Era come trovarsi in una spessa nuvola. Non si vedeva nulla, tutto era candido e fresco, e le cinque non riuscivano nemmeno a vedersi. Il silenzio era così totale da sembrare una presenza materiale, neppure i loro passi risuonavano in quell’atmosfera ovattata.
Avanzarono come un unico essere. Passo dopo passo, immerse nella nebbia.
Nessuna delle cinque sapeva dove erano dirette, cosa avrebbero trovato, cosa avrebbero dovuto fare, ma continuavano ad avanzare. Un’unica certezza: le risposte che cercavano si trovavano lì.
Avvenne così gradatamente che le principesse non se ne resero quasi conto. La nebbia si diradava piano piano. Restava una foschia diffusa, ma rarefatta. Lo capirono più che altro perché riuscivano nuovamente a vedersi l’un l’altra. Per il resto l’ambiente restava bianco, assolutamente bianco. Era come camminare nel nulla.
“ Come facciamo a capire che non stiamo girando in tondo?” chiese Neve. La sua voce era quasi un bisbiglio
“ non lo so…” rispose Antanuka con un fil di voce, quasi per non turbare l’assoluto silenzio che regnava in quello strano luogo.
Le principesse si lasciarono le mani. Il fatto che la nebbia fosse diradata ma che non si vedesse ugualmente nulla era ancora più strano. Sembrava che in quel posto non esistesse nulla. In quel posto non c’era nulla. Non c’era neanche un terreno su cui camminare, non c’era un sotto, non c’era un sopra… Solo una vaga nebbiolina fluttuante, che vorticava in strane spirali, come soffiate da un fumatore invisibile. Sikandra sobbalzò quando vide che Aurora stava camminando a testa in giù rispetto a lei
“ interessante…” borbottò, vedendo che invece Neve era inclinata ci circa quaranta gradi, ed avanzava con naturalezza, come se ubbidisse a leggi completamente diverse da quelle che governavano la gravità delle sue amiche.
Poi videro un laghetto. O almeno era quello a cui somigliava di più ciò che videro. Si trattava di una sorta di pozza, sospesa di sghimbescio nella nebbia…
Si avvicinarono camminando su piani completamente diversi, e si affacciarono sulla superficie argentea dello specchio di quella che sembrava acqua.
In verità non poteva essere acqua… era una sostanza argentata, vorticante, di consistenza mai vista, ne liquida ne gassosa. Sikandra ne sfiorò la superficie col dito. Lo ritrasse spaventata quando la strana sostanza cominciò a vorticare più rapidamente, usando il dito come centro. Le principesse si ritrassero, la sostanza girava sempre più velocemente, e si tingeva di strani colori.
Poi tutto si bloccò.
Fu come se il laghetto si fosse gelato all’improvviso. La superficie rimase immobile, congelata per qualche istante.
Poi al suo interno comparve un’immagine.
C’era una ragazza che piangeva seduta sui gradini di una scalinata. Aveva all’incirca quindici anni, portava una maglietta scura, una gonnona zingaresca ed un paio di stivali apache.
Le principesse rimasero bloccate davanti a quella immagine. Quella ragazza aveva qualcosa di estremamente famigliare…
“ I capelli…” bisbigliò Neve fissando gli occhi gonfi di lacrime della ragazzina “ Sikandra… ha i tuoi stessi capelli!”
In effetti era vero. La ragazzina aveva gli stessi indomabili riccioli rossi di Sikandra.
“ ed ha il naso di Aurora…” disse Sikandra “ lo stesso piccolo naso…” era vero. Ma non finiva lì, quella ragazza in lacrime sulla scalinata aveva la stessa identica corporatura minuta di Neve, lo stesso identico viso ovale di Eleonora e gli occhi di Antanuka.
Antanuka aveva degli occhi molto particolari, scuri ai bordi dell’iride e chiari e dorati verso la pupilla, erano l’unica parte del suo aspetto fisico ad essere guardabile, e quella ragazzina in lacrime li aveva uguali…
“ Ma chi è?” chiese la cavernicola, col cuore stretto nel petto. Veder piangere quella ragazza colpiva le principesse in modo violento. Perfino Aurora che di solito si estraniava da quel che la circondava, e non smetteva mai di sorridere, guardava nello specchio con un’espressione di sofferenza
“ piange…” disse, ed era evidente che questo la faceva sentire male.
