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giovedì 28 ottobre 2010




Vi è un momento che appartiene ancora alla notte, ma non ormai è prossimo al giorno, in cui i due fantasmi si incontrano; forse non è esatto definirli con questo nome che si associa a poveri e fattizi terrori; ma tuttavia va detto che due enormi immagini stanno per qualche tempo – nessuno sa se si tratta di schegge di secondi o di secoli – l'una di fronte all'altra. Nessuna delle due immagini ha forma definita: e tuttavia è chiaro che ciascuna vuole qualcosa che è incompatibile con ciò che vuole l'altra. Non v'è tra le due informi forme alcun conflitto, alcun atto di violenza, alcuna privata ira; e tuttavia ogni volta si tratta di uno scontro mortale, in cui senza che vi sia contatto, qualcuno uccide l'altro, o forse si uccidono entrambi. In ogni caso non è possibile dire chi mai abbia ucciso chi, giacché non appena l'uccisione immobile è stata eseguita, l'immagine omicida fa propri tutti i lineamenti, le scelte, i programmi, i progetti, le speranze dell'immagine uccisa; per cui in ogni caso i due fantasmi, pur riducendosi a uno, o anche ad un fantasma di fantasma, nel caso che la sconfitta tocchi ad entrambi, mantengono intatti la potenza, il gravame delle due scelte terribili. Veramente, poiché è impossibile sapere in che mai consistano codeste scelte, pare impossibile definirle terribili; e tuttavia la terribilità traspare dalla qualità decisiva che non si può non attribuire all'incontro delle due immagini. In verità, forse la terribilità sta tutta solo nell'incontro; e le due immagini non sono che dei prestanome, dei giochi d'ombra, delle mere allucinazioni cui è affidato il compito insondabile dell'incontro, dell'uccisione, della morte, del recupero, della ripetizione. In realtà, se non avviene quell'incontro, il giorno si rifiuta di iniziare, e la notte ha il diritto di non appartarsi; e in ogni caso la notte, accolta nello spazio apparentemente illimitato del giorno, disegna la propria presenza in innumere ombre, e pazientemente attende che l'incontro si ripeta, e si ripeta l'uccisione dall'inizio.


Centuria, cento piccoli romanzi fiume

- Giorgo Manganelli











giovedì 12 novembre 2009



E' un corrdoio stretto e bianco.
Ci sono molte porte.

Una
.
Sulla destra
.
Spalancata
.


Angusto spazio.
Dentro.
Luce.
Solo una scrivania.
E' lì.


Parlo ma senza suoni.
Non mi può udire.
tra le sue scartoffie.
Non mi sente.
Parlo ma non m'ascolta.


Tra le mie mani
un plico di fogli
scritti da me.


Cerco il suo sguardo.
Si nega.
Solo spalle.

Cerco la sua attenzione.
Si nega.
Solo le sue spalle per me.

Cerco la sua approvazione.
Si nega.
Solo le sue spalle per me,
e un desolante silenzio.


Leggo i fogli che ho in mano.

"Ci siamo divertiti
dove
tutti gli altri
di solito
s'annoiano.
Soli.
In un vecchio bosco."



giovedì 5 novembre 2009

La ballata dei pronomi



Dimmi chi sono
io
.

Dimmelo
tu
che
io
non lo so più
.

Mi sono persa
di nuovo
daccapo.
In questo mondo
in cui pianto cactus con Elisa
in vasi fuxia.



Dimmelo chi sono.
io
.
Dillo.
Poi
noi
in mezzo ai tanti
e
tu
lo sai già

perchè capisci le cose sempre
prima di me
.
Se lo sai,
allora dimmelo.



Perché a volte ho davvero la sensazione

che te la sei portata via
una parte di me
che
io
vorrei

e vorrei
Ma cosa?


Davvero,
dimmi chi sono
per davvero.


Perché qua dentro la mia testa

è tutto buio
e non voglio più abbagli

che tanto fanno male
agli occhi della ragione



Chi sono?
io
.
Perché dentro ai miei pensieri
è così
freddo
che non sento più

nemmeno le dita...


