FINE!!!
L’attesa durò a lungo. Sembrava che le Creature, le Condizionamenti, non volessero arrivare.
Le principesse cominciarono a sentirsi stanche. Ogni tanto sollevavano la testa per vedere se Aurora cadeva addormentata, ma insolitamente sembrava quella più allerta di tutte.
Antanuka sollevò la testa, strofinandosi gli occhi con la mano
“ ho un po’ di fame…” disse, la voce impastata di sonno “ è mica avanzata un po’ di torta?” le altre scossero la testa sbadigliando “ se ti va, ti aiuto a farne una Ele…” disse la cavernicola. Eleonora fece spallucce
“ mi mancano gli ingredienti…” disse “ non saprei proprio con cosa farla…” Antanuka guardò l’amica con aria sorpresa… durante tutto il viaggio aveva visto Eleonora preparare torte con qualsiasi cosa, e non le aveva mai sentito dire che mancavano gli ingredienti… Ma forse nemmeno lei poteva fare una torta di nebbia… o di marmo…
La donna delle caverne si rassegnò e si assestò in una posizione più comoda: dopotutto aveva più sonno che fame.
“ ho un sonno tremendo…” disse Eleonora “ forse se facessimo quattro passi a visitare questa specie di tempio…” propose, ma nessuna, nemmeno Sikandra che di solito era sempre pronta a ficcare il naso, la assecondò. Eleonora si grattò la testa… non sapeva perché ma tutto quel sonno le sembrava strano, guardò Antanuka accasciata contro l’edicola, priva di forza…
“ acciderbolina!” disse Neve “ quanto ci mettono le Creature?!” Antanuka, Eleonora e Sikandra si voltarono sconvolte verso Neve.
Acciderbolina? C’era qualcosa che decisamente non andava! Anche Neve pareva essersene accorta, e si portò una mano sulla bocca. D’istinto le quattro amiche si voltarono verso Aurora, aspettandosi di vederla addormentata. Ma non era così. Aurora faceva su e giù, in uno strano stato di agitazione.
Fu allora che le videro.
Erano ai margini del basamento di marmo.
Non avevano forma ne colore o consistenza. Erano come una vibrazione dell’aria, come zone in cui l’aria si coagulava fibrillando. E tutto intorno l’atmosfera era cambiata senza che loro cinque se ne rendessero conto. Era come se un sole fortissimo stesse scaldando dell’asfalto. Il venticello fresco che spirava nel chiostro era svanito, come pietrificato. Ora l’aria era ferma, eccetto per quell’impercettibile vibrazione, che deformava lo spazio. Le principesse non poterono fare nulla. Non ne avevano la forza. Quell’aria palpitante le aveva imprigionate, le sprofondava nella stanchezza e nel sonno, le spingeva a smettere di lottare, ad abbandonarsi. Ed era irresistibile, rendeva le loro membra pesanti come piombo, tanto da rendere ogni respiro una fatica immensa. Penetrava nelle loro menti come un fluido, e cancellava i pensieri, cancellava la determinazione di resistere, la coscienza, i ricordi… le sprofondava nell’oblio…
Antanuka sentì suonare alla porta. Si alzò per andare ad aprire… Dragoberto doveva essersi distratto di nuovo.
La principessa guardò nell’occhiolino, aspettando di trovarsi di fronte il solito, ennesimo, principe azzurro, in carne, ossa, calzamaglia e cappello con piuma.
Ma si sbagliava.
Davanti alla sua porta, in piedi sul ponte levatoio c’era un omino in giacca e cravatta, molto elegante. La principessa aprì la porta stupita
“ Posso esserle utile?” domandò all’omino. Questo sfoderò un sorriso che metteva in mostra uno per uno tutti i suoi bianchissimi denti
“ lei è la principessa Antanuka?” domandò
“ sì…” replicò questa, sempre più sconcertata
“ mi presento: sono Ermogene Smith dell’agenzia per modelle Principe Azzurro!” disse facendo un piccolo inchino “ sono qui per scritturarla!” Antanuka si grattò la testa
“ per scritturarmi?” domandò. Ermogene fece un secondo inchino
“ certo!” disse facendo brillare i suoi denti bianchissimi “ vorremmo che lei diventasse la testimonial della nostra nuova linea di vestiti primavera-estate!” Antanuka non disse nulla. Rimase sulla soglia con la mano sulla porta. Stava provando una strana sensazione… felicità… ma era una strana felicità, come un involucro che non si approfondiva, come se sotto nascondesse qualcosa di molto diverso. “ allora cosa ne dice?” continuò l’omino “ accetta? Lo stipendio è da favola!” Antanuka sospirò
“ okay…” disse titubante “ vado… a fare le valige…” Una volta in camera sua, cominciò a raccogliere le sue cose, mentre lo faceva vide la sua immagine riflessa nello specchio affianco al letto. Fissò il suo riflesso, come per vedere se qualcosa non andava… Era tutto a posto, perfetto: l’aspetto magro e longilineo, fino quasi a sembrare malaticcio, le sopraciglia ben disegnate, il nasino all’insù… eppure… epurre c’era qualcosa che non le piaceva… Qualcosa che decisamente non andava. Antanuka tirò su il braccio e provò a gonfiare il bicipite. L’immagine non rifletté nessun cambiamento nel volume del muscolo, ed Antanuka sospirò, delusa.
“ signorina?” chiamò la voce dell’omino che era salito “ è pronta?” Antanuka annuì, ed afferrò la maniglia della valigia. Tirò, ma questa non si spostò nemmeno di un millimetro… la cosa la fece sentire molto male
“ faccio io, non si affatichi!” disse Ermogene sollevando la valigia senza troppo sforzo nonostante le sue piccole dimensioni. I due uscirono dalla camera, Antanuka d’improvviso si sentiva estremamente depressa, senza sapere il perché: forse stava commettendo uno sbaglio... forse non avrebbe dovuto accettare. Quando furono davanti alla porta Antanuka aveva cambiato idea: non voleva fare la modella!
“ senta…” disse “ io non posso venire con lei!”
“ e perché mai?” chiese Ermogene, con la mano libera dalla valigia già sulla porta. Antanuka si guardò intorno in cerca di una scusa
“ perché… non sarebbe legale!” disse “ perché una principessa possa essere libera di uscire dal proprio castello qualcuno deve uccidere il drago!” Ermogene tornò a esporre i suoi denti tirati a lucido uno per uno col sidol, poi spalancò la porta.
Antanuka sbiancò: a pochi metri al ponte levatoio, circondato da uomini in armatura, giaceva immobile la figura blu di Dragoberto, con una lunga lancia conficcata nel petto.
Era morto.
Eleonora si guardò in torno. La grande cucina in cui si trovava aveva uno strano aspetto patinato, come se fosse finta.
Ed infatti lo era.
La principessa si trovava sul set di un programma televisivo. Indossava un grembiulino bianco, inamidato ed aveva un’acconciatura scolpita, rigida come il marmo, in più la pelle sugli zigomi le tirava, ed aveva problemi a smettere di sorridere.
“ Tre minuti e andiamo in onda!” disse l’assistente di scena. Eleonora annuì, e si posizionò dietro il bancone della cucina “ tre, due, uno…” disse il cameraman, poi si accese una lucina rossa e la principessa seppe di essere in onda
“ Buon giorno amici telespettatori!” disse sorridendo tanto che le facevano male le guance “ ben venuti all’Angolo della Torta!” ci fu una serie di applausi provenienti dal pubblico, poi Eleonora continuò. Parlare le veniva facile, come se stesse recitando qualcosa di imparato a memoria, e probabilmente era così, anche se non si ricordava quando lo avesse imparato… “ oggi prepareremo insieme la…” fece una pausa di suspance poi disse “ …torta di mele!” nel dire quelle parole, torta di mele, qualcosa le si contorse dentro “ allora si devono prendere due uova…” disse afferrando due uova con una mano sola e rompendole abilmente in una terrina “ e sbatterle con dello zucchero a velo…” eseguì con grande maestria producendo un bel rumore ritmico “ poi grattugiamo la scorza di un limone…” Eleonora afferrò limone e grattugia e cominciò a darsi da fare, sempre con un gran sorriso. Ma non si sentiva affatto felice. E questo era strano, perché fare una torta per lei era da sempre una fonte di incredibile felicità.
Ma non questa volta.
Questa volta c’era qualcosa che non andava. Le parole le uscivano di bocca come una tiritera mandata a memoria, come se stesse leggendo una ricetta da un libro, ed in quella torta non c’era fantasia, non c’era niente di suo… “ ora prendiamo due belle mele…” continuò Eleonora afferrando due perfetti, lucidi pomi rossi, due mele da manuale… qualcosa decisamente non andava in quelle mele… qualcosa decisamente non andava in quella situazione…
“ Cinque minuti di pausa!” annunciò il fotografo. Sikandra si alzò dai cuscini e prese l’accappatoio per coprirsi, dal momento che indossava solo un costume da bagno. Che bello! Pensò, il suo sogno si era avverato: era una fotomodella! Passava ore ed ore a cambiare di posa ed a farsi fotografare, immersa in quell’atmosfera magica… Era meraviglioso! Meraviglioso! Meraviglioso! Sikandra rimase ferma nel suo accappatoio leopardato, con un’aria titubante…
Meraviglioso…
Era davvero poi così meraviglioso? Rigirarsi per ore sugli stessi cuscini e fare cinquemila foto nella stessa identica posizione? La principessa scosse il capo come per scacciare quell’idea molesta: ci avrebbe pensato dopo: ora era in pausa.
