Le cinque amiche ripresero il viaggio. Sikandra ed Eleonora continuavano a leggere la trilogia in sella, la prima il primo libro e la seconda il secondo: le due torri
“ sembra davvero un malvagio con la M maiuscola questo Sauron!” disse Sikandra.
Il viaggio proseguì, punteggiato di letture ad alta voce di brani tratti dai due libri, che descrivevano gli scempi e le malvagità perpetrate da Sauron. Ben presto l’unica a restare immune alla preoccupazione restò Aurora, che canticchiava beata poesiole sulla neve e sugli uccellini. Le altre, man mano che avanzavano si sentivano via via sempre più atterrite, e scrutavano l’orizzonte in attesa di cogliere la torre dalla quale si ergeva l’occhio misterioso.
Lo avvistarono verso il pomeriggio, quando stavano attraversando l’ennesimo villaggio abbandonato. Per il momento non si vedeva che una sottile torre scura, stagliata contro un cielo grigiognolo, dall’umore incerto.
Ben presto la torre cominciò ad allargarsi, e ad assumere contorni ben definiti. Le principesse sfoderarono i cannocchiali.
Sulla cima della torre, sorretto tra due spuntoni se ne stava l’Occhio.
Era un gigantesco occhio dall’iride rosiccia, dai riflessi metallici, che ruotava continuamente in tutte le direzioni, fino a far venire il mal di mare.
“ forse…” borbottò Antanuka “ Eleonora non ha tutti i torti!” Neve si voltò a guardare la cavernicola con aria arrabbiata
“ non vorrai tornare indietro pure tu!?” chiese. Antanuka deglutì, punta sul vivo
“ ehm… no… no figurati…” disse madida di sudore, ripensando a quello che Sikandra ed Eleonora avevano letto a proposito di quel dannato Sauron
“ bene, allora perché ci siamo fermate?” domandò Neve spronando vigorosamente il suo cavallo nero.
I tre libri di Eleonora erano chiari. Intorno a Sauron non c’era vita. Tutto era distrutto ed abbandonato. Solo l’Esercito del Male metteva piede sotto lo sguardo di quel malefico occhio.
Ormai le cinque amiche erano vicine. Pochi passi e sarebbero entrate nel campo visivo del misterioso occhio. Cosa sarebbe accaduto quando l’Occhio le avrebbe viste? Avrebbero avuto addosso l’Esercito del Male? Sarebbero state massacrate tutte? Spazzate via dalla crudeltà di Sauron?
Varcarono quel confine invisibile trattenendo il fiato.
Per qualche istante l’Occhio rimase immobile, e così le principesse. Poi lo strano essere voltò la sua pupilla metallica contro di loro. Furono attimi di estrema tensione. Le principesse a stento respiravano, come unica consolazione c’era il fatto che Aurora fosse ancora sveglia.
Passò qualche secondo in cui non accadde nulla, l’Occhio le fissava immobile, gelido. Poi le principesse si mossero, e l’Occhio le seguì, muovendosi appena, accompagnandole in ogni minimo movimento. Era inquietante, assolutamente inquietante, ma Aurora era sveglia e non succedeva niente. Le principesse si fecero coraggio e cominciarono ad avanzare. L’Occhio continuò a seguire i loro movimenti, e le cinque amiche se ne stavano in sella rigide e compassate, con le mani posate sulle armi.
Successe all’improvviso.
Un urlo.
L’Occhio si spostò di scatto.
Le principesse estrassero le armi, pronte ad usarle per difendere la loro stessa vita. Ma non pareva ce ne fosse bisogno. Ad urlare era stata una ragazza, che ora gesticolava come un’indemoniata
“ Perché te la sei scopata?!” urlava rivolta ad un giovanotto con indosso una maglietta traforata “ che bisogno avevi di scoparti quell’oca!?” continuava la ragazza mentre il ragazzo cercava di avvicinarsi per calmarla
“ ma è stata lei che mi provocava…” disse il ragazzo “ però io amo te, lo sai! Amo solo te!”
Le principesse, le mani ancora strette sulle armi, rimasero attonite a guardare la grottesca scenetta. Ed anche l’enorme Occhio seguiva il movimento dei due giovani
“ ehi puttanella!!” si intromise arrivando trafelata una seconda ragazza “ tu lui lo lasci stare capito!” disse avvicinandosi alla prima ragazza fino quasi a toccarle il naso
“ oh! Cala lo sguardo troia! Lui è mio!” disse questa allontanando la rivale con una spinta. L’altra le si avventò contro
“ ehi tu a me non mi spingi capito!?” disse restituendo lo spintone. In breve la cosa degenerò in quella che sembrava una zuffa fra galline per decidere chi doveva beccare per prima il granturco. Volarono schiaffi, unghiate, e sputi.
Le cinque principesse erano semplicemente allibite, ed effettivamente, considerando il fatto che si aspettavano l’attacco di un esercito di orchi assetati di sangue, era piuttosto comprensibile.
Quando si ripresero e riuscirono ad allontanarsi, le due contendenti erano attaccate per i capelli ed urlavano come maiali scannati, mentre il giovinotto in maglietta traforata faceva blandi tentativi di separarle.
“ Ma da dove spuntavano fuori quei tre?” domandò Eleonora ancora attonita “ non doveva essere tutto disab…” non finì la frase, perché voltato l’angolo fu palese che le terre sovrastate dall’Occhio gigante erano tutto tranne che disabitate.
C’era gente ovunque. Tutti di giovane età e tutti umani, di ambo i sessi. Ma la cosa strana era che nessuno pareva comportarsi in maniera normale.
Un ragazzo ed una ragazza facevano sesso in un angolo, in piena vista ed in una maniera che denotava una certa qual snodabilità di entrambi. Un gruppetto faceva il bagno in una piscina, ed i più tenevano i costumi da bagno in mano, e li agitavano. Una ragazza stava cuocendo della carne alla brace in mutande e maglietta, e non mancavano liti come quella delle due ragazze di prima… Insomma tutti attiravano in qualche modo idiota l’attenzione.
