domenica 26 ottobre 2008

Convivenza


Ieri notte ho fatto un sogno.


Ero tornata da un viaggio, e mi ero fermata sul pianerottolo di casa mia, immerso nella luce calda e soffusa di un dopopranzo primaverile. Non mi ricordo bene com'era fatta la porta, ma non era questo l'importante. Era socchiusa, e da dentro sentivo arrivare dei suoni sommessi. Ho appoggiato le valigie a terra e mi sono fermata un attimo ad ascoltare. C'era un acciottolio di piatti e pentole, qualcuno stava lavando le stoviglie. Subito dopo pranzo? Un evento incredibile in una casa di studenti. Dalla fessura della porta si spandeva un odore di cipolle. Dio, avevano lasciato di nuovo cucinare S. . Uno sfogliar di pagine, una frase lasciata cader qui e là, un clicchettio di mouse e riccioli castani che si alzavano e si abbassavano inconsapevolmente a seconda dell'umore. Zampette che slittavano nervose sul palquet. Restai lì, appoggiata allo stipite della porta, osservando il galleggiare di frasi che nessuno aveva bisogno di dire, e ricordandomi di quando da bambina stavo nel salotto di mia nonna ad ascoltare il mare in una conchiglia. Mi meravigliavo sempre di come un intero mondo potesse stare dentro ad uno spazio così piccolo.

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