospirò ed acconsentì anche se senza troppo entusiasmo “ io vedrò di rifare la stessa torta qualche volta… Neve…” Eleonora fissò l’amica che si era voltata con gli occhi ridotti a fessure “ Neve potrà cercare di dire meno parolacce…” Neve grugnì, ma poi parve cedere
“ okay…” disse “ ma niente robe del tipo acciderbolina o poffarbacco,
cazzo!” poi saltò sù “ minchia ho detto cazzo!” e di nuovo “ cazzo ho detto minchia!" poi assunse un’aria contrita, le mani sulla bocca “ pardon…” borbottò. Eleonora si portò una mano alla fronte
“ sarà più difficile del previsto…” disse, mentre Sondra rideva, suo malgrado “ e per Aurora…” Eleonora si grattò il mento cogitambonda “ …per Aurora non so proprio cosa consigliare…” disse. Sondra fece un sorriso
“ vuol dire che Aurora me la terrò così com’è…” disse. Poi guardò le sue principesse, voleva dire qualcosa per ringraziarle, voleva far loro capire quanto fosse stato importante per lei quel discorso, ma Antanuka la precedette
“ ricordi la questione del manicomio…” chiese “ della bava alla bocca… e quelle cose lì?” Sondra non capì… certo che se ne ricordava, ne avevano parlato tre secondi prima
“ certo che mi ricordo!” disse
“ allora sarà meglio che ti dai una mossa…” disse Neve “ prima che il venditore ambulante chiami la neuro!” Sondra trasalì, poi scomparve con un piccolo schiocco.

Fatima si svegliò con un gran sbadiglio
“ com’è andata?” domandò stiracchiandosi
“ bene direi!” disse Sikandra
“ già!” confermarono le altre “ sembra che siamo giunte ad un compromesso accettabile…” Neve osservò Fatima
“ senti…” disse, mentre le altre, Antanuka in testa, andavano a salutare Dragoberto “ avrei un paio di cose da chiederti…”
“ dimmi pure…”
“ prima di tutto…” Neve sospirò “ prima di tutto non capisco come mai, se le Terre di Sondra erano così libere, noi all’inizio eravamo comunque praticamente prigioniere!” Fatima sorrise
“ beh…” disse “ nessuno è davvero libero dai condizionamenti… tutte le terre soggiacciono a qualche regola dettata dalla società stessa… ma chi ha più spirito critico riesce a scavalcarle, ad eluderle, e se queste regole non sono radicate troppo in profondità nella terra a cambiarle, almeno dentro di sé… e spesso questo avviene durante l’adolescenza, che è un periodo di transizione, di ribellione molto importante, durante il quale si forma, o si rimodella, il vero Io di una persona…” Fatima sorrise “ purtroppo l’adolescenza è anche un momento di estrema delicatezza, e chi non è abbastanza forte fugge da una prigione e va a rifugiarsi in un’altra!” Neve rimase in silenzio, come per interiorizzare questa verità. Poi tornò a parlare
“ e posso chiederti come hai fatto ad evocare Sondra?” Fatima sorrise con aria di grande orgoglio
“ beh… si può dire che ho sfruttato un vecchio metodo: il Metodo del Drago Rampante… nessuno resiste al fascino di un drago sputafuoco rampante, tanto meno poteva resistergli Sondra che ha una vera e propria infatuazione per i draghi…” Fatima fece una pausa poi continuò “ ed ammetto che ho sfruttato qualche trucco che spesso usano le stesse Condizionamenti, per far presa sulla gente… per questo si sono distratte pure loro…”
“ che trucco?” chiese Neve, che non aveva notato nulla
“ un pizzico ben dosato di teatralità… in stile spot pubblicitario… sai, una buona illuminazione… il vento che mi agitava la veste… sono mesi che io e Dragoberto proviamo, abbiamo studiato ogni mossa per renderci il più carismatici possibile!”

Neve era piuttosto ammirata
“ beh…” disse “ siete stati davvero grandi!” Fatima assunse un’aria compiaciuta.
“ avrei ancora un’ultima domanda…” disse Neve. Fatima annuì. “ perché Aurora non è svenuta come noi altre davanti alle Condizionamenti?”
“ beh…” cominciò la strega titubante “ credo che sia per il fatto che Aurora è così non convenzionale… così libera e stramboide, da non ubbidire a nessuna regola… ma proprio nessuna… nemmeno a quelle dettate dalla scrittrice del libro…” Neve guardò la strega senza capire
“ la scrittrice del libro? Ma chi…”

Fatima pareva sentire di essersi sbilanciata,

e si affrettò a stroncare il discorso
“ beh… forse questa te la spiego un’altra volta…” disse “ per oggi mi pare che ci sia già troppa carne al fuoco!” e così dicendo si unì in fretta e furia alle altre principesse. Neve rimase qualche secondo cogitabonda, poi fece spallucce, dopo tutto Fatima aveva ragione: aveva già abbastanza roba su cui riflettere senza indagare su libri e scrittrici. Andò a congratularsi con Dragoberto.

“ Tutto bene?” chiese il venditore
“ eh?” chiese Sondra sussultando “ oh… sì, tutto bene!” disse la ragazza ritraendo la mano con la moneta come se si fosse scottata. Il venditore la guardò sconcertato
“ non lo compri più?” domandò titubante l’uomo
“ no!” disse secca Sondra. Poi parve ripensarci “ anzi…” disse “ ho cambiato idea… prendo questo!” fece porgendo la moneta da un euro e prendendo un Winnie the Poo travestito da rinoceronte “ grazie!”
“ prego…” rispose il venditore fissandola poco convinto.

Sondra andò a casa. Si sedette alla propria scrivania e prese il portapenne. Sgusciò il piccolo Winnie the Poo di plastica dal suo involucro di gomma a forma di rinoceronte, e lo mise da parte.
Poi prese una penna e disegnò un minuscolo rettangolo sulla gomma dell’involucro. Dentro ci scrisse – torno subito, sono al bagno – e poi lo appese alle chiavi di casa.

EEEETUUTTOGGENTEEE!!!!!!!




FINE!

mercoledì 19 settembre 2007

BATTAGLIA PER LE TERRE DI SONDRA-Alla DIVERSITA'!

Era come trovarsi in una spessa nuvola. Non si vedeva nulla, tutto era candido e fresco, e le cinque non riuscivano nemmeno a vedersi. Il silenzio era così totale da sembrare una presenza materiale, neppure i loro passi risuonavano in quell’atmosfera ovattata.
Avanzarono come un unico essere. Passo dopo passo, immerse nella nebbia.
Nessuna delle cinque sapeva dove erano dirette, cosa avrebbero trovato, cosa avrebbero dovuto fare, ma continuavano ad avanzare. Un’unica certezza: le risposte che cercavano si trovavano lì.
Avvenne così gradatamente che le principesse non se ne resero quasi conto. La nebbia si diradava piano piano. Restava una foschia diffusa, ma rarefatta. Lo capirono più che altro perché riuscivano nuovamente a vedersi l’un l’altra. Per il resto l’ambiente restava bianco, assolutamente bianco. Era come camminare nel nulla.
“ Come facciamo a capire che non stiamo girando in tondo?” chiese Neve. La sua voce era quasi un bisbiglio
“ non lo so…” rispose Antanuka con un fil di voce, quasi per non turbare l’assoluto silenzio che regnava in quello strano luogo.
Le principesse si lasciarono le mani. Il fatto che la nebbia fosse diradata ma che non si vedesse ugualmente nulla era ancora più strano. Sembrava che in quel posto non esistesse nulla. In quel posto non c’era nulla. Non c’era neanche un terreno su cui camminare, non c’era un sotto, non c’era un sopra… Solo una vaga nebbiolina fluttuante, che vorticava in strane spirali, come soffiate da un fumatore invisibile. Sikandra sobbalzò quando vide che Aurora stava camminando a testa in giù rispetto a lei
“ interessante…” borbottò, vedendo che invece Neve era inclinata ci circa quaranta gradi, ed avanzava con naturalezza, come se ubbidisse a leggi completamente diverse da quelle che governavano la gravità delle sue amiche.
Poi videro un laghetto. O almeno era quello a cui somigliava di più ciò che videro. Si trattava di una sorta di pozza, sospesa di sghimbescio nella nebbia…
Si avvicinarono camminando su piani completamente diversi, e si affacciarono sulla superficie argentea dello specchio di quella che sembrava acqua.
In verità non poteva essere acqua… era una sostanza argentata, vorticante, di consistenza mai vista, ne liquida ne gassosa. Sikandra ne sfiorò la superficie col dito. Lo ritrasse spaventata quando la strana sostanza cominciò a vorticare più rapidamente, usando il dito come centro. Le principesse si ritrassero, la sostanza girava sempre più velocemente, e si tingeva di strani colori.
Poi tutto si bloccò.
Fu come se il laghetto si fosse gelato all’improvviso. La superficie rimase immobile, congelata per qualche istante.
Poi al suo interno comparve un’immagine.
C’era una ragazza che piangeva seduta sui gradini di una scalinata. Aveva all’incirca quindici anni, portava una maglietta scura, una gonnona zingaresca ed un paio di stivali apache.
Le principesse rimasero bloccate davanti a quella immagine. Quella ragazza aveva qualcosa di estremamente famigliare…
“ I capelli…” bisbigliò Neve fissando gli occhi gonfi di lacrime della ragazzina “ Sikandra… ha i tuoi stessi capelli!”
In effetti era vero. La ragazzina aveva gli stessi indomabili riccioli rossi di Sikandra.
“ ed ha il naso di Aurora…” disse Sikandra “ lo stesso piccolo naso…” era vero. Ma non finiva lì, quella ragazza in lacrime sulla scalinata aveva la stessa identica corporatura minuta di Neve, lo stesso identico viso ovale di Eleonora e gli occhi di Antanuka.
Antanuka aveva degli occhi molto particolari, scuri ai bordi dell’iride e chiari e dorati verso la pupilla, erano l’unica parte del suo aspetto fisico ad essere guardabile, e quella ragazzina in lacrime li aveva uguali…
“ Ma chi è?” chiese la cavernicola, col cuore stretto nel petto. Veder piangere quella ragazza colpiva le principesse in modo violento. Perfino Aurora che di solito si estraniava da quel che la circondava, e non smetteva mai di sorridere, guardava nello specchio con un’espressione di sofferenza
“ piange…” disse, ed era evidente che questo la faceva sentire male.

Le cinque amiche ci misero un po’ ad allontanarsi dallo strano specchio. E la strana sensazione che le aveva colpite non le abbandonò.
Si sentivano tristi.
Camminavano tutte su piani assolutamente diversi.
E si sentivano sole.