Neve alzò lo sguardo verso l’Occhio. Questo si muoveva da una scena all’altra, prediligendo chi si comportava in maniera più cretina.
“ tutta questa storia non mi piace…” borbottò Antanuka “ sembrano pazzi!”
“ ehi dolcezza!” disse una voce “ sembri una tipa interessante… ti va di farci un’orgetta?” a parlare era stato un ragazzo a torso nudo, che indossava un paio di jeans cascanti, con in vista una vasta pezzatura di mutanda, ed era rivolto ad Aurora
“ che cos’è un’orgetta?” chiese questa candidamente, ma il giovane non ebbe tempo di rispondere
“ porta il tuo culo e la tua mutanda fuori dalla mia vista!” ringhiò Neve che gli stava puntando contro la balestra e sembrava piuttosto arrabbiata “ hai cinque secondi di tempo!” il ragazzo sollevò le mani
“ yo, yo… calmati pupa!” disse con tono strascicato “ a me piacciono le ragazze che si arrabbiano facilmente!” il ragazzo stava per aggiungere qualcos’altro, che probabilmente, conoscendo Neve, gli sarebbe costato la vita, ma Sikandra lo prevenne, frapponendosi tra lui e Lolly
“ senti… ti do, un consiglio da amica…” disse “ l’ultimo che ha chiamato Neve pupa ora guarda l’erba dalla parte delle radici, quindi io fossi in te me ne andrei!” ma il ragazzo non parve turbato, anzi, si portò le mani alla bocca ed urlò
“ ehi, gente, venite a vedere! Sono arrivate delle tipe nuove!” ben presto le cinque amiche furono circondate di ragazzi ghignanti. Sikandra si voltò verso Neve, che sembrava prossima a perdere il controllo e a fare una strage
“ calmati!” disse “ non vogliono farci male!” Neve ringhiò
“ sappi che la cosa non è reciproca!” Antanuka dovette issare Aurora di peso sul proprio cavallo perché un paio di ragazzi stavano cercando di farla smontare dal suo
“ propongo di andarcene!” disse Eleonora spronando il cavallo, mentre Sikandra lottava con Neve per strapparle di mano la balestra “ l’Occhio è fisso su di noi e non mi piace affatto!” Antanuka sollevò lo sguardo e vide l’iride rossa di quel gigantesco occhio puntata dritta su di loro. Anche i ragazzi parevano averlo notato, e questo, per qualche motivo, sembrava incitarli. Uno di loro provò a montare sul cavallino di Aurora, ma si trovò il carro armato degli anfibi di Neve tatuato in faccia
“ dai!” supplicò Neve “ ridammi la balestra! Giuro che non ne ammazzo nessuno!” ma Sikandra si guardò bene dall’assecondarla e spronò il suo cavallo.
“ andiamocene di qua!” disse.
I ragazzi ostacolavano i cavalli, e più di uno rischiò di rimanere spiaccicato sotto gli zoccoli grossi come ruote del destriero di Antanuka. Ma alla fine le principesse riuscirono a lanciarsi al galoppo. Per prima Antanuka, con Aurora, poi Eleonora che teneva le redini del cavallino malva. In fine Sikandra e Neve, quest’ultima col cavallo quasi imbizzarrito dalle staffilate che gli rifilava Sikandra, per costringere l’amica ad allontanarsi.
I ragazzi provarono un inseguimento, ma fu tutto inutile, ben presto le principesse furono fuori dal villaggio e dalla portata dell’Occhio.
“ Ora mi ridai la balestra?” domandò Neve ancora abbastanza irritata. Sikandra gliela lanciò e lei la prese al volo. “ Non capisco perché non hai voluto che mi divertissi un po’?” disse con una punta di risentimento, reinfilando l’arma nella sua custodia di cuoio
“ non mi sembrava il caso di piantar su troppo casino!” disse Sikandra secca “ Eleonora ha notato che l’Occhio ci stava seguendo!” Neve sbuffò
“ sembrava piuttosto innocuo…” replicò la principessa, ma lei stessa non ne era del tutto convinta
“ questo non possiamo saperlo!” le rispose Sikandra con durezza
“ sono contenta di essere venuta via!” si intromise Eleonora calore “ …non si può dire che quel coso non fosse inquietante!” Neve tacque, non poteva negare di pensarlo anche lei. La principessa si voltò, e fra la polvere sollevata dai loro cavalli intravide l’Occhio. Che cos’era veramente? Qual’era la sua funzione? Poteva in qualche modo rappresentare un pericolo?
Le principesse rallentarono ed i cavalli si misero al passo. Davanti a loro c’era l’ennesimo villaggio.
Fu con uno strano sollievo che le principesse lo trovarono deserto.
“ Bene!” disse Antanuka “ se non ci imbattiamo in qualche altro guaio dovremmo essere fuori dalle Tornelle per domani…” Eleonora alzò la testa con aria preoccupata
“ non possiamo farcela prima di notte?” domandò. Antanuka scosse la testa, aiutando Aurora a tornare sulla sua cavalcatura
“ no…” disse “ a meno di non sfinire i cavalli dovremo accamparci…” Eleonora non disse nulla ma era evidente che avrebbe preferito essere lontana da quel posto prima di sera.
Le principesse avanzavano ancora un po’, lasciandosi alle spalle qualche altro villaggio deserto.
Verso le cinque iniziò a soffiare il vento. Era un vento maligno, che sollevava la sabbia e la polvere in mulinelli ed accecava le cinque amiche. Per le sette le principesse erano sfinite e con i nervi a fior di pelle
“ Fermiamoci al prossimo villaggio!” disse Sikandra cercando di schermarsi gli occhi con la mano
“ sono d’accordo!” disse Neve, ed Antanuka fece un cenno affermativo. Solo Eleonora pareva dubbiosa
“ non potremmo fermaci qui?” domandò.