Le cinque amiche ci misero un po’ ad allontanarsi dallo strano specchio. E la strana sensazione che le aveva colpite non le abbandonò.
Si sentivano tristi.
Camminavano tutte su piani assolutamente diversi.
E si sentivano sole.
Pochi metri dopo le principesse incontrarono un altro laghetto. Neve che ora era a centottanta gradi dalle altre toccò la superficie col dito. Tutte trattennero il fiato mentre la sostanza argentea vorticava e si inchiodava come congelata.
Nello specchio comparve un’altra immagine.
C’era sempre la stessa ragazza. Si stava infilando un paio di pantaloncini corti, verdi acido, con una complicata fantasia di disegni neri. Non era sola. Con lei c’erano altre ragazze all’incirca della sua età, sedute su una panca intente a vestirsi. La ragazza si legò le scarpe e poi si allontanò, diretta verso un bagno. Si chiuse dentro.
“ L’avete avete vista?” sibilò una ragazza bionda rimasta seduta sulla panca. Le altre ragazze soffocarono delle risatine “ quei pantaloncini mettono i brividi!” rincarò la ragazza bionda
“ e poi avete visto? “ chiese con aria da cospiratrice una seconda ragazza che indossava un paio di pantaloncini blu, molto attillati “ non si depila!”
“ già!” replicò la bionda con un sorrisetto malevolo “ sembra un cane!”
“ e poi, se fossi in lei, mi guarderei bene dal mettere i pantaloncini corti!” aggiunse la ragazza che indossava i calzoncini blu passandosi negligentemente una mano sulla coscia “ ha delle gambe orribili!”
“ sembrano dei rami!” cicalò una terza ragazza ridacchiando.
Le principesse non sapevano come mai, ma sentivano un enorme peso nel petto, come se una mano invisibile stesse stringendo i loro cuori in una morsa. Non sapevano come mai, ma erano certe che la ragazza chiusa nel bagno avesse sentito tutto, e che ne stesse soffrendo immensamente…
e per qualche strano motivo loro… soffrivano con lei…
“ è ora di andare!” disse la ragazza bionda alzandosi ed uscendo seguita dalle altre “ speriamo che la Maneri non ci faccia di nuovo giocare a basket!” L’immagine rimase ferma sulla panca vuota per quale secondo, poi la porta del bagno si aprì. La ragazza guardò la porta dalla quale erano uscite le sue compagne, come considerando di seguirle, aveva un’aria estremamente abbattuta. Fece un lungo sospiro poi si guardò le gambe.
Le principesse tornarono a sentire quel peso nel petto, quella mano che stringeva loro il cuore. Sapevano perfettamente a cosa stava pensando la ragazza… sapevano ben più di quanto si potesse capire dall’immagine che stavano guardando.
Quei pantaloncini verdi li aveva dipinti lei. Ci aveva messo una giornata intera a disegnare e ritagliare gli stencil con un motivo di draghetti. Le piacevano molto. Eppure adesso li stava odiando. E stava odiando se stessa. Perché li aveva messi? Perché non si era portata una tuta lunga che coprisse le sue gambe a forma di ramo ed i suoi orribili peli biondi?
Perché?
Le principesse videro la ragazza deglutire, mentre le lacrime le si affacciavano a quei suoi occhi così straordinariamente uguali a quelli di Antanuka … Ma la ragazza non pianse. Strinse i denti ed uscì di corsa…
Il laghetto rimase vuoto e le principesse vi si scostarono, ancora percorse dalle strane, estranee, sensazioni che avevano appena provato.
Le cinque amiche si allontanarono in silenzio, ognuna camminando su un corridoio spaziale diverso, ognuna persa nei propri pensieri, come stordita. E quando videro un terzo laghetto vi si avvicinarono come automi, tutte insieme.
Questa volta fu Antanuka a toccare la superficie del liquido, che vorticò e si pietrificò su una nuova scena.
La ragazza stava camminando per strada, affianco alla stessa ragazza bionda che c’era nell’immagine precedente
“ La Menegazzi sarà pure stronza…” diceva la ragazza “ ma l’idea di mettere in scena uno spettacolo teatrale e bella no?” La ragazza bionda non rispose. Stava guardando con attenzione un piccolo aggeggio scuro, da cui pendeva un ciondolo… un ciondolo a forma di orsetto travestito da mucca
“eh?” domandò sollevando la testa “ dicevi qualcosa?” domandò la bionda. La ragazza sospirò
“ no, nulla!” disse abbassando lo sguardo
“ manca molto a casa tua?” chiese poi la bionda “ è un’ora che camminiamo… ho male ai piedi!”