Pochi metri dopo le principesse incontrarono un altro laghetto. Neve che ora era a centottanta gradi dalle altre toccò la superficie col dito. Tutte trattennero il fiato mentre la sostanza argentea vorticava e si inchiodava come congelata.
Nello specchio comparve un’altra immagine.
C’era sempre la stessa ragazza. Si stava infilando un paio di pantaloncini corti, verdi acido, con una complicata fantasia di disegni neri. Non era sola. Con lei c’erano altre ragazze all’incirca della sua età, sedute su una panca intente a vestirsi. La ragazza si legò le scarpe e poi si allontanò, diretta verso un bagno. Si chiuse dentro.
“ L’avete avete vista?” sibilò una ragazza bionda rimasta seduta sulla panca. Le altre ragazze soffocarono delle risatine “ quei pantaloncini mettono i brividi!” rincarò la ragazza bionda
“ e poi avete visto? “ chiese con aria da cospiratrice una seconda ragazza che indossava un paio di pantaloncini blu, molto attillati “ non si depila!”
“ già!” replicò la bionda con un sorrisetto malevolo “ sembra un cane!”
“ e poi, se fossi in lei, mi guarderei bene dal mettere i pantaloncini corti!” aggiunse la ragazza che indossava i calzoncini blu passandosi negligentemente una mano sulla coscia “ ha delle gambe orribili!”
“ sembrano dei rami!” cicalò una terza ragazza ridacchiando.
Le principesse non sapevano come mai, ma sentivano un enorme peso nel petto, come se una mano invisibile stesse stringendo i loro cuori in una morsa. Non sapevano come mai, ma erano certe che la ragazza chiusa nel bagno avesse sentito tutto, e che ne stesse soffrendo immensamente…
e per qualche strano motivo loro… soffrivano con lei…
“ è ora di andare!” disse la ragazza bionda alzandosi ed uscendo seguita dalle altre “ speriamo che la Maneri non ci faccia di nuovo giocare a basket!” L’immagine rimase ferma sulla panca vuota per quale secondo, poi la porta del bagno si aprì. La ragazza guardò la porta dalla quale erano uscite le sue compagne, come considerando di seguirle, aveva un’aria estremamente abbattuta. Fece un lungo sospiro poi si guardò le gambe.
Le principesse tornarono a sentire quel peso nel petto, quella mano che stringeva loro il cuore. Sapevano perfettamente a cosa stava pensando la ragazza… sapevano ben più di quanto si potesse capire dall’immagine che stavano guardando.
Quei pantaloncini verdi li aveva dipinti lei. Ci aveva messo una giornata intera a disegnare e ritagliare gli stencil con un motivo di draghetti. Le piacevano molto. Eppure adesso li stava odiando. E stava odiando se stessa. Perché li aveva messi? Perché non si era portata una tuta lunga che coprisse le sue gambe a forma di ramo ed i suoi orribili peli biondi?
Perché?
Le principesse videro la ragazza deglutire, mentre le lacrime le si affacciavano a quei suoi occhi così straordinariamente uguali a quelli di Antanuka … Ma la ragazza non pianse. Strinse i denti ed uscì di corsa…
Il laghetto rimase vuoto e le principesse vi si scostarono, ancora percorse dalle strane, estranee, sensazioni che avevano appena provato.

Le cinque amiche si allontanarono in silenzio, ognuna camminando su un corridoio spaziale diverso, ognuna persa nei propri pensieri, come stordita. E quando videro un terzo laghetto vi si avvicinarono come automi, tutte insieme.
Questa volta fu Antanuka a toccare la superficie del liquido, che vorticò e si pietrificò su una nuova scena.

La ragazza stava camminando per strada, affianco alla stessa ragazza bionda che c’era nell’immagine precedente
“ La Menegazzi sarà pure stronza…” diceva la ragazza “ ma l’idea di mettere in scena uno spettacolo teatrale e bella no?” La ragazza bionda non rispose. Stava guardando con attenzione un piccolo aggeggio scuro, da cui pendeva un ciondolo… un ciondolo a forma di orsetto travestito da mucca
“eh?” domandò sollevando la testa “ dicevi qualcosa?” domandò la bionda. La ragazza sospirò
“ no, nulla!” disse abbassando lo sguardo
“ manca molto a casa tua?” chiese poi la bionda “ è un’ora che camminiamo… ho male ai piedi!”
“ siamo arrivate!” rispose la ragazza indicando col dito un edificio bianco “ le altre vengono in macchina?”
“ sì… le accompagna il padre di Katia!” disse la bionda “ spero che si sbrighino altrimenti si perdono l’inizio del Grande Fratello!” la ragazza sollevò un sopraciglio
“ ma non dovremmo cominciare subito?” domandò “ per recitare bene insieme bisognerà provare un po’ di volte!” la bionda sbuffò
“ ma sì, che pizza che sei… resterà tempo!” Le due entrarono nella casa
“ Questa è camera mia!” disse la ragazza. La bionda entrò guardandosi intorno con aria piuttosto indifferente
“ che roba è questa?” domandò fermandosi davanti ad un paio di quadri appesi al muro, che ritraevano due maestosi draghi sullo sfondo di un’alba
“ li dipingo io…” disse la ragazza “ mi piacciono gli animali fantastici… i draghi in particolare…” la ragazza attese che la bionda facesse un commento, ma questa si limitò ad assumere una faccia tra il perplesso e lo schifato
“ certo che sei proprio strana tu…” disse. In quello stesso momento si sentì suonare un campanello
“ eccole finalmente!” fece la bionda senza sforzarsi di mascherare il sollievo, ed uscendo di corsa dalla stanza per aprire la porta. “ ciao raga!” disse andando ad abbracciare la prima della quattro ragazze che erano entrate. Ci fu uno scambio di baci sulle guance e di commenti sul vestiario del tipo… ma che bella maglietta… ma quanto l’hai pagata?...
“ entrate pure…” disse la ragazza
“ oh… ma non è mica che non c’hai la tele tu vero?” le domandò con apprensione una delle quattro. La ragazza sospirò
“ se volete la tv è in salotto ma…” non riuscì a terminare la frase perché le cinque compagne si stavano già dirigendo nella stanza affianco
“ sta per iniziare!” cicalò la bionda
Poco dopo le cinque erano sedute sul divano e fissavano la tv ridacchiando e scambiandosi commentini.
La ragazza prese una sedia.
Questa volta ci volle più tempo perché le principesse riuscissero ad allontanarsi da quella immagine. E lo fecero solo per convergere poco più in là su un terzo laghetto, come in trance.
C’era sempre la ragazza di prima. Era in una strana stanza, con tanti tavolini, come se fosse un bar, ma c’era una sola sedia per tavolino, ed un tavolo più grosso vicino ad una parete, a cui era appesa una grossa lastra nera. Questa volta c’era molta altra gente, tutti ragazzi sui quindici anni
“ Ma voi restate in classe?” domandò la ragazza agli altri
“ non lo so…” rispose la solita bionda titubante “ se escono tutti… esco anche io!” aveva dei vestiti molto simili a quelli che l’elfo aveva venduto alle principesse e che loro erano state costrette ad indossare
“ e voi?” domandò la ragazza rivolta agli altri
“ beh…” borbottò un ragazzo con una maglietta a righe “ se escono proprio tutti…” lasciò la frase in sospeso poi ammiccò “ certo non me ne resto da solo con la Menegazzi!!” gli altri risero, tranne la ragazza che pareva piuttosto tesa
“ bene!” disse “ allora usciamo tutti!” disse, poi aggiunse “ io comunque esco!” fra i ragazzi si sparse un mormorio “ …conviene muoverci se non vogliamo incontrare i prof!” aggiunse
“ dai, svigniamocela!” disse il ragazzo con la maglietta a righe. Ci fu un gran tramestio. I ragazzi afferrarono i loro zaini, raccolsero giacche ed infilarono la porta come una mandria di buoi. La ragazza uscì per ultima, un sorriso soddisfatto sulle labbra.
L’immagine si spostò. Seguì i ragazzi che scendevano le scale… le stesse che, nella prima pozza, avevano fatto da sfondo al pianto della ragazza. Tutti si ritrovarono all’aperto in un grosso cortile recintato e si spostarono rapidamente verso un grande cancello.
“ bene!” ora che si fa?” domandò il ragazzo con la maglietta a righe
“ il quindici arriva proprio nella piazza dove parte la manifestazione!” disse la ragazza. Ci fu un momento di silenzio, poi gli altri scoppiarono a ridere
“ tu pensi che siamo usciti da scuola per andare ad annoiarci da un’altra parte?” chiese beffardo il ragazzo con la maglia a righe. La ragazza non disse nulla, rimase immobile, un’espressione difficile da interpretare
“ andiamo alle Gru!” disse la ragazza coi capelli biondi
“ sì dai!” fecero eco un paio di altre ragazze
“ io me ne vado in sala giochi!” disse il ragazzo con la maglietta a righe, e si allontanò seguito da un paio di amici.
“ tu vai davvero a manifestare contro il TAN?” chiese la bionda in tono querulo rivolta alla ragazza.
“ TAV…” disse questa “ Treno ad Alta Velocità…” la bionda fece un gesto con la mano, come per scacciare una mosca
“ sì, sì… quella roba insomma…” poi guardò la ragazza con la stessa espressione con cui si guarda un animale strano “ non capisco proprio a te cosa te ne frega del TAV… mica lo fanno sotto casa tua!” la ragazza aprì la bocca per rispondere, ma una compagna la precedette
“ cosa vuoi Domenica… sai com’è fatta lei… è tutta matta!” la ragazza pareva molto turbata, la mascella serrata, gli occhi lucidi “ vuol sempre fare la separatista!” la bionda fece un risolino
“ dai… “ disse “ vienitene con noi al centro commerciale… così ti compri un vestito decente… che sembri sempre evasa da uno zoo ” le altre ragazze risero “ ti facciamo vedere un negozio di jeans davvero fico!”
“ e poi…” disse la stessa che aveva parlato prima “ sai che differenza fa se vai o no alla manifestazione… mica puoi cambiare il mondo da sola!” la ragazza deglutì “ se ci vai o non ci vai non glie ne frega niente a nessuno!” la ragazza aprì la bocca per parlare, ma non le diede fiato
“ ci muoviamo allora?” domandò Domenica alla combriccola, e si incamminò lungo la strada.
la ragazza rimase ferma, le guardò andare svoltare l’angolo ridacchiando. Restò sola. Sola sul marciapiede davanti alla scuola.
Sola.
Sola.
Sola.
Le principesse potevano quasi vederla tutta quella solitudine gravarle sulle spalle. La sentivano come se fosse loro. Era quella la sensazione che provano le pecore nere. Che prova chi è un po’ diverso. Che provano i brutti anatroccoli.

Quella sensazione che ti fa capire che sei anormale. Che nel mondo… in questo mondo… per te non c’è spazio. Quella sensazione che mette chiaramente in evidenza che c’è qualcosa di storto in te. Qualcosa di sbagliato. C’è qualcosa di anormale nel modo in cui ti vesti, nel modo in cui parli, nelle battute che fai… Qualcosa che se non correggerai ti condannerà ad essere abbandonato da tutti. Il mondo te lo fa capire piano per volta. Ma te lo fa capire in maniera inesorabile. Goccia a goccia. Ogni giorno una nuova lezione. Ogni giorno che passa ti insegna che così come sei… non vai bene.