“ qui non c’è riparo dal vento…” spiegò Neve, che era troppo stanca per capire che l’amica preferiva il vento al passare una notte in uno dei villaggi abbandonati. Eleonora annuì e si fece coraggio: si vergognava troppo per insistere.
Quando incontrarono il primo villaggio ormai stava calando la notte. Entrare nelle stradine deserte fu un sollievo, perché il vento era molto meno intenso. Ma durò poco.
Le principesse si accamparono tra due case che facevano angolo. A nessuna delle cinque passò neanche per la testa di entrare in una delle abitazioni abbandonate. Accesero un fuoco, ma l’atmosfera lugubre di quel posto era come una presenza tangibile, e non si attenuò.
Mangiarono in silenzio, con gli ululati del vento ed i rutti di Antanuka come unico sottofondo, poi decisero di mettersi a dormire.
Eleonora aprì gli occhi e si rigirò. Era notte fonda. Il vento era sparito, e nel cielo sgombro brillava una sottile falce di luna. La principessa rimase qualche momento assorta, ad osservarla. Poi, proprio quando aveva deciso di rimettersi a dormire, sentì un rumore.
Tese le orecchie improvvisamente preoccupata. Il rumore si ripeté… sembravano delle voci… Eleonora si guardò intorno. La strada davanti a loro era sgombra. Si mise in piedi trattenendo il fiato. Le voci continuavano. Si sentivano appena, ma non come se fossero bisbigli, più come se fossero voci normali attutite…
“ Neve…” sussurrò Eleonora sfiorando l’amica con la punta del piede “ svegliati…” Neve scattò in piedi brandendo il coltello
“ ah…” borbottò rinfoderando l’arma “ sei tu…”
“ ci sono delle voci!” spiegò Eleonora in un bisbiglio. Neve tese le orecchie
“ non capisco da dove vengano…” sibilò la principessa Lolly attonita
“ chi può essere?” chiese Eleonora preoccupata
“ sarà il caso di scoprirlo!” le rispose Neve accucciandosi per svegliare Antanuka, mentre Eleonora faceva altrettanto con Sikandra ed Aurora
“ mmh… che vuoi!?” domandò la cavernicola uscendo malvolentieri dal sonno
“ ci sono delle voci…” spiegò rapidamente Neve. Aurora si stropicciò gli occhi, e tutte furono estremamente contente nel costatare che era sveglia.
“ io vado a vedere!” disse Neve
“ vengo con te!” si affettò a proporsi Sikandra
“ Aurora è sveglia…” disse Antanuka “ vuol dire che non c’è pericolo… io dico di andare tutte!” le altre annuirono.
Le cinque principesse tentarono di capire da dove venisse il rumore. Era lieve, e sembrava non avere una provenienza precisa, come se fosse prodotto da più punti diversi
“ viene da dentro le case…” bisbigliò Sikandra con l’orecchio poggiato contro un muro, poi fece cenno verso la porta dell’abitazione abbandonata e le altre la seguirono con passo felpato.
La porta di legno era rotta, e penzolava dai cardini in malo modo. Non’appena le principesse l’ebbero raggiunta il rumore parve intensificarsi.
Sikandra spinse la porta il più delicatamente possibile, ma questa produsse un cigolio agghiacciante. Le principesse rimasero immobili, per vedere se qualcuno le avesse sentite, ma i rumori non parvero cambiare.
Le cinque si fecero coraggio e misero piede nella casa. La stanza era buia, ma da una porta posta su uno dei lati proveniva una luce soffusa, simile a quella che emanavano gli schermi nella casa di Melvin. Solo che questa luce tremolava, a tratti diventava più intensa, a tratti pareva spegnersi. Le principesse si diressero verso la porta nel massimo silenzio, i respiri mozzati… le voci provenivano da lì, come la luce. Ora si sentivano distintamente…
“ dov’è finito Zamarrone?” chiedeva una voce femminile
“ non saprei… sarà infrattato con Jennyfer…” rispondeva una seconda voce
“ io quella puttanella la ammazzo!!”
Sikandra fu la prima a raggiungere la porta.
Dentro la seconda stanza c’erano tre persone.
Una donna, un uomo ed un ragazzino.
Tutti e tre erano seduti in terra, e fissavano immobili un’enorme sfera davanti a loro.
Era la sfera l’origine della luce e delle voci. Al suo interno si muovevano delle persone, e come sfondo c’era la vista notturna di un villaggio. Le principesse lo riconobbero immediatamente: era il villaggio che si trovava ai piedi del Grande Occhio.
L’intrusione delle cinque principesse non parve disturbare i tre personaggi, che rimasero immobili a fissare la sfera luminosa.
“ Ehm… salve…” borbottò Sikandra “ scusate il disturbo…” il ragazzino si voltò a guardarle, aveva un visetto smunto e magrissimo con due occhi enormi, arrossati. Le osservò per qualche secondo poi tornò a fissare la sfera.
Gli altri due non si mossero.
