“ ehm… sì!” rispose Sikandra
“ siamo le nipoti!” aggiunse Eleonora assecondando il piano dell’amica, sempre se ne aveva uno.
“ Entrate!” disse la donna spostandosi di lato “ se non sbaglio Golpat in questo momento si trova nella sala ricreativa…” Eleonora e Sikandra si guardarono con aria interrogativa, poi, lanciando uno sguardo al punto sulla parete di roccia dove si trovavano le compagne, entrarono.
La donna vestita di bianco le guidò attraverso un lungo corridoio che puzzava di disinfettante, muffa e minestra di cavolo al tempo stesso, fino ad una grande sala dalle pareti bianche. Nella stanza c’erano tanti tavolini a cui sedevano numerosi anziani, coperti da scialli. La donna le lasciò di fronte ad un uno di questi, assopito
“ fate con comodo!” disse lasciandole sole.
Eleonora e Sikandra si guardarono incredule
“ ma sarà questo Golpat?” domandò la prima
“ così è scritto sul cartellino…” borbottò la seconda, indicando una targhetta che pendeva dal colo dell’anziano, con su scritto: Golpat Galfer, chiunque lo ritrovasse è pregato di ricondurlo a Villa Camomilla la casa di riposo del mago gioioso
Entrambe si erano aspettate un vecchio, poderoso mago, robusto come un’antica quercia, con barba lunga e bianca e vetuste sopraciglia sotto le quali brillavano saggi occhi.
Golpat, se quello era il Golpat che cercavano, era decisamente diverso.
Prima di tutto non aveva nulla di poderoso, sembrava scolpito nel borotalco. Era glabro come il sedere di un babbuino, col cranio vizzo ricoperto di piccole croste, e più che ad una quercia faceva pensare ad un creker rimasto troppo tempo in un luogo umido.
“ secondo te dovremmo svegliarlo?” domandò Eleonora fissando con disgusto un filo di bava che colava dalla bocca del vecchio
“ ormai siamo qui…” borbottò Sikandra toccando la spalla di Golpat con poca convinzione. “ signor Golpat?” Come unica reazione il vecchio si inclinò pericolosamente su un lato e gocciolò bava con maggior intensità. Sikandra si ritrasse preoccupata, era indecisa sul da farsi quando intervenne una donna. Indossava la stessa divisa bianca di quella cha le aveva fatte entrare, ma era un donnone ben piantato, dall’aria energica e gioviale
“ Devi essere più decisa!” disse avvicinandosi al mago e urlandogli nell’orecchio come una sirena antinebbia “ SVEGLIA! HAI VISITE!!” il vecchio ebbe un soprassalto e si svegliò.
“ sci attaccano…” borbottò il vecchietto sputacchiando bava confuso, ma la donna non gli badò e gli infilò a tradimento una dentiera in bocca
“ se volete chiedergli qualcosa dovete urlare!” spiegò “ è sordo come una campana! Fidatevi, io lo so bene, sono la sua badante personale!” Sikandra ed Eleonora erano piuttosto a disagio… non sembrava una buona idea mettersi a gridare ai quattro venti la loro situazione, e poi le eventuali risposte di Golpat sarebbero state attendibili?
“ e dire che Tebaldo lo interpella spessissimo!” disse Eleonora sconcertata, Sikandra stava per replicare ma la badante la prevenne
“ Tebaldo? Lo conoscete?” Eleonora valutò se era il caso di dire la verità… non le sembrava compromettente
“ è mio figlio…” disse
“ ma dai! La mamma di Tebaldo, quel caro ragazzo!” fece la badante “ sempre così educato!” poi la donna si guardò in torno di soppiatto “ cosa volete sapere da Golpat? “ chiese con tono cospiratorio. Eleonora e Sikandra rimasero per l’ennesima volta interdette
“ beh…” cominciò Eleonora dubbiosa
“ vogliamo sapere perché le forze dell’ordine ci stanno alle costole!” fece Sikandra buttando al vento la prudenza “ ma come farai a…” la badante interruppe la domanda delle principessa con un gesto secco della mano
“ shht! ” disse “ è vietato usare la magia dei degenti!” disse in un bisbiglio “ ma per la mamma di Tebaldo farò uno strappo alla regola!” ciò detto afferrò la mano inerte del mago che nel frattempo si era nuovamente addormentato, chiuse gli occhi ed assunse un’aria concentrata.
Le principesse rimasero in attesa, e non dovettero aspettare a lungo.
La badante sbarrò gli occhi
“ … il mondo sta cambiando, per forze esterne e violente!” disse con una voce roca che sembrava risalire dalle viscere della terra. Poi fece una lunga pausa, durante la quale le schiene delle due principesse furono percorse da un brivido di gelo “ e voi non siete contemplate nel cambiamento!” Eleonora deglutì nervosamente. La badante rimase immobile, ed in silenzio per un tempo che sembrò infinito, poi disse “ …sono già sulle vostre tracce!”
“ chi?” chiese Sikandra d’impulso, nonostante fosse sicura che la badante non potesse sentirla “ la polizia?”
“ no!” disse la badante con la sua voce d’oltretomba “… sono cinque!”
“ chi?” ripeté Sikandra con la gola serrata
“ sono prive di nome e di forma!” fece la donna “ assumono consistenza solo per colpire…e sono subdole. “
“ Agiscono nell’ombra e non lasciano traccia. Sta lì la loro abilità… l’Analgesia, una magia indolore, niente sangue, niente cadaveri… solo menti piegate. “
“ pochi resistono, e la loro sorte, la sorte di coloro che vinceranno il sortilegio, è anche peggiore. Chi resisterà, chi supererà il dolce torpore dell’Analgesia, verrà stroncato dalle loro spade ”
“ ma…” cominciò Eleonora pallidissima
“ …spade!” ripeté la donna “ hanno spade di ghiaccio eterno, temprato nel veleno… dovete stare lontane da quelle spade!” Sikandra aprì la bocca per una nuova domanda, ma uno strano suono di risucchio la fece sussultare. Il rumore, che sembrava lo stesso che si produce aspirando con una cannuccia dal fondo di un bicchiere semi vuoto, proveniva dal vecchio. La badante lasciò la presa
“ cavolo sì è già esaurita la magia!” disse con la sua voce normale, poi si avvicinò a Golpat “ è strano, di solito dura molto più a lungo… forse…” aggiunse comprimendo la pancia dell’anziano, “ …strizzandolo un po’…” ma l’unico effetto fu un sinistro rumore di peto, seguito dalla comparsa di una nuvola di gas marrone a forma di galeone che fluttuò nell’aria.
“ mi spiace…” borbottò la badante “ non posso dirvi di più… spero di esservi stata utile!” Sikandra ed Eleonora, ancora turbate, annuirono “ adesso devo andare… è ora di cena!” Sikandra si riscosse
“ ma sono appena le quattro!” disse
“ cosa vuoi… sono vecchi…” rispose la badante spingendo via la carrozzina su cui Golpat giaceva ancora addormentato.
