domenica 4 luglio 2010



Quando arrivo a casa, Clara dorme ancora,

Yasmina continua a cantare e Julie cucina.

Il particolare merita di essere sottolineato:

è la prima volta che vedo Julie dietro i fornelli.

I giornalisti della sua risma cucinano raramente.

Più che del filetto in crosta sono figli della carne in scatola.

Julie passa la vita mangiando un boccone di corsa

per non perdere di vista il mondo.

Se l'anno scorso non fosse stata malamente ferita

(drogata a morte,

una gamba tre volte spezzata

e polmonite doppia)

adesso starebbe forse piluccando ceci nella macchia subtropicale,

cercando di capire chi imbroglia chi,

in che misura,

e a cosa porterà tutto questo...

Per fortuna, i farabutti che l'hanno conciata per le feste

mi hanno restituito una Julie essenzialmente

occupata a rimettersi in salute

e a dare gli ultimi ritocchi alla mia felicità.

Julie, quindi, cucina.

E' china su una casseruola di rame

dove un sugo rossiccio esplode in piccoli crateri zuccherosi.

Mescola, per evitare che attacchi,

e il semplice movimento del polso,

attraverso la spalla tondeggiante,

la curva del braccio e l'agile colonna vertebrale,

basta a farle ondeggiare le anche.

Il forzato riposo degli ultimi mesi l'ha piacevolmente appesantita.

La veste che la riveste è più che mai una promessa di pienezze.

Quando è nuda, le tracce ocra delle bruciature ne fanno una donna leopardo.

Vestita, è ancora la mia Julie di tre anni fa,

quella che mi sono attribuito,

senza un attimo di riflessione,

tanto il peso della sua criniera,

l'autunno dorato dello sguardo,

la gentilezza delle dita ladre,

il lamento felino della voce,

i fianchi e le mammelle mi sussurravano che

se ce n'era una per me,

era quella e nessun'altra.

Una cosa puramente fisica, insomma.

La donna che amo è un animale completo,

un vertebrato meravigliosamente superiore,

idealmente mammifero,

decisamente femmina.

E, poiché in amore sono nato con la camicia,

l'interno ha confermato le promesse dell'esterno:

Julie è una bell'anima.

Il mondo intero batte nel suo cuore.

Non solo il mondo,

ma ognuno degli sbarbatelli che lo popolano.

Julie vuol bene a Clara,

Julie vuol bene a Jérémy e al Piccolo,

Julie vuol bene a Thérèse,

Julie vuol bene a Louna,

Julie vuol bene a Verdun - sì, anche a Verdun -

e Julie vuol bene a Julius .

Julie vuol bene a me, direi.

Ed ecco che in più Julie sa cucinare.

Dettaglio superfluo?

Col cavolo: tutti i giornali femminili ve lo confermeranno,

la felicità è una ricetta di cucina.





Pennac, Daniel




1 commento:

Artemisia G. ha detto...

Impareggiabile pennac, il suo mondo di Julie e sbarbati e Six la neve e Gervaise è tra i più bei mondi umani che abbia vissuto (con la mente, ovvio, ma che differenza fà?)