“ Sik…” bisbigliò Eleonora bianca come un cencio “ andiamo via…” ma Sikandra non le diede retta
“ voglio capire che cavolo sta succedendo qui!” disse, poi si voltò verso la famiglia seduta davanti alla sfera e si avvicinò “ ehm… potreste spiegarmi cosa…”
“ shhht!” la zittì la donna voltando il viso tirato verso di lei come una vipera “ Lola sta per beccare Jennyfer e Zamarrone insieme!” Sikandra si scosse
“ come? ” chiese. Il bambino si voltò nuovamente verso di lei, aveva un dito sulla bocca, e stava anche lui per soffiare come un serpente, ma si bloccò. Per qualche secondo rimase immobile, pallido alla luce verdognola della sfera, col magro dito indice sulle labbra sottili. Poi la bocca gli si spalancò in un lungo oohhh di meraviglia
“ mamma! Papà! “ strillò “ sono le cinque tipe che abbiamo visto oggi nella sfera!” l’uomo e la donna si voltarono, e sui loro volti emaciati e smunti si dipinse un’espressione di meraviglia. La donna scattò in piedi
“ non ci posso credere!” disse, mentre il marito ed il figlio si alzavano “ sono proprio loro!” le principesse rimasero immobili, piuttosto preoccupate
“ guarda papà!” disse il ragazzino saltellando verso Neve “ lei è quella che ha tirato un calcio in faccia a Policromo!” Neve fece un sorriso tirato, assolutamente a disagio
“ entrate, prego entrate!!!” disse la donna facendo febbrilmente cenno di accomodarsi nella stanza
“ vi possiamo offrire qualcosa?” domandò sollecito il marito. Sikandra guardò le amiche che parevano pietrificate sulla porta, poi si sedette
“ potreste spiegarmi cos’è questa sfera?” domandò, mentre le altre vedendola seduta si decisero ad entrare nella stanza
“ questa?” domandò il padre sedendosi anche lui con evidente eccitazione “ è la Vision Sfera… quarantatre pollici!” spiegò l’uomo agitando le braccia sottili contro cui sbatacchiavano le maniche troppo larghe di una camicia lisa. Sikandra lo fissò senza capire
“ e a cosa serve?” chiese
“ il Grande Occhio proietta nelle sfere dei villaggi delle Tornelle tutto quello che accade nel paese alle sue pendici!” disse l’uomo “ oggi vi abbiamo viste che passavate!” aggiunse tutto eccitato
“ siete state una forza!” disse il bambino che era così eccitato da non riuscire a star fermo, e con i suoi occhi smisurati sembrava completamente spiritato. Sikandra non sembrava soddisfatta, le era sfuggito qualcosa
“ proietta quello che succede nelle sfere dei paesi delle Tornelle?” domandò “ questo vuol dire che i paesi della cintura intorno all’Occhio non sono disabitati?” l’uomo scosse la testa
“ no… ma gli abitanti stanno per lo più in casa a guardare le sfere…” spiegò. Le cinque principesse erano allibite
“ stanno in casa a vedere nelle sfere quello che fa la gente sotto l’Occhio?” domandò Sikandra incredula
“ esatto!” fece l’uomo. Le principesse si scambiarono uno sguardo basito. Eleonora era pallidissima, forse pensava che quel genere di follia potesse essere contagiosa. Sikandra non aveva più parole
“ c… capisco…” borbottò
“ ehm…” fece la donna a disagio “ mi chiedevo… se…” giocherellò con dei fogli che stringeva fra le mani così magre da sembrare artigli “ se potevate farci un autografo…” Sikandra la guardò come si guarda qualcuno che ti si è appena presentato come Napoleone Bonaparte
“ m… ma certo…” balbettò prendendo il foglio
“ può mettere ad Adamanda Fillis?” chiese la donna arrossendo. Sikandra firmò la dedica e passò rapidamente il foglio alle compagne, che la imitarono in tutta fretta.
Le principesse riuscirono ad uscire da quella casa maledetta solo all’alba. I loro ospiti continuavano a trattenerle, a chiedere autografi, ad offrire da bere, a fare domande. Non appena furono all’aria aperta montarono in sella e si lanciarono al galoppo fuori dal paese.
Si misero al passo solo quando furono ben sicure di aver messo abbastanza spazio tra loro ed il villaggio.
L’avanzare era lento, le principesse erano stanche per la notte insonne, ma l’umore andava risollevandosi. Il paesaggio stava cambiando. Il terreno diventava via via più scuro, umido e fertile. Ben presto i cavalli si trovarono ad affondare gli zoccoli in un folto manto erboso.
I villaggi delle Tornelle erano terminati: a perdita d’occhio
non si vedeva altro che erba, alta, accarezzata dal vento e punteggiata di fiori gialli e di soffioni che disperdevano nell’aria i loro semi.
“ Siamo nei Verdi Pascoli… oltre queste colline comincia la Terra delle Nebbie!” ricordò Neve alle altre, scrutando lontano.
Avanzare immerse in quel verde paesaggio riempiva di pace le principesse, che erano tutte ben felici di essersi lasciate le Tornelle alle spalle. Verso mezzogiorno si accamparono, mangiarono e si concessero un sonnellino ristoratore, sdraiate in mezzo all’erba.
Antanuka si svegliò di soprassalto ed ebbe un sussulto. A svegliarla era stato una specie di minuscolo rinocerontino color verde acqua, dotato di un buffissimo paio di ali da libellula. L’esserino era grosso poco più di un cucciolo di cane, e volava ronzando rumorosamente, come un gigantesco moscone. Mentre Antanuka lo guardava l’animale prese la rincorsa, poi le si buttò contro la pancia, rimbalzando via. Antanuka rise, l’animaletto parve studiarla, poi si diresse verso Neve e la colpì col suo piccolo, tozzo corno
“ ehi ma cazzo…” bofonchiò la principessa svegliandosi “ ma… che carino…”
Ben presto tutte le principesse furono sveglie. Il rinocerontino alato non era solo, comparve subito un minuscolo ippopotamino con ali da farfalla, immediatamente seguito da una piccola mandria di mucchine pezzate di rosa anch’esse alate. Gli esserini erano vivaci e piuttosto curiosi, si infilavano nelle bisacce, volavano attorno ai cavalli, ed il piccolo rinoceronte provò persino a colpire il destriero di Antanuka, che per lui doveva essere più grosso di una montagna.
Fu a malincuore che le principesse rimontarono in sella, interrompendo i giochi delle piccole creature.
Lungo il cammino trovarono molti di questi esserini, intenti a bottinaie di fiore in fiore o ad inseguirsi, ed il piccolo rinoceronte le seguì per un certo pezzo, continuando a colpire Antanuka, con estrema cocciutaggine.
A metà pomeriggio scorsero un uomo. Se ne stava solo in mezzo al prato, con un filo d’erba in bocca, ed un lungo bastone ricurvo in mano. Quando le vide sollevò la mano in segno di saluto
“ Salve!”