Si avvicinò alla macchina fotografica montata su un cavalletto. Ci girò in torno, poi guardò nell’obbiettivo… era piuttosto interessante…
“ mi spieghi come funzionano i tempi di esposizione?” domandò al fotografo che stava bevendo un caffè in un bicchierino di plastica. Questo rise e sputacchiò qualche goccia di caffè per aria
“ vuoi sapere come funzionano i tempi di esposizione?” domandò trattenendo un altro accesso di risa
“ sì…” rispose Sikandra che non capiva il perché di tutta quella ilarità
“ e perché mai?” le chiese il fotografo “ tu fai la fotomodella, il tuo compito e restare immobile e lasciarti fotografare… a cosa ti serve sapere come funzionano i tempi di esposizione?” Sikandra fece spallucce
“ ero solo curiosa…” disse “ mi sembrava una cosa interessante…” il fotografo tornò a ridere
“ sì, certo, certo…” disse col tono di voce di qualcuno che asseconda un bambino un po’ tardo “ ora rimettiti in posa che si ricomincia a lavorare!” Sikandra ubbidì, si sedette sui cuscini e si sfilò l’accappatoio.
I click della macchina fotografica ripresero, in rapida successione. Sikandra cambiava posizione, in maniera quasi impercettibile, e ad ogni click sentiva un microscopico qualcosa insinuarlesi nel cervello.
Click
click
click… non sapeva di cosa si trattasse, ma andava accumulandosi…
Click
Click
click… ad un tratto si accumulò a tal punto che Sikandra la riconobbe: era la sua nemica di sempre, la nemesi a cui aveva giurato di non arrendersi mai più…
la noia!
“ Sei pronta?” le domandò l’assistente di scena con in mano una copia della scaletta “ lo stacchetto comincia fra qualche minuto…” la principessa Lolly stava per rispondere di sì, quando gettò un urlo
“ acciderbolina!” strillò “ mi sono rotta un’unghia!” si sfiorò il dito con la mano, poi corse allo specchio più vicino, preoccupata che il suo aspetto potesse essere stato in qualche modo compromesso
Ed era vero: lo specchio restituì un’immagine che a Lolly non piacque. I lunghi capelli biondi stretti in due trecce ai lati della testa, il seno fasciato dal top rosa, con due cuori dipinti proprio in corrispondenza delle tette, la minigonna in tinta, con il disegno di un paffuto cupido con tanto di arco e frecce, il piccolo nasino, le labbra col rossetto color ciliegia…
con quell’unghia ora la perfezione era persa!
Lolly sentiva montarle in petto una disperazione terribile… forse esagerata, in fondo non si trattava di un brufolo, ma di un’unghia spezzata… poteva farsela ricostruire dall’estetista… e nello stacchetto nessuno l’avrebbe notata…
“ Lolly!?” chiamò l’assistente di scena “ hai ancora cinque minuti… e c’è Biancolingio per te…” Lolly si voltò e vide Biancolingio, il suo Principe azzurro-calciatore
“ pulcino caramellato? Cosa succede?” le chiese questo con voce affettata. Neve fu sopraffatta dalla disperazione. Biancolingio era biondo, ed indossava una vaporosa divisa da calciatore azzurra ed un cappello bianco, ornato da un’elegante penna di pavone. In mano teneva una scatola di cioccolatini a forma di cuore “ per San Valentino pucci pucci!” Neve, improvvisamente, senza motivo ebbe un conato di vomito. Sollevò la testa e vide la sua immagine nello specchio fare lo stesso. Guardò quelle trecce bionde, quelle labbra rosso sangue arterioso, guardò il vestitino di scena che indossava, e capì…
capì che il problema non era l’unghia spezzata, ma tutto il resto…
L’attesa durò a lungo. Sembrava che le Creature, le Condizionamenti, non volessero arrivare.
Le principesse cominciarono a sentirsi stanche. Ogni tanto sollevavano la testa per vedere se Aurora cadeva addormentata, ma insolitamente sembrava quella più allerta di tutte.
Antanuka sollevò la testa, strofinandosi gli occhi con la mano
“ ho un po’ di fame…” disse, la voce impastata di sonno “ è mica avanzata un po’ di torta?” le altre scossero la testa sbadigliando “ se ti va, ti aiuto a farne una Ele…” disse la cavernicola. Eleonora fece spallucce
“ mi mancano gli ingredienti…” disse “ non saprei proprio con cosa farla…” Antanuka guardò l’amica con aria sorpresa… durante tutto il viaggio aveva visto Eleonora preparare torte con qualsiasi cosa, e non le aveva mai sentito dire che mancavano gli ingredienti… Ma forse nemmeno lei poteva fare una torta di nebbia… o di marmo…
La donna delle caverne si rassegnò e si assestò in una posizione più comoda: dopotutto aveva più sonno che fame.
“ ho un sonno tremendo…” disse Eleonora “ forse se facessimo quattro passi a visitare questa specie di tempio…” propose, ma nessuna, nemmeno Sikandra che di solito era sempre pronta a ficcare il naso, la assecondò. Eleonora si grattò la testa… non sapeva perché ma tutto quel sonno le sembrava strano, guardò Antanuka accasciata contro l’edicola, priva di forza…
“ acciderbolina!” disse Neve “ quanto ci mettono le Creature?!” Antanuka, Eleonora e Sikandra si voltarono sconvolte verso Neve.
Acciderbolina? C’era qualcosa che decisamente non andava! Anche Neve pareva essersene accorta, e si portò una mano sulla bocca. D’istinto le quattro amiche si voltarono verso Aurora, aspettandosi di vederla addormentata. Ma non era così. Aurora faceva su e giù, in uno strano stato di agitazione.
Fu allora che le videro.
Erano ai margini del basamento di marmo.
Non avevano forma ne colore o consistenza. Erano come una vibrazione dell’aria, come zone in cui l’aria si coagulava fibrillando. E tutto intorno l’atmosfera era cambiata senza che loro cinque se ne rendessero conto. Era come se un sole fortissimo stesse scaldando dell’asfalto. Il venticello fresco che spirava nel chiostro era svanito, come pietrificato. Ora l’aria era ferma, eccetto per quell’impercettibile vibrazione, che deformava lo spazio. Le principesse non poterono fare nulla. Non ne avevano la forza. Quell’aria palpitante le aveva imprigionate, le sprofondava nella stanchezza e nel sonno, le spingeva a smettere di lottare, ad abbandonarsi. Ed era irresistibile, rendeva le loro membra pesanti come piombo, tanto da rendere ogni respiro una fatica immensa. Penetrava nelle loro menti come un fluido, e cancellava i pensieri, cancellava la determinazione di resistere, la coscienza, i ricordi… le sprofondava nell’oblio…
Antanuka sentì suonare alla porta. Si alzò per andare ad aprire… Dragoberto doveva essersi distratto di nuovo.
La principessa guardò nell’occhiolino, aspettando di trovarsi di fronte il solito, ennesimo, principe azzurro, in carne, ossa, calzamaglia e cappello con piuma.
Ma si sbagliava.
Davanti alla sua porta, in piedi sul ponte levatoio c’era un omino in giacca e cravatta, molto elegante. La principessa aprì la porta stupita
“ Posso esserle utile?” domandò all’omino. Questo sfoderò un sorriso che metteva in mostra uno per uno tutti i suoi bianchissimi denti
“ lei è la principessa Antanuka?” domandò
“ sì…” replicò questa, sempre più sconcertata
“ mi presento: sono Ermogene Smith dell’agenzia per modelle Principe Azzurro!” disse facendo un piccolo inchino “ sono qui per scritturarla!” Antanuka si grattò la testa
“ per scritturarmi?” domandò. Ermogene fece un secondo inchino
“ certo!” disse facendo brillare i suoi denti bianchissimi “ vorremmo che lei diventasse la testimonial della nostra nuova linea di vestiti primavera-estate!” Antanuka non disse nulla. Rimase sulla soglia con la mano sulla porta. Stava provando una strana sensazione… felicità… ma era una strana felicità, come un involucro che non si approfondiva, come se sotto nascondesse qualcosa di molto diverso. “ allora cosa ne dice?” continuò l’omino “ accetta? Lo stipendio è da favola!” Antanuka sospirò
“ okay…” disse titubante “ vado… a fare le valige…” Una volta in camera sua, cominciò a raccogliere le sue cose, mentre lo faceva vide la sua immagine riflessa nello specchio affianco al letto. Fissò il suo riflesso, come per vedere se qualcosa non andava… Era tutto a posto, perfetto: l’aspetto magro e longilineo, fino quasi a sembrare malaticcio, le sopraciglia ben disegnate, il nasino all’insù… eppure… epurre c’era qualcosa che non le piaceva… Qualcosa che decisamente non andava. Antanuka tirò su il braccio e provò a gonfiare il bicipite. L’immagine non rifletté nessun cambiamento nel volume del muscolo, ed Antanuka sospirò, delusa.
“ signorina?” chiamò la voce dell’omino che era salito “ è pronta?” Antanuka annuì, ed afferrò la maniglia della valigia. Tirò, ma questa non si spostò nemmeno di un millimetro… la cosa la fece sentire molto male
“ faccio io, non si affatichi!” disse Ermogene sollevando la valigia senza troppo sforzo nonostante le sue piccole dimensioni. I due uscirono dalla camera, Antanuka d’improvviso si sentiva estremamente depressa, senza sapere il perché: forse stava commettendo uno sbaglio... forse non avrebbe dovuto accettare. Quando furono davanti alla porta Antanuka aveva cambiato idea: non voleva fare la modella!
“ senta…” disse “ io non posso venire con lei!”
“ e perché mai?” chiese Ermogene, con la mano libera dalla valigia già sulla porta. Antanuka si guardò intorno in cerca di una scusa
“ perché… non sarebbe legale!” disse “ perché una principessa possa essere libera di uscire dal proprio castello qualcuno deve uccidere il drago!” Ermogene tornò a esporre i suoi denti tirati a lucido uno per uno col sidol, poi spalancò la porta.
Antanuka sbiancò: a pochi metri al ponte levatoio, circondato da uomini in armatura, giaceva immobile la figura blu di Dragoberto, con una lunga lancia conficcata nel petto.
Era morto.
Eleonora si guardò in torno. La grande cucina in cui si trovava aveva uno strano aspetto patinato, come se fosse finta.
Ed infatti lo era.