“ siamo arrivate!” rispose la ragazza indicando col dito un edificio bianco “ le altre vengono in macchina?”
“ sì… le accompagna il padre di Katia!” disse la bionda “ spero che si sbrighino altrimenti si perdono l’inizio del Grande Fratello!” la ragazza sollevò un sopraciglio
“ ma non dovremmo cominciare subito?” domandò “ per recitare bene insieme bisognerà provare un po’ di volte!” la bionda sbuffò
“ ma sì, che pizza che sei… resterà tempo!” Le due entrarono nella casa
“ Questa è camera mia!” disse la ragazza. La bionda entrò guardandosi intorno con aria piuttosto indifferente
“ che roba è questa?” domandò fermandosi davanti ad un paio di quadri appesi al muro, che ritraevano due maestosi draghi sullo sfondo di un’alba
“ li dipingo io…” disse la ragazza “ mi piacciono gli animali fantastici… i draghi in particolare…” la ragazza attese che la bionda facesse un commento, ma questa si limitò ad assumere una faccia tra il perplesso e lo schifato
“ certo che sei proprio strana tu…” disse. In quello stesso momento si sentì suonare un campanello
“ eccole finalmente!” fece la bionda senza sforzarsi di mascherare il sollievo, ed uscendo di corsa dalla stanza per aprire la porta. “ ciao raga!” disse andando ad abbracciare la prima della quattro ragazze che erano entrate. Ci fu uno scambio di baci sulle guance e di commenti sul vestiario del tipo… ma che bella maglietta… ma quanto l’hai pagata?...
“ entrate pure…” disse la ragazza
“ oh… ma non è mica che non c’hai la tele tu vero?” le domandò con apprensione una delle quattro. La ragazza sospirò
“ se volete la tv è in salotto ma…” non riuscì a terminare la frase perché le cinque compagne si stavano già dirigendo nella stanza affianco
“ sta per iniziare!” cicalò la bionda
Poco dopo le cinque erano sedute sul divano e fissavano la tv ridacchiando e scambiandosi commentini.
La ragazza prese una sedia.
Questa volta ci volle più tempo perché le principesse riuscissero ad allontanarsi da quella immagine. E lo fecero solo per convergere poco più in là su un terzo laghetto, come in trance.
C’era sempre la ragazza di prima. Era in una strana stanza, con tanti tavolini, come se fosse un bar, ma c’era una sola sedia per tavolino, ed un tavolo più grosso vicino ad una parete, a cui era appesa una grossa lastra nera. Questa volta c’era molta altra gente, tutti ragazzi sui quindici anni
“ Ma voi restate in classe?” domandò la ragazza agli altri
“ non lo so…” rispose la solita bionda titubante “ se escono tutti… esco anche io!” aveva dei vestiti molto simili a quelli che l’elfo aveva venduto alle principesse e che loro erano state costrette ad indossare
“ e voi?” domandò la ragazza rivolta agli altri
“ beh…” borbottò un ragazzo con una maglietta a righe “ se escono proprio tutti…” lasciò la frase in sospeso poi ammiccò “ certo non me ne resto da solo con la Menegazzi!!” gli altri risero, tranne la ragazza che pareva piuttosto tesa
“ bene!” disse “ allora usciamo tutti!” disse, poi aggiunse “ io comunque esco!” fra i ragazzi si sparse un mormorio “ …conviene muoverci se non vogliamo incontrare i prof!” aggiunse
“ dai, svigniamocela!” disse il ragazzo con la maglietta a righe. Ci fu un gran tramestio. I ragazzi afferrarono i loro zaini, raccolsero giacche ed infilarono la porta come una mandria di buoi. La ragazza uscì per ultima, un sorriso soddisfatto sulle labbra.
L’immagine si spostò. Seguì i ragazzi che scendevano le scale… le stesse che, nella prima pozza, avevano fatto da sfondo al pianto della ragazza. Tutti si ritrovarono all’aperto in un grosso cortile recintato e si spostarono rapidamente verso un grande cancello.