“ salve!” risposero le principesse avvicinandosi “ dista molto la Terra delle Nebbie?” domandò Neve. L’uomo si sfilò l’erba dalla bocca
“ quattro o cinque giorni di viaggio…” disse. Era un uomo anziano, con una bella barba bianca e l’aria serena. Indossava un vecchio vestito da pastore e portava una bisaccia. “ lei dov’è diretto?” gli chiese Sikandra. L’uomo sollevò le spalle
“ io vivo qui!” disse indicando una piccolissima abitazione all’orizzonte “ sono un pastore di sognotti!”
“ sognotti?” chiese Sikandra “ sono gli animaletti con le ali che abbiamo incontrato?”
“ esatto!” disse il vecchio con un sorriso “ bestiole interessanti non’è vero?” Sikandra annuì
“ e perché li alleva?” domandò. Il vecchio fece un secondo sorriso
“ è il mio lavoro “ disse “ io li accudisco, li curo se si ammalano, li faccio crescere…” Sikandra dovette fare una faccia strana, perché il vecchio aggiunse “ i sognotti sono una parte importantissima nell’ecosistema delle Terre di Sondra, senza di loro le terre inaridirebbero, si seccherebbero e diventerebbero sterili, il mondo perderebbe i suoi colori e resterebbe freddo e spento… è proprio a causa della loro importanza che vengono allevati proprio qui, vicino alla Terra delle Nebbie, che è il cuore delle Terre di Sondra, il centro di tutto!” Le principesse ascoltarono le parole del vecchio pastore… loro erano dirette proprio lì, nel centro di tutto. Lì avrebbero scoperto la verità su tutti gli strani fenomeni che stavano sconvolgendo il paese!
La marcia continuò. A sera si accamparono e ripresero il cammino il giorno seguente. Incontrarono molti altri sognotti, e qualche altro pastore solitario, sempre felice di dar loro indicazioni ed ospitalità.
La pace di quei luoghi fece dimenticare alle principesse di essere inseguite. I poliziottoli, la trollizzia, le strane Creature che davano loro la caccia sembravano lontani ed inoffensivi.
Le cinque amiche non sospettavano minimamente della trappola che stava per chiudersi loro addosso.
Durante il terzo giorno di marcia le principesse cominciarono a notare un grande flusso di sognotti che si muoveva in direzione opposta alla loro. Fino a quel momento non avevano notato nei loro movimenti una qualche premeditazione. Sembrava più che gli esserini si muovessero a casaccio. Ora invece si stavano spostando in massa e pareva che avessero una direzione ben precisa in mente. Quando videro uno dei pastori le cinque amiche chiesero subito spiegazioni.
“ Stiamo migrando…” spiegò il pastore, che era in marcia pure lui “ ci allontaniamo dalla Trivella…” le principesse si guardarono l’un l’altra
“ che trivella?” chiese Sikandra
“ la Trivella ad Alta Voracità…” spiegò l’uomo con un fondo di tristezza nella voce “ le fonti ufficiali dicono che è un mezzo di trasporto per mettere in comunicazione i due lati delle Terre di Sondra… ma in verità si dice che sia un macchinario per estrarre l’oro dal terreno…” continuò, e pareva che ogni parola gli costasse una fatica immensa “ pare che il sottosuolo di questi pascoli ne sia ricco… ora stanno scavando un lungo canale in cui verrà messa la trivella, che facendo su e giù succhierà l’oro… i sognotti sono creature molto sensibili, hanno bisogno di pace e tranquillità, così ci spostiamo…” le principesse guardarono il pastore, era una cosa terribile! “ voi dove siete dirette?” domandò l’uomo
“ alla Terra delle Nebbie!” spiegò Neve, il pastore fece un sospiro
“ non sarà facile!” disse “ ormai gran parte del canale è già stato ultimato, oltrepassarlo sarà un problema… i Verdi Pascoli sono divisi in due!”
La notizia data loro dal pastore anticipò di poco lo scenario che si parò davanti alle cinque amiche.
I pascoli, così verdi e fertili, si interrompevano di botto, sostituiti da un terreno fangoso, costellato di grosse montagne di terra.
Un cantiere.
Un gigantesco, immenso cantiere, che si affacciava sul canale appena completato. Le principesse avanzarono fra piccole carriole e minuscoli attrezzi da scavo, che stavano ad indicare che con tutta probabilità il canale era opera dei nani. Gli zoccoli dei cavalli affondavano nel terreno limaccioso.
Dopo circa cinquecento metri cominciava l’abisso. Il canale era molto largo, e così profondo che non se ne vedeva il fondo. Dalle sue viscere risaliva un’aria gelida dall’odore di muffa.
“ ma i nani che l’hanno costruito come facevano a passare?” chiese Antanuka
“ penso che usassero questi condotti…” rispose Neve che era smontata da cavallo, e stava indicando una specie di minuscolo tombino “ ma per noi sono troppo piccoli… forse potrei passarci appena io…” aggiunse in tono non molto convinto osservando il piccolo profondissimo buco che scendeva a perpendicolo nelle viscere della terra
“ forse potremmo calarci giù con delle corde…” disse Antanuka che nel buco avrebbe a mala pena potuto infilarci un braccio
“ anche ammettendo di avere una corda abbastanza lunga… come risaliamo di la?” chiese Sikandra “ le pareti sono troppo friabili per scalarle…”.
Il problema fu discusso a lungo. Il cantiere sembrava completamente abbandonato ed in giro non si vedeva neanche un nano a cui chiedere aiuto. Il canale proseguiva dritto fino all’orizzonte, impossibile da aggirare. Neve rimase silenziosa, fissando il buco che scendeva nella terra.
“ C’è un solo modo…” disse d’un tratto con un lungo sospiro
“ quale?” domandò Sikandra.
“ scendo giù, risalgo di là… voi mi gettate una corda ed io la assicuro da qualche parte… poi voi passate a forza di braccia…” le principesse parvero rifletterci… effettivamente sembrava l’unica proposta realmente fattibile, anche se piuttosto complicata e non priva di rischi.
“ ovviamente dovremo lasciare i cavalli…” aggiunse Neve, mentre le amiche ancora riflettevano.