La principessa si trovava sul set di un programma televisivo. Indossava un grembiulino bianco, inamidato ed aveva un’acconciatura scolpita, rigida come il marmo, in più la pelle sugli zigomi le tirava, ed aveva problemi a smettere di sorridere.
“ Tre minuti e andiamo in onda!” disse l’assistente di scena. Eleonora annuì, e si posizionò dietro il bancone della cucina “ tre, due, uno…” disse il cameraman, poi si accese una lucina rossa e la principessa seppe di essere in onda
“ Buon giorno amici telespettatori!” disse sorridendo tanto che le facevano male le guance “ ben venuti all’Angolo della Torta!” ci fu una serie di applausi provenienti dal pubblico, poi Eleonora continuò. Parlare le veniva facile, come se stesse recitando qualcosa di imparato a memoria, e probabilmente era così, anche se non si ricordava quando lo avesse imparato… “ oggi prepareremo insieme la…” fece una pausa di suspance poi disse “ …torta di mele!” nel dire quelle parole, torta di mele, qualcosa le si contorse dentro “ allora si devono prendere due uova…” disse afferrando due uova con una mano sola e rompendole abilmente in una terrina “ e sbatterle con dello zucchero a velo…” eseguì con grande maestria producendo un bel rumore ritmico “ poi grattugiamo la scorza di un limone…” Eleonora afferrò limone e grattugia e cominciò a darsi da fare, sempre con un gran sorriso. Ma non si sentiva affatto felice. E questo era strano, perché fare una torta per lei era da sempre una fonte di incredibile felicità.
Ma non questa volta.
Questa volta c’era qualcosa che non andava. Le parole le uscivano di bocca come una tiritera mandata a memoria, come se stesse leggendo una ricetta da un libro, ed in quella torta non c’era fantasia, non c’era niente di suo… “ ora prendiamo due belle mele…” continuò Eleonora afferrando due perfetti, lucidi pomi rossi, due mele da manuale… qualcosa decisamente non andava in quelle mele… qualcosa decisamente non andava in quella situazione…
“ Cinque minuti di pausa!” annunciò il fotografo. Sikandra si alzò dai cuscini e prese l’accappatoio per coprirsi, dal momento che indossava solo un costume da bagno. Che bello! Pensò, il suo sogno si era avverato: era una fotomodella! Passava ore ed ore a cambiare di posa ed a farsi fotografare, immersa in quell’atmosfera magica… Era meraviglioso! Meraviglioso! Meraviglioso! Sikandra rimase ferma nel suo accappatoio leopardato, con un’aria titubante…
Meraviglioso…
Era davvero poi così meraviglioso? Rigirarsi per ore sugli stessi cuscini e fare cinquemila foto nella stessa identica posizione? La principessa scosse il capo come per scacciare quell’idea molesta: ci avrebbe pensato dopo: ora era in pausa.
Si avvicinò alla macchina fotografica montata su un cavalletto. Ci girò in torno, poi guardò nell’obbiettivo… era piuttosto interessante…
“ mi spieghi come funzionano i tempi di esposizione?” domandò al fotografo che stava bevendo un caffè in un bicchierino di plastica. Questo rise e sputacchiò qualche goccia di caffè per aria
“ vuoi sapere come funzionano i tempi di esposizione?” domandò trattenendo un altro accesso di risa
“ sì…” rispose Sikandra che non capiva il perché di tutta quella ilarità
“ e perché mai?” le chiese il fotografo “ tu fai la fotomodella, il tuo compito e restare immobile e lasciarti fotografare… a cosa ti serve sapere come funzionano i tempi di esposizione?” Sikandra fece spallucce
“ ero solo curiosa…” disse “ mi sembrava una cosa interessante…” il fotografo tornò a ridere
“ sì, certo, certo…” disse col tono di voce di qualcuno che asseconda un bambino un po’ tardo “ ora rimettiti in posa che si ricomincia a lavorare!” Sikandra ubbidì, si sedette sui cuscini e si sfilò l’accappatoio.
I click della macchina fotografica ripresero, in rapida successione. Sikandra cambiava posizione, in maniera quasi impercettibile, e ad ogni click sentiva un microscopico qualcosa insinuarlesi nel cervello.
Click
click
click… non sapeva di cosa si trattasse, ma andava accumulandosi…
Click
Click
click… ad un tratto si accumulò a tal punto che Sikandra la riconobbe: era la sua nemica di sempre, la nemesi a cui aveva giurato di non arrendersi mai più…
la noia!
“ Sei pronta?” le domandò l’assistente di scena con in mano una copia della scaletta “ lo stacchetto comincia fra qualche minuto…” la principessa Lolly stava per rispondere di sì, quando gettò un urlo
“ acciderbolina!” strillò “ mi sono rotta un’unghia!” si sfiorò il dito con la mano, poi corse allo specchio più vicino, preoccupata che il suo aspetto potesse essere stato in qualche modo compromesso
Ed era vero: lo specchio restituì un’immagine che a Lolly non piacque. I lunghi capelli biondi stretti in due trecce ai lati della testa, il seno fasciato dal top rosa, con due cuori dipinti proprio in corrispondenza delle tette, la minigonna in tinta, con il disegno di un paffuto cupido con tanto di arco e frecce, il piccolo nasino, le labbra col rossetto color ciliegia…
con quell’unghia ora la perfezione era persa!
Lolly sentiva montarle in petto una disperazione terribile… forse esagerata, in fondo non si trattava di un brufolo, ma di un’unghia spezzata… poteva farsela ricostruire dall’estetista… e nello stacchetto nessuno l’avrebbe notata…
“ Lolly!?” chiamò l’assistente di scena “ hai ancora cinque minuti… e c’è Biancolingio per te…” Lolly si voltò e vide Biancolingio, il suo Principe azzurro-calciatore
“ pulcino caramellato? Cosa succede?” le chiese questo con voce affettata. Neve fu sopraffatta dalla disperazione. Biancolingio era biondo, ed indossava una vaporosa divisa da calciatore azzurra ed un cappello bianco, ornato da un’elegante penna di pavone. In mano teneva una scatola di cioccolatini a forma di cuore “ per San Valentino pucci pucci!” Neve, improvvisamente, senza motivo ebbe un conato di vomito. Sollevò la testa e vide la sua immagine nello specchio fare lo stesso. Guardò quelle trecce bionde, quelle labbra rosso sangue arterioso, guardò il vestitino di scena che indossava, e capì…
capì che il problema non era l’unghia spezzata, ma tutto il resto…
ed allora tirò un pugno violentissimo contro lo specchio, senza curarsi di ritrarre la mano mentre questo le andava in pezzi sul braccio, ed nel frattempo urlò!
Un urlo agghiacciante, un urlo ben diverso dallo strilletto da gallinella che aveva emesso poco prima, era un urlo che le risaliva da dentro le viscere, gravido di una disperazione profonda e giustificatissima.
Lei quasi non se ne accorse, ma al suo urlo se ne unirono altri tre.
Altrettanto disperati...
Antanuka urlava… e mentre urlava sentì la sua voce farsi sempre più profonda, sentì la vibrazione di quel suono percorrerle le vene, sentì i suoi bicipiti gonfiarsi, e sentì l’impatto del suo pugno, dalle nocche, tornate grosse come castagne, contro i bianchissimi denti del rappresentante della Principe Azzurro…
Sikandra sentiva il proprio urlo uscire dalla sua gola, e con lui tutti i click di noia, tutta l’inconsapevolezza, tutta quella beota contentezza! Sentì il rumore della macchina fotografica che si fracassava, schiantata dal cuscino che aveva tirato…
Eleonora, riuscì ad udire lo schianto da infarto della trota di mele contro la faccia di uno spettatore della prima fila, nonostante gridasse a perdifiato, come mai aveva gridato in tutta la sua vita…
Le quattro principesse aprirono gli occhi contemporaneamente, giusto nello stesso momento in cui Aurora li chiudeva e scivolava a terra addormentata.
“ Bene… bene… bene…” disse una delle Condizionamenti. Aveva una voce difficile da descrivere: poteva essere rovente come un tizzone o gelida come l’azoto liquido, ma comunque feriva l’aria che attraversava “ l’Analgesia non ha funzionato!” continuò, poi parve rivolgersi direttamente alle principesse “ avete perso la vostra ultima occasione di salvezza!” disse tagliente
“ ora…” continuò la Condizionamente che le stava affianco, con una voce altrettanto mortifera “ dovremo uccidervi!” non sembrava affatto dispiaciuta, anzi, era decisamente impaziente.
Neve, che era tornata la Neve coi capelli rasati ed il drago tatuato sul collo, si osservava le braccia avvolte da cuoio nero con aria compiaciuta, e sulle labbra le comparve un sorriso
“ Certo! ” disse “ ma non crediate che sia facile, care le mie troiette!” Antanuka smise di toccarsi il naso, tornato, con suo grande sollievo, alle dimensioni di un melone, e si abbassò a brandire la sua mazza. La sollevò come se si trattasse di un ramoscello e la guardò con soddisfazione
“ già!” disse “ non crediate che sia facile!” Eleonora e Sikandra, avanzarono davanti ad Aurora. La prima incoccò una freccia nell’arco
“ e comunque sia…” disse ” è meglio la morte ad una vita passata a fare…” la sua voce divenne un sibilo disgustato “…torte di mele!” Sikandra sorrise, brandendo l’affilata spada d’argento
“ puoi ben dirlo!” disse, mentre anche Neve ed Antanuka andavano a schierarsi in difesa di Aurora, che dormiva con un sorriso beato sulle labbra.
La battaglia cominciò.
La mazza di Antanuka fu la prima a colpire, e spazzò via le Condizionamenti che volarono a diversi metri di distanza. Sebbene le Creature non avessero riportato alcun danno, questo diede il tempo alle principesse di mettere Aurora in salvo dietro l’edicola.
Poi cominciò il vero scontro.
Era difficilissimo contrastare le Creature, perché guardarle direttamente faceva male agli occhi, e disorientava. Anche seguire i loro movimenti era molto difficile, perché erano quasi trasparenti, e le loro spade di ghiaccio comparivano all’improvviso, come dal nulla.