Le principesse si scostarono dal laghetto con forza. Una stranissima sensazione di estraniazione le pervadeva. Era stato come finire risucchiati nella mente di un altro. Provare le sue emozioni, farsi carico di tutte le sue esperienze passate. Una corrente di sensazioni che provenivano dalla ragazza nel laghetto percorreva le loro teste riempiendole di nausea.
Neve scosse la testa, come per scacciare quelle sensazioni che le erano estranee eppure così familiari. La consapevolezza di essere emarginati da un gruppo. Quel desiderio di essere accettati che ti stringe le viscere…
“ andiamo via di qua!” disse Neve barcollando lontano dal laghetto. Le altre la seguirono, altrettanto provate
“ ma cosa sta succedendo?” domandò Eleonora tremante “ chi diavolo è quella ragazza?” le altre non risposero. Neve scosse nuovamente la testa
“ non capisco…” la frase rimase a metà, mentre l’ennesima pozza di liquido attirava irresistibilmente a se le cinque amiche. Era come una droga. Come uscire dal proprio corpo e provare sensazioni non tue… ed anche se non si trattava di sensazioni piacevoli le principesse sentivano di doverle provare… sentivano un legame fortissimo con quella ragazza che trasmetteva loro le proprie sofferenze.
Nel liquido si cristallizzò un’immagine.
Era la stessa stanza del laghetto precedente, ma la situazione era diversa. Tutti i tavolini erano occupati. Ad ognuno c’era un ragazzo od una ragazza, con l’aria tesa ed un foglio davanti. Il grande tavolo sotto la lastra nera era occupato da una donna di mezza età, dal cipiglio severo
“ bene!” disse la donna “ consegnate i cellulari e mettetevi al lavoro!”
“ ma prof!” si lamentò un ragazzo in prima fila “ ci fa consegnare i cellulari anche per il tema adesso?” la donna sbuffò
“ non si sa mai!” disse in tono definitivo la donna, e tutti i ragazzi sfilarono davanti alla cattedra lasciando i propri telefonini. “ bene… eccovi le tracce!” disse la donna passando a distribuire dei foglietti “ avete tre ore!”
Le principesse osservarono la ragazza. Stava leggendo la prima frase del foglietto
- Provate ad immaginare cosa può voler dire essere diversi, emarginati. Analizzate il concetto di xenofobia esposto dal libro di Ditrinski alla luce di quello che provereste voi nei panni del protagonista.-
Le principesse videro la ragazza fare un sorriso beffardo, un sorriso di cui potevano sentire l’amarezza sulle loro stesse labbra. La ragazza sollevò la testa e guardò la cattedra. Guardò la riga di cellulari schierati come tanti piccoli soldatini. Guardò i ciondoli che pendevano oltre il bordo del tavolo. Erano tutti pupazzetti di Whinnie the poo travestiti da qualcosa. Quello di Katia era travestito da canarino, quello di Danila da mucca, quello di Gabriele da zebra… Erano diciotto cellulari con diciotto ciondoli di Whinnie the poo…
Ma quella era una classe con diciannove alunni…
Le principesse sapevano tutto questo senza che nessuno lo avesse detto loro. Sapevano che il cellulare ed il pupazzetto mancanti erano della ragazza. Le principesse sapevano cosa stava pensando la ragazza in quel momento. Le principesse sapevano cosa c’era dietro quello strano sorriso…
- Provate ad immaginare cosa può voler dire essere diversi, emarginati… già… provate ad immaginarlo! -

Neve era completamente permeata dalle sensazioni che in quel momento attraversavano la ragazza, completamente estraniata dal proprio corpo… fu per questo che non la sentì arrivare.
Il colpo sulla testa la fece tornare in sé.
“ haia!” mugolò massaggiandosi il cranio… a colpirla era stata una sfera ripiena di nebbia vorticante, che ora fluttuava a un metro di distanza da lei. Neve si scosse, mentre le amiche osservavano la scena cercando di togliersi di dosso il torpore in cui erano scivolate
“ M…Mariacarla?” domandò Neve. La sfera si mosse convulsamente su e giù, come una testa che annuisce “ dov’è Fatima?” chiese Neve. La sfera roteò su se stessa un paio di volte, poi al suo interno comparve il volto della strega. Le principesse, finalmente lucide si avvicinarono
“ Fatima ma cosa…” cominciò Neve. Ma da dentro la sfera la strega la zittì
“ è giunto il momento che sappiate come stanno le cose!” disse “ ora vi spiegherò tutto!” Mentre una qualsiasi persona sarebbe rimasta in attento ascolto Neve sbuffò
“ mi piacerebbe sapere perché non l’hai fatto prima, cazzo!” disse arrabbiata
“ non avreste capito!” disse Fatima per nulla irritata “ prima di aver attraversato la Terra delle Nebbie non eravate pronte ad accettare la verità!” spiegò. Eleonora si fece avanti. Aveva un’aria assorta, e sembrava ancora provata da quello che aveva visto nei laghetti
“ chi è la ragazza delle immagini?” domandò alla strega nella sfera. Fatima sorrise
“ sono contenta di arrivare subito al punto!” disse “ quella ragazza è Sondra!”

Le principesse rimasero attonite
“ Sondra?” domandò incredula Sikandra “ la Sacra Creatrice? La Padrona delle Terre di Sondra?” Fatima annuì
“ lei!” disse. Le principesse non si mossero, pareva che la notizia necessitasse di parecchio tempo per essere assimilata
“ ma… è una ragazzina!” balbettò Antanuka “ come può aver creato tutto questo?” Fatima sorrise
“ lo ha fatto!” disse “ e quello che voi avete visitato non è che una minima parte delle Terre di Sondra… e tra l’altro quella più colpita dai recenti mutamenti… la parte che per così dire è meno sua…” la strega lasciò cadere nuovamente il silenzio, perché le cinque amiche rielaborassero ciò che avevano ascoltato
“ ma…” cominciò Neve, ma Fatima non la fece finire
“ statemi a sentire!” disse la strega con aria decisa “ cercherò di essere breve… tutto quello che vedete, le terre che avete attraversato, le persone e le creature che avete incontrato, io… voi stesse… sono opera di Sondra…” Fatima tornò ad interrompersi, e scrutò le principesse, come per capire se fossero pronte ad ascoltare il resto di ciò che aveva da dire
“ ma allora …” cominciò Sikandra “ se Sondra è un maga così potente… perché nei laghetti sembrava tanto in difficoltà?” Fatima sorrise
“ Sondra non è una maga potente… non è neanche una maga… è semplicemente una ragazzina di quindi anni che frequenta l’istituto tecnico!” le principesse incassarono il colpo in attonito silenzio “ tutto ciò che ci circonda... non è altro che la sua mente!” continuò la strega ” …le immagini che avete visto negli specchi sono una sorta di finestra sul suo mondo: i suoi ricordi… che vengono immagazzinati qui, nella Terra delle Nebbie… voi, che siete strettamente legate a Sondra, li percepivate in parte come vostri…”
“ ma…” tentò di nuovo Neve, e di nuovo Fatima non la fece continuare
“ in quelle immagini c’è la spiegazione a ciò che sta capitando!” disse “ la spiegazione di tutti i cambiamenti che sconvolgono Le Terre di Sondra, ed il motivo per cui le cinque Creature vi inseguono!”
“ ma…”
“ Sondra è una ragazzina molto sensibile…” spiegò Fatima “ dipinge, ama la lettura e l’arte, ha degli ideali, ha molti sogni… anche voi li avete visti nelle grandi praterie… Sondra è una ragazzina particolare… le sue terre sono più vaste ed aperte del normale, sono popolate di creature più strane… Ci sono le città invisibili degli halfling, pub gestiti da topi, ci sono draghi buoni, folletti… ci siete voi, la quintessenza della non convenzionalità… Ma Sondra ha quindici anni, è nel pieno dell’adolescenza, ed ha avuto la sfortuna di finire in una classe popolata di personaggi alquanto diversi da lei…” Fatima sospirò “ l’avete visto anche voi: è diversa da tutti i suoi compagni, non viene accettata da loro e si sente sbagliata… Sondra ha quindici anni: a quindici anni non essere accettati è come aver una lancia che ti trapassa il cuore.” Fatima si fermò, ma nessuna delle principesse parlò. Stavano ricordando quella sensazione di inadeguatezza, quell’oppressione costante nel petto, quel sentirsi fuori posto, come un animale di un’altra specie. Stavano ricordando le sensazioni provate guardando nei laghetti i ricordi di Sondra.
“ E per essere accettati la via è una sola…” continuò la strega, con voce più bassa, triste “ …uniformarsi. Cedere alle Creature, ai condizionamenti, alle Condizionamenti se vogliamo chiamarle così! “ Fatima sospirò “ per questo Sondra le ha lasciate entrare… le Condizionamenti faranno sì che venga accettata, o meglio, che la parte che resterà di lei venga accettata… Le Condizionamenti daranno a Sondra quello che desidera più di ogni altra cosa: l’accettazione del gruppo…” di nuova Fatima sospirò “ Ma il prezzo da pagare sarà alto. Il prezzo da pagare è l’appiattimento. Le Condizionamenti livelleranno, cancelleranno, annulleranno ogni diversità. Appianeranno ogni discrepanza… le Condizionamenti renderanno Sondra più simile alle sue compagne… prima con una certa sofferenza, con attrito, poi sempre più fluidamente… fino a quando la Sondra che conosciamo non sarà spenta per sempre” Neve non resistette più
“ ma quelle ragazzine sono delle deficienti!” ringhiò “ sono matte!” Fatima rise
“ sì, lo sono!” Neve scosse la testa
“ e vogliono che anche Sondra diventi matta anche lei!” sbottò fuori di se per la rabbia. La strega tornò a ridere
“ Sondra è già matta!” disse “ in quanto a pazzia guardare il Grande Fratello e disegnare draghi su ogni superficie piana si equivalgono! ma non è questo il punto, non è per questo che non viene accettata.” Fatima fissò per qualche secondo le facce stravolte delle principesse, poi riprese “ Sondra non viene accettata non perché è pazza, dal momento che ogni uomo lo è… Non viene accettata perché è pazza in maniera originale. Sondra è pazza in maniera propria, personale, in maniera diversa da tutti gli altri. Capite la differenza? I suoi compagni sono pazzi tutti nello stesso modo, nel modo dettato dalla televisione, dal cinema, dalle convenzioni, in quel modo rassicurante, canonizzato, che li fa sentire normali…” Fatima riprese fiato
“ ma quindi Le Terre di Sondra sono ormai perdute?” chiese Eleonora in un lamento “ le statue delle dee abbattute, i villaggi sotto il Grande Occhio, la Trivella ad Alta Voracità… “
“ No!” disse Fatima “ non ancora! Certo ci sono stati dei cambiamenti nelle Terre di Sondra, ma lei non ha ancora gettato le armi, non ha annullato la sua capacità di critica, non si è sottomessa! Ogni cambiamento, per quanto brutto è ancora permeato dalla fantasia e dall’estrema originalità di Sondra e poi…“ Fatima fece una pausa di grande suspance “ e poi ci siete voi! Voi avete affrontato tutti i cambiamenti, avete attraversato il villaggio del Grande Fratello, combattuto gli orsi travestiti, avete superato il fosso della Trivella ad Alta Voracità… Voi siete il suo spirito più profondo e combattivo, fin che ci sarete voi vaste zone delle Terre di Sondra resteranno immutate, incontaminate, e tutti i cambiamenti saranno comunque in qualche modo affrontati, o quanto meno analizzati con criticità!” Fatima rimase in silenzio qualche momento, poi riprese, con un tono più basso “ è per questo che le Condizionamenti vogliono le vostre teste!” disse “ sconfitte voi, Sondra cadrà, cederà completamente. Col tempo spariranno tutte le disuguaglianze. Tutto sarà uguale a come gli altri si aspettano che sia, privo di sorprese… e Sondra avrà una mente globalizzata, priva di biodiversità, un cervello Mc Donald, uguale a mille altri! Nelle sue terre non ci saranno più draghi buoni, non ci saranno più pub gestiti da topi, non ci saranno più re che si chiamano Ugo di soprannome, non ci saranno più badanti capaci di usare la magia… ogni irregolarità, ogni originalità verrà appianata: i sognotti si estingueranno, le streghe perderanno potere o diventeranno cattive, e le principesse sposeranno calciatori e parteciperanno a selezioni per diventare Veline!”
“ ma perché?” domandò Sikandra “ perché succede tutto questo?” Fatima abbassò gli occhi
“ perché Sondra… o almeno una parte di lei, vuole così!” disse in tono grave “ perché solo così sarà accettata…”
“ Ma lei potrebbe impedire tutto questo?” domandò Neve accorata. Fatima sospirò
“ pagherebbe un prezzo molto alto: perderebbe l’accettazione delle sue compagne!” disse Fatima, e Neve emise un ringhio
“ bella perdita: l’amicizia di un branco di troie!” Fatima sorrise, il sorriso di una madre verso la figlia
“ non si tratta nemmeno di amicizia… ma solo di accettazione, di un antidoto alla solitudine, che per un adolescente è più importante dell’aria!” Neve sbuffò, sdegnata
“ non pensare che sia facile per lei!” ammonì Fatima “ voi siete la sua anima più profonda… ferendo voi, ferisce se stessa!”
“ ma… ma c’è un modo…? ” balbettò Eleonora
“ c’è qualcosa che possiamo fare?” rincarò Antanuka
“ tutto dipende da Sondra!” disse Fatima “ per ora mi ha permesso di sviare le Condizionamenti, di non farle arrivare fino a voi, ma ora sta per cedere…”
“ stai dicendo che siamo spacciate?” ringhiò Neve arrabbiatissima “ che non c’è nulla che possiamo fare?”
“ potete resistere, potete confidare in Sondra e… ” disse Fatima, ed un brillio le attraversò gli occhi “… e sperare che il mio asso nella manica non fallisca!” le principesse guardarono Fatima con aria interrogativa
“ asso nella manica?”
“ sì!” disse Fatima “ lo sto preparando dal giorno in cui ho lasciato Lacsmy , ma non posso svelarvi di cosa si tratta: la sorpresa è la chiave di tutto!” Neve sbuffò
“ e ti pareva!” mormorò fra i denti
“ fate tesoro di quanto vi ho detto…” disse Fatima “ vi servirà!” detto questo Mariacarla schizzò via rapidissima. Le principesse rimasero in silenzio, gli occhi persi nel vuoto, nel punto in cui era sparita la sfera.
“ quindi…” cominciò Sikandra titubante “ se ho ben capito noi siamo… emanazioni della mente di una quindicenne…”
“ già…” borbottò Antanuka
“ mmh mmh!” confermò Aurora
“ così pare…” fece Eleonora. Neve sbuffò
“ bella situazione del cazzo!” disse.

