domenica 21 agosto 2011

Le nostre tanto attese mestruazioni e le rivoluzioni









Una nuova forma di io plurale,

che non è un noi, perchè non ha confini al singolare
che confluiscono in una moltitudine
ma amalgama di essenza














 

sfociate al mare
depauperato del leggittimo lido all'asta
non ci resta che
"una canzone da spiaggia deturpata"






ma quando al ritorno
faremo "la lotta armata al bar"










"E che cosa racconteremo ai figli che non avremo
di questi cazzo di anni zero?"








Racconteremo delle impronte della fatica sulle spalle e sui piedi
della lettura assorta di un sentiero
dell'odore di salsedine sulle pendici di festuca





Dei sentieri dei nidi di ragno nei noccioleti al Turchino
delle forza della resistenza che sopravvive alla Benedicta
dell'incantevole brillio delle metropoli lontane
che ci piacciono tanto proprio perchè distanti
"e il problema, ripetevi,
è che sono stati asfaltati i prati e non i preti"





Raccontiamo delle via lattea in una serenata
di campanacci di mucche
e di fedeli amici a quattro zampe.
Di chi incontri sulla strada
in direzione contraria ma concorde
talvolta ammirata









Racconteremo "le nostre tanto attese mestruazioni
e le rivoluzioni"




E noi, orfane di padri trucidati su montagne livide
insegneremo, ai figli che non avremo, a resistere
come loro hanno isegnato a noi.






2 commenti:

di mestiere il vento. ha detto...

<3

un altro mondo è improbabile ha detto...

Sbadiglio