“… e poi ha detto di stare lontane da quelle spade!” terminò di raccontare Eleonora
“ grazie al cazzo!” commentò Neve, che non sembrava eccessivamente preoccupata dalle notizie ricevute
“ brr…” borbottò Antanuka che era piuttosto pallida “ questa faccenda mette i brividi!”
“ cosa si fa?” domandò Eleonora lasciando correre lo sguardo sulla valle sottostante, come se si aspettasse di vederla brulicare di spettri
“ non saprei!” fece Neve “ la cosa certa è che dobbiamo restare imboscate! ”
“ sì, ma non possiamo rimanere nascoste per sempre!” protestò Sikandra “ bisogna fare qualcosa!”
“ cosa?” chiese Antanuka. Sikandra la guardò male
“ non lo so!” Neve che si era tirata in disparte si avvicinò alla cavernicola
“ prestami un attimo la mappa!” disse “ la prima cosa da fare è trovare un posto sicuro!” Antanuka si sfilò la mappa da sotto la pelliccia che usava come vestito e la porse all’amica che la dispiegò “ eviterei tutti i posti che conosciamo… dove verranno a cercarci per primi…” disse Neve mentre le amiche si sporgevano sulla cartina delle Terre di Sondra. D’un tratto la principessa Lolly sussultò. Il suo piccolo dito indice che percorreva la pianta rimase puntato immobile vicino al margine destro della carta… Terra delle Nebbie…
Devi andare nella nebbia!
Così aveva detto Fatima
Nella nebbia!
La nuova destinazione delle cinque era dunque la Terra delle Nebbie. Forse lì, avvolte nella foschia, si trovavano tutte le risposte.
Il viaggio che si prospettava era lungo e ricco di insidie. Nessuna delle cinque amiche si era mai spinta tanto lontano, e per decidere la rotta da seguire le principesse si basarono unicamente sulla mappa degli halfling. La strada più diretta prevedeva l’attraversamento delle Terre Ursine, e nulla di ciò che si leggeva sulla cartina suggeriva di evitarle. Così le principesse si misero in marcia.
Verso sera raggiunsero i margini del folto bosco che stando alla cartina ricopriva tutte le Terre Ursine.
A differenza di quelli del Bosco Dalle Corte Fronde, gli alberi erano conifere, soprattutto pini, che parevano molto vecchi. La tonalità del verde era molto più scura di quella dei latifoglie, rischiarato qua e là dal colore più tenue di qualche sporadico larice.
Il sole stava ormai tramontando dietro le montagne che si scorgevano a grande distanza, e le cinque principesse decisero di aspettare l’indomani per inoltrarsi nel bosco. Si accamparono ai margini della foresta, inebriate dal forte odore di resina e di aghi di pino.
Al risveglio le principesse ebbero una brutta sorpresa. Dragoberto ed Aurora erano spariti.
Antanuka era sicuramente la più preoccupata. Passi perdere di vista Aurora, ma farsi sfuggire da sotto il naso quattro tonnellate di drago blu…
La cavernicola osservò con cura il limite degli alberi
“ Berto deve essersi allontanato in volo!” disse “ se fosse entrato nel bosco avrebbe lasciato delle tracce ben visibili!” spiegò senza smettere di fare avanti ed indietro lungo il margine della foresta, poi deviò sulla sinistra
“ ecco… ha dormito qui… poi si è allontanato per di qua… ed ha spiccato il volo qui… ci sono i segni degli artigli!” Neve osservò confusa la terra smossa
“ pensi che Aurora sia con lui?” domandò. Antanuka si crucciò ulteriormente
“ lo spero!” disse scrutando il cielo con apprensione.
Ma Aurora non era col drago. Tanto è vero che qualche secondo dopo sbucò dalla foresta con la sua solita aria svagata
“ Buon giorno!” disse con un gran sorriso. Antanuka le fu subito addosso
“ dove sei stata? Dov’è Dragoberto?!” domandò concitata. Aurora guardò l’amica con i suoi occhi sporgenti, perennemente persi su un altro modo
“ hai uno scarabeo sulla testa!” commentò la ragazza, Antanuka la scosse per le spalle, come se shekerarle il cervello potesse servire a schiarirle le idee
“ dov’è Dragoberto? Era con te?” Aurora ci mise un po’ poi rispose
“ Dragoberto ti saluta… è andato via perché aveva un impegno urgente!” disse Aurora con perfetta calma
“ un impegno urgente?” chiese attonita la cavernicola “ che diavolo di impegno urgente può avere un drago…?” poi diede un ultima occhiata dolente ad Aurora prima di lasciarla andare: sapeva per esperienza che non le avrebbe cavato più nulla. Sikandra le mise una mano sulla spalla
“ non prendertela, magari era una cosa importante…” disse “ chi sa cosa doveva fare…” Antanuka alzò gli occhi al cielo… già: chissà…
Quando la cavernicola si fu un po’ calmata il gruppo decise che era ora di mettersi in marcia.
I tronchi dei pini svettavano dritti verso il cielo, spessi e ricoperti di una corteccia scurissima, quasi nera. Ogni tanto, a uno o due metri dal suolo la corteccia sembrava essere stata divelta, e si vedeva il tronco chiaro e nudo dell’albero, ricoperto di lacrime di pece.
“ Chi sa che animali abitano questa foresta?” si domandò Neve ad alta voce, osservando una di queste lesioni
“ ci sono i conigli e le balene!” rispose Aurora “ li ho visti questa mattina quando sono andata a fare i miei bisognini nella foresta “ a quest’affermazione il gruppetto fermò la sua avanzata
“ …le balene?” domandò Sikandra “ hai visto le balene nella foresta?” Aurora scosse la testa ed Antanuka si sentì decisamente rincuorata
“ no… ho visto una balena ed un coniglio!” disse, poi sollevò il braccio ed indicò un punto alle loro spalle “ nella radura là giù!” le altre quattro principesse seguirono con gli occhi il dito indice di Aurora, poi si guardarono
“ sarà il caso di andare a dare un’occhiata?” domandò Neve mentre Antanuka si portava una mano alla fronte in preda alla disperazione. Sikandra fece un risolino
“ beh… io una balena nel bosco non voglio mica perdermela!” disse incamminandosi. Le altre fecero spallucce e la seguirono, Antanuka per ultima, strascinando i grossi piedi.
Nessuna delle principesse, eccetto Aurora, sapeva cosa riserbasse quella radura. Quello che era certo è che nessuna si aspettava quello che effettivamente c’era.
In mezzo al piccolo spiazzo ricoperto di aghi di pino, illuminati dal sole che si faceva breccia tra le fronde, c’erano un coniglio ed una balena.
Entrambi erano alti più di tre metri, tozzi, immobili.