Non sapendo cosa fare le principesse si rimisero in cammino. Neve era inferocita, assolutamente intrattabile. Avanzava in mezzo al nulla a passo di guerra. Sikandra, Antanuka ed Eleonora la seguivano, immerse nei loro pensieri. Ed Aurora sembrava più spaesata del solito.
D’un tratto, all’improvviso comparve un’immensa costruzione. Era integralmente fatta di marmo candido. Una costrizione poderosa ma al contempo leggera, per via di numerosi archi e sottili guglie. Posava su un basamento, anch’esso di marmo, e, non appena le principesse vi misero piede, le leggi della fisica parvero ricostituirsi d’improvviso. Tutte tornarono a posare i piedi sullo stesso piano.
L’immenso palazzo non aveva pareti, ma solo archi aperti, che originavano un vastissimo, arioso chiostro, con al centro una piccola, elaborata edicola a base circolare, anch’essa di marmo bianco.
Neve marciò verso l’edicola e si sedette sui gradini alla sua base.
“ Che hai intenzione di fare?” le chiese Sikandra cercando di non irritarla. Neve sbuffò
“ aspetto!” disse “ aspetto che quelle cazzo di Condizionamenti arrivino!” Neve alzò lo sguardo, aveva gli occhi fiammeggianti “ e poi gli faccio un culo così!” aggiunse. Sikandra sospirò
“ credo anch’io che sia inutile scappare!” disse Eleonora “ prima o poi ci troveranno… tanto vale affrontarle subito!”
“ ben detto!” disse Neve sfoderando il coltello e la balestra e disponendoseli al fianco “ io sono pronta!” Antanuka non disse nulla, ed Aurora sollevò lo sguardo sui soffitti altissimi
“ c’è tanto marmo!” osservò
“ siete con me?” domandò Neve alzandosi in piedi e porgendo il braccio in avanti
“ sì!” disse Eleonora mettendo prontamente il braccio su quello dell’amica. Sikandra fece un sorriso ed allungò il braccio
“ certo non voglio perdermi una battaglia del genere!” disse
“ io non vi lascio!” disse Antanuka porgendo la sua mano grande come un prosciutto. Le principesse girarono gli occhi a guardare Aurora, che aveva il suo solito sguardo svanito, ma che comunque allungò il braccio
“ come si gioca?” domandò, le altre sorrisero.
“ All’avventura, ai cavalieri neri, alla cocaina, alla morte della carineria, alla diversità!” disse Neve
“ Alla curiosità, alla sperimentazione, ai cibi esotici, alla fine della noia, alla diversità!” disse Sikandra
“ Alla forza, alle ossa grosse, ai culi grassi, alla morte delle cure dimagranti, alla diversità!” fece Antanuka
“ All’amicizia, alla cucina creativa, al divorzio, alla fine del maschilismo, alla diversità!” disse Eleonora, poi gli occhi di tutte si puntarono su Aurora, che ricambiò gli sguardi con aria di pacata sorpresa
“ Alla svampitudine!” disse Neve
“ Alla bontà ad oltranza!” aggiunse Antanuka
“ Al Principio Azzurro!” fece Eleonora
“ Alla fine di ogni odio e rancore… ” aggiunse Sikandra. Aurora sorrise
“ ehi… ho capito come si gioca!” disse “ …alla diversità?!” aggiunse poi in tono interrogativo
“ ALLA DIVERSITA’!!” urlarono le altre, ritirando le braccia e portandosele al cuore in un sol gesto.

Le cinque amiche restarono quindi in attesa. Le armi disposte, pronte ad essere utilizzate, i cuori rivolti alla battaglia.

giovedì 13 settembre 2007

Battaglia per le terre di Sondra-Non mi fermerete!!!!!

Le cinque amiche ripresero il viaggio. Sikandra ed Eleonora continuavano a leggere la trilogia in sella, la prima il primo libro e la seconda il secondo: le due torri
“ sembra davvero un malvagio con la M maiuscola questo Sauron!” disse Sikandra.
Il viaggio proseguì, punteggiato di letture ad alta voce di brani tratti dai due libri, che descrivevano gli scempi e le malvagità perpetrate da Sauron. Ben presto l’unica a restare immune alla preoccupazione restò Aurora, che canticchiava beata poesiole sulla neve e sugli uccellini. Le altre, man mano che avanzavano si sentivano via via sempre più atterrite, e scrutavano l’orizzonte in attesa di cogliere la torre dalla quale si ergeva l’occhio misterioso.
Lo avvistarono verso il pomeriggio, quando stavano attraversando l’ennesimo villaggio abbandonato. Per il momento non si vedeva che una sottile torre scura, stagliata contro un cielo grigiognolo, dall’umore incerto.
Ben presto la torre cominciò ad allargarsi, e ad assumere contorni ben definiti. Le principesse sfoderarono i cannocchiali.
Sulla cima della torre, sorretto tra due spuntoni se ne stava l’Occhio.
Era un gigantesco occhio dall’iride rosiccia, dai riflessi metallici, che ruotava continuamente in tutte le direzioni, fino a far venire il mal di mare.
“ forse…” borbottò Antanuka “ Eleonora non ha tutti i torti!” Neve si voltò a guardare la cavernicola con aria arrabbiata
“ non vorrai tornare indietro pure tu!?” chiese. Antanuka deglutì, punta sul vivo
“ ehm… no… no figurati…” disse madida di sudore, ripensando a quello che Sikandra ed Eleonora avevano letto a proposito di quel dannato Sauron
“ bene, allora perché ci siamo fermate?” domandò Neve spronando vigorosamente il suo cavallo nero.