“ Ma tu te la senti di scendere in quel budello da sola?” le chiese Eleonora osservando con sommo terrore lo strettissimo buco. Neve fece spallucce
“ non è di sicuro la mia massima aspirazione ma non vedo altri modi…” rispose
“ se ti succedesse qualcosa non potremmo aiutarti!” disse Sikandra. Neve sbuffò
“ l’alternativa è tornare in dietro “ disse semplicemente “ credo che sia un rischio da correre!”.
Per quanto l’idea di separarsi non piacesse a nessuna delle cinque amiche, il piano di Neve fu approvato. Non c’era altro modo.
La principessa si tolse il gilet di cuoio e la cintura a cui portava appesi sia la balestra che il suo fedele coltello, e porse il tutto ad Antanuka. Poi si avvicinò al buco.
“ In bocca al lupo!” disse Eleonora mentre Neve si sedeva sul bordo del buco e si apprestava ad aggrapparsi ai minuscoli pioli della scala.
La principessa si calò nel varco e posò il piede su uno dei pioli.
Lo spazio di manovra era limitatissimo. Neve riusciva a malapena a muovere le braccia quel tanto che bastava ad afferrare la presa successiva. Non si era mossa nemmeno di un metro che già sentiva un senso di oppressione quasi insopportabile. Alzò lo sguardo e vide le facce fiduciose delle sue amiche guardarla. Strinse i denti. Doveva farcela.
Scese ancora, di piolo in piolo, strisciando contro le pareti scavate nella terra, che le franava addosso. Non guardava verso l’alto perché la terra le finiva negli occhi, e preferiva rimanere concentrata su ciò che stava facendo. Ben presto piombò nel buio più completo. Portarsi una torcia era semplicemente impensabile, così cercava a tentoni il nuovo piolo, con le braccia quasi completamente addotte, che cominciavano a farle un male cane.
-In bocca al lupo…- così le aveva detto Eleonora… Neve si ritrovò a pensare che quel condotto più che alla bocca di un lupo somigliava ad un intestino. Cercò di scacciare quella visione delle cose dal momento che faceva di lei un pezzo di merda.
Neve ansimava, la gola soffocata da un odore di umido e muffa, la terra che le bloccava le narici e le andava negli occhi. Le braccia erano in fiamme, decise di stirarsele e rimase appesa come un salame, con le braccia estese sopra la tesa. Alzò lo sguardo. Il buco da cui era entrata non era che un puntino luminoso… le si serrò la gola all’idea che una volta raggiunto il fondo avrebbe dovuto rifare lo stesso tragitto per risalire. Ma la principesse Lolly non era certo un tipo che si scoraggiava facilmente. Aveva detto alle sua amiche che sarebbe arrivata dall’altra parte? E così avrebbe fatto!
Il tragitto sembrava infinito. Neve scese lenta ma inesorabile, fino a che, non sentì la parete che le premeva contro la schiena interrompersi. Sotto di lei una debole luce illuminava il terreno: la fine della scala.
Neve esalò un sospiro di sollievo e si lasciò cadere, atterrando con agilità sul fondo.
Non ebbe neanche il tempo di stiracchiarsi.
Li sentì prima di vederli.
Udì il rumore di un acciarino e poi fu abbagliata da una torcia.
“ Buon giorno principessa Lolly!” disse una voce acuta. Neve guardò i poliziottoli. Erano almeno una trentina, e le puntavano addosso le piccole balestre. La principessa rilassò i muscoli che si erano tesi, in preparazione alla fuga o alla lotta. Non ce l’avrebbe mai fatta, erano troppi. Affrontarli sarebbe stato un suicidio, e scappare su per il canale non era pensabile.
La situazione era disperata.
“ Girati principessa Lolly!” disse il poliziottolo che reggeva la torcia, con il tono di chi assapora la vittoria. Neve rimase immobile per qualche secondo, analizzando la situazione
“ il mio nome è Neve!” disse poi, girandosi. I poliziottoli risero
“ ma certo… come no!” scherzò il loro capo, mentre tre o quattro si avvicinavano e le legavano le mani ed i piedi.
“ Ora vieni!” le ordinò il poliziottolo capo “ e non fare scherzi!” Neve sbuffò
“ che scherzi potrei fare legata come un salame?”.
I poliziottoli, senza smettere di puntarle addosso le armi la guidarono nel canale. Dal fondo si vedeva una striscia di cielo, abbagliante. Sembrava di essere in un solco inciso nella terra dalla lama di un gigantesco coltello. Doveva essere profondissimo: almeno seicento metri, per trenta di lunghezza.
Neve osservò con attenzione. I poliziottoli sembrava fossero accampati lì. C’erano delle tende… la principessa trovò lo spirito di rallegrarsi: non c’era segno della presenza di Trollizzia… forse non avevano trovato modo di far scendere gli ottusi, enormi troll in quel dannato fosso…
“ ora ci divertiremo un poco!” disse il capo con un tono assai maligno, guidando Neve verso una delle tende più grosse.
Nella tenda c’erano un grosso tavolo, ed una sedia a misura di umano, e Neve si chiese come fossero stati portati fin lì. Venne fatta sedere, le mani legate dietro la schiena. Il poliziottolo capo si arrampicò sul tavolo, imitato da due colleghi, che si schierarono davanti a Neve.
Il capo prese a passeggiare sul tavolo con le mani dietro la schiena.
“ ora…” disse con tono risoluto “ io ti farò un paio di domande…” si fermò un momento, poi riprese a passeggiare “ … e tu risponderai!” aggiunse “ senza mentire! oppure te ne pentirai!” Neve assunse un’aria spaventata degna di una diva del muto
“ … per la carità non fatemi del male! vi dirò tutto!” disse in tono lamentevole “ le mie amiche…” fece un singhiozzo straziante “ sono morte… io… sono l’unica rimasta e…” il poliziottolo capo si bloccò davanti a lei, un sorriso maligno stampato sul volto
“ le tue amiche stanno benissimo e sono in cima al canale!” disse “ lo sappiamo!” Neve rimase spiazzata: se sapevano già dov’erano le altre principesse… cosa volevano da lei?
