lunedì 25 luglio 2011







Ma come ve lo devo dire

che io la guerra non la faccio...









Faccio l'amore...




venerdì 22 luglio 2011



Occorrerà dunque eliminare dalla società ogni insegnamento ed abolire tutte le scuole?
Tutt’altro.
È necessario anzi diffondere a piene mani l’istruzione nelle masse, e trasformare tutte le chiese,
tutti questi templi dedicati alla gloria di Dio e all’asservimento degli uomini,
in altrettante scuole d’emancipazione umana.


[...]


Sventuratamente, i governi paternalistici hanno lasciato marcire le masse popolari in una così profonda ignoranza, che sarà necessario fondare delle scuole non solamente per i figli del popolo,
ma per il popolo stesso.

Da queste scuole dovranno essere assolutamente bandite le più piccole applicazioni o manifestazioni del principio di autorità.
Non saranno più scuole, saranno accademie popolari in cui non ci sarà più questione né di scolari, né di maestri, dove il popolo verrà liberamente a prendere, se lo trova necessario, un insegnamento libero, e nelle quali, ricco della sua esperienza, potrà insegnare, a sua volta, molte cose ai professori che gli apportano cognizioni che egli non ha.
Questo sarà dunque un insegnamento scambievole, un atto di fraternità intellettuale tra la gioventù istruita e il popolo.




Michail Aleksandrovič Bakunin



domenica 10 luglio 2011

meLAmerito







C'era una volta una mela a cavallo di una foglia.
Cavalca, cavalca, cavalca
insieme attraversarono il mare.
impararono a nuotare.
Arrivati in cima al mare, dove il mondo diventa piccino, la mela lasciò il suo vecchio vestito e prese l'abito da sposa più rosso, più rosso.
La foglia sorrise, era la prima volta di ogni cosa.
Riprese la mela in braccio, e partirono.
Giunsero in un paese giallo di grano pieno di gente felice, pieno di gente felice!
Si unirono a quella gente e scesero cantando fino alla grande piazza.
Qui altra gente si unì al coro.
"Ma dove siamo? ma dove siamo?"
Chiese la mela.
"Se pensi che il mondo sia piatto allora sei arrivata alla fine del mondo. Se credi che il mondo sia tondo allora sali, e incomincia il giro tondo!"
E la mela salì, salì, salì, salì, salì.
La foglia invece saltò, saltò, saltò.
Rientrò nel mare e nessuno la vide più.
Forse per lei, mah, il mondo era ancora piatto.
....Vicino al mare dove il mondo diventa piccino....Se credi che il mondo sia tondo, allora sali,sali! E incomincia il giro tondo!



venerdì 8 luglio 2011

Teoria del contatto






A volte, ho sognato di elaborare un sistema di conoscenza umana basato sull'erotica:
una teoria del contatto, nella quale il mistero e la dignità altrui consisterebbero appunto nell'offrire al nostro Io questo punto di riferimento d'un mondo diverso. In questa filosofia, la voluttà rappresenterebbe una forma più completa, ma più caratterizzata altresì dei contatti con l'Altro, una tecnica in più messa al servizio della conoscenza del non Io. Anche nei rapporti più alieni dai sensi, l'emozione sorge o si attua proprio nel contatto: la mano ripugnante di quella vecchia che mi sottopone una supplica, la fronte madida di mio padre nei suoi ultimi istanti, la piaga detersa di un ferito, persino i rapporti più intellettuali o più anodini si istituiscono attraverso questo sistema di segnali del corpo: il lampo d'intesa che illumina lo sguardo del tribuno al quale si spieghi una manovra prima della battaglia, il saluto impersonale d'un subalterno che al nostro passaggio s'immobilizza in un atteggiamento di obbedienza, lo sguardo amichevole d'uno schiavo che ringrazi per avermi portato un vassoio, l'occhiata da intenditore d'un vecchio amico davanti al dono d'un cammeo greco. Con la maggior parte degli esseri umani, i più lievi, i più superficiali di questi contatti bastano, o persino superano l'attesa; ma se essi si ripetono, si moltiplicano attorno a un unico essere sino ad avvolgerlo interamente; se ogni particella d'un corpo umano si impregna per noi di tanti significati conturbanti quante sono le fattezze del suo volto; se un essere solo, anziché ispirarci tutt'al più irritazione, piacere o noia, ci insegue come una musica e ci tormenta come un problema, se trascorre dagli estremi confini al centro del nostro universo, e infine ci diviene più indispensabile che noi stessi, ecco verificarsi il prodigio sorprendente, nel quale ravviso ben più uno sconfinamento dello spirito nella carne che un mero divertimento di quest'ultima.



Memorie di Adriano.