“ bene!” ora che si fa?” domandò il ragazzo con la maglietta a righe
“ il quindici arriva proprio nella piazza dove parte la manifestazione!” disse la ragazza. Ci fu un momento di silenzio, poi gli altri scoppiarono a ridere
“ tu pensi che siamo usciti da scuola per andare ad annoiarci da un’altra parte?” chiese beffardo il ragazzo con la maglia a righe. La ragazza non disse nulla, rimase immobile, un’espressione difficile da interpretare
“ andiamo alle Gru!” disse la ragazza coi capelli biondi
“ sì dai!” fecero eco un paio di altre ragazze
“ io me ne vado in sala giochi!” disse il ragazzo con la maglietta a righe, e si allontanò seguito da un paio di amici.
“ tu vai davvero a manifestare contro il TAN?” chiese la bionda in tono querulo rivolta alla ragazza.
“ TAV…” disse questa “ Treno ad Alta Velocità…” la bionda fece un gesto con la mano, come per scacciare una mosca
“ sì, sì… quella roba insomma…” poi guardò la ragazza con la stessa espressione con cui si guarda un animale strano “ non capisco proprio a te cosa te ne frega del TAV… mica lo fanno sotto casa tua!” la ragazza aprì la bocca per rispondere, ma una compagna la precedette
“ cosa vuoi Domenica… sai com’è fatta lei… è tutta matta!” la ragazza pareva molto turbata, la mascella serrata, gli occhi lucidi “ vuol sempre fare la separatista!” la bionda fece un risolino
“ dai… “ disse “ vienitene con noi al centro commerciale… così ti compri un vestito decente… che sembri sempre evasa da uno zoo ” le altre ragazze risero “ ti facciamo vedere un negozio di jeans davvero fico!”
“ e poi…” disse la stessa che aveva parlato prima “ sai che differenza fa se vai o no alla manifestazione… mica puoi cambiare il mondo da sola!” la ragazza deglutì “ se ci vai o non ci vai non glie ne frega niente a nessuno!” la ragazza aprì la bocca per parlare, ma non le diede fiato
“ ci muoviamo allora?” domandò Domenica alla combriccola, e si incamminò lungo la strada.
la ragazza rimase ferma, le guardò andare svoltare l’angolo ridacchiando. Restò sola. Sola sul marciapiede davanti alla scuola.
Sola.
Sola.
Sola.
Le principesse potevano quasi vederla tutta quella solitudine gravarle sulle spalle. La sentivano come se fosse loro. Era quella la sensazione che provano le pecore nere. Che prova chi è un po’ diverso. Che provano i brutti anatroccoli.
Quella sensazione che ti fa capire che sei anormale. Che nel mondo… in questo mondo… per te non c’è spazio. Quella sensazione che mette chiaramente in evidenza che c’è qualcosa di storto in te. Qualcosa di sbagliato. C’è qualcosa di anormale nel modo in cui ti vesti, nel modo in cui parli, nelle battute che fai… Qualcosa che se non correggerai ti condannerà ad essere abbandonato da tutti. Il mondo te lo fa capire piano per volta. Ma te lo fa capire in maniera inesorabile. Goccia a goccia. Ogni giorno una nuova lezione. Ogni giorno che passa ti insegna che così come sei… non vai bene.
Le principesse si scostarono dal laghetto con forza. Una stranissima sensazione di estraniazione le pervadeva. Era stato come finire risucchiati nella mente di un altro. Provare le sue emozioni, farsi carico di tutte le sue esperienze passate. Una corrente di sensazioni che provenivano dalla ragazza nel laghetto percorreva le loro teste riempiendole di nausea.
Neve scosse la testa, come per scacciare quelle sensazioni che le erano estranee eppure così familiari. La consapevolezza di essere emarginati da un gruppo. Quel desiderio di essere accettati che ti stringe le viscere…
“ andiamo via di qua!” disse Neve barcollando lontano dal laghetto. Le altre la seguirono, altrettanto provate
“ ma cosa sta succedendo?” domandò Eleonora tremante “ chi diavolo è quella ragazza?” le altre non risposero. Neve scosse nuovamente la testa
“ non capisco…” la frase rimase a metà, mentre l’ennesima pozza di liquido attirava irresistibilmente a se le cinque amiche. Era come una droga. Come uscire dal proprio corpo e provare sensazioni non tue… ed anche se non si trattava di sensazioni piacevoli le principesse sentivano di doverle provare… sentivano un legame fortissimo con quella ragazza che trasmetteva loro le proprie sofferenze.
Nel liquido si cristallizzò un’immagine.
