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martedì 22 maggio 2012

Comunisti del Terzo Millennio

Mi chiedo perché
se tu, maschio adulto
commetti una sonora cazzata
e ti giochi la mia fiducia
personale e politica,
la causa della mia furia
per te ricade
non sulla tua cazzata
o sulla mia fiducia,
ma sul mio presunto compagno rifondarolo (?)
o sul mio presunto amico sociopatico
che influenzano il mio pensare e agire.



sabato 17 settembre 2011

Cito da ignoti:




"Se la pillola del giorno dopo
è già un aborto,
allora mi sorge un dubbio giuridico:

La sega:
è omicidio premeditato?

Il sesso orale:
è cannibalismo?

Possiamo considerare il coito interrotto
abbandono di minore?

E che dire del preservativo?
Sarà omicidio per asfissia meccanica?"




mercoledì 7 settembre 2011












"Vivere è rifiutare.
Chi accetta ogni cosa
non è più vivo dell'orefizio del lavandino "




Metafisica dei tubi di Amelie Nothomb





giovedì 16 dicembre 2010

Misunderstanding canino...



"Catalpa, il tuo cane è vittima di un vizio di semantica:
le cose per terra NON sono per Terra!!!
Come glielo spiego?!?"



sabato 6 novembre 2010

IKEA



Altri accadimenti sintomatici del disadattamento della sottoscritta al sistema.

Stavolta è l'IKEA.

Ammetto che forse partivo prevenuta e con una predisposizione d'animo non consona a un tempio del comunismo: portafogli vuoto alla mano e cervello pieno di alternative e creatività nel riutilizzo e l'autocostruzione.

Questo IKEA è l'obesità occidentale e vorace dell'arredamento standard.

Horror pleni.

Montagne di robe tutte uguali ammucchiate dentro cestoni, alcune di dubbio gusto, montagne di oggetti identici straripanti dai ripiani. Soffitti altissimi e luci fortissime bianche. Nauseanti e innaturali. Quando vai al piano di sotto non c'è nemmeno una finestra. E ho comprato 2 piante un po' appassite all'angolo occasioni perché ho pensato che per troppo tempo non erano più state accarezzate dal sole. Ma poi come si fa a tenere una pianta in un finto salotto senza la luce vera?

E ancora roba ovunque.

La serialità del sistema. La compartizzazione. L'allucinante uniformità dello stile e l'appiattimento alla mediocrità.

Ecco forse cosa avrei portato ieri sera. Io gli avrei portato il catalogo IKEA.

Incappare troppo spesso in materiali finti. La mancanza dalla storia di oggetti proddotti in catena di montaggio. La perdita della consapevolezza di cosa significa costruire realmente qualcosa, senza un fogliotto d'istruzioni e una brugola.

E poi l'odore.

L'odore dell'IKEA.

Che non è l'odore del legno.

E i suoni che non sono quelli del martello che batte su un chiodo o di una vite che morde il legno.

La standardizzazione della casa. E tu che modello IKEA sei?

In fondo chi a casa non ha almeno una roba IKEA? Un lenzuolo, un cuscino, un cucchiaio...

Io stessa dormo su un letto IKEA...ma..allora...

Così davvero m'è venuto in mente quel pezzo di Fight Club, ricordate, no? Proprio quello...del nido IKEA.

Su tu-tubo (che strano!!) non trovo la scena del catalogo IKEA, quando lui seduto sul cesso si chiede quale arredamento lo caratterizza di più come persona tra le opzioni proposte dalla multinazionale svedese e poi rinsavisce e...(ma non lo dico per chi ancora non ha visto il film...)

Allora vi metto questo...



martedì 26 ottobre 2010

Karma

Non sapevo che il Karma
fosse maschio.
L'ho sempre immaginato con una grossa chiave inglese
(forse un pò per colpa del Temponi)
ma le mani erano nude.

E nemmeno pensavo che
avesse l'inflessione di chi parla le lingue cirilliche.

Forse polacco, o slavo?
Bello,
come la bellezza della semplicità
che ti sferza un pugno alla bocca dello stomaco.

E resti senza fiato.
Bello
come il giubbotto liso rosso e senza pretese
che indossava.

Bello
come le rughe che abbracciano occhi chiari

di chi non ha paura di mostrare i segni della vita
e sorride al destino nella notte.
E a me e Terra.
Vero come la carnagione color fango di uno zingaro.
Essenziale come le poche cose che si tengono in uno zainetto.
Non sapevo che il karma andasse così di fretta,
ma immagino che abbia tante cose da fare.
Quando mi ha parlato

mica ho capito tutto,
ma il senso,
quello l'ho inteso.

E mi ha lasciato gioia
nel mio petto vuoto.




mercoledì 31 marzo 2010





Non penso nulla della felicità.
E' talmente sfuggente e intensa
da precludere la possibilità di pensare,
quando si è felici.

Forse essere capaci
di smettere di pensare
e sapere solo sentire
è la felicità.




Ma credo che il suo colore sia il rosso.
Come il sangue che sgorga dalla lama da bisturi,
come il comunismo dal pugno chiuso,
come le ciliege e il dentro dell'anguria
(piena di semini da sputarsi addosso),
come lo smalto di Wiki e le sue dita affusolate.



Il suo profumo quello di due dopo che hanno fatto all'amore,
o di Elettra che mi ha preparato la cena,
o del mio cane che scodinzola quando spunto sull'uscio di casa la sera,
o dei biscotti al riso di Jull.



Il suo gusto quello della marmellata di Cardi,
diverso ad ogni barattolo.
O di uno stelo d'erba che mastichi d'estate.
Dei pomodorini mangiati ancora sull'orto.
Della pioggia dopo troppo sole.
Del sole dopo troppa pioggia.



La sua consistenza come il pelo di Mirtilla.
O un maglione fatto a mano dalle tue amiche.
Le remiganti di un barbagianni.




Il suo ritmo, quello di una mazurka clandestina,
il suo suono il cigolio di una vecchia macchina da cucire a pedale,
lo scriccholare della mia bici che perde pezzi e non frena più.