Ma le principesse sapevano il fatto loro.
Antanuka parò un fendente proveniente dall’alto con l’impugnatura della mazza e spinse via l’avversaria con tutta la sua forza. Intanto Sikandra e Neve combattevano schiena contro schiena, con ferocia. Mentre Eleonora, arrampicata in cima all’edicola teneva a distanza due Creature facendo piovere su di loro cascate di frecce.
Le principesse sembravano assolutamente all’altezza delle avversarie, forse più abili. Ma le Creature non sembravano ricevere alcun danno dai colpi subiti, ne accusare fatica.
Ben presto Eleonora terminò le frecce e balzò giù dall’edicola col pugnale in mano, gettandosi su una delle due Creature.
La battaglia si fece più serrata.
Le quattro principesse affrontavano ciascuna una Condizionamente, in un feroce balletto di stoccate e parate.
La stanchezza cominciò presto a farsi sentire. Le quattro amiche erano sempre più sulla difensiva, mentre le avversarie guadagnavano lentamente ma inesorabilmente terreno, senza dar segno di fatica.
“ Dov’è la quinta?” urlò d’un tratto Neve, mentre schivava con agilità un affondo. Le compagne si voltarono con sgomento… nella confusione si erano dimenticate che c’era una quinta Creatura… quella di Aurora!
Antanuka menò un terribile fendente che gettò la sua avversaria a qualche metro, e corse dietro l’edicola…
“ Aur…” le parole le si strozzarono in gola per la sorpresa:
Aurora era sveglia, seduta su un gradino a parlare del Principio Azzurro, mentre la quinta Convenzione era conglutinata a terra, ed emetteva un ritmico suono russante.
“ Ciao!” disse Aurora rivolta ad Antanuka, alzando la mano in segno di saluto. La cavernicola rimase così basita che quando se ne accorse era ormai troppo tardi. Dietro ad Aurora era comparsa la Convenzione che fino a quel momento aveva combattuto con Antanuka.
Fu questione di un secondo.
La donna delle caverne non poté fare nulla.
La Condizionamente piantò la spada nella schiena di Aurora fino al fodero.
La principessa ebbe un tremito, emise un gorgoglio agghiacciante, poi crollò a terra rigida, digrignando i denti.
“ NOOO!!!”
“ Ciao!” disse Aurora rivolta ad Antanuka, alzando la mano in segno di saluto. La cavernicola rimase così basita che quando se ne accorse era ormai troppo tardi. Dietro ad Aurora era comparsa la Convenzione che fino a quel momento aveva combattuto con Antanuka.
Fu questione di un secondo.
La donna delle caverne non poté fare nulla.
La Condizionamente piantò la spada nella schiena di Aurora fino al fodero.
La principessa ebbe un tremito, emise un gorgoglio agghiacciante, poi crollò a terra rigida, digrignando i denti.
“ NOOO!!!”
gridò Antanuka, mentre la Creatura scoppiava in una rivoltante risata.
La cavernicola le piombò addosso, e per qualche secondo parve avere la meglio, ma poi, la Condizionamente di Aurora si svegliò, e la principessa si trovò in svantaggio numerico. Era stanca, sconvolta dal dolore, si gettò contro le avversarie con troppa foga, queste la evitarono e la colpirono insieme ai fianchi.
Antanuka serrò la mascella, fu percorsa da un brivido rovente e gelido al tempo stesso, emise un rantolo, poi cadde di schianto.
Neve, Sikandra ed Eleonora sopraggiunte in quel momento gridarono di orrore, e non ebbero il tempo di guardare le amiche a terra per più di un istante, che furono circondate.
Cinque contro tre.
Eleonora parò un colpo col pugnale ma perse la presa sull’arma e si trovò disarmata. La Condizionamente più vicina le menò un fendente al collo.
Eleonora sentì la lama di ghiaccio avvelenato trapassarle la gola da parte a parte, ed ebbe appena il tempo di stupirsi del fatto che la sua testa era rimasta ancora attaccata al resto del corpo, che crollò al suolo, con i muscoli contratti allo spasimo.
Sikandra fu la seconda a cadere.
Antanuka serrò la mascella, fu percorsa da un brivido rovente e gelido al tempo stesso, emise un rantolo, poi cadde di schianto.
Neve, Sikandra ed Eleonora sopraggiunte in quel momento gridarono di orrore, e non ebbero il tempo di guardare le amiche a terra per più di un istante, che furono circondate.
Cinque contro tre.
Eleonora parò un colpo col pugnale ma perse la presa sull’arma e si trovò disarmata. La Condizionamente più vicina le menò un fendente al collo.
Eleonora sentì la lama di ghiaccio avvelenato trapassarle la gola da parte a parte, ed ebbe appena il tempo di stupirsi del fatto che la sua testa era rimasta ancora attaccata al resto del corpo, che crollò al suolo, con i muscoli contratti allo spasimo.
Sikandra fu la seconda a cadere.
Una delle convenzioni le piantò la spada dritta nel petto, sfondandole lo sterno.
“ NO!” gridò Neve, la faccia deformata in una maschera d’orrore ed odio “ NO!” le Condizionamenti risero, una risata che sembrava risalire dal profondo di una gelida cripta piena di corpi in decomposizione “ bastarde!” gridò Neve raccogliendo da terra il pugnale di Eleonora “ figlie di puttana!!”
Si gettò sulla Creatura più vicina, conficcandole il proprio coltello ed il pugnale dell’amica nei fianchi, uno da un lato e l’altro dall’altro.
Per un attimo non successe niente, poi la Creatura allungò il braccio ed afferrò Neve per la gola, ridendo.
Neve scalciò, ma la stretta di quella mano invisibile era solida come quella di una morsa d’acciaio.
Con lentezza estrema la Condizionamente infilò la spada nella pancia di Neve. Proprio sopra l’ombelico. La puntò verso l’alto e la spinse su, piano, quasi con dolcezza.
Neve sentì quel ghiaccio arroventato perforarle il diaframma, e strisciare lento fino al cuore, fino a trapassarlo in tutta la sua lunghezza. La Creatura sfilò la spada e mollò la presa.
Neve cadde, aveva la mandibola serrata ed i muscoli contratti, ed era scossa da un violento tremito.
Non aveva mai provato un dolore del genere. Le rimbombava in tutto il corpo, impedendole di respirare. In bocca aveva il sapore metallico del sangue. Le sembrava che presto i suoi stessi muscoli contratti le avrebbero spaccato le ossa, la avrebbero fatta crollare su se stessa… e non poteva nemmeno gridare.
Con uno sforzo sovraumano sollevò gli occhi fino a guardare in faccia le Creature… sempre se quella che avevano poteva definirsi una faccia… Stavano sorridendo…
“ Credevi che morire fosse una questione più veloce non’è vero principessa Lolly?” domandò una delle Creature. Neve ebbe uno spasmo, sputò un po’ di saliva e si sentì come se stesse per spezzarsi in due “ ma voi non siete mica creature viventi…” continuò la Creatura “ siete pensieri, emozioni, ideali… roba difficile da ammazzare!”
“ NO!” gridò Neve, la faccia deformata in una maschera d’orrore ed odio “ NO!” le Condizionamenti risero, una risata che sembrava risalire dal profondo di una gelida cripta piena di corpi in decomposizione “ bastarde!” gridò Neve raccogliendo da terra il pugnale di Eleonora “ figlie di puttana!!”
Si gettò sulla Creatura più vicina, conficcandole il proprio coltello ed il pugnale dell’amica nei fianchi, uno da un lato e l’altro dall’altro.
Per un attimo non successe niente, poi la Creatura allungò il braccio ed afferrò Neve per la gola, ridendo.
Neve scalciò, ma la stretta di quella mano invisibile era solida come quella di una morsa d’acciaio.
Con lentezza estrema la Condizionamente infilò la spada nella pancia di Neve. Proprio sopra l’ombelico. La puntò verso l’alto e la spinse su, piano, quasi con dolcezza.
Neve sentì quel ghiaccio arroventato perforarle il diaframma, e strisciare lento fino al cuore, fino a trapassarlo in tutta la sua lunghezza. La Creatura sfilò la spada e mollò la presa.
Neve cadde, aveva la mandibola serrata ed i muscoli contratti, ed era scossa da un violento tremito.
Non aveva mai provato un dolore del genere. Le rimbombava in tutto il corpo, impedendole di respirare. In bocca aveva il sapore metallico del sangue. Le sembrava che presto i suoi stessi muscoli contratti le avrebbero spaccato le ossa, la avrebbero fatta crollare su se stessa… e non poteva nemmeno gridare.
Con uno sforzo sovraumano sollevò gli occhi fino a guardare in faccia le Creature… sempre se quella che avevano poteva definirsi una faccia… Stavano sorridendo…
“ Credevi che morire fosse una questione più veloce non’è vero principessa Lolly?” domandò una delle Creature. Neve ebbe uno spasmo, sputò un po’ di saliva e si sentì come se stesse per spezzarsi in due “ ma voi non siete mica creature viventi…” continuò la Creatura “ siete pensieri, emozioni, ideali… roba difficile da ammazzare!”
le Creature risero “ ma ormai è solo questione di tempo…” continuò l’essere “ ora vi spediremo lontano da qui, in un posto in cui nemmeno Sondra stessa potrà trovarvi… lì morirete.
Forse ci metterete mesi, forse anni, dipende da quanto siete forti, ma, non c’è fretta: prima o poi morirete, dimenticate da tutti!”
la Creatura tornò a ridere,
quella sua risata di morte “ neppure Sondra potrà più salvarvi!” disse sollevando la spada. Le compagne la imitarono “ non tornerete da dove vi manderemo!” aggiunse, e stava per calare la lama al suolo
“ F… tma” sibilò Neve tra i denti, e quella piccola parte della sua mente torturata dal dolore che ancora era sgombra pensò:
Se c’è un momento per un colpo di scena, quel momento è questo!