Il coniglio era rosa, liscio e privo di pelo esattamente come la balena azzurra che gli stava a qualche metro di distanza. All’apparenza sembravano entrambi statue, ma nessuna delle cinque amiche aveva mai visto una statua del genere.
La prima ad avvicinarsi fu Sikandra, che allungò la mano e la posò sul coniglio. Mentre le altre trattenevano il fiato Sikandra esercitò una leggera pressione.
“ Sembra di gomma…” disse, accorgendosi poi di aver bisbigliato. Neve si avvicinò all’amica e diede un colpetto alla statua
“ è di gomma…” disse con la voce leggermente divertita “ una fottutissima statua di gomma!”
“ secondo voi perché qualcuno dovrebbe mettere delle statue del genere in un bosco?” domandò Eleonora avvicinandosi ai due animali senza toccarli
“ non saprei proprio…” rispose Sikandra posando l’orecchio contro il grosso coniglio rosa “ ehi… sembra quasi di sentirlo respirare…” disse
“ … sì, molto interessante!” buttò lì Neve “ adesso però è ora di muovere il culo se vogliamo arrivare alla Terra delle Nebbie!” le cinque principesse diedero un’ultima occhiata alle due bizzarre opere d’arte, poi si rimisero in cammino.
Lungo la strada incontrarono altre sculture, per lo più isolate. Prima un pinguino, sempre alto all’incirca tre metri, appoggiato ad un pino. Poi una gallina, un pesce, un maiale… ben presto vi fecero l’abitudine e non vi prestarono più molto caso.
La notte parve scendere sulla foresta di conifere prima del solito. Già verso sera la luce che filtrava tra i rami dei pini era così scarsa da rendere difficile la marcia. Verso le sette la principesse furono costrette ad accamparsi.
Accendere il fuoco di bivacco senza Dragoberto fu più difficile del solito, ma Antanuka non ebbe troppe difficoltà.
Fu circa verso le nove che cominciarono i rumori. Prima di tutto vennero i cigolii. Le principesse non si preoccuparono troppo. Dopo tutto poteva essere il vento che faceva scricchiolare i rami degli alberi… ma sopra le loro teste, le fronde dei pini, erano sagome scure, immobili contro il cielo rischiarato dalla luna. Quando poi arrivarono i brontolii non ci furono più scuse.
Eleonora, con le ombre proiettate dal fuoco che le danzavano sul viso pallidissimo, annunciò funerea
“ Aurora dorme come un sasso… ” le quattro amiche trattennero il fiato, ciascuna stringendo spasmodicamente la propria arma. Antanuka la poderosa mazza, Neve la balestra, Eleonora l’arco, che Sikandra le aveva ceduto visti gli scarsi risultati ottenuti come arcere, e quest’ultima la sottile spada argentea.
I brontolii ed i cigolii parvero avvicinarsi, poi cessarono d’improvviso. Le quattro principesse restarono immobili, senza respirare per non coprire nemmeno il più piccolo rumore che svelasse l’avvicinarsi del pericolo.
Avvenne all’improvviso.
Un’enorme massa piombò sul bivacco colpendo in pieno Antanuka e sbalzandola lontano dal focolare. Nella semi oscurità la cavernicola riconobbe una delle statue di gomma: un pulcino giallo di tre metri.
La principessa si rimise in piedi impugnando la mazza, pronta a fronteggiare un secondo attacco. Il pulcino parve studiarla, si muoveva goffamente, cigolando ed Antanuka non capiva bene come: non sembrava muovere ne le zampe ne le tozze alette… aveva una macchia scura sotto la gola… Antanuka cercò di prevenire la bestia attaccando per prima, ma la mazza rimbalzò indietro con violenza buttandola a terra. Il pulcino avrebbe potuto finirla, ma fu attirato dalle urla di richiamo delle altre principesse. Neve e Sikandra lo chiamavano oltre il focolare, mentre Eleonora trascinava Aurora al sicuro.
La mostruosa creatura si avvicinò al fuoco, e le principesse videro quello che l’oscurità aveva tenuto nascosto. Dai lati del pulcino, fuoriuscivano quattro scure, pelose zampe, e da un buco sotto la gola dell’animale sbucava l’enorme testa di un orso.
La belva emise un ruggito poderoso schizzando fiotti di bava che finirono sfrigolando nel fuoco. Neve prese di la mira e scoccò un dardo. La freccia centrò il grosso, umido naso dell’animale che si ritrasse con un ringhio di dolore portandosi le zampe alla ferita. Sikandra ne approfittò per schizzare in avanti ed afferrare un ramo infuocato.
Antanuka aggirò la bestia e si unì alle amiche
“ filiamocela!” disse caricandosi in fretta Aurora sulla schiena e mettendosi a correre.
La fuga fu breve: le cinque amiche ebbero appena il tempo di raggiungere i margini di una piccola radura illuminata dalla luce lunare. La fiaccola di Sikandra, seppur indispensabile per vedere dove stavano andando, segnalava con precisione la loro posizione.
Sinistri cigolii le avvertirono di essere circondate. Poi dall’ombra emersero le sagome di una ranocchia, una puzzola ed un pinguino… tutti contenenti orsi.
“ e adesso…?” domandò Sikandra con la voce decisamente malferma
“ adesso potrai spuntare dalla lista: essere sbranata da un orso vestito da pinguino!” fece Neve sarcastica
“ ah ah ah…” borbottò Sikandra indietreggiando “ molto divertente…”
“ se la smettete di piccarvi ho un’idea!” disse Antanuka. Le altre la guardarono di sottecchi per non perdere di vista gli orsi “ forse posso lanciarvi sui rami più bassi dell’albero!” disse
“ e poi tu?” domandò Neve
“ se li tenete impegnati abbastanza a lungo posso arrampicarmi!”
Antanuka fu rapidissima, mentre Sikandra teneva a bada gli orsi con la fiaccola, lei lanciò Eleonora e Neve, che poi afferrarono Aurora profondamente addormentata. Quando fu la volta di Sikandra gli orsi si fecero terribilmente vicini, ma dall’alto Neve ed Eleonora avevano cominciato a bersagliarli di frecce.
Anche se Eleonora si stava dimostrando una arcera molto più dotata di Sikandra, la maggior parte dei dardi colpiva le corazze di gomma, e risultava perfettamente innocuo per le belve, anche se le tenne sufficientemente a distanti da permettere a Sikandra ed Antanuka di raggiungere i rami dell’albero
“ ho solo più due frecce!” disse Eleonora
“ io una! non sprechiamole !” rispose Neve mentre gli orsi raggiungevano ringhiando il tronco dell’albero.
Da prima gli animali tentarono di arrampicarsi, ma i loro ridicoli costumi li rendevano troppo goffi per farlo. Presto le bestie desistettero e cominciarono a dare poderose spallate al tronco.
“ merda! “ fece Neve “ se continuano così non dureremo molto…”
“ salire sull’albero…” borbottò Sikandra acida mentre il legno mandava sinistri scricchiolii sotto il peso delle bestie “ …che grande idea!”