“ se lo sapete cosa volete da me?” domandò abbandonando il tono piagnucoloso “ non vi aiuterò mai a catturarle!” il poliziottolo rise
“ non abbiamo bisogno del tuo aiuto per farlo!” disse “ loro sono già spacciate!” Neve lo fissò alla ricerca dei segni di una menzogna, ma non ne trovò “ non c’è neanche bisogno che ci scomodiamo noi…” proseguì il poliziottolo “ tra poco Loro saranno qui... e per le tue amiche sarà la fine!”
“ loro chi?” chiese Neve
“ le Creature!” rispose il poliziottolo in tono soddisfatto “ sarebbero arrivate da tempo se non fossero state depistate!” aggiunse riprendendo a fare su e giù “ ma dopo la vostra seconda fuga avevamo perso le vostre tracce… ed abbiamo dovuto disperdere le forze per cercare di rintracciarvi… per fortuna poi siete passate sotto il Grande Occhio!” il capo dei poliziottoli si concesse una breve risata “ quando siete apparse nelle sfere non credevamo ai nostri occhi!” Neve seguiva il suo andirivieni con aria disgustata
“ e sentiamo…” disse “ se non vi servo a catturare le mie amiche… cosa cazzo volete da me?” il poliziottolo si fermò dritto davanti a lei e la fissò con i suoi minuscoli, malvagi occhietti
“ dicci dove si nasconde la strega Fatima!” intimò. Neve rimase spiazzata per la seconda volta
“ Fatima?” chiese con sincera sorpresa “ ma se non la vedo da…” non finì la frase, perché uno dei poliziottoli schierati davanti a lei l’aveva colpita violentemente sulla faccia con un calcio. Neve sollevò la testa e rise
“ anche se sapessi qualcosa di Fatima… dovreste impegnarvi ben di più per farmi parlare!” disse sputando un po’ di sangue. Il poliziottolo la osservò qualche secondo, poi ripeté la domanda
“ dicci dove si trova Fatima e cosa intende fare!” intimò. Neve fece un sorrisino
“ perché vi interessa così tanto?” domandò. Il poliziottolo attese qualche istante, soppesando quale fosse il modo migliore di agire
“ sai meglio di me quanto Fatima ci stia mettendo i bastoni fra le ruote!” disse in fine. Neve non ebbe reazioni visibili, ma non capiva… cosa combinava Fatima? E perché era considerata così pericolosa? “ se non fosse per lei vi avremmo catturate molto tempo fa!” aggiunse continuando a fare avanti e indietro “ ha confuso le acque, ha organizzato la resistenza ed ha riempito le Terre di Sondra di false segnalazioni della vostra presenza! È per questo che le Creature non sono ancora qui! Vi cercavano da tutt’altra parte…” il poliziottolo si interruppe, poi fece un sorriso sardonico “ ma la pacchia è finita!” disse “ tra poco le Creature saranno qui a catturare le tue compagne… e tu ci dirai dove trovare anche Fatima, così sarà soffocata ogni resistenza!” Neve tornò a ridere
“ oh, anche se sapessi qualcosa non ve lo direi di certo!” disse. Il poliziottolo si fermò e la scrutò a lungo, poi schioccò le dita
“ bene…” disse “ l’hai voluto tu!”.
Un quarto poliziottolo balzò sul tavolo portando una piccola scatoletta rosa, la posò davanti a Neve, fece un piccolo inchino e si ritirò. Il capo dei poliziottoli si avvicinò alla scatola e la aprì. La principessa sbiancò
“ siete… disumani!” disse, estremamente contenta di essere appena riuscita a liberare le mani dalle corde.
Neve fu rapidissima. Afferrò la sedia e falciò tutti e tre i poliziottoli sul tavolo, mandandoli a sbattere contro la tela della tenda, tramortiti. Poi afferrò per la collottola i due poliziottoli che stavano per terra vicini a lei e ne fece cozzare le testoline pelate l’una contro l’altra.
Il tutto era avvenuto molto velocemente, e senza che i poliziottoli potessero gridare. Neve tese le orecchie. Forse c’era la possibilità che nessuno fuori dalla tenda avesse sentito…
La principessa si avvicinò all’uscita della tenda e sbirciò fuori… nessuno stava accorrendo, ma c’era un piccolo drappello armato ad una decina di metri di distanza. Neve contò almeno una ventina di uomini… la maggior parte della pattuglia. Rientrò nella tenda, prese una balestra ed un piccolo pugnale ad uno dei poliziottoli svenuti. Poi andò verso il lato opposto alla porta e con cautela aprì un lungo taglio nel tessuto. Sbirciò attraverso lo strappo… nella penombra non si vedeva nessuno.
Uscì. Silenziosa come un’ombra si allontanò, verso la parte opposta del canale. Nessuno la vide, ed arrivò indisturbata ad un tunnel identico a quello che aveva ridisceso per arrivare laggiù. Abbandonò il pugnale e la balestra sul terreno, poi si allontanò seguendo la parete del canale, verso un altro tunnel. Seguire le sue tracce non sarebbe stato difficile, ma non voleva facilitare troppo i poliziottoli.
Neve prese un bel respiro e cominciò la salita.
Fu lunga e dura. Issarsi di piolo in piolo nello spazio ridotto era molto più faticoso che scendere. Ma Neve ce la mise tutta. Non si fermò nemmeno un istante. Nella sua mente vorticavano mille pensieri confusi dalla fatica. Quanto tempo avrebbero impiegato i poliziottoli ad accorgersi della sua fuga? Cosa stava succedendo alle Terre di Sondra? Che ruolo aveva Fatima? Cosa avrebbero potuto fare loro cinque una volta raggiunte la Terra delle Nebbie? Neve andava avanti ormai solo per inerzia. Un piolo, un altro piolo, e poi un altro… uno alla volta. Quando si sentiva sopraffare dalla fatica, e le sembrava impossibile salire anche solo più un piolo si diceva: mi fermerei se questo fosse l’ultimo? Ed allora andava avanti, ancora un altro, spremendo ogni goccia di energia.