Sondra avanzava per la strada a testa china.
Tutto le era finalmente chiaro. Non poteva andare avanti così: qualcosa in lei era potentemente sbagliato.
Doveva darci un taglio.
Un bel taglio deciso.
Si guardò intorno, in cerca di qualcosa di drastico che suggellasse degnamente quella decisione. Qualcosa che la rendesse definitiva.
A qualche metro da lei, c’era un ragazzo di colore, con una bancarella. Sondra trasse un gran respiro, ed avanzò. Sapeva che lì avrebbe trovato ciò che cercava.
Guardò il banchetto. C’erano cappellini da base ball, magliette taroccate D e G, CD pirata, c’era insomma la solita fornitura tipica da banchetto di strada.
E c’erano loro.
Una montagnola intera.
Sondra li guardò con odio, anche se erano proprio il genere di cosa che stava cercando.
“ Solo un euro!” le disse il venditore. Sondra alzò gli occhi e lo guardò, presa alla sprovvista, avrebbe preferito avere più tempo, per riflettere… dopo tutto si trattava di una decisione importante…
“ ehm… “ borbottò “ stavo solo guardando…” il venditore le fece un gran sorriso
“ guarda, guarda!” la incitò. Sondra trasse un profondo respiro, come quello di un tuffatore su un trampolino di venti metri… nessuno in quel momento capiva il dramma che stava avvenendo nella sua testa.
Nessuno.
La ragazzina sentì le lacrime arrivarle a tradimento agli occhi, e premerli, come l’acqua contro una diga che sta per rompersi… osservò la montagnola di pupazzetti a forma di Winnie the poo…
Doveva farlo in fretta.
Altrimenti non ci sarebbe riuscita, e sarebbe scappata via…
Doveva farlo.
Il venditore la osservava con aria titubante… certo non sospettava cosa voleva dire per lei comprare uno di quei pupazzetti da un euro… non poteva sapere che equivaleva a firmare una resa incondizionata.
Sondra sospirò di nuovo, ed infilò la mano in tasca. Con le dita cercò fino a trovare una moneta. Ne percorse i margini, ne sentì scorrere le zigrinature sotto i polpastrelli sudati…
Era una moneta da un euro.
Un segno del destino…
La tirò fuori… e sollevò lo sguardo fino ad incrociare quello del venditore, che palesemente non capiva la drammaticità del momento…
Avvenne tutto come al rallentatore.
Sondra gli porse la moneta… Percepì ogni istante, ogni fotogramma del movimento che stava compiendo, il gomito che si estendeva, la distanza che si accorciava. Sentiva la moneta fra l’indice ed il pollice, ne percepiva con precisione il piccolo peso…Il venditore allungò la mano per prenderla… Sondra vide ogni linea sul suo palmo chiaro, vide l’anello di metallo che gli cingeva l’anulare, vide i braccialettini di corda che portava al polso…
Si udì un boato.
“ F… tma” sibilò Neve tra i denti, e quella piccola parte della sua mente torturata dal dolore che ancora era sgombra pensò:
Se c’è un momento per un colpo di scena, quel momento è questo!
Sondra avanzava per la strada a testa china.
Tutto le era finalmente chiaro. Non poteva andare avanti così: qualcosa in lei era potentemente sbagliato.
Doveva darci un taglio.
Un bel taglio deciso.
Si guardò intorno, in cerca di qualcosa di drastico che suggellasse degnamente quella decisione. Qualcosa che la rendesse definitiva.
A qualche metro da lei, c’era un ragazzo di colore, con una bancarella. Sondra trasse un gran respiro, ed avanzò. Sapeva che lì avrebbe trovato ciò che cercava.
Guardò il banchetto. C’erano cappellini da base ball, magliette taroccate D e G, CD pirata, c’era insomma la solita fornitura tipica da banchetto di strada.
E c’erano loro.
Una montagnola intera.
Sondra li guardò con odio, anche se erano proprio il genere di cosa che stava cercando.
“ Solo un euro!” le disse il venditore. Sondra alzò gli occhi e lo guardò, presa alla sprovvista, avrebbe preferito avere più tempo, per riflettere… dopo tutto si trattava di una decisione importante…
“ ehm… “ borbottò “ stavo solo guardando…” il venditore le fece un gran sorriso
“ guarda, guarda!” la incitò. Sondra trasse un profondo respiro, come quello di un tuffatore su un trampolino di venti metri… nessuno in quel momento capiva il dramma che stava avvenendo nella sua testa.
Nessuno.
La ragazzina sentì le lacrime arrivarle a tradimento agli occhi, e premerli, come l’acqua contro una diga che sta per rompersi… osservò la montagnola di pupazzetti a forma di Winnie the poo…
Doveva farlo in fretta.
Altrimenti non ci sarebbe riuscita, e sarebbe scappata via…
Doveva farlo.
Il venditore la osservava con aria titubante… certo non sospettava cosa voleva dire per lei comprare uno di quei pupazzetti da un euro… non poteva sapere che equivaleva a firmare una resa incondizionata.
Sondra sospirò di nuovo, ed infilò la mano in tasca. Con le dita cercò fino a trovare una moneta. Ne percorse i margini, ne sentì scorrere le zigrinature sotto i polpastrelli sudati…
Era una moneta da un euro.
Un segno del destino…
La tirò fuori… e sollevò lo sguardo fino ad incrociare quello del venditore, che palesemente non capiva la drammaticità del momento…
Avvenne tutto come al rallentatore.
Sondra gli porse la moneta… Percepì ogni istante, ogni fotogramma del movimento che stava compiendo, il gomito che si estendeva, la distanza che si accorciava. Sentiva la moneta fra l’indice ed il pollice, ne percepiva con precisione il piccolo peso…Il venditore allungò la mano per prenderla… Sondra vide ogni linea sul suo palmo chiaro, vide l’anello di metallo che gli cingeva l’anulare, vide i braccialettini di corda che portava al polso…
Si udì un boato.
La terra tremò sotto i corpi paralizzati delle principesse. Le cinque amiche, con uno sforzo disumano ruotarono gli occhi verso la fonte del rumore. Le Creature alzarono lo sguardo, le braccia sollevate sopra le teste, pronte a calare le spade, pronte a spedire le principesse nel Luogo del Non Ritorno. L’immagine che videro ebbe il potere di bloccarle in quella posizione…
C’erano Fatima e Dragoberto.
La strega cavalcava il drago, ed indossava una lunga veste ed un mantello dorati che turbinavano nel vento, rifrangendo la luce in mille scintille.
Dragoberto, ruotò il poderoso collo, spalancò le ali e rampò. Poi sputò un fiume di fuoco che ricadde in un’incredibile fontana di lapilli.
Sembrava la scena di un film.
I movimenti del drago parevano studiati ad arte per ammaliare, ed erano perfetti ed impressionanti. Fatima dal canto suo se ne stava eretta, la schiena perfettamente dritta, il mantello turbinante, mosso da chi sa quale vento, illuminata in modo perfetto perché la veste dorata scintillasse in quella maniera incredibile…
Una visione!
Dragoberto sputò di nuovo fuoco, poi Fatima parlò
“ GUARDAMI!” ordinò con voce tonante “ GUARDAMI!” le principesse, sconvolte dalla sofferenza inferta loro dalle ferite non capirono: a chi stava parlando Fatima? Tutti gli occhi dei presenti erano già puntati su di lei.
La strega insistette “ DEVI ASCOLTARMI!” gridò.
Poi avvenne. La terra tremò di nuovo, questa volta in maniera più profonda, come se a tremare fossero le Terre di Sondra nella loro totalità. Dragoberto ricadde a terra, e perse gran parte del suo aspetto imponente assumendo un’espressione di terrore. Fatima deglutì “ DACCI UNA POSSIBILITA’” urlò la strega “ TI PREGO!”.
Tutto tacque d’improvviso.
Il terremoto cessò. Il vento cadde, e sul palazzo di marmo scese un’atmosfera di immobilità.
Dragoberto era accucciato e cercava, con scarsi risultati, di farsi piccolo. Fatima smontò e trattenne il fiato, la veste le ricadeva addosso immobile come un straccio. Le principesse sempre paralizzate, tremavano convulsamente, scosse da quel dolore divorante… e sopra di loro troneggiavano le Condizionamenti, sbalordite.
Nell’edicola era comparsa una ragazzina, di corporatura minuta, dai capelli rossi, gli occhi dorati umidi di lacrime che non volevano decidersi a scendere.
Le Condizionamenti ebbero un tremito, la ragazzina le guardò, poi sollevò la mano e queste restarono pietrificate. Immobili come statue di ghiaccio sporco.
“ Sei proprio sicura di quello che vuoi?” domandò Fatima con voce dolce, materna. La ragazza chinò il capo e guardò le sue cinque principesse, strette nella morsa dei crampi, agonizzanti sul pavimento di marmo gelido.
Una lacrima si staccò dalle sue ciglia e cadde per terra. Non appena toccò il suolo, le membra delle principesse si sciolsero.
Il dolore scivolò via, come se non fosse mai esistito, ed il respiro della vita tornò nei loro corpi, come un fluido benefico.
Mentre le principesse si rimettevano in piedi, con circospezione, la ragazzina si sedette sui gradini dell’edicola, le mani sul volto, scossa da singhiozzi silenziosi.
“ Perché piangi?” domandò con voce tenera Aurora. La ragazzina sollevò lo sguardo e si sforzò di sorridere alla principessa che la guardava con i suoi enormi occhi globosi, colmi di compassione
“ piango… perché non ci riesco….” Mormorò “ non riesco a cambiare!”