Era la stessa stanza del laghetto precedente, ma la situazione era diversa. Tutti i tavolini erano occupati. Ad ognuno c’era un ragazzo od una ragazza, con l’aria tesa ed un foglio davanti. Il grande tavolo sotto la lastra nera era occupato da una donna di mezza età, dal cipiglio severo
“ bene!” disse la donna “ consegnate i cellulari e mettetevi al lavoro!”
“ ma prof!” si lamentò un ragazzo in prima fila “ ci fa consegnare i cellulari anche per il tema adesso?” la donna sbuffò
“ non si sa mai!” disse in tono definitivo la donna, e tutti i ragazzi sfilarono davanti alla cattedra lasciando i propri telefonini. “ bene… eccovi le tracce!” disse la donna passando a distribuire dei foglietti “ avete tre ore!”
Le principesse osservarono la ragazza. Stava leggendo la prima frase del foglietto
- Provate ad immaginare cosa può voler dire essere diversi, emarginati. Analizzate il concetto di xenofobia esposto dal libro di Ditrinski alla luce di quello che provereste voi nei panni del protagonista.-
Le principesse videro la ragazza fare un sorriso beffardo, un sorriso di cui potevano sentire l’amarezza sulle loro stesse labbra. La ragazza sollevò la testa e guardò la cattedra. Guardò la riga di cellulari schierati come tanti piccoli soldatini. Guardò i ciondoli che pendevano oltre il bordo del tavolo. Erano tutti pupazzetti di Whinnie the poo travestiti da qualcosa. Quello di Katia era travestito da canarino, quello di Danila da mucca, quello di Gabriele da zebra… Erano diciotto cellulari con diciotto ciondoli di Whinnie the poo…
Ma quella era una classe con diciannove alunni…
Le principesse sapevano tutto questo senza che nessuno lo avesse detto loro. Sapevano che il cellulare ed il pupazzetto mancanti erano della ragazza. Le principesse sapevano cosa stava pensando la ragazza in quel momento. Le principesse sapevano cosa c’era dietro quello strano sorriso…
- Provate ad immaginare cosa può voler dire essere diversi, emarginati… già… provate ad immaginarlo! -
Neve era completamente permeata dalle sensazioni che in quel momento attraversavano la ragazza, completamente estraniata dal proprio corpo… fu per questo che non la sentì arrivare.
Il colpo sulla testa la fece tornare in sé.
“ haia!” mugolò massaggiandosi il cranio… a colpirla era stata una sfera ripiena di nebbia vorticante, che ora fluttuava a un metro di distanza da lei. Neve si scosse, mentre le amiche osservavano la scena cercando di togliersi di dosso il torpore in cui erano scivolate
“ M…Mariacarla?” domandò Neve. La sfera si mosse convulsamente su e giù, come una testa che annuisce “ dov’è Fatima?” chiese Neve. La sfera roteò su se stessa un paio di volte, poi al suo interno comparve il volto della strega. Le principesse, finalmente lucide si avvicinarono
“ Fatima ma cosa…” cominciò Neve. Ma da dentro la sfera la strega la zittì
“ è giunto il momento che sappiate come stanno le cose!” disse “ ora vi spiegherò tutto!” Mentre una qualsiasi persona sarebbe rimasta in attento ascolto Neve sbuffò
“ mi piacerebbe sapere perché non l’hai fatto prima, cazzo!” disse arrabbiata
“ non avreste capito!” disse Fatima per nulla irritata “ prima di aver attraversato la Terra delle Nebbie non eravate pronte ad accettare la verità!” spiegò. Eleonora si fece avanti. Aveva un’aria assorta, e sembrava ancora provata da quello che aveva visto nei laghetti
“ chi è la ragazza delle immagini?” domandò alla strega nella sfera. Fatima sorrise
“ sono contenta di arrivare subito al punto!” disse “ quella ragazza è Sondra!”
