venerdì 11 novembre 2011

La donna giusta





Come ti dicevo, ci amavamo. 
E ora sto per dirti una cosa, nel caso non la sapessi già: l’amore vero è sempre letale. 
Mi spiego meglio: 
il suo scopo non è la felicità, l’idillio fino a che morte non ci separi, le romantiche passeggiate mano nella mano, sotto i tigli in fiore, attraverso i quali si intravede la fioca luce del lampione che illumina il portico, finché appare la casa che ti accoglie avvolgendoti coi suoi freschi effluvi… 
Questa è la vita, non è l’amore. 
L’amore è una fiamma più sinistra, più tragica. 
Un giorno si accende il desiderio di conoscere questa passione devastante. 
Sai, quando ormai non si vuole più nulla per sé, quando non si cerca l’amore per essere più sani, più tranquilli, più appagati, ma si vuole soltanto essere, in modo totale, anche a costo di perire. 

Questo accade piuttosto tardi nella vita; molti non conosceranno mai un simile sentimento… sono i prudenti: non li invidio. 
Poi ci sono gli ingordi, dalla curiosità insaziabile, che bevono da qualsiasi calice venga loro offerto; sono creature da compatire. 
E ancora ci sono quelli determinati e astuti, i borsaioli dell’amore, fulminei nel rubare un sentimento, abili nell’estorcere un po’ di tenerezza e di intimità dai punti più reconditi del corpo, per poi allontanarsi e svanire nell’oscurità, perdendosi con un sorriso crudele in quel buio caos che è la vita. 
Poi ci sono i vigliacchi e gli accorti che in amore come negli affari calcolano ogni cosa, e annotano su un’agenda le scadenze della vita sentimentale, vivendo secondo precisi promemoria.
Costoro sono la maggioranza: gente vile e meschina. 

Infine, può anche accadere che un giorno qualcuno comprenda quale sia lo scopo dell’amore, per quale motivo la vita abbia offerto questo sentimento al genere umano… 

Lo ha fatto per il suo bene? La natura non è benigna. 
Vuole offrire una speranza di felicità? La natura non ha bisogno di queste illusioni umane, vuole semplicemente creare e distruggere: è questo il suo compito. 
E’ spietata (…) perché il suo piano non tiene in nessun conto il genere umano. La natura ha donato la passione all’uomo, ma pretende che questa passione sia senza riserve.
In ogni vita degna di questo nome arriva il momento in cui ci si immerge in una passione allo stesso modo in cui ci si lancia nelle cascate del Niagara. Naturalmente senza giubbotto di salvataggio. 
Non credo negli amori che sbocciano come una simpatica gita primaverile, quando si parte con lo zaino in spalla intonando allegre canzoni nella foresta inondata dal sole… 
Hai presente quella esuberanza da «giorno di festa» che pervade la maggior parte delle relazioni umane nelle loro fasi iniziali?… Di questa esuberanza non bisogna assolutamente fidarsi. 
La passione non ha niente di festoso. Questa forza truce, che incessantemente crea e distrugge il mondo, non interpella coloro che tocca, non chiede se a loro fa piacere o no, non si preoccupa granché dei sentimenti umani. Dà tutto e tutto pretende; 
esige uno slancio senza condizioni, alimentato dalla stessa energia primordiale della vita e della morte. 
Non esiste altro modo di sapere che cosa sia la passione… sono talmente in pochi a raggiungere questo punto! 
Le persone si stuzzicano e si scambiano carezze a letto, si raccontano un mare di bugie, fingono languori, egoisticamente rubano all’altro ciò che più conviene loro, e forse si degnano di gettargli qualche scarto della loro gioia… 
E non sanno che tutto questo non ha niente a che vedere con la passione. 
Non è un caso se nella storia dell’umanità le grandi coppie di amanti sono circondate dalla stessa aura di rispetto e venerazione degli eroi che, con supremo coraggio, e senza che nessuno li costringesse a farlo, hanno rischiato la pelle in qualche impresa grandiosa o disperata. Sì, anche i veri innamorati rischiano la pelle, nel senso letterale del termine, ed è proprio questa l’impresa nella quale uomo e donna hanno lo stesso ruolo, e mostrano di possedere uno spirito eroico pari a quello di cavalieri che partono alla conquista del Santo Sepolcro. Anche gli amanti coraggiosi sono alla ricerca di un eterno e misterioso Santo Sepolcro, per questo affrontano lunghi pellegrinaggi e ingaggiano lotte durissime nelle quali riportano ferite anche mortali…
Quale altro senso può avere uno slancio così fatale e incondizionato, che spinge l’uno verso l’altro coloro che sono stati toccati dalla passione? La vita si manifesta attraverso questa energia e subito dopo volta le spalle alle proprie vittime. Ecco perché in ogni epoca e in ogni religione gli amanti hanno sempre ottenuto il massimo rispetto: perché salgono sul rogo ogni volta che si gettano l’uno nelle braccia dell’altro. Quelli veri, però, i pochi coraggiosi, gli eletti. Gli altri sperano soltanto di avere una donna alla maniera in cui si desidera un animale da aggiogare, o per trascorrere un’ora tra braccia candide e soavi – vogliono semplicemente che qualcuno blandisca la loro vanità maschile, o che soddisfi un impulso biologico… 
Questo non è amore. 
Dietro ogni vero amplesso c’è la morte con le sue ombre che sono altrettanto intense e assolute dei lampi di luce della gioia. Dietro ogni vero bacio si nasconde il desiderio segreto di annientarsi, quel senso estremo di felicità che non scende a patti con nulla, la consapevolezza che il vero modo di essere felici non è mai stato altro che svanire del tutto e lasciarsi completamente andare a un sentimento. 
E questo sentimento non ha nessun fine. 
Forse è per questo che gli amanti sono stati oggetto di una così grande venerazione nelle antiche religioni o nei poemi del passato… 
Nella coscienza degli uomini è ancora vivo il ricordo di ciò che un tempo era l’amore. Era qualcosa di più, e di diverso da quel che è diventato nella nostra società – cioè una sorta di contratto di compravendità, un passatempo e un gioco al pari del bridge e dei balli… 
E’ ancora vivo il ricordo di come, un tempo a ogni essere vivente fosse imposto un compito temibile: l’amore, vale a dire la piena espressione della vita, la perfetta comprensione del senso dell’esistenza e, quale suo esito, l’annientamento. 
Ma lo si scopre sono molto avanti nella vita. 
E a quel punto quanto poco importa la virtù, o la moralità, o la bellezza, o le buone qualità dell’altro essere coinvolto nell’adempimento di questo compito! 
Amare significa semplicemente conoscere la gioia e poi morire. 
Ma milioni e milioni di persone sperano soltanto in un po’ di aiuto, si aspettano dai loro innamorati rimedi caritatevoli; un briciolo di tenerezza, di pazienza, di indulgenza, qualche moina… E non sanno che quel che ottengono così è insignificante, e che bisogna sapersi donare, in maniera incondizionata, perché il senso del gioco consiste in questo.
 
Così cominciò l’amore tra me e Judit, quando andammo a vivere in una casa alla periferia della città. (…)”

 
Estratto da La donna giusta (1941)
di Sándor Márai (1900-1989) 

 

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