“ se tu ne avevi una migliore non avevi che da…” cominciò Antanuka, ma Eleonora la interruppe
“ Sik… passami la torcia, ho un’idea!” Sikandra obbedì, mentre l’albero tremava sotto l’ennesimo colpo. Eleonora estrasse una delle due frecce rimaste nella faretra, ne incendiò la punta e la scoccò rapidamente. Il dardo infuocato si conficcò nell’involucro dell’orso più vicino, che parve non farvi neanche caso. Ma l’effetto non tardò a manifestarsi. Presto le principesse videro la gomma bruciare e ritirarsi emanando un puzzo terribile. L’orso colpito emise un lamento e cercò di allontanare il naso dalla nube di gas che si sollevava dal suo costume. L’animale pareva disorientato e spaventato, e nonostante le fiamme si fossero già spente corse via uggiolando. Eleonora incendiò la seconda freccia e mirò al secondo animale. La scena si ripeté praticamente identica, ed il secondo orso si allontanò con addosso la freccia ancora infuocata addosso, sparendo nel buio.
Era rimasto solo l’orso vestito da puzzola, che pareva piuttosto preoccupato. L’animale si guardò intorno, poi decise che era meglio andarsene.
Per qualche istante le principesse si sentirono in salvo, ma poi Eleonora indicò un punto nella foresta poco distante
“ guardate!” tra gli alberi, poco distante da loro, proprio dove era sparito il secondo orso, brillava una piccola fiamma
“ se non si spegne brucerà l’intera foresta!” disse Neve balzando rapidamente giù dall’albero. Sikandra la seguì con un salto. Quando le due principesse ebbero raggiunto il fuoco questo lambiva ormai due alberi. Nell’aria l’odore della resina bruciata prendeva alla gola, ed il calore era già molto intenso. Neve e Sikandra cominciarono a colpire le fiamme con dei rami freschi, ma era evidente che da sole non sarebbero riuscite a fermare l’incendio che guadagnava terreno, famelico. Eleonora ed Antanuka con Aurora sulla schiena raggiunsero le amiche.
Non fu affatto facile. Le principesse buttarono terra sulle fiamme, e lavorarono incessantemente per quasi un quarto d’ora, col fumo che le intossicava ed il calore che le ustionava, prima di avere la meglio sul fuoco.
Quando terminarono dalla terra arroventata si alzavano piccoli pennacchi di fumo. Sentirono i cigolii che si avvicinavano nonostante stessero ansimando tutte e quattro ( ed Aurora russasse ).
“ cazzo!” borbottò Neve mentre rinserravano i ranghi “ abbiamo spento anche la fiaccola…” nel buio comparve l’orso vestito da puzzola, che evidentemente era rimasto nei paraggi.
“ forse so cosa fare…” disse Antanuka “ mi pare di averlo sentito a lezione… alle elementari…” aggiunse sfilandosi inspiegabilmente la rozza gonna di pelli che portava alla vita e lasciandola a terra. Le altre principesse guardarono attonite l’enorme sedere dell’amica avvolto da una mutanda grande quanto un tendone da circo, poi abbassarono gli occhi sulla gonna rimasta a terra
“ allontanatevi lentamente…” sussurrò Antanuka indietreggiando, mentre l’orso si avvicinava al suo vestito e lo annusava incuriosito. L’orso rimase distratto abbastanza a lungo da permettere alle cinque amiche di guadagnare una certa distanza, poi sollevò la testa e tornò a guardarle. Antanuka si sfilò la parte di sopra del vestito di pelli e la abbandonò sugli aghi di pino, senza smettere di indietreggiare. Di nuovo l’orso dedicò all’indumento un’attenta ispezione, che fece guadagnare alle principesse abbastanza terreno da perdere di vista l’animale, che rimase nascosto dietro agli alberi.
“ forse dovremmo salire di nuovo su un albero fin che siamo in…” Eleonora non finì la frase, perché un altro orso, questo vestito da elefante, si stava avvicinando alla loro destra
“ ora tocca a voi…” bisbigliò Antanuka che era rimasta in mutandoni e reggiseno.
Una alla volta le principesse si sfilarono gli abiti e li lasciarono a terra indietreggiando.
All’alba le cinque amiche si ritrovarono mezze nude, bruciacchiate e sporche di terra ai margini della foresta, esattamente da dove erano partite.
“ che nottata del cazzo!” fece Neve che indossava un grazioso coordinato di mutanda e reggipetto con motivo di teschietti
“ bel tatuaggio!” fece Sikandra sarcastica accennando alla chiappa dell’amica, su cui troneggiava un I LOVE PRINCIPE AZZURRO (sbarrato) NEROLINGIO
“ Wow…” fece Aurora tirandosi su con uno sbadiglio “ … facciamo un mutanda party!” le altre quattro sollevarono gli occhi al cielo.
La situazione non era delle più rosse. Le cinque principesse non solo si ritrovavano al punto di partenza, ma in più erano tutte in mutande.
“ Così non passeremo certo inosservate!” fece Eleonora frizionandosi le braccia per sentire meno freddo “ dobbiamo trovare in fretta dei vestiti!”
“ non credo sia una buona idea entrare così in città! E poi i centri abitati sono tutti lontani…” fece Sikandra
“ se vedi un’alternativa…” borbottò Neve. Sikandra parve rifletterci, poi disse
“ potremmo fabbricarti un vestito con la mutanda di Antanuka e mandarti da sola in città!” Neve che si era sdraiata a terra si tirò a sedere di scatto
“ perché non te lo metti tu il vestito fatto con la mutanda di Antanuka?” ringhiò
“ lo dicevo solo perché tu sei la più piccola del gruppo…” replicò Sikandra cercando di non buttare troppa benzina sul fuoco.
“ non indosserò nulla che sia stato a contatto col sedere di Antanuka!” grugnì Neve “ ho una dignità da difendere, cazzo!”
“ guardate qui!” interruppe la cavernicola che sedeva davanti alla mappa “ a meno di una yarda da qui è segnato un clotes store!”
“ e che minchia è un clotes store?” domandò Neve
“ non lo so…” fece Antanuka “ ma clotes nella Giovane Lingua vuol dire vestito mi pare…”
Questo tagliò la testa al toro e le cinque principesse si misero subito in marcia.
Il clotes store apparve loro verso mezzo giorno. Era un edificio cubico dal tetto piatto, tappezzato di enormi scritte – SALDI! SALDI! SALDI! –
“ Meglio mandare di nuovo Eleonora e Sikandra da sole…” disse Neve, che paventava il panico che avrebbe potuto scatenare l’ingresso in un negozio di Antanuka mezza nuda “ io ho un po’ di soldi…” aggiunse sfilando un piccolo involto dall’anfibio, che Sikandra prese con due dita.
Il clotes store era deserto, eccetto un mezz’elfo dall’aria effeminata che le accolse con un gran sorriso.