Le principesse rimasero attonite
“ Sondra?” domandò incredula Sikandra “ la Sacra Creatrice? La Padrona delle Terre di Sondra?” Fatima annuì
“ lei!” disse. Le principesse non si mossero, pareva che la notizia necessitasse di parecchio tempo per essere assimilata
“ ma… è una ragazzina!” balbettò Antanuka “ come può aver creato tutto questo?” Fatima sorrise
“ lo ha fatto!” disse “ e quello che voi avete visitato non è che una minima parte delle Terre di Sondra… e tra l’altro quella più colpita dai recenti mutamenti… la parte che per così dire è meno sua…” la strega lasciò cadere nuovamente il silenzio, perché le cinque amiche rielaborassero ciò che avevano ascoltato
“ ma…” cominciò Neve, ma Fatima non la fece finire
“ statemi a sentire!” disse la strega con aria decisa “ cercherò di essere breve… tutto quello che vedete, le terre che avete attraversato, le persone e le creature che avete incontrato, io… voi stesse… sono opera di Sondra…” Fatima tornò ad interrompersi, e scrutò le principesse, come per capire se fossero pronte ad ascoltare il resto di ciò che aveva da dire
“ ma allora …” cominciò Sikandra “ se Sondra è un maga così potente… perché nei laghetti sembrava tanto in difficoltà?” Fatima sorrise
“ Sondra non è una maga potente… non è neanche una maga… è semplicemente una ragazzina di quindi anni che frequenta l’istituto tecnico!” le principesse incassarono il colpo in attonito silenzio “ tutto ciò che ci circonda... non è altro che la sua mente!” continuò la strega ” …le immagini che avete visto negli specchi sono una sorta di finestra sul suo mondo: i suoi ricordi… che vengono immagazzinati qui, nella Terra delle Nebbie… voi, che siete strettamente legate a Sondra, li percepivate in parte come vostri…”
“ ma…” tentò di nuovo Neve, e di nuovo Fatima non la fece continuare
“ in quelle immagini c’è la spiegazione a ciò che sta capitando!” disse “ la spiegazione di tutti i cambiamenti che sconvolgono Le Terre di Sondra, ed il motivo per cui le cinque Creature vi inseguono!”
“ ma…”
“ Sondra è una ragazzina molto sensibile…” spiegò Fatima “ dipinge, ama la lettura e l’arte, ha degli ideali, ha molti sogni… anche voi li avete visti nelle grandi praterie… Sondra è una ragazzina particolare… le sue terre sono più vaste ed aperte del normale, sono popolate di creature più strane… Ci sono le città invisibili degli halfling, pub gestiti da topi, ci sono draghi buoni, folletti… ci siete voi, la quintessenza della non convenzionalità… Ma Sondra ha quindici anni, è nel pieno dell’adolescenza, ed ha avuto la sfortuna di finire in una classe popolata di personaggi alquanto diversi da lei…” Fatima sospirò “ l’avete visto anche voi: è diversa da tutti i suoi compagni, non viene accettata da loro e si sente sbagliata… Sondra ha quindici anni: a quindici anni non essere accettati è come aver una lancia che ti trapassa il cuore.” Fatima si fermò, ma nessuna delle principesse parlò. Stavano ricordando quella sensazione di inadeguatezza, quell’oppressione costante nel petto, quel sentirsi fuori posto, come un animale di un’altra specie. Stavano ricordando le sensazioni provate guardando nei laghetti i ricordi di Sondra.
“ E per essere accettati la via è una sola…” continuò la strega, con voce più bassa, triste “ …uniformarsi. Cedere alle Creature, ai condizionamenti, alle Condizionamenti se vogliamo chiamarle così! “ Fatima sospirò “ per questo Sondra le ha lasciate entrare… le Condizionamenti faranno sì che venga accettata, o meglio, che la parte che resterà di lei venga accettata… Le Condizionamenti daranno a Sondra quello che desidera più di ogni altra cosa: l’accettazione del gruppo…” di nuova Fatima sospirò “ Ma il prezzo da pagare sarà alto. Il prezzo da pagare è l’appiattimento. Le Condizionamenti livelleranno, cancelleranno, annulleranno ogni diversità. Appianeranno ogni discrepanza… le Condizionamenti renderanno Sondra più simile alle sue compagne… prima con una certa sofferenza, con attrito, poi sempre più fluidamente… fino a quando la Sondra che conosciamo non sarà spenta per sempre” Neve non resistette più
“ ma quelle ragazzine sono delle deficienti!” ringhiò “ sono matte!” Fatima rise