E mi nascondo,
sperando che
tu
non mi trovi

e non mi veda.
Ma ti spio da dietro le quinte
prima del grande spettacolo
che
io e te
abbiamo orchestrato,
solo che fa acqua da tutte le parti
e
tu
non ti tiri su le maniche
e devo, come al solito, fare tutto
io.


io
ma dimmi
io
.
Dimmelo
.
Se lo sai dimmelo
.


sabato 31 ottobre 2009

Il tango delle assassine


Treno.
Apro il mio libro e attacco a leggere



"Erano tutte donne;
e tutte sui trent'anni, a parte una.
Frances lo presentò a ognuna di loro:
Sally e Moira, che avevano l'aria da dure,
lo ignorarono completamente,
si versarono del vino bianco in un bicchiere di carta
e si ritirarono nell'angolo più lontano della stanza
(Moira, Will notò con interesse, indossava una maglietta con la faccia diLorena Bobbitt);
poi c'erano Lizzie,
che era piccola, dolce e un po' svitata;

...

«Vediamo chi c'è qui...
La donna con la camicia di jeans laggiù, per esempio.
Suo marito se n'è andato perché pensava che il loro figlioletto non fosse suo.
Umm... Helen... chennoia... il marito se n'è andato con una del suo ufficio...
Moira...si è dichiarato dell'altra sponda...
Susannah Curtis... penso che lui tenesse in piedi due famiglie...»
Esistevano infinite,

ingegnose
variazioni sullo stesso tema.
Uomini che davano un'occhiata al loro nuovo bambino
e se ne andavano,
uomini che davano un'occhiata alla loro nuova collega
e se ne andavano,
uomini che se ne andavano per il gusto di andarsene.
Will capì al volo la santificazione di Lorena Bobbitt
da parte di Moira;
una volta che Suzie ebbe finito la sua litania di tradimenti e inganni,
a lui era venuta voglia di tagliarsi via il pene da solo con un coltello da cucina"




Rido molto,
e la ragazza che mi sta di fronte mi guarda come se fossi una mentecatta.

Sono molto stanca perchè viaggio tanto.
Lavoro tanto.
Studio tanto.
E dormo poco,
così poco
che nei peggiori momenti di debolezza,
proprio quando vorrei spegnere
tutti questi pensieri
quando vorrei riuscire a non pensare
a nulla...

Siamo in palafitta,
c'è il giusto tepore sotto l'enorme
trapuntone.
Dormo apppoggiata al suo petto.
E non è strano.
E' come sempre è stato.
Come non è da troppo.
Suona la sveglia.
Mi allungo
strusciandomi
su di lui
per raggiungerla.
La voglio spegnere,
non riesco.
Mi guarda e mi sussurra
"Buongiorno..."
E questa sua voce però è strana
"Mi scusi, buongiorno.."
Non riconosco proprio questa voce
"Biglietti, prego...."




Ripiombo tra le braccia di Morfeo
e mi dico che sono una donnetta facile
...








venerdì 23 ottobre 2009



C'è un grande giardino,

è una giornata fredda
ma c'è il sole.

Il suo volto è emaciato,
il suo corpo derubato della forza
che
l'ha contraddistinto per tutta la mia infanzia.

Ha la solita barba lunga.
Ma il volto è tirato,
incavato.

Stuprato dal male.
Sorride,

ma oltre all'espressione

traspare il dolore.

Sono molto preoccupata.
Una bestia nel petto
mi stritola il cuore.

E' l'uomo che più amo
sulla faccia della terra.
"Papà...hai un linfoma"

Non so perchè lo so.

Non so perchè lo dico.
"Oggi la chemio te la faccio io"
Vado a prendere la doxorubicina.
La ricostituisco in una grande siringa.
Rosso così potente
da essere al contempo
ipnotico e letale.
Uccide e salva.

Nuovo protocollo:

l'efficacia è maggiore
se inoculata direttamente in cavità toracica
con catetere centrale.

Mi ripeto che devo essere forte,

che posso farlo,
lo so fare,
e anche bene.
Posso salvarlo.

Anche se quando hai un cancro

non guarisci mai,
al limite,
se sei brava e fortunata

allunghi la tregua.


Inserisco il drenaggio.

Ho paura di fargli male.
Mi rassicura con gli occhi.