I tre libri di Eleonora erano chiari. Intorno a Sauron non c’era vita. Tutto era distrutto ed abbandonato. Solo l’Esercito del Male metteva piede sotto lo sguardo di quel malefico occhio.
Ormai le cinque amiche erano vicine. Pochi passi e sarebbero entrate nel campo visivo del misterioso occhio. Cosa sarebbe accaduto quando l’Occhio le avrebbe viste? Avrebbero avuto addosso l’Esercito del Male? Sarebbero state massacrate tutte? Spazzate via dalla crudeltà di Sauron?
Varcarono quel confine invisibile trattenendo il fiato.
Per qualche istante l’Occhio rimase immobile, e così le principesse. Poi lo strano essere voltò la sua pupilla metallica contro di loro. Furono attimi di estrema tensione. Le principesse a stento respiravano, come unica consolazione c’era il fatto che Aurora fosse ancora sveglia.
Passò qualche secondo in cui non accadde nulla, l’Occhio le fissava immobile, gelido. Poi le principesse si mossero, e l’Occhio le seguì, muovendosi appena, accompagnandole in ogni minimo movimento. Era inquietante, assolutamente inquietante, ma Aurora era sveglia e non succedeva niente. Le principesse si fecero coraggio e cominciarono ad avanzare. L’Occhio continuò a seguire i loro movimenti, e le cinque amiche se ne stavano in sella rigide e compassate, con le mani posate sulle armi.
Successe all’improvviso.
Un urlo.
L’Occhio si spostò di scatto.
Le principesse estrassero le armi, pronte ad usarle per difendere la loro stessa vita. Ma non pareva ce ne fosse bisogno. Ad urlare era stata una ragazza, che ora gesticolava come un’indemoniata
“ Perché te la sei scopata?!” urlava rivolta ad un giovanotto con indosso una maglietta traforata “ che bisogno avevi di scoparti quell’oca!?” continuava la ragazza mentre il ragazzo cercava di avvicinarsi per calmarla
“ ma è stata lei che mi provocava…” disse il ragazzo “ però io amo te, lo sai! Amo solo te!”
Le principesse, le mani ancora strette sulle armi, rimasero attonite a guardare la grottesca scenetta. Ed anche l’enorme Occhio seguiva il movimento dei due giovani
“ ehi puttanella!!” si intromise arrivando trafelata una seconda ragazza “ tu lui lo lasci stare capito!” disse avvicinandosi alla prima ragazza fino quasi a toccarle il naso
“ oh! Cala lo sguardo troia! Lui è mio!” disse questa allontanando la rivale con una spinta. L’altra le si avventò contro

“ ehi tu a me non mi spingi capito!?” disse restituendo lo spintone. In breve la cosa degenerò in quella che sembrava una zuffa fra galline per decidere chi doveva beccare per prima il granturco. Volarono schiaffi, unghiate, e sputi.
Le cinque principesse erano semplicemente allibite, ed effettivamente, considerando il fatto che si aspettavano l’attacco di un esercito di orchi assetati di sangue, era piuttosto comprensibile.
Quando si ripresero e riuscirono ad allontanarsi, le due contendenti erano attaccate per i capelli ed urlavano come maiali scannati, mentre il giovinotto in maglietta traforata faceva blandi tentativi di separarle.
“ Ma da dove spuntavano fuori quei tre?” domandò Eleonora ancora attonita “ non doveva essere tutto disab…” non finì la frase, perché voltato l’angolo fu palese che le terre sovrastate dall’Occhio gigante erano tutto tranne che disabitate.
C’era gente ovunque. Tutti di giovane età e tutti umani, di ambo i sessi. Ma la cosa strana era che nessuno pareva comportarsi in maniera normale.

Un ragazzo ed una ragazza facevano sesso in un angolo, in piena vista ed in una maniera che denotava una certa qual snodabilità di entrambi. Un gruppetto faceva il bagno in una piscina, ed i più tenevano i costumi da bagno in mano, e li agitavano. Una ragazza stava cuocendo della carne alla brace in mutande e maglietta, e non mancavano liti come quella delle due ragazze di prima… Insomma tutti attiravano in qualche modo idiota l’attenzione.
Neve alzò lo sguardo verso l’Occhio. Questo si muoveva da una scena all’altra, prediligendo chi si comportava in maniera più cretina.
“ tutta questa storia non mi piace…” borbottò Antanuka “ sembrano pazzi!”
“ ehi dolcezza!” disse una voce “ sembri una tipa interessante… ti va di farci un’orgetta?” a parlare era stato un ragazzo a torso nudo, che indossava un paio di jeans cascanti, con in vista una vasta pezzatura di mutanda, ed era rivolto ad Aurora
“ che cos’è un’orgetta?” chiese questa candidamente, ma il giovane non ebbe tempo di rispondere
“ porta il tuo culo e la tua mutanda fuori dalla mia vista!” ringhiò Neve che gli stava puntando contro la balestra e sembrava piuttosto arrabbiata “ hai cinque secondi di tempo!” il ragazzo sollevò le mani
“ yo, yo… calmati pupa!” disse con tono strascicato “ a me piacciono le ragazze che si arrabbiano facilmente!” il ragazzo stava per aggiungere qualcos’altro, che probabilmente, conoscendo Neve, gli sarebbe costato la vita, ma Sikandra lo prevenne, frapponendosi tra lui e Lolly
“ senti… ti do, un consiglio da amica…” disse “ l’ultimo che ha chiamato Neve pupa ora guarda l’erba dalla parte delle radici, quindi io fossi in te me ne andrei!” ma il ragazzo non parve turbato, anzi, si portò le mani alla bocca ed urlò
“ ehi, gente, venite a vedere! Sono arrivate delle tipe nuove!” ben presto le cinque amiche furono circondate di ragazzi ghignanti. Sikandra si voltò verso Neve, che sembrava prossima a perdere il controllo e a fare una strage
“ calmati!” disse “ non vogliono farci male!” Neve ringhiò
“ sappi che la cosa non è reciproca!” Antanuka dovette issare Aurora di peso sul proprio cavallo perché un paio di ragazzi stavano cercando di farla smontare dal suo
“ propongo di andarcene!” disse Eleonora spronando il cavallo, mentre Sikandra lottava con Neve per strapparle di mano la balestra “ l’Occhio è fisso su di noi e non mi piace affatto!” Antanuka sollevò lo sguardo e vide l’iride rossa di quel gigantesco occhio puntata dritta su di loro. Anche i ragazzi parevano averlo notato, e questo, per qualche motivo, sembrava incitarli. Uno di loro provò a montare sul cavallino di Aurora, ma si trovò il carro armato degli anfibi di Neve tatuato in faccia
“ dai!” supplicò Neve “ ridammi la balestra! Giuro che non ne ammazzo nessuno!” ma Sikandra si guardò bene dall’assecondarla e spronò il suo cavallo.
“ andiamocene di qua!” disse.
I ragazzi ostacolavano i cavalli, e più di uno rischiò di rimanere spiaccicato sotto gli zoccoli grossi come ruote del destriero di Antanuka. Ma alla fine le principesse riuscirono a lanciarsi al galoppo. Per prima Antanuka, con Aurora, poi Eleonora che teneva le redini del cavallino malva. In fine Sikandra e Neve, quest’ultima col cavallo quasi imbizzarrito dalle staffilate che gli rifilava Sikandra, per costringere l’amica ad allontanarsi.
I ragazzi provarono un inseguimento, ma fu tutto inutile, ben presto le principesse furono fuori dal villaggio e dalla portata dell’Occhio.

“ Ora mi ridai la balestra?” domandò Neve ancora abbastanza irritata. Sikandra gliela lanciò e lei la prese al volo. “ Non capisco perché non hai voluto che mi divertissi un po’?” disse con una punta di risentimento, reinfilando l’arma nella sua custodia di cuoio
“ non mi sembrava il caso di piantar su troppo casino!” disse Sikandra secca “ Eleonora ha notato che l’Occhio ci stava seguendo!” Neve sbuffò
“ sembrava piuttosto innocuo…” replicò la principessa, ma lei stessa non ne era del tutto convinta
“ questo non possiamo saperlo!” le rispose Sikandra con durezza
“ sono contenta di essere venuta via!” si intromise Eleonora calore “ …non si può dire che quel coso non fosse inquietante!” Neve tacque, non poteva negare di pensarlo anche lei. La principessa si voltò, e fra la polvere sollevata dai loro cavalli intravide l’Occhio. Che cos’era veramente? Qual’era la sua funzione? Poteva in qualche modo rappresentare un pericolo?
Le principesse rallentarono ed i cavalli si misero al passo. Davanti a loro c’era l’ennesimo villaggio.
Fu con uno strano sollievo che le principesse lo trovarono deserto.
“ Bene!” disse Antanuka “ se non ci imbattiamo in qualche altro guaio dovremmo essere fuori dalle Tornelle per domani…” Eleonora alzò la testa con aria preoccupata
“ non possiamo farcela prima di notte?” domandò. Antanuka scosse la testa, aiutando Aurora a tornare sulla sua cavalcatura
“ no…” disse “ a meno di non sfinire i cavalli dovremo accamparci…” Eleonora non disse nulla ma era evidente che avrebbe preferito essere lontana da quel posto prima di sera.

Le principesse avanzavano ancora un po’, lasciandosi alle spalle qualche altro villaggio deserto.
Verso le cinque iniziò a soffiare il vento. Era un vento maligno, che sollevava la sabbia e la polvere in mulinelli ed accecava le cinque amiche. Per le sette le principesse erano sfinite e con i nervi a fior di pelle
“ Fermiamoci al prossimo villaggio!” disse Sikandra cercando di schermarsi gli occhi con la mano
“ sono d’accordo!” disse Neve, ed Antanuka fece un cenno affermativo. Solo Eleonora pareva dubbiosa
“ non potremmo fermaci qui?” domandò.
“ qui non c’è riparo dal vento…” spiegò Neve, che era troppo stanca per capire che l’amica preferiva il vento al passare una notte in uno dei villaggi abbandonati. Eleonora annuì e si fece coraggio: si vergognava troppo per insistere.
Quando incontrarono il primo villaggio ormai stava calando la notte. Entrare nelle stradine deserte fu un sollievo, perché il vento era molto meno intenso. Ma durò poco.
Le principesse si accamparono tra due case che facevano angolo. A nessuna delle cinque passò neanche per la testa di entrare in una delle abitazioni abbandonate. Accesero un fuoco, ma l’atmosfera lugubre di quel posto era come una presenza tangibile, e non si attenuò.
Mangiarono in silenzio, con gli ululati del vento ed i rutti di Antanuka come unico sottofondo, poi decisero di mettersi a dormire.

Eleonora aprì gli occhi e si rigirò. Era notte fonda. Il vento era sparito, e nel cielo sgombro brillava una sottile falce di luna. La principessa rimase qualche momento assorta, ad osservarla. Poi, proprio quando aveva deciso di rimettersi a dormire, sentì un rumore.
Tese le orecchie improvvisamente preoccupata. Il rumore si ripeté… sembravano delle voci… Eleonora si guardò intorno. La strada davanti a loro era sgombra. Si mise in piedi trattenendo il fiato. Le voci continuavano. Si sentivano appena, ma non come se fossero bisbigli, più come se fossero voci normali attutite…
“ Neve…” sussurrò Eleonora sfiorando l’amica con la punta del piede “ svegliati…” Neve scattò in piedi brandendo il coltello
“ ah…” borbottò rinfoderando l’arma “ sei tu…”
“ ci sono delle voci!” spiegò Eleonora in un bisbiglio. Neve tese le orecchie
“ non capisco da dove vengano…” sibilò la principessa Lolly attonita
“ chi può essere?” chiese Eleonora preoccupata
“ sarà il caso di scoprirlo!” le rispose Neve accucciandosi per svegliare Antanuka, mentre Eleonora faceva altrettanto con Sikandra ed Aurora
“ mmh… che vuoi!?” domandò la cavernicola uscendo malvolentieri dal sonno
“ ci sono delle voci…” spiegò rapidamente Neve. Aurora si stropicciò gli occhi, e tutte furono estremamente contente nel costatare che era sveglia.
“ io vado a vedere!” disse Neve
“ vengo con te!” si affettò a proporsi Sikandra
“ Aurora è sveglia…” disse Antanuka “ vuol dire che non c’è pericolo… io dico di andare tutte!” le altre annuirono.