“ sì, lo sono!” Neve scosse la testa
“ e vogliono che anche Sondra diventi matta anche lei!” sbottò fuori di se per la rabbia. La strega tornò a ridere
“ Sondra è già matta!” disse “ in quanto a pazzia guardare il Grande Fratello e disegnare draghi su ogni superficie piana si equivalgono! ma non è questo il punto, non è per questo che non viene accettata.” Fatima fissò per qualche secondo le facce stravolte delle principesse, poi riprese “ Sondra non viene accettata non perché è pazza, dal momento che ogni uomo lo è… Non viene accettata perché è pazza in maniera originale. Sondra è pazza in maniera propria, personale, in maniera diversa da tutti gli altri. Capite la differenza? I suoi compagni sono pazzi tutti nello stesso modo, nel modo dettato dalla televisione, dal cinema, dalle convenzioni, in quel modo rassicurante, canonizzato, che li fa sentire normali…” Fatima riprese fiato
“ ma quindi Le Terre di Sondra sono ormai perdute?” chiese Eleonora in un lamento “ le statue delle dee abbattute, i villaggi sotto il Grande Occhio, la Trivella ad Alta Voracità… “
“ No!” disse Fatima “ non ancora! Certo ci sono stati dei cambiamenti nelle Terre di Sondra, ma lei non ha ancora gettato le armi, non ha annullato la sua capacità di critica, non si è sottomessa! Ogni cambiamento, per quanto brutto è ancora permeato dalla fantasia e dall’estrema originalità di Sondra e poi…“ Fatima fece una pausa di grande suspance “ e poi ci siete voi! Voi avete affrontato tutti i cambiamenti, avete attraversato il villaggio del Grande Fratello, combattuto gli orsi travestiti, avete superato il fosso della Trivella ad Alta Voracità… Voi siete il suo spirito più profondo e combattivo, fin che ci sarete voi vaste zone delle Terre di Sondra resteranno immutate, incontaminate, e tutti i cambiamenti saranno comunque in qualche modo affrontati, o quanto meno analizzati con criticità!” Fatima rimase in silenzio qualche momento, poi riprese, con un tono più basso “ è per questo che le Condizionamenti vogliono le vostre teste!” disse “ sconfitte voi, Sondra cadrà, cederà completamente. Col tempo spariranno tutte le disuguaglianze. Tutto sarà uguale a come gli altri si aspettano che sia, privo di sorprese… e Sondra avrà una mente globalizzata, priva di biodiversità, un cervello Mc Donald, uguale a mille altri! Nelle sue terre non ci saranno più draghi buoni, non ci saranno più pub gestiti da topi, non ci saranno più re che si chiamano Ugo di soprannome, non ci saranno più badanti capaci di usare la magia… ogni irregolarità, ogni originalità verrà appianata: i sognotti si estingueranno, le streghe perderanno potere o diventeranno cattive, e le principesse sposeranno calciatori e parteciperanno a selezioni per diventare Veline!”
“ ma perché?” domandò Sikandra “ perché succede tutto questo?” Fatima abbassò gli occhi
“ perché Sondra… o almeno una parte di lei, vuole così!” disse in tono grave “ perché solo così sarà accettata…”
“ Ma lei potrebbe impedire tutto questo?” domandò Neve accorata. Fatima sospirò
“ pagherebbe un prezzo molto alto: perderebbe l’accettazione delle sue compagne!” disse Fatima, e Neve emise un ringhio
“ bella perdita: l’amicizia di un branco di troie!” Fatima sorrise, il sorriso di una madre verso la figlia
“ non si tratta nemmeno di amicizia… ma solo di accettazione, di un antidoto alla solitudine, che per un adolescente è più importante dell’aria!” Neve sbuffò, sdegnata
“ non pensare che sia facile per lei!” ammonì Fatima “ voi siete la sua anima più profonda… ferendo voi, ferisce se stessa!”
“ ma… ma c’è un modo…? ” balbettò Eleonora
“ c’è qualcosa che possiamo fare?” rincarò Antanuka
“ tutto dipende da Sondra!” disse Fatima “ per ora mi ha permesso di sviare le Condizionamenti, di non farle arrivare fino a voi, ma ora sta per cedere…”
“ stai dicendo che siamo spacciate?” ringhiò Neve arrabbiatissima “ che non c’è nulla che possiamo fare?”
“ potete resistere, potete confidare in Sondra e… ” disse Fatima, ed un brillio le attraversò gli occhi “… e sperare che il mio asso nella manica non fallisca!” le principesse guardarono Fatima con aria interrogativa
“ asso nella manica?”