“ Entvate, entrate mie cave…” disse l’elfo, senza scomporsi davanti al loro look minimalista “ in cosa posso essevvi utile?”
“ vorremmo dei vestiti!” tagliò corto Sikandra
“ da qvesta pavte!” disse l’elfo facendo strada verso un lato del negozio tappezzato di specchi “ abbiamo una scelta ampissima!” così dicendo l’elfo andò nel retrobottega e tornò con le braccia cariche di pantaloni.
Si trattava di pantaloni jeans a vita bassa, tutti taglia quarantadue, l’unica variante era costituita dal colore dei brillantini che ornavano le tasche.
“ non ha una taglia un po’ più comoda?” domandò Eleonora cercando di infilare a viva forza le sue cosce nelle gambe del pantalone
“ no… non li fabbvicano di taglie più gvandi… ma se volete ho delle tventotto!” Eleonora col fiato mozzo fece cenno di no
“ le quarantadue andranno bene…”
“ e Antanuka?” domandò Sikandra
“ ci faremo venire in mente qualcosa…” rispose Eleonora, poi si rivolse all’elfo che le guardava con aria compiaciuta “ e per sopra?” l’elfo fece un piccolo inchino e tornò con tante piccole magliette rosa con sopra scritto bon bon girl
“ a Neve non piaceranno…” borbottò Eleonora
“ se per questo neanche a me…” replicò Sikandra a bassa voce, lievemente disgustata
Antanuka osservò i pantaloni taglia quaranta
“ e secondo voi io come ci entro lì?” disse
“ ne abbiamo presi dieci… puoi legarteli intorno alla vita per farti una gonna…” disse Eleonora “ c’erano solo quelli…” Antanuka grugnì e si voltò verso Neve che stava pugnalando i propri pantaloni col coltello con una certa violenza
“ li abbellisco un po’…” spiegò la principessa passando alla maglietta cui strappò le maniche “ e comunque non intendo tenerli a lungo… alla prima città ci prenderemo dei vestiti decenti!”
“ sono d’accordo!” dissero ad una sola voce Eleonora e Sikandra che se ne stavano rigide come stoccafissi nei pantaloni troppo piccoli. L’unica che non trovò nulla da ridire fu Aurora, che si mise la maglietta, ed usò i pantaloni come sciarpa.
Il gruppo riprese la marcia. Ogni minuto che trascorreva sembrava portare qualche mutamento nei vestiti. Ciascuna principessa pareva aver intrapreso una personale guerra per renderli più conformi al proprio modo di essere. La più drastica fu di certo Neve, che, non contenta delle prime modifiche, immerse il dito in una pozzanghera e si tracciò la scritta fuck you col fango sulla maglietta, coprendo bon bon girl. Ma Eleonora e Sikandra non furono da meno. La prima fece un’operazione chirurgica hai propri pantaloni ottenendone una sorta di gonna sfilacciata. La seconda li tagliò a forma di hot pants. Ma la più ridicola restava Antanuka circondata alla vita da cinque paia di calzoni che la facevano sembrare travestita da hawaiana.
Vista l’impossibilità di attraversare le Terre Ursine, le cinque amiche furono costrette ad una lunga deviazione, che le portò nuovamente in prossimità della Spianata delle Mille Dee. Fu impossibile convincere Antanuka a tirare dritto senza riattraversare la spianata dei templi.
Ma appena varcato l’Arco Sakti, le principesse si resero conto che qualcosa non andava. L’aria tranquilla della Spianata era stata sostituita da un febbrile caos. Un numero consistente di spiritelli andava avanti ed indietro, in fretta, e qualcuno spingeva pesanti carriole piene di rocce sgretolate. Tutti sembravano troppo impegnati per dare risposte
“ Ma da dove verranno quelle rocce?” domandò Sikandra
“ e dove le staranno portando?” aggiunse Eleonora. Fu Neve, esasperata a bloccare con la forza uno spiritello
“ si può sapere cosa succede?” domandò all’esserino che cercava di oltrepassarla per raggiungere la sua carriola
“ stiamo costruendo una statua!” spiegò rapidamente la creaturina, vedendo che non era possibile evitare Neve “ triteremo queste rocce e ne faremo l’impasto!” completò l’essere. Neve stava per lasciargli raggiungere la sua carriola quando le venne in mente che in tutta la Valle della Spianata non c’era nemmeno una roccia “ e… da dove vengono le pietre?” domandò, ma non ci fu bisogno che lo spiritello le rispondesse. Sulla cima della carriola, ben visibili c’erano i pezzi di una piccola statua
“ state distruggendo le vecchie statue per farne una nuova?” domandò Eleonora sconvolta
“ sì…” rispose l’esserino “ faremo una statua immensa! La più bella mai vista! ” aggiunse riuscendo finalmente ad eludere Neve e ad allontanarsi con la sua carriola, seminando polvere e pezzetti di statua ovunque. Le principesse si scambiarono uno sguardo preoccupato
“ secondo voi…” cominciò Antanuka con la voce più alta di un’ottava “ secondo voi… distruggeranno tutte le statue?” le altre principesse non risposero, ma tutte temevano la stessa cosa.
Avanzando lungo la spianata fu chiaro che nessuna delle vecchie statue si sarebbe salvata, che tutte sarebbero state triturate ed impastate per costruirne una nuova, gigantesca.
Le cinque amiche vagarono per la spianata, in silenzio, guardando i piccoli templi vuoti, o con le statue in attesa di essere distrutte.
Senza una parola le principesse si diressero in maniera automatica ai propri tempietti.
Le statue di Aurora, Neve, Eleonora e Sikandra erano già state distrutte. Non restava che polvere e qualche frammento. Eleonora e Sikandra avevano gli occhi lucidi, mentre la principesse Lolly aveva un’espressione difficile da interpretare, mentre si chinava a raccogliere qualcosa da terra. Aurora osservò il suo tempio vuoto
“ la mia statua è andata via “ disse in tono neutro “ forse si annoiava…”. Le quattro principesse si voltarono a guardare Antanuka. La sua statua era ancora in piedi, ma per poco.
Due spiritelli armati di piccole mazze si accingevano a mettersi all’opera. La Prima Principessa rimase immobile a guardarli, mentre facevano saltare il grosso naso alla statua, poi con piccoli precisi colpi le mozzavano la testa, le aggredivano le spalle ed il busto. Ci volle poco tempo. Ben presto della statua che raffigurava Antanuka non rimase che un cumulo di macerie, che furono caricate su un paio di carriole e portate via.
La Prima Principessa se ne stava dritta, nella sua ridicola gonna hawaiana, immobile come la statua che era appena stata distrutta.
“ il mondo sta cambiando…” mormorò citando le parole della badante di Golpat “ e noi non siamo contemplate nel cambiamento…” aggiunse mentre grosse, silenziose lacrime cadevano nella polvere ai suoi piedi.