Le cinque principesse tentarono di capire da dove venisse il rumore. Era lieve, e sembrava non avere una provenienza precisa, come se fosse prodotto da più punti diversi
“ viene da dentro le case…” bisbigliò Sikandra con l’orecchio poggiato contro un muro, poi fece cenno verso la porta dell’abitazione abbandonata e le altre la seguirono con passo felpato.
La porta di legno era rotta, e penzolava dai cardini in malo modo. Non’appena le principesse l’ebbero raggiunta il rumore parve intensificarsi.
Sikandra spinse la porta il più delicatamente possibile, ma questa produsse un cigolio agghiacciante. Le principesse rimasero immobili, per vedere se qualcuno le avesse sentite, ma i rumori non parvero cambiare.
Le cinque si fecero coraggio e misero piede nella casa. La stanza era buia, ma da una porta posta su uno dei lati proveniva una luce soffusa, simile a quella che emanavano gli schermi nella casa di Melvin. Solo che questa luce tremolava, a tratti diventava più intensa, a tratti pareva spegnersi. Le principesse si diressero verso la porta nel massimo silenzio, i respiri mozzati… le voci provenivano da lì, come la luce. Ora si sentivano distintamente…
“ dov’è finito Zamarrone?” chiedeva una voce femminile
“ non saprei… sarà infrattato con Jennyfer…” rispondeva una seconda voce
“ io quella puttanella la ammazzo!!”
Sikandra fu la prima a raggiungere la porta.
Dentro la seconda stanza c’erano tre persone.
Una donna, un uomo ed un ragazzino.
Tutti e tre erano seduti in terra, e fissavano immobili un’enorme sfera davanti a loro.
Era la sfera l’origine della luce e delle voci. Al suo interno si muovevano delle persone, e come sfondo c’era la vista notturna di un villaggio. Le principesse lo riconobbero immediatamente: era il villaggio che si trovava ai piedi del Grande Occhio.
L’intrusione delle cinque principesse non parve disturbare i tre personaggi, che rimasero immobili a fissare la sfera luminosa.
“ Ehm… salve…” borbottò Sikandra “ scusate il disturbo…” il ragazzino si voltò a guardarle, aveva un visetto smunto e magrissimo con due occhi enormi, arrossati. Le osservò per qualche secondo poi tornò a fissare la sfera.
Gli altri due non si mossero.
“ Sik…” bisbigliò Eleonora bianca come un cencio “ andiamo via…” ma Sikandra non le diede retta
“ voglio capire che cavolo sta succedendo qui!” disse, poi si voltò verso la famiglia seduta davanti alla sfera e si avvicinò “ ehm… potreste spiegarmi cosa…”
“ shhht!” la zittì la donna voltando il viso tirato verso di lei come una vipera “ Lola sta per beccare Jennyfer e Zamarrone insieme!” Sikandra si scosse
“ come? ” chiese. Il bambino si voltò nuovamente verso di lei, aveva un dito sulla bocca, e stava anche lui per soffiare come un serpente, ma si bloccò. Per qualche secondo rimase immobile, pallido alla luce verdognola della sfera, col magro dito indice sulle labbra sottili. Poi la bocca gli si spalancò in un lungo oohhh di meraviglia
“ mamma! Papà! “ strillò “ sono le cinque tipe che abbiamo visto oggi nella sfera!” l’uomo e la donna si voltarono, e sui loro volti emaciati e smunti si dipinse un’espressione di meraviglia. La donna scattò in piedi
“ non ci posso credere!” disse, mentre il marito ed il figlio si alzavano “ sono proprio loro!” le principesse rimasero immobili, piuttosto preoccupate
“ guarda papà!” disse il ragazzino saltellando verso Neve “ lei è quella che ha tirato un calcio in faccia a Policromo!” Neve fece un sorriso tirato, assolutamente a disagio
“ entrate, prego entrate!!!” disse la donna facendo febbrilmente cenno di accomodarsi nella stanza
“ vi possiamo offrire qualcosa?” domandò sollecito il marito. Sikandra guardò le amiche che parevano pietrificate sulla porta, poi si sedette
“ potreste spiegarmi cos’è questa sfera?” domandò, mentre le altre vedendola seduta si decisero ad entrare nella stanza
“ questa?” domandò il padre sedendosi anche lui con evidente eccitazione “ è la Vision Sfera… quarantatre pollici!” spiegò l’uomo agitando le braccia sottili contro cui sbatacchiavano le maniche troppo larghe di una camicia lisa. Sikandra lo fissò senza capire
“ e a cosa serve?” chiese
“ il Grande Occhio proietta nelle sfere dei villaggi delle Tornelle tutto quello che accade nel paese alle sue pendici!” disse l’uomo “ oggi vi abbiamo viste che passavate!” aggiunse tutto eccitato
“ siete state una forza!” disse il bambino che era così eccitato da non riuscire a star fermo, e con i suoi occhi smisurati sembrava completamente spiritato. Sikandra non sembrava soddisfatta, le era sfuggito qualcosa
“ proietta quello che succede nelle sfere dei paesi delle Tornelle?” domandò “ questo vuol dire che i paesi della cintura intorno all’Occhio non sono disabitati?” l’uomo scosse la testa
“ no… ma gli abitanti stanno per lo più in casa a guardare le sfere…” spiegò. Le cinque principesse erano allibite
“ stanno in casa a vedere nelle sfere quello che fa la gente sotto l’Occhio?” domandò Sikandra incredula
“ esatto!” fece l’uomo. Le principesse si scambiarono uno sguardo basito. Eleonora era pallidissima, forse pensava che quel genere di follia potesse essere contagiosa. Sikandra non aveva più parole
“ c… capisco…” borbottò
“ ehm…” fece la donna a disagio “ mi chiedevo… se…” giocherellò con dei fogli che stringeva fra le mani così magre da sembrare artigli “ se potevate farci un autografo…” Sikandra la guardò come si guarda qualcuno che ti si è appena presentato come Napoleone Bonaparte
“ m… ma certo…” balbettò prendendo il foglio
“ può mettere ad Adamanda Fillis?” chiese la donna arrossendo. Sikandra firmò la dedica e passò rapidamente il foglio alle compagne, che la imitarono in tutta fretta.

Le principesse riuscirono ad uscire da quella casa maledetta solo all’alba. I loro ospiti continuavano a trattenerle, a chiedere autografi, ad offrire da bere, a fare domande. Non appena furono all’aria aperta montarono in sella e si lanciarono al galoppo fuori dal paese.
Si misero al passo solo quando furono ben sicure di aver messo abbastanza spazio tra loro ed il villaggio.
L’avanzare era lento, le principesse erano stanche per la notte insonne, ma l’umore andava risollevandosi. Il paesaggio stava cambiando. Il terreno diventava via via più scuro, umido e fertile. Ben presto i cavalli si trovarono ad affondare gli zoccoli in un folto manto erboso.
I villaggi delle Tornelle erano terminati: a perdita d’occhio
non si vedeva altro che erba, alta, accarezzata dal vento e punteggiata di fiori gialli e di soffioni che disperdevano nell’aria i loro semi.

“ Siamo nei Verdi Pascoli… oltre queste colline comincia la Terra delle Nebbie!” ricordò Neve alle altre, scrutando lontano.
Avanzare immerse in quel verde paesaggio riempiva di pace le principesse, che erano tutte ben felici di essersi lasciate le Tornelle alle spalle. Verso mezzogiorno si accamparono, mangiarono e si concessero un sonnellino ristoratore, sdraiate in mezzo all’erba.
Antanuka si svegliò di soprassalto ed ebbe un sussulto. A svegliarla era stato una specie di minuscolo rinocerontino color verde acqua, dotato di un buffissimo paio di ali da libellula. L’esserino era grosso poco più di un cucciolo di cane, e volava ronzando rumorosamente, come un gigantesco moscone. Mentre Antanuka lo guardava l’animale prese la rincorsa, poi le si buttò contro la pancia, rimbalzando via. Antanuka rise, l’animaletto parve studiarla, poi si diresse verso Neve e la colpì col suo piccolo, tozzo corno
“ ehi ma cazzo…” bofonchiò la principessa svegliandosi “ ma… che carino…”
Ben presto tutte le principesse furono sveglie. Il rinocerontino alato non era solo, comparve subito un minuscolo ippopotamino con ali da farfalla, immediatamente seguito da una piccola mandria di mucchine pezzate di rosa anch’esse alate. Gli esserini erano vivaci e piuttosto curiosi, si infilavano nelle bisacce, volavano attorno ai cavalli, ed il piccolo rinoceronte provò persino a colpire il destriero di Antanuka, che per lui doveva essere più grosso di una montagna.
Fu a malincuore che le principesse rimontarono in sella, interrompendo i giochi delle piccole creature.
Lungo il cammino trovarono molti di questi esserini, intenti a bottinaie di fiore in fiore o ad inseguirsi, ed il piccolo rinoceronte le seguì per un certo pezzo, continuando a colpire Antanuka, con estrema cocciutaggine.
A metà pomeriggio scorsero un uomo. Se ne stava solo in mezzo al prato, con un filo d’erba in bocca, ed un lungo bastone ricurvo in mano. Quando le vide sollevò la mano in segno di saluto
“ Salve!”
“ salve!” risposero le principesse avvicinandosi “ dista molto la Terra delle Nebbie?” domandò Neve. L’uomo si sfilò l’erba dalla bocca
“ quattro o cinque giorni di viaggio…” disse. Era un uomo anziano, con una bella barba bianca e l’aria serena. Indossava un vecchio vestito da pastore e portava una bisaccia. “ lei dov’è diretto?” gli chiese Sikandra. L’uomo sollevò le spalle
“ io vivo qui!” disse indicando una piccolissima abitazione all’orizzonte “ sono un pastore di sognotti!”
“ sognotti?” chiese Sikandra “ sono gli animaletti con le ali che abbiamo incontrato?”
“ esatto!” disse il vecchio con un sorriso “ bestiole interessanti non’è vero?” Sikandra annuì
“ e perché li alleva?” domandò. Il vecchio fece un secondo sorriso
“ è il mio lavoro “ disse “ io li accudisco, li curo se si ammalano, li faccio crescere…” Sikandra dovette fare una faccia strana, perché il vecchio aggiunse “ i sognotti sono una parte importantissima nell’ecosistema delle Terre di Sondra, senza di loro le terre inaridirebbero, si seccherebbero e diventerebbero sterili, il mondo perderebbe i suoi colori e resterebbe freddo e spento… è proprio a causa della loro importanza che vengono allevati proprio qui, vicino alla Terra delle Nebbie, che è il cuore delle Terre di Sondra, il centro di tutto!” Le principesse ascoltarono le parole del vecchio pastore… loro erano dirette proprio lì, nel centro di tutto. Lì avrebbero scoperto la verità su tutti gli strani fenomeni che stavano sconvolgendo il paese!

