Il capitano James Brain venne svegliato dall'insopportabile rumore della radiosveglia che teneva sul comodino, accanto al letto. La spense con un gesto meccanico del braccio, mentre il fischio assordante continuava a picchiargli sulle tempie. Passarono pochi secondi, poi l'espressione navigata del capitano di materia grigia si fece una maschera contrita: "Oh, cazzo!" esclamò in una specie di colpo di tosse. L'ora che lampeggiava intermittente sul display dell'apparecchio sveglia diceva "l'una meno un quarto".
Brain si gettò fuori dalle coperte, travolgendo con passi goffi e addormentati tutto ciò che capitava a tiro nel suo appartamento. Infilò di gran cariera la divisa marrone chiaro e si tuffo violentemente verso il ponte. Appena in plancia, uno spettacolo a cui non era preparato lo costrinse esitante sulla porta.
"Buongiorno capitano!" lo accolse Christine Temporelle, con il consueto tono squillante "Dormito bene?". "Tenente è fuori di senno?!" abbaiò Brain, mentre gli altri componenti dell'equipaggio si guardavano smarriti tra loro. "Capitano" intervenne Grimaldi "ha un aspetto orribile." aggiungendo, con il tono preoccupato e inquieto di un infermiere in un manicomio criminale "E' tutto sotto controllo?". Brain credeva di essere precipitato in un incubo orribile; osservava le facce disorientate dei suoi sottoposti e gli sembrava di poter sentire i loro pensieri: "Alla fine è successo" dicevano a se stessi "è rimminchionito del tutto". Dopo qualche secondo di visioni paranoiche, il capitano riuscì ad aprire bocca di nuovo: "Avete visto che ore sono?! Con tutto quello che abbiamo da fare! Presto: approntate per una prima ripetizione della presentazione... dobbiamo raggiungere i dieci minuti di durata; poi rileggeremo il capitolo cinque della tesi... sono sicuro che il controrelatore chiederà quello e...". Non fece in tempo a finire, che la mano premurosa di Temporelle si posava sulla sua spalla: "Jim, ci siamo già laureati. Ieri, ricordi? Non dobbiamo fare nulla di quello che hai detto".
"Oh" fu tutto quello che Brain riuscì a dire, mentre i ricordi tornavano a riordinarsi nella sua memoria come il più lucido dei flash-back. Sì, il giorno prima si erano laureati, ed era per questo che aveva potuto dormire fino a tardi. Si accomodò imbarazzato sulla sua poltrona, mentre Deloxipite snocciolava il suo punto di vista a Max Liebe, con la stessa sicurezza di quelli che al bar spiegano come si allena la nazionale di calcio . "Vede" diceva il tenente al guardiamarina "è un fenomeno abbastanza tipico. Ho sentito di un capitano che, per quasi una settimana, ha fatto sognare al suo cervello che la laurea non era stata convalidata e bisognava ripetere tutto da capo. E' una cosa che succede di continuo".
***
Il resto del pomeriggio trascorse tranquillo e privo di eventi. Fu solo verso le quattro, quando il caldo si fece insopportabile da rendere necessaria una doccia, che Brain agì di nuovo in maniera insolita. Si diresse verso Antonia Watson e le consigliò di prendersi una pausa. Non sapendo bene come comportarsi, il guardiamarina eseguì senza commentare, facendo spallucce a Naturelle Rembot.
Appena fu solo alla postazione, Brain si chinò verso il visore bioculare e rovistò nell'archivio le memorie del giorno prima. Potè riavvertire la tensione iniziale di fronte alla sala lauree; il tuffo al cuore che li colse al momento di entrare; le facce sonnacchiose dei membri della commissione che, mentre loro parlavano, pensavano a cosa avrebbero mangiato a pranzo. Poi, dopo la proclamazione, Brain rivide le facce degli amici che erano accorsi quella mattina e, il granitico profilo del capitano di materia grigia, si sciolse in quella che qualcuno potrebbe chiamare commozione.
La laurea era stata qualcosa di molto simile ad una farsa. Nulla del rito annoiato lo aveva esaltato quel tanto che basta per sentirsi pienamente soddisfatti. Nemmeno la preparazione della tesi, durata mesi, era stata "l'interessante momento formativo di cui tutti parlavano"; con tutte quelle e-mail spedite al professore relatore, cariche di prona ossequiosità e firmate in calce "viscidamente suo". Se lo aspettava, lui, che in quanto responsabile di un'intera materia grigia era allenato al raziocinio e alla lucida disillusione. Ma ciò che non si poteva aspettare, era il calore che la vista di tutte quelle facce amiche gli aveva procurato.
Brain aveva costruito, con non poca fatica, un solido impero di logica e razionalità; le cui fondamenta, però, non avevano resistito nemmeno un secondo a quello spettacolo di affetto. Era quella la vera conquista di quella mattinata, la vera "prova finale"; quella moltitudine di colori e sorrisi, che si stagliavano luminosi sul fondale grigio e decadente dell'università.
Mentre James Brain scopriva di essere meno tetragono di quanto si aspettasse, in preda ancora al flash-back mnemonico che si era voluto procurare, Guido Lauzi usciva dalla doccia e si guardava nello specchio del suo bagno. Gli sembrava di essere uno di quegli attori che prova il discorso di ringraziamento per la notte degli Oscar. In quel momento si sentiva incredibilmente leggero e felice così che, immaginando di poter parlare alla platea dei suoi amici che il giorno prima l'avevano chiamato "dottore del buco del culo", sentì di dover dire qualcosa. Qualcosa di significativo, magari; qualcosa di storico, per sottolineare la monumentale importanza che tutto quello rappresentava per lui.
Ma, alla fine, il massimo che riuscì a sillabare fu:" Grazie mille, di tutto cuore".
in fede,
M... dottore in FILSOFIA.
2 commenti:
Sniff, sniff....
Un strucon,
e cmq per essere precisi io cantavo "dotore del buso del cul"
Ciao DOTTORE
Anche i dottori in FILSOFIA hanno un cuore?! Cavoli, pensavo ve lo asportassero chirurgicamente al secondo anno.
A parte gli scherzi... noi stiamo già tramando per quando sarai proclamato DOTTORE MAGISTRALE! Vedrai... altro che buco del culo...
La tua Temporelle preferita
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