Fu Neve a riscuotersi per prima. A quelle parole scattò in piedi come una molla, marciò davanti all’amica e le mollò un sonoro ceffone
“ Piantala!” disse, mentre Antanuka si portava la mano alla guancia colpita “ piantatela di frignare come donnicciole del cazzo! ” Neve si girò verso il tempio vuoto di Antanuka “ il modo sta cambiando e noi non siamo contemplate nel cambiamento?” ringhiò “ vogliono distruggerci come hanno distrutto le nostre statue? Bene! Che vengano! Scopriranno che siamo ben più toste della roccia!”
“ giusto!” fece Sikandra alzando il pugno “ non ce ne andremo senza combattere!” Eleonora sollevò anche lei il pugno chiuso, ed Aurora, anche se non aveva capito molto della situazione, la imitò canticchiando. Antanuka tirò su col naso producendo un rumore da lavandino otturato, poi sul suo volto si disegnò un’espressione decisa
“ giusto!” disse sollevando anche lei la mano serrata “ non ci faremo distruggere tanto facilmente!”.
Le cinque amiche si rimisero in marcia, animate da una nuova determinazione
“ e poi la volete sapere una cosa?” chiese Neve “ l’unico pezzo che è rimasto della mia statua… è il dito medio!” aggiunse mostrando un piccolo ditino sollevato in modo irriverente.
La determinazione delle cinque amiche fu messa di nuovo alla prova quando il gruppetto arrivò a metà della Spianata.
Gli spiritelli stavano edificando un ciclopico piedistallo
“ Sarei curiosa di vedere la statua che ci metteranno sopra…” disse Sikandra.
“ io non sono sicura di volerla vedere!” fece Antanuka osservando torva il piedistallo che recava una gigantesca incisione: la più bella. Ma Sikandra, la cui curiosità non trovava limiti, si era già avvicinata ad uno dei tavoli da lavoro che si trovavano ai piedi del basamento. Sopra il tavolo, fra squadre, goniometri ed altri aggeggi di minor facile identificazione, c’erano i progetti della statua. Sikandra sollevò uno dei fogli
“ così è con questa che sostituiranno le statue…” sibilò con voce mortifera. Poi voltò il foglio verso le amiche.
Dalla carta il volto tirato di un’umana ricambiò lo sguardo delle principesse. Era una donna alta, magra fino quasi a sembrare malata. Aveva capelli lunghi e lisci con un taglio scalato. Un viso grazioso, ma uno sguardo ebete ed un sorriso svaporato, da concorsino di bellezza. Il seno sembrava l’unica parte florida del suo corpo altrimenti patito, era grosso ed aveva qualcosa di innaturale su qualcuno tanto magro, come un corpo estraneo.
“ propongo di muovere il culo!” disse Neve rigida “ questo non è più posto per noi…”
“ direi di no!” fece eco Sikandra gettando con disprezzo il foglio sul tavolo.
Le principesse attraversarono il resto della Spianata a ranghi serrati, come una truppa pronta a difendersi da un’imboscata. Non si fermarono fino a che non ebbero raggiunto l’uscita, che imboccarono con decisione, senza guardarsi indietro.
“ Non abbiamo fatto molti progressi!” fece Sikandra la sera, mentre esauste per il lungo cammino si rifocillavano con la torta di erba e menta piperita di Eleonora.
“ le terre Ursine ci sono costate un sacco di tempo!” fece Antanuka
“ e ringrazia che non ci sono costate la cotenna!!” replicò Neve, che aveva un suo strano modo di essere ottimista
“ già…” borbottò Eleonora “ e poi non sembra che ci stiano seguendo…”
“ già…” fecero le altre, e poi rimasero immerse ciascuna nei propri pensieri, ad immaginare chi, o cosa, le stesse inseguendo…
Non hanno ne nome ne forma… così aveva detto la badante del mago… hanno spade di ghiaccio eterno, temprate nel veleno…
Tutte le volte che ci pensava, Eleonora aveva i brividi lungo la schiena. Chi diavolo erano quelle creature? E perché volevano loro?
“ Forse dovremmo pianificare meglio il percorso…” disse Antanuka, strappando Eleonora e le altre dalle proprie riflessioni
“ sì!” fu d’accordo Sikandra “ e dobbiamo prevedere una sosta in una città… il cammino che ci aspetta è lungo e pieno di insidie… non voglio farmelo vestita in hot pants!” Antanuka grugnì
“ e lo dici a me!?”
“ sono d’accordo anch’io…” fece Neve “ oltre ai vestiti sarebbe bene procurarsi un po’ di attrezzatura e delle frecce per me e Nora…”
“ non ci resta che decidere quale città ci sembra la più indicata…” disse Eleonora scrutando la mappa alla luce tremolante delle fiamme. Le alternative non erano molte. L’unica davvero plausibile sembrava essere la città stato di Lacshmy. Si trattava di un piccolo nucleo abitato, circondato da poderosi bastioni. La città era del tutto autosufficiente, e da un po’ di tempo a quella parte girava voce che fosse stata tagliata fuori dalle rotte del commercio, per via della sua posizione isolata e della tirchiaggine dei suoi abitanti.
Se c’era ancora un posto nelle Terre di Sondra dove non erano arrivati quei dannati volantini, quello era Lacshmy!
Le principesse giunsero alla città di notte, la si poteva vedere da un’altura, splendente come un piccolo gioiello nella notte. Eppure c’era qualcosa di strano. Una vasta zona al di fuori della cinta muraria di Lacshmy riluceva di tanti piccoli fuochi di bivacco.
“ Che siano sotto assedio?” domandò Eleonora preoccupata “ forse è la polizia!”
“ non possono essere così tanti!” borbottò Sikandra cercando di sembrare sicura
“ non è la pula!” disse Neve con certezza “ i loro accampamenti sono molto più ordinati!”
“ allora chi…” cominciò Antanuka, ma Neve non la lasciò terminare
“ credo che ci sia un solo modo per saperlo!”.
Le principesse cominciarono a discendere dal piccolo altipiano su cui erano salite per individuare la città. Nessuna aveva voglia di fare conversazione, e la tensione era alta.
Cosa avrebbero trovato ad aspettarle a Lacshmy?
A cadenza regolare Sikandra, Eleonora, Neve ed Antanuka controllavano Aurora. Se la principessa restava sveglia, voleva dire che non c’era pericolo imminente. Fu solo constatando che Aurora era fresca come una rosa che le principesse trovarono il coraggio di avvicinarsi all’accampamento.
La notte era calata da un pezzo, ma l’accampamento che circondava Lacshmy sembrava ancora pieno di vita.
Pareva che ogni singola creatura delle Terre di Sondra si fosse riunita lì. C’erano elfi, che cantavano struggenti melodie dalle loro tende aeree attaccate agli alberi come nidi. C’erano nani che sbucavano da buchi nel terreno reggendo grandi boccali di birra nana. C’erano halfling che giocavano a poker davanti a piccoli fuochi. C’erano orchi che arrostivano quarti di bue. C’erano driadi che si aggiravano eteree e trasparenti senza una meta apparente. C’erano fatine che svolazzavano qua e la giocano a rincorrersi.