“ e perché vuoi cambiare?” domandò Aurora candida
“ perché il mondo vuole così!” singhiozzo la ragazzina “ ed io non ci riesco!” alle spalle di Aurora Neve sbuffò
“ te lo dico io perché vuole cambiare!” disse con tono severo “ perché è una codarda!” Eleonora mise una mano sulla spalla di Neve cercando di farla smettere, ma questa si scostò con violenza “ una codarda del cazzo!” insistette “ ecco perché!” la ragazzina strinse i denti ed assunse un’aria arrabbiata
“ non è vero!” disse “ io devo cambiare perché sono sbagliata!” Neve sbuffò
“ sì, e sono giuste le tue amichette coccodè!” disse sarcastica. Sondra incassò il colpo, ma poi digrignò i denti in un’espressione ferocemente simile a quella della stessa Neve
“ almeno loro non sono cattive quanto te!” ringhiò “ che spacci, tiri di coca come un aspirapolvere, sei più aggressiva di un pit bull, e dici più parolacce di uno scaricatore di porto!” Neve guardò Sondra in faccia… le sembrava di fissare la propria immagine in uno specchio… la principessa sospirò, e stupendo tutti, compresa se stessa, tirò fuori una voce calma e pacata
“ sì… io sono cattiva!” disse senza ombra di rimorso “ tiro di coca, spaccio, bestemmio e meno le mani… ma…” Neve fece una pausa “…non sono ipocrita!... e nel tuo mondo mi sembra che troppo spesso si confonda la bontà con l’ipocrisia!” Neve parve tornare in se all’ultimo ad aggiunse “ cazzo!!” tanto per darsi un tono. Sondra scosse la testa, sconfortata
“ no!” disse quasi gridando “ voi state cercando di fregarmi! Volete che resti così come sono per salvarvi la pelle… non vi importa nulla di me! Di quanto sono sola!” Sikandra si fece avanti
“ come puoi dire una cosa del genere!” disse “ noi siamo te! Certo che ce ne importa!”
“ e allora perché mi impedite di avere degli amici!” strillò la ragazzina diventando tutta rossa in faccia. Sikandra scosse la testa, triste
“ Sondra… “ disse con voce sottile “ guarda in faccia la realtà… i tuoi compagni non potranno mai essere tuoi amici. Se per farti accettare da loro devi cambiare fino al punto da ucciderci, da cancellare la parte più profonda di te… loro non ti saranno amici… non saranno amici di Sondra, perché Sondra non ci sarà più!” la ragazzina trasse un singhiozzo straziante
“ stai… stai dicendo che non potrò mai avere degli amici?” strillò strozzata dal pianto “ è questo che stai dicendo?” Sikandra scosse la testa
“ no, sto dicendo che non potrai mai avere loro come amici… potrai averne di altri… qualcuno che ti accetti per quello che sei!” Sondra si passò con rabbia una mano sotto il naso che le colava
“ nessuno mi accetterà mai per quel che sono ora!” urlò, fuori di se “ non con voi che mi girate per il cranio! Chi potrà accettare una stramba come te o…” la ragazzina si guardò intorno e gli occhi le caddero su Aurora che seguiva la scena sbattendo le palpebre “ o una svampita come lei!? ” concluse “ chi?” Aurora si guardò in torno
“ chi è che è svanito?” chiese. Sondra trasse un suono strozzato a metà fra un singhiozzo ed una risata
“ ecco…” disse nuovamente sopraffatta dalle lacrime “ appunto!”.
Le principesse si guardarono, lasciarono qualche secondo alla ragazzina per riprendersi. Antanuka toccò sulla spalla Aurora, che visibilmente non stava capendo nulla di quanto accadeva, e pareva piuttosto turbata dal pianto di Sondra.
“ guarda…” disse la cavernicola indicando Fatima che si teneva in disparte con Dragoberto “ mi pare di sentire che quei due discutano a proposito di un certo Principio Azzurro…” Aurora tirò su la testa “ perché non vai da loro?” la principessa annuì entusiasta e si mosse verso la strega ed il drago scivolando sul marmo come se avesse le rotelle.
“ capite cosa intendo?” domandò Sondra asciugandosi le lacrime, senza smettere di piangere “ non avrò mai nessuno come amico!” Sondra continuò a piangere, singhiozzando dolorosamente. Poi però sollevò la testa, e nella sua espressione di sofferenza comparve una decisione feroce “ comunque…” aggiunse con rabbia ” avete ragione! Lo so, l’ho sempre saputo: non posso sacrificarvi per avere degli amici!” ringhiò “ io non ho bisogno di amici! Io me ne starò qui con voi!” le principesse si scambiarono sguardi significativi
“ ehm…” disse Antanuka con tutta la delicatezza possibile “ non credo che sia questa la soluzione…” borbottò. Neve sbuffò
“ …a meno che tu non voglia finire in un manicomio con una candela di bava che ti cola dalla bocca!” sibilò feroce. Sondra stava per ribattere, ma Eleonora si intromise
“ ora basta!” disse talmente drastica che tutte si voltarono a guardarla “ piantala con questo dramma!” aggiunse con una certa severità, poi continuò con un tono decisamente più materno “ Il tuo problema è che vedi tutto in bianco e nero, come fanno gli adolescenti!” spiegò “ amici o nemici, vivi o morti, la normalità più banale o la pazzia più completa… la vita non è mica così, ci sono dei compromessi!” Sondra tirò su col naso ed ascoltò con attenzione “ sii un po’ critica! Asseconda dove puoi assecondare e non transigere dove non puoi farlo! È vero che i tuoi compagni non potranno mai essere tuoi amici, ma non è detto che tu debba per forza essere il loro zimbello o che debba scappare via a rifugiarti nella tua testa!”
“ e…” borbottò Sondra “ come faccio?”
“ smussa i tuoi angoli ma mantieni le tue convinzioni profonde!” disse Eleonora “ le tue terre non sono certo perfette, ma sono belle, non rinnegarne l’essenza! Tu sei una di quelle persone che hanno in sé il potere di fare cose grandi, il potere di cambiare il mondo, non buttarlo via!” Sondra, gli occhi rossi per il pianto, sorrise, un sorriso triste
“ io non posso cambiare il mondo…” disse con un filo di voce ed un gran rimpianto “ non c’è nulla che possa fare per rendere il mondo migliore!” Eleonora sorrise anche lei
“ certo che puoi!” disse “ se sarai te stessa, con la tua voglia di farlo!” Sondra scosse la testa
“ e invece no…” fece, poi parve cercare un esempio “ …non sono andata alla manifestazione contro il TAV…” disse “ ma se anche l’avessi fatto, non avrebbe fatto la differenza!”
“ e invece sì, cazzo!” si intromise Neve con durezza, Antanuka le posò una mano sulla spalla, e continuò lei, con voce calma e profonda
“ certo…” disse “ forse se fossi andata a quella manifestazione avrebbero comunque fatto passare il Treno ad Alta Velocità per la Val di Susa… ma nessuno, nessuno, avrebbe mai potuto far passare una Trivella ad Alta Voracità nei pascoli dei tuoi sognotti!” Sondra guardò Antanuka… aveva ragione ma…
“ e se non puoi cambiare il mondo…” continuò Sikandra “ almeno puoi impedire al mondo di cambiare te!”
“ e poi… tu sei una parte del mondo… se le tue terre restano belle ed incontaminate, per quanto in piccolo, avrai comunque reso il mondo migliore!” Sondra e le principesse si voltarono in cerca dell’origine di quella voce… era quella di Aurora, ma inspiegabilmente la principessa stava lontano, a parlare davanti a Fatima e Dragoberto che russavano accasciati l’una sull’altro. Sondra e le principesse fecero spallucce, poi si guardarono l’un l’altre… Sondra sorrise, aveva gli occhi ancora rossi ma aveva smesso di piangere
“ io… non so bene cosa devo fare allora…” borbottò. Eleonora sorrise
“ è facile, sii te stessa, ma non esagerare!” Sondra sorrise anche lei
“ sì… avevo capito… ma come?” Eleonora fece spallucce
“ beh, ti aiuteremo noi!” disse con entusiasmo “ ad esempio Antanuka cercherà di non ruttare dopo mangiato, e magari si spunterà il sopraciglio…” disse guardando Antanuka che arrossì violentemente toccandosi le sue sopraciglia unite in un’unica entità “ Sikandra magari cercherà di tralasciare almeno un paio di punti della sua lista…” Sikandra sospirò ed acconsentì anche se senza troppo entusiasmo “ io vedrò di rifare la stessa torta qualche volta… Neve…” Eleonora fissò l’amica che si era voltata con gli occhi ridotti a fessure “ Neve potrà cercare di dire meno parolacce…” Neve grugnì, ma poi parve cedere
“ okay…” disse “ ma niente robe del tipo acciderbolina o poffarbacco, cazzo!” poi saltò sù “ minchia ho detto cazzo!” e di nuovo “ cazzo ho detto minchia!" poi assunse un’aria contrita, le mani sulla bocca “ pardon…” borbottò. Eleonora si portò una mano alla fronte
“ sarà più difficile del previsto…” disse, mentre Sondra rideva, suo malgrado “ e per Aurora…” Eleonora si grattò il mento cogitambonda “ …per Aurora non so proprio cosa consigliare…” disse. Sondra fece un sorriso
“ vuol dire che Aurora me la terrò così com’è…” disse. Poi guardò le sue principesse, voleva dire qualcosa per ringraziarle, voleva far loro capire quanto fosse stato importante per lei quel discorso, ma Antanuka la precedette
“ ricordi la questione del manicomio…” chiese “ della bava alla bocca… e quelle cose lì?” Sondra non capì… certo che se ne ricordava, ne avevano parlato tre secondi prima
“ certo che mi ricordo!” disse
“ allora sarà meglio che ti dai una mossa…” disse Neve “ prima che il venditore ambulante chiami la neuro!” Sondra trasalì, poi scomparve con un piccolo schiocco.