Quando arrivò davvero all’ultimo piolo fu come rinascere. Si trovò all’aria aperta all’improvviso, senza che si fosse accorta di essere arrivata. Era calata la notte, ed il buio le aveva impedito di rendersi conto che la fine del tunnel era vicina.
Rimase ferma, ansimante qualche secondo, lasciando che l’aria fresca della notte le restituisse un po’ di energia, ma non c’era tempo.
Neve udì dei rumori provenire dal tunnel. Afferrò una piccola carriola carica di terra e la gettò nel pozzo. Non aspettò di capire che effetto avesse sortito la sua azione, e fece lo stesso per i pozzi vicini.
“ehi!” gridò Neve affacciata sullo strapiombo “ ragazze?!”
Le quattro principesse che erano intorno ad un fuoco dall’altra parte del canale sobbalzarono.
“ NEVE!” gridò Eleonora raggiante di felicità“ cel’hai fatta!”
“ muovetevi con la corda!” urlò la principessa “ sul fondo del canale ho beccato i poliziottoli… ci sono alle costole!” Le quattro amiche non se lo fecero ripetere. Eleonora, che aveva già preparato una freccia legata ad un lungo cordino la incoccò, poi la lanciò oltre il canale. Neve corse a recuperarla, tirò il cordino alla cui estremità era legata una spessa corda, lunga a sufficienza per passare il canale, e troppo pesante per essere portata dalla freccia.
Nel preciso istante in cui Neve assicurò la corda ad un grosso albero, dall’altra parte del canale Aurora crollò a terra addormentata.
“ Muovetevi cazzo!” gridò Neve correndo verso uno dei buchi e cominciando a spingerci dentro la terra che c’era ammonticchiata affianco. Da dentro il tunnel si udirono delle strida soffocate.
Sikandra fu la prima a passare il canale reggendosi alla corda con le braccia e le gambe, seguita da Eleonora e da Antanuka che si era legata Aurora alla schiena.
Neve stava seduta per terra esausta.
“ Non sono molti…” disse “ ma dei poliziottoli stanno risalendo attraverso i buchi… ho cercato di fermarli con della terra ma…” Antanuka si guardò intorno, adocchiò un gruppetto di giganteschi blocchi di roccia. La principessa si rimboccò le maniche, si sputò sulle mani e sollevò il primo blocco. Senza eccessivo sforzo lo posizionò sul primo buco. Fece lo stesso per tutti i buchi più vicini
“ Questo dovrebbe tenerli impegnati per un po’!” disse battendosi via la terra dalle mani.
Neve si mise in piedi, e si legò in vita la cintura con il suo coltello e la balestra che Eleonora le porgeva
“ ci sono pattuglie di poliziottoli lungo tutto il canale…” disse “ non ci metteranno molto ad essere informate della nostra posizione… dobbiamo muoverci!” le altre annuirono.
Corsero per un bel pezzo. Neve era allo stremo delle forze.
Quando la luna fu alta nel cielo Aurora si svegliò.
“ Penso… che possiamo fermarci…” ansimò la principessa Lolly piegata in due con una mano sulla milza
“ sì…” disse Sikandra “ dovremmo esserci allontanate abbastanza…” Neve si abbandonò per terra esausta.
“ … le Creature sono dirette qui!” disse. Le quattro principesse si sedettero affianco all’amica
“ come lo sai?” chiese Antanuka
“ mel’hanno detto i poliziottoli…” rispose Neve cercando di riprendere fiato “ mi hanno catturata… erano all’imboccatura del tunnel… non ho potuto fare nulla per evitarli!” le amiche trattennero il fiato
“ e poi…?” Neve trasse un lungo respiro
“ mi hanno interrogata…” disse “ volevano sapere di Fatima… per fortuna sono fuggita prima che mi cerettorturassero!” Antanuka emise un gemito di sorpresa e orrore
“ hanno usato la cerettortura?” domandò orripilata
“ no… sono fuggita in tempo!” disse Neve
“ cos’è la cerettortura?” chiese Sikandra. Antanuka si volse verso di lei
“una pratica barbara e disumana!” disse
“ depilazione a caldo! ” Sikandra si ritrasse con aria atterrita
“ è orribile!”
“ Siamo arrivate!” disse la voce di Antanuka. Neve aprì gli occhi
“ ma cosa…?” borbottò guardandosi intorno
“ ti ho portata in spalla…” spiegò Antanuka mentre Neve si rimetteva in piedi
“ ma quanto ho dormito?” chiese la principessa
“ parecchio!” disse Sikandra “ siamo alle porte della Terra delle Nebbie!” Neve volse lo sguardo e la vide. Pochi metri più in là il verde prato era inghiottito da una fitta coltre di nebbia densa e bianchissima
“ abbiamo pensato di svegliarti!” aggiunse Sikandra. Neve fece un grugnito, si vergognava non poco di essere stata portata in braccio come una poppante… se le amiche non l’avessero svegliata prima di entrare nelle Terre della Nebbia non glielo avrebbe mai perdonato.
“ Direi che è il caso di andare!” disse Eleonora, lo sguardo perso contro quel muro di nebbia candida. Le principesse si avvicinarono alla coltre di nebbia. Era così densa da sembrare dotata di una consistenza vera e propria, e vorticava leggermente, come mossa da un vento interno.
“ penso che dovremmo prenderci per mano!” propose Antanuka
“ sì!” fu d’accordo Sikandra “ Aurora nel centro!” aggiunse, trovando l’immediata approvazione delle altre. Le cinque amiche si schierarono. Mano nella mano si accostarono alla parete di nebbia. Nessuna disse nulla, ma fu come se avessero contato fino a tre per muoversi in contemporanea. Trattennero il respiro, come per tuffarsi in mare e varcarono il muro.
La pupa e il secchione
2 mesi fa
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