Tutti smisero di colpo di fare ciò che stavano facendo. Restarono immobili con gli occhi puntati sulle principesse. Sembrò durare un’eternità, le cinque amiche restarono immobili, sotto gli sguardi di tutti quegli esseri, come sotto un gigantesco riflettore. Poi scoppiò un boato. Sulle prime Antanuka pensò che le stessero attaccando, tanto è vero che brandì la mazza pronta ad opporre una fiera resistenza, ma poi si rese conto che erano urla di giubilo.
La massa di gente fu loro addosso, e le cinque principesse si trovarono quasi soffocate da abbracci e grandi pacche, fino a che non vennero sollevate di peso (anche Antanuka) e portate in trionfo, verso le mura di Lacshmy.
Al loro arrivo l’enorme ponte levatoio dell’ingresso principale della città fu calato tra grida di giubilo.
Il corteo non si fermò fino a che non giunse ad un imponente edificio di marmo bianco, tutto illuminato. Qui le principesse vennero fatte scendere, e spinte all’interno.
Le accolse una grandissima sala, decorata da imponenti arazzi e percorsa da un chilometrico tappeto rosso. Davanti a loro, affiancato da due nani in armatura argentea, seduto su un magnifico scranno d’oro massiccio, stava un ometto in pigiama blu.
“ Inchinatevi al cospetto del grande re…” cominciò il primo nano con voce altisonante “ Hhimhhaelhhekherlhrhchhhhhasfhhuhljjjhhhhhxkjdfqjuhfujyyyhhhhhhh
hhhhhhh…” il nano continuò a declamare l’incredibile nome del re fino ad raggiungere un colorito cianotico, poi crollò a terra di schianto
“…haaldrihhilllhahahhhehdhfhdhdhchdhshshshhshshshshshhshshshshhshshshshsh!” terminò l’altro nano con evidente sforzo. Ci fu un breve silenzio, in cui non successe nulla, poi Neve si scosse
“ non mi dirai che tua madre ti chiamava così per sgridarti!?” disse osservando scettica l’omino
“ figurati!” fece questo, per nulla risentito della mancanza di rispetto mostrata dalla principessa “ era asmatica… lei mi chiamava Ugo… potete chiamarmi così anche voi!”
“ bene… ehm… re Ugo…” cominciò Eleonora “ perché ci avete fatte portare qui?”
“ non vi ci ho fatte portare io!” fece Ugo “ è stata la folla!”
“ okay… ma perché!?” chiese Sikandra
“ ma perché siete delle eroine!” fece re Ugo
“ eroine?” chiese Antanuka, forse più stupita del fatto che qualcuno si fosse riferito a lei con un diminutivo che non per altro “ e cosa avremmo fatto di eroico?”
“ questo non lo so!” replicò cristallino re Ugo “ ce lo ha detto la strega Fatima!”
“ Fatima?” saltò su Neve “ Fatima è qui?”
“ non più!” rispose Ugo, mentre le principesse si voltavano a guardare Neve che sembrava sapere qualcosa di questa Fatima “ è andata via dicendo che aveva un impegno urgente giusto un paio di giorni fa… ma ci aveva avvertiti che sareste arrivate… e che vi servivano vestiti e munizioni!” ciò detto Ugo batté le mani ed entrarono un paio di paggi con abiti nuovi su misura e faretre piene di frecce.
“ perché fai questo per noi?” chiese Sikandra osservando con desiderio uno splendido vestito rosso fuoco in braccio ad uno dei paggi. Ugo fece spallucce
“ le Terre di Sondra stanno cambiando… e stanno cambiando in peggio!” disse “ Fatima dice che voi siete l’unica speranza… se fallirete la resistenza cadrà con voi!” Le principesse si guardarono l’un l’altra a disagio
“ la resistenza… quale resistenza?” borbottò Antanuka
“ beh… noi siamo la resistenza…” fece Ugo con semplicità “ noi combatteremo l’Esercito del Male e facciamo quelle cose lì che si fanno di solito!” le principesse erano sempre più disorientare
“ c’è un Esercito del Male?” domandò Neve
“ Ugo ha il pigiama blu! ” disse Aurora, il re la guardò un istante senza capire, poi tornò a concentrasi su Neve
“ beh… da qualche parte ci sarà pure un Esercito del Male no? Voglio dire, si sa che queste cose vanno così!”
“ ma…” Antanuka si sentiva scoppiare la testa. Le centinaia di domande che aveva si affollarono tentando di uscire tutte insieme, si spintonarono e crearono un ingorgo tale che la povera cavernicola finì col emettere una sorta di strano gargarismo senza senso
“ quello che voleva chiedere Antanuka…” cominciò Eleonora “ è cosa diavolo sta succedendo?” Antanuka emise un grugnito di ringraziamento, ed Ugo fece nuovamente spallucce
“ non è che Fatima sia stata chiarissima… “ borbottò il re “ però in tutte le Terre di Sondra si avverte qualcosa di strano, gli animali diventano aggressivi, molte persone sono state arrestate senza un valido motivo, altri sembrano completamente rincoglioniti…”
“ sì ma…” fece Sikandra stordita “ noi cosa c’entriamo?”
“ beh… “ fece Ugo “ di tutti i nuovi ricercati delle terre di Sondra voi siete le uniche inseguite personalmente da quegli strani esseri trasparenti, quelle Creature… insomma sembra… che siate in qualche modo importanti… che possiate fare la differenza…”
Per l’ennesima volta le principesse si scambiarono sguardi preoccupati e confusi
“ Ma Fatima…” domandò Neve “ non vi ha detto cosa dobbiamo fare?” Ugo scosse la testa
“ no… ha detto che la principessa Bianca Neve sapeva già tutto…” Neve sbuffò
“ tutto un cazzo!” disse tra i denti “ mi ha solo detto di andare nella nebbia…”
“ e tu… voi…” si corresse Ugo “ … ci andrete?”
“ era quello che stavamo tentando di fare…” fece Sikandra “ andare nella Terra delle Nebbie!” Ugo fece un gran sorriso e si voltò verso i paggi che trasportavano vestiti ed altri oggetti
“ perfetto!” disse “ concedetemi allora di offrirvi questi doni!” ciò dicendo sollevò dal mucchio dei vestiti uno splendido vestito rosso fuoco. Aveva l’allacciatura laterale, alla cinese, recava il superbo ricamo nero di un drago, ed era corredato di un paio di pantaloni scuri
“ per Sikandra, principessa dalla curiosità inestinguibile ed ardente come il fuoco!” la principessa si fece avanti con gli occhi che le luccicavano di desiderio e prese il vestito. Poi si ritirò accarezzando il morbido tessuto con le dita.
