venerdì 23 ottobre 2009



C'è un grande giardino,

è una giornata fredda
ma c'è il sole.

Il suo volto è emaciato,
il suo corpo derubato della forza
che
l'ha contraddistinto per tutta la mia infanzia.

Ha la solita barba lunga.
Ma il volto è tirato,
incavato.

Stuprato dal male.
Sorride,

ma oltre all'espressione

traspare il dolore.

Sono molto preoccupata.
Una bestia nel petto
mi stritola il cuore.

E' l'uomo che più amo
sulla faccia della terra.
"Papà...hai un linfoma"

Non so perchè lo so.

Non so perchè lo dico.
"Oggi la chemio te la faccio io"
Vado a prendere la doxorubicina.
La ricostituisco in una grande siringa.
Rosso così potente
da essere al contempo
ipnotico e letale.
Uccide e salva.

Nuovo protocollo:

l'efficacia è maggiore
se inoculata direttamente in cavità toracica
con catetere centrale.

Mi ripeto che devo essere forte,

che posso farlo,
lo so fare,
e anche bene.
Posso salvarlo.

Anche se quando hai un cancro

non guarisci mai,
al limite,
se sei brava e fortunata

allunghi la tregua.


Inserisco il drenaggio.

Ho paura di fargli male.
Mi rassicura con gli occhi.




Ho paura dello stravaso.

Dell'istolesività del chemioterapico.

Il catetere è infilato.
C'è reflusso.
Raccordo la siringa al tre vie.

Comincio l'inoculazione.

"Ti salvo io"


Mi batte il cuore

Bum Bum Bum

Molto forte

Bum Bum Bum Bum

Molto forte.

Bum Bum Bum Bum Bum Bum


"Non sei da solo,
qualunque cosa,
io ci sono,
la affrontiamo insieme"



Il mio cuore galoppa.
Sempre più forte
Sempre più veloce

Bum Bum Bum Bum Bum Bum Bum BumBumBum

Un peso che mi schiaccia il petto.



BUMBUMBUMBUMBUMBUMBUMBUM







Mi sveglio di colpo.



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