Ho paura dello stravaso.

Dell'istolesività del chemioterapico.

Il catetere è infilato.
C'è reflusso.
Raccordo la siringa al tre vie.

Comincio l'inoculazione.

"Ti salvo io"


Mi batte il cuore

Bum Bum Bum

Molto forte

Bum Bum Bum Bum

Molto forte.

Bum Bum Bum Bum Bum Bum


"Non sei da solo,
qualunque cosa,
io ci sono,
la affrontiamo insieme"



Il mio cuore galoppa.
Sempre più forte
Sempre più veloce

Bum Bum Bum Bum Bum Bum Bum BumBumBum

Un peso che mi schiaccia il petto.



BUMBUMBUMBUMBUMBUMBUMBUM







Mi sveglio di colpo.



giovedì 22 ottobre 2009



C'è odore di chiuso.
In penombra.

Siamo nella vecchia casa del nonno.

Stiamo spazzando i pavimenti.
Mi intima di muovermi così ci sbrighiamo prima,
ha così fretta ed è sempre con la testa sulle nuvole
che sta passando lo straccio dove non ho ancora ramazzato.
Perdendosi.
Raccontandomi.
E' una sensazione bella,
anche se sono lì a dirgliene quattro
su come si pulisca a modo!

M'ascolta,
mi sorride,
e ricomincia a parlare d'altro.

Come tutte le volte.

Mi sorride.
Sorrido.




Suona la sveglia,
la guardo:

no! sono solo le due e mezza,
posso dormire.


Poi suona la sveglia.
Per davvero.
E sono le sette e dieci,
e non posso più dormire.
Per davvero.







Sfuocata dal sonno
.
Impietosa

Troneggia dall'alto.
Spietata esattrice
di un tempo tiranno

Sveglia




martedì 20 ottobre 2009



Salve e benvenuti
a un'altro episodio.
Stasera vi mostrerò
come si preparano i sogni.
Normalmente la gente pensa
che sia un procedimento molto semplice
ma in realtà è un tantino più complicato.
Come potete vedere
una delicatissima combinazione di complessi ingredienti
è la chiave.
Innanzitutto
mettiamo un tantino di pensieri a casaccio,
e poi aggiungiamo appena una punta di reminiscenze del giorno,
mischiate con un pò di ricordi del passato
...ehm è per due persone...
amori, relazioni, emozioni eee...
tutte le altre cose che finiscono per "-zioni" ,
le canzoni ascoltate durante il giorno,
le cose che avete visto
e altre personali
...ok...
...forse ce n'è uno...
ECCOLO!
"The science of sleep"







Fa freddo,
come al solito.

Mi stringo le spalle.



E' tutto bianco.
Asettico.
Senza emozioni.
Bianco
.
Lindo
.

Candido
.
Bianco
che ti trapassa la cornea

fino a scuoterti
i pensieri nella testa
.

Bianco violento
che urla
.


Ho in mano un grosso coltello.
Sono sola in tutto quel bianco.
Sola
.
Con un coltello
.


Dalla catena di montaggio

avanzano i cadaveri appesi.

Non c'è sangue.
Tutto pulito.
Sterile.
Se è pulito,
allora
non fa male.
Allora in tutto quest'ordine

e pulito

non può essereci dolore
morte
e sofferenza.
Niente emozioni
.

Ho in mano un grosso coltello

e vedo scorrere davanti a me cadaveri
appesi a dei grossi ganci.

Tocca a me.
Apro la prima carcassa.
E' una scrofa.
Senza testa.

Tutto è pulito.
Taglio.
Niente sangue.
Niente emozioni.

Arriva il corpo successivo.

E' un corpo di donna.
Senza testa.
Tocca a me.
Squarcio il suo ventre.
Niente sangue.
Niente emozioni.

D'improvviso un nodo in gola.
Sto per soffocare.

Una cosa mi preme in bocca.
Non posso respirare.

Lascio cadere il coltello,
mi afferro la gola.


Sempre più forte
.
Sempre più freddo .
Allora vomito
.
Sangue
.

Sangue
.
Sangue
.
Vomito tutto il sangue .
Mio

.
Loro
.
Vomito la vita
e la morte
.




Mi sveglio tremando .