Fatima si svegliò con un gran sbadiglio
“ com’è andata?” domandò stiracchiandosi
“ bene direi!” disse Sikandra
“ già!” confermarono le altre “ sembra che siamo giunte ad un compromesso accettabile…” Neve osservò Fatima
“ senti…” disse, mentre le altre, Antanuka in testa, andavano a salutare Dragoberto “ avrei un paio di cose da chiederti…”
“ dimmi pure…”
“ prima di tutto…” Neve sospirò “ prima di tutto non capisco come mai, se le Terre di Sondra erano così libere, noi all’inizio eravamo comunque praticamente prigioniere!” Fatima sorrise
“ beh…” disse “ nessuno è davvero libero dai condizionamenti… tutte le terre soggiacciono a qualche regola dettata dalla società stessa… ma chi ha più spirito critico riesce a scavalcarle, ad eluderle, e se queste regole non sono radicate troppo in profondità nella terra a cambiarle, almeno dentro di sé… e spesso questo avviene durante l’adolescenza, che è un periodo di transizione, di ribellione molto importante, durante il quale si forma, o si rimodella, il vero Io di una persona…” Fatima sorrise “ purtroppo l’adolescenza è anche un momento di estrema delicatezza, e chi non è abbastanza forte fugge da una prigione e va a rifugiarsi in un’altra!” Neve rimase in silenzio, come per interiorizzare questa verità. Poi tornò a parlare
“ e posso chiederti come hai fatto ad evocare Sondra?” Fatima sorrise con aria di grande orgoglio
“ beh… si può dire che ho sfruttato un vecchio metodo: il Metodo del Drago Rampante… nessuno resiste al fascino di un drago sputafuoco rampante, tanto meno poteva resistergli Sondra che ha una vera e propria infatuazione per i draghi…” Fatima fece una pausa poi continuò “ ed ammetto che ho sfruttato qualche trucco che spesso usano le stesse Condizionamenti, per far presa sulla gente… per questo si sono distratte pure loro…”
“ che trucco?” chiese Neve, che non aveva notato nulla
“ un pizzico ben dosato di teatralità… in stile spot pubblicitario… sai, una buona illuminazione… il vento che mi agitava la veste… sono mesi che io e Dragoberto proviamo, abbiamo studiato ogni mossa per renderci il più carismatici possibile!”
“ Sei proprio sicura di quello che vuoi?” domandò Fatima con voce dolce, materna. La ragazza chinò il capo e guardò le sue cinque principesse, strette nella morsa dei crampi, agonizzanti sul pavimento di marmo gelido.
Una lacrima si staccò dalle sue ciglia e cadde per terra. Non appena toccò il suolo, le membra delle principesse si sciolsero.
Il dolore scivolò via, come se non fosse mai esistito, ed il respiro della vita tornò nei loro corpi, come un fluido benefico.
Mentre le principesse si rimettevano in piedi, con circospezione, la ragazzina si sedette sui gradini dell’edicola, le mani sul volto, scossa da singhiozzi silenziosi.
“ Perché piangi?” domandò con voce tenera Aurora. La ragazzina sollevò lo sguardo e si sforzò di sorridere alla principessa che la guardava con i suoi enormi occhi globosi, colmi di compassione
“ piango… perché non ci riesco….” Mormorò “ non riesco a cambiare!”
“ e perché vuoi cambiare?” domandò Aurora candida
“ perché il mondo vuole così!” singhiozzo la ragazzina “ ed io non ci riesco!” alle spalle di Aurora Neve sbuffò
“ te lo dico io perché vuole cambiare!” disse con tono severo “ perché è una codarda!” Eleonora mise una mano sulla spalla di Neve cercando di farla smettere, ma questa si scostò con violenza “ una codarda del cazzo!” insistette “ ecco perché!” la ragazzina strinse i denti ed assunse un’aria arrabbiata
“ non è vero!” disse “ io devo cambiare perché sono sbagliata!” Neve sbuffò
“ sì, e sono giuste le tue amichette coccodè!” disse sarcastica. Sondra incassò il colpo, ma poi digrignò i denti in un’espressione ferocemente simile a quella della stessa Neve
“ almeno loro non sono cattive quanto te!” ringhiò “ che spacci, tiri di coca come un aspirapolvere, sei più aggressiva di un pit bull, e dici più parolacce di uno scaricatore di porto!” Neve guardò Sondra in faccia… le sembrava di fissare la propria immagine in uno specchio… la principessa sospirò, e stupendo tutti, compresa se stessa, tirò fuori una voce calma e pacata
“ sì… io sono cattiva!” disse senza ombra di rimorso “ tiro di coca, spaccio, bestemmio e meno le mani… ma…” Neve fece una pausa “…non sono ipocrita!... e nel tuo mondo mi sembra che troppo spesso si confonda la bontà con l’ipocrisia!” Neve parve tornare in se all’ultimo ad aggiunse “ cazzo!!” tanto per darsi un tono. Sondra scosse la testa, sconfortata
“ no!” disse quasi gridando “ voi state cercando di fregarmi! Volete che resti così come sono per salvarvi la pelle… non vi importa nulla di me! Di quanto sono sola!” Sikandra si fece avanti
“ come puoi dire una cosa del genere!” disse “ noi siamo te! Certo che ce ne importa!”
“ e allora perché mi impedite di avere degli amici!” strillò la ragazzina diventando tutta rossa in faccia. Sikandra scosse la testa, triste
“ Sondra… “ disse con voce sottile “ guarda in faccia la realtà… i tuoi compagni non potranno mai essere tuoi amici. Se per farti accettare da loro devi cambiare fino al punto da ucciderci, da cancellare la parte più profonda di te… loro non ti saranno amici… non saranno amici di Sondra, perché Sondra non ci sarà più!” la ragazzina trasse un singhiozzo straziante
“ stai… stai dicendo che non potrò mai avere degli amici?” strillò strozzata dal pianto “ è questo che stai dicendo?” Sikandra scosse la testa
“ no, sto dicendo che non potrai mai avere loro come amici… potrai averne di altri… qualcuno che ti accetti per quello che sei!” Sondra si passò con rabbia una mano sotto il naso che le colava
“ nessuno mi accetterà mai per quel che sono ora!” urlò, fuori di se “ non con voi che mi girate per il cranio! Chi potrà accettare una stramba come te o…” la ragazzina si guardò intorno e gli occhi le caddero su Aurora che seguiva la scena sbattendo le palpebre “ o una svampita come lei!? ” concluse “ chi?” Aurora si guardò in torno
“ chi è che è svanito?” chiese. Sondra trasse un suono strozzato a metà fra un singhiozzo ed una risata
“ ecco…” disse nuovamente sopraffatta dalle lacrime “ appunto!”.
Le principesse si guardarono, lasciarono qualche secondo alla ragazzina per riprendersi. Antanuka toccò sulla spalla Aurora, che visibilmente non stava capendo nulla di quanto accadeva, e pareva piuttosto turbata dal pianto di Sondra.
“ guarda…” disse la cavernicola indicando Fatima che si teneva in disparte con Dragoberto “ mi pare di sentire che quei due discutano a proposito di un certo Principio Azzurro…” Aurora tirò su la testa “ perché non vai da loro?” la principessa annuì entusiasta e si mosse verso la strega ed il drago scivolando sul marmo come se avesse le rotelle.
“ capite cosa intendo?” domandò Sondra asciugandosi le lacrime, senza smettere di piangere “ non avrò mai nessuno come amico!” Sondra continuò a piangere, singhiozzando dolorosamente. Poi però sollevò la testa, e nella sua espressione di sofferenza comparve una decisione feroce “ comunque…” aggiunse con rabbia ” avete ragione! Lo so, l’ho sempre saputo: non posso sacrificarvi per avere degli amici!” ringhiò “ io non ho bisogno di amici! Io me ne starò qui con voi!” le principesse si scambiarono sguardi significativi
“ ehm…” disse Antanuka con tutta la delicatezza possibile “ non credo che sia questa la soluzione…” borbottò. Neve sbuffò
“ …a meno che tu non voglia finire in un manicomio con una candela di bava che ti cola dalla bocca!” sibilò feroce. Sondra stava per ribattere, ma Eleonora si intromise
“ ora basta!” disse talmente drastica che tutte si voltarono a guardarla “ piantala con questo dramma!” aggiunse con una certa severità, poi continuò con un tono decisamente più materno “ Il tuo problema è che vedi tutto in bianco e nero, come fanno gli adolescenti!” spiegò “ amici o nemici, vivi o morti, la normalità più banale o la pazzia più completa… la vita non è mica così, ci sono dei compromessi!” Sondra tirò su col naso ed ascoltò con attenzione “ sii un po’ critica! Asseconda dove puoi assecondare e non transigere dove non puoi farlo! È vero che i tuoi compagni non potranno mai essere tuoi amici, ma non è detto che tu debba per forza essere il loro zimbello o che debba scappare via a rifugiarti nella tua testa!”
“ e…” borbottò Sondra “ come faccio?”
“ smussa i tuoi angoli ma mantieni le tue convinzioni profonde!” disse Eleonora “ le tue terre non sono certo perfette, ma sono belle, non rinnegarne l’essenza! Tu sei una di quelle persone che hanno in sé il potere di fare cose grandi, il potere di cambiare il mondo, non buttarlo via!” Sondra, gli occhi rossi per il pianto, sorrise, un sorriso triste
“ io non posso cambiare il mondo…” disse con un filo di voce ed un gran rimpianto “ non c’è nulla che possa fare per rendere il mondo migliore!” Eleonora sorrise anche lei
“ certo che puoi!” disse “ se sarai te stessa, con la tua voglia di farlo!” Sondra scosse la testa
“ e invece no…” fece, poi parve cercare un esempio “ …non sono andata alla manifestazione contro il TAV…” disse “ ma se anche l’avessi fatto, non avrebbe fatto la differenza!”
“ e invece sì, cazzo!” si intromise Neve con durezza, Antanuka le posò una mano sulla spalla, e continuò lei, con voce calma e profonda
“ certo…” disse “ forse se fossi andata a quella manifestazione avrebbero comunque fatto passare il Treno ad Alta Velocità per la Val di Susa… ma nessuno, nessuno, avrebbe mai potuto far passare una Trivella ad Alta Voracità nei pascoli dei tuoi sognotti!” Sondra guardò Antanuka… aveva ragione ma…
“ e se non puoi cambiare il mondo…” continuò Sikandra “ almeno puoi impedire al mondo di cambiare te!”