La marcia continuò. A sera si accamparono e ripresero il cammino il giorno seguente. Incontrarono molti altri sognotti, e qualche altro pastore solitario, sempre felice di dar loro indicazioni ed ospitalità.
La pace di quei luoghi fece dimenticare alle principesse di essere inseguite. I poliziottoli, la trollizzia, le strane Creature che davano loro la caccia sembravano lontani ed inoffensivi.
Le cinque amiche non sospettavano minimamente della trappola che stava per chiudersi loro addosso.

Durante il terzo giorno di marcia le principesse cominciarono a notare un grande flusso di sognotti che si muoveva in direzione opposta alla loro. Fino a quel momento non avevano notato nei loro movimenti una qualche premeditazione. Sembrava più che gli esserini si muovessero a casaccio. Ora invece si stavano spostando in massa e pareva che avessero una direzione ben precisa in mente. Quando videro uno dei pastori le cinque amiche chiesero subito spiegazioni.
“ Stiamo migrando…” spiegò il pastore, che era in marcia pure lui “ ci allontaniamo dalla Trivella…” le principesse si guardarono l’un l’altra
“ che trivella?” chiese Sikandra
“ la Trivella ad Alta Voracità…” spiegò l’uomo con un fondo di tristezza nella voce “ le fonti ufficiali dicono che è un mezzo di trasporto per mettere in comunicazione i due lati delle Terre di Sondra… ma in verità si dice che sia un macchinario per estrarre l’oro dal terreno…” continuò, e pareva che ogni parola gli costasse una fatica immensa “ pare che il sottosuolo di questi pascoli ne sia ricco… ora stanno scavando un lungo canale in cui verrà messa la trivella, che facendo su e giù succhierà l’oro… i sognotti sono creature molto sensibili, hanno bisogno di pace e tranquillità, così ci spostiamo…” le principesse guardarono il pastore, era una cosa terribile! “ voi dove siete dirette?” domandò l’uomo
“ alla Terra delle Nebbie!” spiegò Neve, il pastore fece un sospiro
“ non sarà facile!” disse “ ormai gran parte del canale è già stato ultimato, oltrepassarlo sarà un problema… i Verdi Pascoli sono divisi in due!”

La notizia data loro dal pastore anticipò di poco lo scenario che si parò davanti alle cinque amiche.
I pascoli, così verdi e fertili, si interrompevano di botto, sostituiti da un terreno fangoso, costellato di grosse montagne di terra.
Un cantiere.
Un gigantesco, immenso cantiere, che si affacciava sul canale appena completato. Le principesse avanzarono fra piccole carriole e minuscoli attrezzi da scavo, che stavano ad indicare che con tutta probabilità il canale era opera dei nani. Gli zoccoli dei cavalli affondavano nel terreno limaccioso.
Dopo circa cinquecento metri cominciava l’abisso. Il canale era molto largo, e così profondo che non se ne vedeva il fondo. Dalle sue viscere risaliva un’aria gelida dall’odore di muffa.
“ ma i nani che l’hanno costruito come facevano a passare?” chiese Antanuka
“ penso che usassero questi condotti…” rispose Neve che era smontata da cavallo, e stava indicando una specie di minuscolo tombino “ ma per noi sono troppo piccoli… forse potrei passarci appena io…” aggiunse in tono non molto convinto osservando il piccolo profondissimo buco che scendeva a perpendicolo nelle viscere della terra
“ forse potremmo calarci giù con delle corde…” disse Antanuka che nel buco avrebbe a mala pena potuto infilarci un braccio
“ anche ammettendo di avere una corda abbastanza lunga… come risaliamo di la?” chiese Sikandra “ le pareti sono troppo friabili per scalarle…”.
Il problema fu discusso a lungo. Il cantiere sembrava completamente abbandonato ed in giro non si vedeva neanche un nano a cui chiedere aiuto. Il canale proseguiva dritto fino all’orizzonte, impossibile da aggirare. Neve rimase silenziosa, fissando il buco che scendeva nella terra.
“ C’è un solo modo…” disse d’un tratto con un lungo sospiro
“ quale?” domandò Sikandra.
“ scendo giù, risalgo di là… voi mi gettate una corda ed io la assicuro da qualche parte… poi voi passate a forza di braccia…” le principesse parvero rifletterci… effettivamente sembrava l’unica proposta realmente fattibile, anche se piuttosto complicata e non priva di rischi.
“ ovviamente dovremo lasciare i cavalli…” aggiunse Neve, mentre le amiche ancora riflettevano.
“ Ma tu te la senti di scendere in quel budello da sola?” le chiese Eleonora osservando con sommo terrore lo strettissimo buco. Neve fece spallucce
“ non è di sicuro la mia massima aspirazione ma non vedo altri modi…” rispose
“ se ti succedesse qualcosa non potremmo aiutarti!” disse Sikandra. Neve sbuffò
“ l’alternativa è tornare in dietro “ disse semplicemente “ credo che sia un rischio da correre!”.

Per quanto l’idea di separarsi non piacesse a nessuna delle cinque amiche, il piano di Neve fu approvato. Non c’era altro modo.
La principessa si tolse il gilet di cuoio e la cintura a cui portava appesi sia la balestra che il suo fedele coltello, e porse il tutto ad Antanuka. Poi si avvicinò al buco.
“ In bocca al lupo!” disse Eleonora mentre Neve si sedeva sul bordo del buco e si apprestava ad aggrapparsi ai minuscoli pioli della scala.
La principessa si calò nel varco e posò il piede su uno dei pioli.
Lo spazio di manovra era limitatissimo. Neve riusciva a malapena a muovere le braccia quel tanto che bastava ad afferrare la presa successiva. Non si era mossa nemmeno di un metro che già sentiva un senso di oppressione quasi insopportabile. Alzò lo sguardo e vide le facce fiduciose delle sue amiche guardarla. Strinse i denti. Doveva farcela.
Scese ancora, di piolo in piolo, strisciando contro le pareti scavate nella terra, che le franava addosso. Non guardava verso l’alto perché la terra le finiva negli occhi, e preferiva rimanere concentrata su ciò che stava facendo. Ben presto piombò nel buio più completo. Portarsi una torcia era semplicemente impensabile, così cercava a tentoni il nuovo piolo, con le braccia quasi completamente addotte, che cominciavano a farle un male cane.
-In bocca al lupo…- così le aveva detto Eleonora… Neve si ritrovò a pensare che quel condotto più che alla bocca di un lupo somigliava ad un intestino. Cercò di scacciare quella visione delle cose dal momento che faceva di lei un pezzo di merda.
Neve ansimava, la gola soffocata da un odore di umido e muffa, la terra che le bloccava le narici e le andava negli occhi. Le braccia erano in fiamme, decise di stirarsele e rimase appesa come un salame, con le braccia estese sopra la tesa. Alzò lo sguardo. Il buco da cui era entrata non era che un puntino luminoso… le si serrò la gola all’idea che una volta raggiunto il fondo avrebbe dovuto rifare lo stesso tragitto per risalire. Ma la principesse Lolly non era certo un tipo che si scoraggiava facilmente. Aveva detto alle sua amiche che sarebbe arrivata dall’altra parte? E così avrebbe fatto!
Il tragitto sembrava infinito. Neve scese lenta ma inesorabile, fino a che, non sentì la parete che le premeva contro la schiena interrompersi. Sotto di lei una debole luce illuminava il terreno: la fine della scala.
Neve esalò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere, atterrando con agilità sul fondo.
Non ebbe neanche il tempo di stiracchiarsi.
Li sentì prima di vederli.
Udì il rumore di un acciarino e poi fu abbagliata da una torcia.
“ Buon giorno principessa Lolly!” disse una voce acuta. Neve guardò i poliziottoli. Erano almeno una trentina, e le puntavano addosso le piccole balestre. La principessa rilassò i muscoli che si erano tesi, in preparazione alla fuga o alla lotta. Non ce l’avrebbe mai fatta, erano troppi. Affrontarli sarebbe stato un suicidio, e scappare su per il canale non era pensabile.
La situazione era disperata.
“ Girati principessa Lolly!” disse il poliziottolo che reggeva la torcia, con il tono di chi assapora la vittoria. Neve rimase immobile per qualche secondo, analizzando la situazione
“ il mio nome è Neve!” disse poi, girandosi. I poliziottoli risero
“ ma certo… come no!” scherzò il loro capo, mentre tre o quattro si avvicinavano e le legavano le mani ed i piedi.
“ Ora vieni!” le ordinò il poliziottolo capo “ e non fare scherzi!” Neve sbuffò
“ che scherzi potrei fare legata come un salame?”.
I poliziottoli, senza smettere di puntarle addosso le armi la guidarono nel canale. Dal fondo si vedeva una striscia di cielo, abbagliante. Sembrava di essere in un solco inciso nella terra dalla lama di un gigantesco coltello. Doveva essere profondissimo: almeno seicento metri, per trenta di lunghezza.
Neve osservò con attenzione. I poliziottoli sembrava fossero accampati lì. C’erano delle tende… la principessa trovò lo spirito di rallegrarsi: non c’era segno della presenza di Trollizzia… forse non avevano trovato modo di far scendere gli ottusi, enormi troll in quel dannato fosso…
“ ora ci divertiremo un poco!” disse il capo con un tono assai maligno, guidando Neve verso una delle tende più grosse.