“ per Antanuka, principessa dalla potenza micidiale e dal cuore gentile!” disse Ugo porgendo un gigantesco abito di pelle di drago con bottoni d’osso intagliato. Antanuka arrossì e si affrettò ad accogliere il dono con un piccolo sgraziatissimo inchino
“ per Aurora, principessa dal cuore e dalla mente libere come l’aria!” Aurora si avvicinò
“ hai il pigiama blu!” ripeté ad Ugo prendendogli dalle mani un delicato vestito azzurro cielo, corredato da una coroncina di nontiscordardimé
“ per Eleonora, principessa dalla fantasia culinaria inestinguibile!” continuò Ugo prendendo dal paggio un bel sari blu con ricami azzurri dalle forme arzigogolate
“ ed in fine per Lolly, detta Neve, principessa dal grande coraggio e grande spacciatrice di cocaina!” il re porse a Neve, che era molto lusingata, un gilet di cuoio nero, irto di spuntoni d'argento, una T-short verde acido con un bel teschione nero ricamato ed un paio di guanti a mezze dita di pelle di drago “ vedo che i jeans strappati già li hai!” fece Ugo strizzandole l’occhio, poi si schiarì la voce ed aggiunse
“ inoltre mi sono permesso di fornirvi altra roba… la troverete nelle bisacce dei cavalli!”
“ cavalli?!” domandò Neve incredula
“ certo…” fece re Ugo ergendosi in tutta la sua modesta statura “ è il minimo che potessi fare!” re Ugo stava per aggiungere qualcos’altro ma un fatina entrò frullando le ali e planò su di lui. Il re si sporse in avanti e la fatina gli disse qualche parola all’orecchio. Ugo si rabbuiò
“ i miei informatori mi dicono che il nemico è alle porte!” disse “ si trova sulla strada maestra e punta dritto su Lacshmy!…” il re schioccò le dita e subito comparve un gruppo di guardie armate “ presto scortate le principesse alle stalle e fatele portare fuori da Driad… fate chiamare il generale… dobbiamo organizzare la difesa il più in fretta possibile!”
Nella concitazione che seguì le principesse non ebbero nemmeno il tempo di ringraziare Ugo. Furono spinte fuori dalla stanza e scortate nelle scuderie mentre nel palazzo del re si scatenava una febbrile confusione.
“ presto!” incitò una delle guardie aiutando Aurora a montare su un cavallino dall’insolito mantello color malva. Le principesse non se lo fecero ripetere, Sikandra salì in sella ad un cavallo arabo dall’aria piuttosto nevrile, Antanuka si issò su un cavallo da tiro dal aspetto elefantiaco, Eleonora su un bel quorter baio e Neve su un superbo cavallo nero da battaglia.
Non appena toccò la sella Aurora si accasciò con un lieve russare
“ ma che…” fece la guardia sorreggendo la principessa perché non cadesse
“ merda!” ringhiò Neve voltando la sua cavalcatura e raggiungendo Aurora “ bisogna legarla!” disse alla guardia piuttosto perplessa, che tuttavia andò a prendere una corda. Neve assicurò Aurora con la corda poi afferrò le redini del suo cavallo “ via,via via…” disse spronando la propria cavalcatura
“ ferme!” intimò la guardia “ se vi allontanate a cavallo non ci metteranno trenta secondi a trovare la vostra pista e a raggiungervi!” Neve lo fulminò con lo sguardo tirando con forza le redini per fermarsi
“ hai un’idea migliore?” chiese
“ Driad vi manderà sull’altura con la magia… da lì proseguirete a cavallo!” disse l’uomo guardandosi in torno, poi si rivolse al compagno “ dov’è Driad?”
“ il re le ha ordinato di scendere…” borbottò la seconda guardia “ ma non la vedo…”
“ Che volete questa volta?” domandò una vocetta acuta, proveniente da una minuscola bimbetta dai capelli biondi in camicia da notte “ stavo facendo un sogno bellissimo!” la guardia fu subito dalla bambina e le spiegò cosa volevano da lei. La piccola divenne improvvisamente pensierosa
“ se lo faccio cosa avrò in cambio?” domandò gingillandosi sulla punta dei piedi. Neve emise un ringhio e le puntò contro la balestra
“ posso dirti cosa avrai in cambio se non lo fai!” minacciò. La bimba non si scompose, fece un piccolo sbuffo e la freccia di Neve si trasformò in un bel gladiolo
“ ma che…?” borbottò Neve, mentre la bambina tornava a rivolgersi alla guardia
“ allora? ” insistette “ cosa avrò in cambio?” la guardia parve riflettere
“ cosa vorresti?” domandò
“ voglio poter scegliere io cosa mangiare a pranzo e a cena!” disse la bambina decisa. La guardia tentennò
“ beh… e cosa ti piacerebbe?”
“ panna montata e meringhe!” rispose con sicurezza Driad
“ sia a pranzo che a cena?” chiese la guardia
“ sia a pranzo che a cena!” replicò la streghetta
“ credo si possa fare…” disse la guardia che grondava sudore per la tensione. Antanuka, Neve e Sikandra tirarono un sospiro di sollievo, ma Eleonora si schiarì la voce con aria contrariatissima
“ panna e meringhe? Ma siete matti? Una bambina non può mangiare sempre panna e meringhe!! Ha bisogno di un’alimentazione variata!” Neve fissò l’amica truce
“ ci voleva solo più l’alimentazione variata!” fece portandosi una mano alla fronte
“ guarda un po’!” continuò Eleonora rivolgendosi alla bambina che la guardava con un broncio mortifero “ assaggia questo pezzo di torta al fumo di viole…” disse porgendo una fetta di dolce estratto chi sa da dove. La bimba tentennò, scrutando con aria diffidente la torta, poi la prese e ne assaggiò un pezzetto. Non appena le papille gustative della bambina si trovano a confronto con l'opera di Eleonora, i suoi occhi stretti nel sospetto si spalancarono per l’estasi
” è buonissima!” fece la piccola maga stupita
“ sono contenta che ti piaccia!” disse Eleonora soddisfatta “ se ci aiuti a fuggire ti prometto che avrai altre torte del genere!” Driad, che ora aveva gli occhi grossi come dobloni, annuì come sotto ipnosi, poi schioccò le dita.
Le cinque amiche ed i rispettivi cavalli si trovarono d’improvviso sull’altura da cui erano scese verso Lacshmy, con un voltastomaco terribile ad unico ricordo del viaggio appena compiuto.
“ Sarà meglio allontanarci…” borbottò Antanuka verde in volto, con una mano sullo stomaco
“ aspetta…” borbottò Sikandra che ondeggiava leggermente sul suo cavallo, come se fosse sul ponte di una nave in mezzo ad una burrasca “ voglio vedere cosa succede a Lacshmy!” Antanuka stava per recriminare che era pericoloso, ma in quel momento Aurora emise un lamento e si svegliò, segno che non c’era pericolo immediato.
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2 mesi fa
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