“ e poi… tu sei una parte del mondo… se le tue terre restano belle ed incontaminate, per quanto in piccolo, avrai comunque reso il mondo migliore!” Sondra e le principesse si voltarono in cerca dell’origine di quella voce… era quella di Aurora, ma inspiegabilmente la principessa stava lontano, a parlare davanti a Fatima e Dragoberto che russavano accasciati l’una sull’altro. Sondra e le principesse fecero spallucce, poi si guardarono l’un l’altre… Sondra sorrise, aveva gli occhi ancora rossi ma aveva smesso di piangere
“ io… non so bene cosa devo fare allora…” borbottò. Eleonora sorrise
“ è facile, sii te stessa, ma non esagerare!” Sondra sorrise anche lei
“ sì… avevo capito… ma come?” Eleonora fece spallucce
“ beh, ti aiuteremo noi!” disse con entusiasmo “ ad esempio Antanuka cercherà di non ruttare dopo mangiato, e magari si spunterà il sopraciglio…” disse guardando Antanuka che arrossì violentemente toccandosi le sue sopraciglia unite in un’unica entità “ Sikandra magari cercherà di tralasciare almeno un paio di punti della sua lista…” Sikandra sospirò ed acconsentì anche se senza troppo entusiasmo “ io vedrò di rifare la stessa torta qualche volta… Neve…” Eleonora fissò l’amica che si era voltata con gli occhi ridotti a fessure “ Neve potrà cercare di dire meno parolacce…” Neve grugnì, ma poi parve cedere
“ okay…” disse “ ma niente robe del tipo acciderbolina o poffarbacco, cazzo!” poi saltò sù “ minchia ho detto cazzo!” e di nuovo “ cazzo ho detto minchia!" poi assunse un’aria contrita, le mani sulla bocca “ pardon…” borbottò. Eleonora si portò una mano alla fronte
“ sarà più difficile del previsto…” disse, mentre Sondra rideva, suo malgrado “ e per Aurora…” Eleonora si grattò il mento cogitambonda “ …per Aurora non so proprio cosa consigliare…” disse. Sondra fece un sorriso
“ vuol dire che Aurora me la terrò così com’è…” disse. Poi guardò le sue principesse, voleva dire qualcosa per ringraziarle, voleva far loro capire quanto fosse stato importante per lei quel discorso, ma Antanuka la precedette
“ ricordi la questione del manicomio…” chiese “ della bava alla bocca… e quelle cose lì?” Sondra non capì… certo che se ne ricordava, ne avevano parlato tre secondi prima
“ certo che mi ricordo!” disse
“ allora sarà meglio che ti dai una mossa…” disse Neve “ prima che il venditore ambulante chiami la neuro!” Sondra trasalì, poi scomparve con un piccolo schiocco.
Fatima si svegliò con un gran sbadiglio
“ com’è andata?” domandò stiracchiandosi
“ bene direi!” disse Sikandra
“ già!” confermarono le altre “ sembra che siamo giunte ad un compromesso accettabile…” Neve osservò Fatima
“ senti…” disse, mentre le altre, Antanuka in testa, andavano a salutare Dragoberto “ avrei un paio di cose da chiederti…”
“ dimmi pure…”
“ prima di tutto…” Neve sospirò “ prima di tutto non capisco come mai, se le Terre di Sondra erano così libere, noi all’inizio eravamo comunque praticamente prigioniere!” Fatima sorrise
“ beh…” disse “ nessuno è davvero libero dai condizionamenti… tutte le terre soggiacciono a qualche regola dettata dalla società stessa… ma chi ha più spirito critico riesce a scavalcarle, ad eluderle, e se queste regole non sono radicate troppo in profondità nella terra a cambiarle, almeno dentro di sé… e spesso questo avviene durante l’adolescenza, che è un periodo di transizione, di ribellione molto importante, durante il quale si forma, o si rimodella, il vero Io di una persona…” Fatima sorrise “ purtroppo l’adolescenza è anche un momento di estrema delicatezza, e chi non è abbastanza forte fugge da una prigione e va a rifugiarsi in un’altra!” Neve rimase in silenzio, come per interiorizzare questa verità. Poi tornò a parlare
“ e posso chiederti come hai fatto ad evocare Sondra?” Fatima sorrise con aria di grande orgoglio
“ beh… si può dire che ho sfruttato un vecchio metodo: il Metodo del Drago Rampante… nessuno resiste al fascino di un drago sputafuoco rampante, tanto meno poteva resistergli Sondra che ha una vera e propria infatuazione per i draghi…” Fatima fece una pausa poi continuò “ ed ammetto che ho sfruttato qualche trucco che spesso usano le stesse Condizionamenti, per far presa sulla gente… per questo si sono distratte pure loro…”
“ che trucco?” chiese Neve, che non aveva notato nulla
“ un pizzico ben dosato di teatralità… in stile spot pubblicitario… sai, una buona illuminazione… il vento che mi agitava la veste… sono mesi che io e Dragoberto proviamo, abbiamo studiato ogni mossa per renderci il più carismatici possibile!”
Neve era piuttosto ammirata
“ beh…” disse “ siete stati davvero grandi!” Fatima assunse un’aria compiaciuta.
“ avrei ancora un’ultima domanda…” disse Neve. Fatima annuì. “ perché Aurora non è svenuta come noi altre davanti alle Condizionamenti?”
“ beh…” cominciò la strega titubante “ credo che sia per il fatto che Aurora è così non convenzionale… così libera e stramboide, da non ubbidire a nessuna regola… ma proprio nessuna… nemmeno a quelle dettate dalla scrittrice del libro…” Neve guardò la strega senza capire
“ la scrittrice del libro? Ma chi…”
“ beh…” disse “ siete stati davvero grandi!” Fatima assunse un’aria compiaciuta.
“ avrei ancora un’ultima domanda…” disse Neve. Fatima annuì. “ perché Aurora non è svenuta come noi altre davanti alle Condizionamenti?”
“ beh…” cominciò la strega titubante “ credo che sia per il fatto che Aurora è così non convenzionale… così libera e stramboide, da non ubbidire a nessuna regola… ma proprio nessuna… nemmeno a quelle dettate dalla scrittrice del libro…” Neve guardò la strega senza capire
“ la scrittrice del libro? Ma chi…”
Fatima pareva sentire di essersi sbilanciata,
e si affrettò a stroncare il discorso
“ beh… forse questa te la spiego un’altra volta…” disse “ per oggi mi pare che ci sia già troppa carne al fuoco!” e così dicendo si unì in fretta e furia alle altre principesse. Neve rimase qualche secondo cogitabonda, poi fece spallucce, dopo tutto Fatima aveva ragione: aveva già abbastanza roba su cui riflettere senza indagare su libri e scrittrici. Andò a congratularsi con Dragoberto.
“ Tutto bene?” chiese il venditore
“ eh?” chiese Sondra sussultando “ oh… sì, tutto bene!” disse la ragazza ritraendo la mano con la moneta come se si fosse scottata. Il venditore la guardò sconcertato
“ non lo compri più?” domandò titubante l’uomo
“ no!” disse secca Sondra. Poi parve ripensarci “ anzi…” disse “ ho cambiato idea… prendo questo!” fece porgendo la moneta da un euro e prendendo un Winnie the Poo travestito da rinoceronte “ grazie!”
“ prego…” rispose il venditore fissandola poco convinto.
Sondra andò a casa. Si sedette alla propria scrivania e prese il portapenne. Sgusciò il piccolo Winnie the Poo di plastica dal suo involucro di gomma a forma di rinoceronte, e lo mise da parte.
Poi prese una penna e disegnò un minuscolo rettangolo sulla gomma dell’involucro. Dentro ci scrisse – torno subito, sono al bagno – e poi lo appese alle chiavi di casa.
“ beh… forse questa te la spiego un’altra volta…” disse “ per oggi mi pare che ci sia già troppa carne al fuoco!” e così dicendo si unì in fretta e furia alle altre principesse. Neve rimase qualche secondo cogitabonda, poi fece spallucce, dopo tutto Fatima aveva ragione: aveva già abbastanza roba su cui riflettere senza indagare su libri e scrittrici. Andò a congratularsi con Dragoberto.
“ Tutto bene?” chiese il venditore
“ eh?” chiese Sondra sussultando “ oh… sì, tutto bene!” disse la ragazza ritraendo la mano con la moneta come se si fosse scottata. Il venditore la guardò sconcertato
“ non lo compri più?” domandò titubante l’uomo
“ no!” disse secca Sondra. Poi parve ripensarci “ anzi…” disse “ ho cambiato idea… prendo questo!” fece porgendo la moneta da un euro e prendendo un Winnie the Poo travestito da rinoceronte “ grazie!”
“ prego…” rispose il venditore fissandola poco convinto.
Sondra andò a casa. Si sedette alla propria scrivania e prese il portapenne. Sgusciò il piccolo Winnie the Poo di plastica dal suo involucro di gomma a forma di rinoceronte, e lo mise da parte.
Poi prese una penna e disegnò un minuscolo rettangolo sulla gomma dell’involucro. Dentro ci scrisse – torno subito, sono al bagno – e poi lo appese alle chiavi di casa.
EEEETUUTTOGGENTEEE!!!!!!!
FINE!
2 commenti:
Alla fine E. ci è riuscita! ha postato tutto il racconto... grazie E... giuro che non ne faccio più!
A tutti quelli che lo hanno letto ( ovvero M.M. ) grazie!
e a tutti quelli che lo hanno letto ( ovvero a M.M.) un paio di domande: cosa ne pensate? vi è piaciuto? c'è qualche parte che non scorreva? quante volte avete avuto la tentazione di picchiarmi? avete qualche consiglio da darmi su miglioramenti da apportare?
grazie a tutti ( ovvero a M.M... sempre se non ha smesso di leggerlo pure lei...)
Devi ( come... devi scrivere di meno e pensare di più! )
io l'ho copiato tutto in word, lo stampo e CON CALMA lo leggero'...
ciao
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