Nella tenda c’erano un grosso tavolo, ed una sedia a misura di umano, e Neve si chiese come fossero stati portati fin lì. Venne fatta sedere, le mani legate dietro la schiena. Il poliziottolo capo si arrampicò sul tavolo, imitato da due colleghi, che si schierarono davanti a Neve.
Il capo prese a passeggiare sul tavolo con le mani dietro la schiena.
“ ora…” disse con tono risoluto “ io ti farò un paio di domande…” si fermò un momento, poi riprese a passeggiare “ … e tu risponderai!” aggiunse “ senza mentire! oppure te ne pentirai!” Neve assunse un’aria spaventata degna di una diva del muto
“ … per la carità non fatemi del male! vi dirò tutto!” disse in tono lamentevole “ le mie amiche…” fece un singhiozzo straziante “ sono morte… io… sono l’unica rimasta e…” il poliziottolo capo si bloccò davanti a lei, un sorriso maligno stampato sul volto
“ le tue amiche stanno benissimo e sono in cima al canale!” disse “ lo sappiamo!” Neve rimase spiazzata: se sapevano già dov’erano le altre principesse… cosa volevano da lei?
“ se lo sapete cosa volete da me?” domandò abbandonando il tono piagnucoloso “ non vi aiuterò mai a catturarle!” il poliziottolo rise
“ non abbiamo bisogno del tuo aiuto per farlo!” disse “ loro sono già spacciate!” Neve lo fissò alla ricerca dei segni di una menzogna, ma non ne trovò “ non c’è neanche bisogno che ci scomodiamo noi…” proseguì il poliziottolo “ tra poco Loro saranno qui... e per le tue amiche sarà la fine!”
“ loro chi?” chiese Neve
“ le Creature!” rispose il poliziottolo in tono soddisfatto “ sarebbero arrivate da tempo se non fossero state depistate!” aggiunse riprendendo a fare su e giù “ ma dopo la vostra seconda fuga avevamo perso le vostre tracce… ed abbiamo dovuto disperdere le forze per cercare di rintracciarvi… per fortuna poi siete passate sotto il Grande Occhio!” il capo dei poliziottoli si concesse una breve risata “ quando siete apparse nelle sfere non credevamo ai nostri occhi!” Neve seguiva il suo andirivieni con aria disgustata
“ e sentiamo…” disse “ se non vi servo a catturare le mie amiche… cosa cazzo volete da me?” il poliziottolo si fermò dritto davanti a lei e la fissò con i suoi minuscoli, malvagi occhietti
“ dicci dove si nasconde la strega Fatima!” intimò. Neve rimase spiazzata per la seconda volta
“ Fatima?” chiese con sincera sorpresa “ ma se non la vedo da…” non finì la frase, perché uno dei poliziottoli schierati davanti a lei l’aveva colpita violentemente sulla faccia con un calcio. Neve sollevò la testa e rise
“ anche se sapessi qualcosa di Fatima… dovreste impegnarvi ben di più per farmi parlare!” disse sputando un po’ di sangue. Il poliziottolo la osservò qualche secondo, poi ripeté la domanda
“ dicci dove si trova Fatima e cosa intende fare!” intimò. Neve fece un sorrisino
“ perché vi interessa così tanto?” domandò. Il poliziottolo attese qualche istante, soppesando quale fosse il modo migliore di agire
“ sai meglio di me quanto Fatima ci stia mettendo i bastoni fra le ruote!” disse in fine. Neve non ebbe reazioni visibili, ma non capiva… cosa combinava Fatima? E perché era considerata così pericolosa? “ se non fosse per lei vi avremmo catturate molto tempo fa!” aggiunse continuando a fare avanti e indietro “ ha confuso le acque, ha organizzato la resistenza ed ha riempito le Terre di Sondra di false segnalazioni della vostra presenza! È per questo che le Creature non sono ancora qui! Vi cercavano da tutt’altra parte…” il poliziottolo si interruppe, poi fece un sorriso sardonico “ ma la pacchia è finita!” disse “ tra poco le Creature saranno qui a catturare le tue compagne… e tu ci dirai dove trovare anche Fatima, così sarà soffocata ogni resistenza!” Neve tornò a ridere
“ oh, anche se sapessi qualcosa non ve lo direi di certo!” disse. Il poliziottolo si fermò e la scrutò a lungo, poi schioccò le dita
“ bene…” disse “ l’hai voluto tu!”.
Un quarto poliziottolo balzò sul tavolo portando una piccola scatoletta rosa, la posò davanti a Neve, fece un piccolo inchino e si ritirò. Il capo dei poliziottoli si avvicinò alla scatola e la aprì. La principessa sbiancò
“ siete… disumani!” disse, estremamente contenta di essere appena riuscita a liberare le mani dalle corde.

Neve fu rapidissima. Afferrò la sedia e falciò tutti e tre i poliziottoli sul tavolo, mandandoli a sbattere contro la tela della tenda, tramortiti. Poi afferrò per la collottola i due poliziottoli che stavano per terra vicini a lei e ne fece cozzare le testoline pelate l’una contro l’altra.
Il tutto era avvenuto molto velocemente, e senza che i poliziottoli potessero gridare. Neve tese le orecchie. Forse c’era la possibilità che nessuno fuori dalla tenda avesse sentito…
La principessa si avvicinò all’uscita della tenda e sbirciò fuori… nessuno stava accorrendo, ma c’era un piccolo drappello armato ad una decina di metri di distanza. Neve contò almeno una ventina di uomini… la maggior parte della pattuglia. Rientrò nella tenda, prese una balestra ed un piccolo pugnale ad uno dei poliziottoli svenuti. Poi andò verso il lato opposto alla porta e con cautela aprì un lungo taglio nel tessuto. Sbirciò attraverso lo strappo… nella penombra non si vedeva nessuno.
Uscì. Silenziosa come un’ombra si allontanò, verso la parte opposta del canale. Nessuno la vide, ed arrivò indisturbata ad un tunnel identico a quello che aveva ridisceso per arrivare laggiù. Abbandonò il pugnale e la balestra sul terreno, poi si allontanò seguendo la parete del canale, verso un altro tunnel. Seguire le sue tracce non sarebbe stato difficile, ma non voleva facilitare troppo i poliziottoli.
Neve prese un bel respiro e cominciò la salita.
Fu lunga e dura. Issarsi di piolo in piolo nello spazio ridotto era molto più faticoso che scendere. Ma Neve ce la mise tutta. Non si fermò nemmeno un istante. Nella sua mente vorticavano mille pensieri confusi dalla fatica. Quanto tempo avrebbero impiegato i poliziottoli ad accorgersi della sua fuga? Cosa stava succedendo alle Terre di Sondra? Che ruolo aveva Fatima? Cosa avrebbero potuto fare loro cinque una volta raggiunte la Terra delle Nebbie? Neve andava avanti ormai solo per inerzia. Un piolo, un altro piolo, e poi un altro… uno alla volta. Quando si sentiva sopraffare dalla fatica, e le sembrava impossibile salire anche solo più un piolo si diceva: mi fermerei se questo fosse l’ultimo? Ed allora andava avanti, ancora un altro, spremendo ogni goccia di energia.
Quando arrivò davvero all’ultimo piolo fu come rinascere. Si trovò all’aria aperta all’improvviso, senza che si fosse accorta di essere arrivata. Era calata la notte, ed il buio le aveva impedito di rendersi conto che la fine del tunnel era vicina.
Rimase ferma, ansimante qualche secondo, lasciando che l’aria fresca della notte le restituisse un po’ di energia, ma non c’era tempo.
Neve udì dei rumori provenire dal tunnel. Afferrò una piccola carriola carica di terra e la gettò nel pozzo. Non aspettò di capire che effetto avesse sortito la sua azione, e fece lo stesso per i pozzi vicini.

“ehi!” gridò Neve affacciata sullo strapiombo “ ragazze?!”
Le quattro principesse che erano intorno ad un fuoco dall’altra parte del canale sobbalzarono.
“ NEVE!” gridò Eleonora raggiante di felicità“ cel’hai fatta!”
“ muovetevi con la corda!” urlò la principessa “ sul fondo del canale ho beccato i poliziottoli… ci sono alle costole!” Le quattro amiche non se lo fecero ripetere. Eleonora, che aveva già preparato una freccia legata ad un lungo cordino la incoccò, poi la lanciò oltre il canale. Neve corse a recuperarla, tirò il cordino alla cui estremità era legata una spessa corda, lunga a sufficienza per passare il canale, e troppo pesante per essere portata dalla freccia.
Nel preciso istante in cui Neve assicurò la corda ad un grosso albero, dall’altra parte del canale Aurora crollò a terra addormentata.
“ Muovetevi cazzo!” gridò Neve correndo verso uno dei buchi e cominciando a spingerci dentro la terra che c’era ammonticchiata affianco. Da dentro il tunnel si udirono delle strida soffocate.
Sikandra fu la prima a passare il canale reggendosi alla corda con le braccia e le gambe, seguita da Eleonora e da Antanuka che si era legata Aurora alla schiena.
Neve stava seduta per terra esausta.
“ Non sono molti…” disse “ ma dei poliziottoli stanno risalendo attraverso i buchi… ho cercato di fermarli con della terra ma…” Antanuka si guardò intorno, adocchiò un gruppetto di giganteschi blocchi di roccia. La principessa si rimboccò le maniche, si sputò sulle mani e sollevò il primo blocco. Senza eccessivo sforzo lo posizionò sul primo buco. Fece lo stesso per tutti i buchi più vicini
“ Questo dovrebbe tenerli impegnati per un po’!” disse battendosi via la terra dalle mani.
Neve si mise in piedi, e si legò in vita la cintura con il suo coltello e la balestra che Eleonora le porgeva
“ ci sono pattuglie di poliziottoli lungo tutto il canale…” disse “ non ci metteranno molto ad essere informate della nostra posizione… dobbiamo muoverci!” le altre annuirono.

Corsero per un bel pezzo. Neve era allo stremo delle forze.
Quando la luna fu alta nel cielo Aurora si svegliò.
“ Penso… che possiamo fermarci…” ansimò la principessa Lolly piegata in due con una mano sulla milza
“ sì…” disse Sikandra “ dovremmo esserci allontanate abbastanza…” Neve si abbandonò per terra esausta.
“ … le Creature sono dirette qui!” disse. Le quattro principesse si sedettero affianco all’amica
“ come lo sai?” chiese Antanuka
“ mel’hanno detto i poliziottoli…” rispose Neve cercando di riprendere fiato “ mi hanno catturata… erano all’imboccatura del tunnel… non ho potuto fare nulla per evitarli!” le amiche trattennero il fiato
“ e poi…?” Neve trasse un lungo respiro
“ mi hanno interrogata…” disse “ volevano sapere di Fatima… per fortuna sono fuggita prima che mi cerettorturassero!” Antanuka emise un gemito di sorpresa e orrore
“ hanno usato la cerettortura?” domandò orripilata
“ no… sono fuggita in tempo!” disse Neve
“ cos’è la cerettortura?” chiese Sikandra. Antanuka si volse verso di lei
“una pratica barbara e disumana!” disse
“ depilazione a caldo! ” Sikandra si ritrasse con aria atterrita
“ è orribile!”

“ Siamo arrivate!” disse la voce di Antanuka. Neve aprì gli occhi
“ ma cosa…?” borbottò guardandosi intorno
“ ti ho portata in spalla…” spiegò Antanuka mentre Neve si rimetteva in piedi
“ ma quanto ho dormito?” chiese la principessa
“ parecchio!” disse Sikandra “ siamo alle porte della Terra delle Nebbie!” Neve volse lo sguardo e la vide. Pochi metri più in là il verde prato era inghiottito da una fitta coltre di nebbia densa e bianchissima
“ abbiamo pensato di svegliarti!” aggiunse Sikandra. Neve fece un grugnito, si vergognava non poco di essere stata portata in braccio come una poppante… se le amiche non l’avessero svegliata prima di entrare nelle Terre della Nebbia non glielo avrebbe mai perdonato.
“ Direi che è il caso di andare!” disse Eleonora, lo sguardo perso contro quel muro di nebbia candida. Le principesse si avvicinarono alla coltre di nebbia. Era così densa da sembrare dotata di una consistenza vera e propria, e vorticava leggermente, come mossa da un vento interno.
“ penso che dovremmo prenderci per mano!” propose Antanuka
“ sì!” fu d’accordo Sikandra “ Aurora nel centro!” aggiunse, trovando l’immediata approvazione delle altre. Le cinque amiche si schierarono. Mano nella mano si accostarono alla parete di nebbia. Nessuna disse nulla, ma fu come se avessero contato fino a tre per muoversi in contemporanea. Trattennero il respiro, come per tuffarsi in mare e varcarono il muro.