“ sì!” disse Fatima “ lo sto preparando dal giorno in cui ho lasciato Lacsmy , ma non posso svelarvi di cosa si tratta: la sorpresa è la chiave di tutto!” Neve sbuffò
“ e ti pareva!” mormorò fra i denti
“ fate tesoro di quanto vi ho detto…” disse Fatima “ vi servirà!” detto questo Mariacarla schizzò via rapidissima. Le principesse rimasero in silenzio, gli occhi persi nel vuoto, nel punto in cui era sparita la sfera.
“ quindi…” cominciò Sikandra titubante “ se ho ben capito noi siamo… emanazioni della mente di una quindicenne…”
“ già…” borbottò Antanuka
“ mmh mmh!” confermò Aurora
“ così pare…” fece Eleonora. Neve sbuffò
“ bella situazione del cazzo!” disse.
Non sapendo cosa fare le principesse si rimisero in cammino. Neve era inferocita, assolutamente intrattabile. Avanzava in mezzo al nulla a passo di guerra. Sikandra, Antanuka ed Eleonora la seguivano, immerse nei loro pensieri. Ed Aurora sembrava più spaesata del solito.
D’un tratto, all’improvviso comparve un’immensa costruzione. Era integralmente fatta di marmo candido. Una costrizione poderosa ma al contempo leggera, per via di numerosi archi e sottili guglie. Posava su un basamento, anch’esso di marmo, e, non appena le principesse vi misero piede, le leggi della fisica parvero ricostituirsi d’improvviso. Tutte tornarono a posare i piedi sullo stesso piano.
L’immenso palazzo non aveva pareti, ma solo archi aperti, che originavano un vastissimo, arioso chiostro, con al centro una piccola, elaborata edicola a base circolare, anch’essa di marmo bianco.
Neve marciò verso l’edicola e si sedette sui gradini alla sua base.
“ Che hai intenzione di fare?” le chiese Sikandra cercando di non irritarla. Neve sbuffò
“ aspetto!” disse “ aspetto che quelle cazzo di Condizionamenti arrivino!” Neve alzò lo sguardo, aveva gli occhi fiammeggianti “ e poi gli faccio un culo così!” aggiunse. Sikandra sospirò
“ credo anch’io che sia inutile scappare!” disse Eleonora “ prima o poi ci troveranno… tanto vale affrontarle subito!”
“ ben detto!” disse Neve sfoderando il coltello e la balestra e disponendoseli al fianco “ io sono pronta!” Antanuka non disse nulla, ed Aurora sollevò lo sguardo sui soffitti altissimi
“ c’è tanto marmo!” osservò
“ siete con me?” domandò Neve alzandosi in piedi e porgendo il braccio in avanti
“ sì!” disse Eleonora mettendo prontamente il braccio su quello dell’amica. Sikandra fece un sorriso ed allungò il braccio
“ certo non voglio perdermi una battaglia del genere!” disse
“ io non vi lascio!” disse Antanuka porgendo la sua mano grande come un prosciutto. Le principesse girarono gli occhi a guardare Aurora, che aveva il suo solito sguardo svanito, ma che comunque allungò il braccio
“ come si gioca?” domandò, le altre sorrisero.
“ All’avventura, ai cavalieri neri, alla cocaina, alla morte della carineria, alla diversità!” disse Neve
“ Alla curiosità, alla sperimentazione, ai cibi esotici, alla fine della noia, alla diversità!” disse Sikandra
“ Alla forza, alle ossa grosse, ai culi grassi, alla morte delle cure dimagranti, alla diversità!” fece Antanuka
“ All’amicizia, alla cucina creativa, al divorzio, alla fine del maschilismo, alla diversità!” disse Eleonora, poi gli occhi di tutte si puntarono su Aurora, che ricambiò gli sguardi con aria di pacata sorpresa
“ Alla svampitudine!” disse Neve
“ Alla bontà ad oltranza!” aggiunse Antanuka
“ Al Principio Azzurro!” fece Eleonora
“ Alla fine di ogni odio e rancore… ” aggiunse Sikandra. Aurora sorrise
“ ehi… ho capito come si gioca!” disse “ …alla diversità?!” aggiunse poi in tono interrogativo
“ ALLA DIVERSITA’!!” urlarono le altre, ritirando le braccia e portandosele al cuore in un sol gesto.
Le cinque amiche restarono quindi in attesa. Le armi disposte, pronte ad essere utilizzate, i cuori rivolti alla battaglia.
La pupa e il secchione
2 mesi fa
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