domenica 8 maggio 2011

IO

C'era una volta io, ma non andava bene.
Mi capitava di incontrare gente per strada e di scambiarci due parole e per un pò la conversazione era simpatica e calorosa, ma arrivava sempre il momento in cui mi si chiedeva: "Chi sei?"
Io rispondevo: "Sono io" e non andava bene.
Era vero, perchè io sono io,
è la cosa che sono di più.
E se devo dire chi sono
non riesco a pensare a niente di meglio.
Eppure non anadva bene lo stesso.
L'altro faceva uno sguardo imbarazzato e si allontanava il più presto possibile.
Oppure chiamavo qualcuno al telefono e gli dicevo " sono io"
Ed era vero
e non c'era un modo migliore
più completo
più giusto di dirgli chi ero.
Ma l'altro imprecava o si metteva a ridere e poi riagganciava.
Così mi sono dovuto adattare.
Prima di tutto mi sono dato un nome e se adesso mi si chiede chi sono rispondo "Giovanni Spadoni".
Non è un granchè come risposta.
Se mi si chiedesse chi è Giovanni Spadoni probabilmente direi che sono io.
Ma chissà perchè, dire che sono Giovanni Spadoni funziona meglio.
Funziona tanto bene che nesuno mai mi chiede chi è Giovanni Spadoni, si comportano tutti come se lo sapessero.
Invece di chiedermi chi è Giovanni Spadoni gli altri mi chiedono dove e quando sono nato, dove abito, chi erano mia madre e mio padre.
Io gli rispondo e loro sono contenti.
E forse sono contenti perchè credono che io sia quello che è nato nel posto tale e abita nel posto tal'altro, e che è figlio di tizio e di caia e padre di questo e di quello.
Il che non è vero, ovviamente.
Non c'è niente di speciale nel posto tale o tal'altro in tizio e caia.
Se fossi nato altrove in un'altra famiglia, sarei ancora lo stesso, sarei sempre io.
E' questa la cosa che sono di più, la cosa più vera e più giusta che sono.
Ma questa cosa non interessa a nessuno.
Intaressa dell'altro, e quando lo sanno sono contenti.
Una volta c'ero io e non andava bene.
Adesso c'è Giovanni Spadoni che è nato a X e vive a Y e così via;
e io non sono niente di tutto questo, ma le cose vanno benissimo.



ERMANNO BENCIVENGA,
LA FILOSOFIA IN CINQUANTADUE FAVOLE

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