lunedì 8 novembre 2010


L’Aquila oggi è una città “forata”. Una vita che cerca di riprendere nei quartieri esterni perimetrali, un buco nero il Centro, un buco nero che ha assorbito ogni azione e volontà, ogni soldo e ogni Legge, ogni proclama ed ogni fatto.
Un foro che assorbe e non inghiotte. Perché ciò che inghiotte poi in fondo da qualche parte espelle. Ciò che assorbe invece trattiene. E non rilascia.
Non rilascia profumi né reflui. Il centro de L’Aquila è una grande carta assorbente e vischiosa che trattiene le energie di chi vorrebbe ricominciare e i sentimenti di chi, nonostante tutto, vorrebbe ritornare.
Una carta assorbente posata lì da un “potere” cieco. Anzi no. Assolutamente abile alle diottrie di interessi diversi. Alieni all’interesse della città in sé. Ma ben presente a ciò che la città potesse essere utile in quel dramma.

Una carta assorbente guardata a vista da giovani in divisa mimetica che hanno l’ordine di spendere le proprie vite agli angoli delle strade chiuse, badando che i ladri, ladri di cosa ormai?, non entrino nelle case lesionate dove forse gli abitanti stessi avrebbero voluto rientrare per fare la valigia di ciò che era avanzato.

Una carta assorbente recintata da reti strette tra loro. Oltre le quali il niente o qualche muratore si aggira nel silenzio più ingiusto che un luogo possa avere. Il silenzio della desertificazione umana.

Domenica nel primo pomeriggio ho salutato i ragazzi del comitato 3e32 dell'Aquila dopo averli ospitati per 2 giorni, sono venuti su a Torino per raccontare la situazione di post terremoto dell'Aquila, di cui noi non sappiamo niente, ma veramente niente. Per raccontarci che la protezione civile è stata trasformata in un esercito per la speculazione edilizia, che aspetta un terremoto o un'alluvione per poter agire in deroga a qualsiasi legge: che lo stato d'emergenza a Bertolaso è servito per beffarsi dell'impatto ambientale e delle reali necessità delle comunità locali, per costruire case coi pannelli solari ma senza fogne e strade. Che stanno realizzando la "ricostruzione", con i soldi di tutti noi, a vantaggio di pochi, e sicuramente poco a vantaggio della popolazione.

I ragazzi che ho conosciuto non sono persone che non si piangono addosso e la rabbia che hanno dentro la sanno mediare e usare in modo costruttivo, non vogliono usare il terremoto come scusa per ogni loro problema, ma senza accorgersene parlano delle cose più disparate datandole, come se ci fosse un indelebile spartiacque nel calendario della loro vita, riferendosi a prima o dopo (e non parlo della nascita di Cristo).
Quando prendi un po' confidenza con loro (e non ci si mette molto) ti dicono che Torino così bella e viva e gli piacerebbe proprio restare di più, ma non ci pensano due volte a tornare indietro di fretta perchè giù c'è bisogno di loro, per non perdersi neanche un'assemblea, e non lasciare da soli i loro compagni.
Non sono persone depresse o tristi, anzi sanno far festa e sono dei gran bevitori (vedrei volentirei una sfida coi forestali!);
apprezzano il valore dell'ospitalità in modo commovente e si sono fatti 20 ore di viaggio per rimanere in Piemonte neanche un giorno e una notte a dirci una cosa sola: VENITE A VEDERE L'AQUILA, venite a vedere coi vostri occhi.

Hanno organizzato una manifestazione nazionale nella loro città, perchè anche solo poche persone, ma da ogni parte del paese vedano la realtà coi loro occhi e tornino a casa a racontarla, è l'unico modo che vedono per comunicare la loro storia, che non vogliono che si possa ripetere, e che potrebbe ripetersi in in qualsiasi luogo d'Italia, per rompere la cortina di balle mediatiche che hanno alzato televisioni e giornali nazionali.

Dalle notizie che ho i NO TAV si stanno organizzando in modo da scendere, vi faccio un appello, PENSATECI, vale veramente molto andare giù: a vedere e a conoscere,
SABATO 20 MANIFESTAZIONE NAZIONALE L'AQUILA CHIAMA ITALIA.




Diffondete il più possibile per favore. altro materiale e info su www.3e32.com

L’Aquila chiama Italia
perché la ricostruzione dopo 18 mesi di promesse è FERMA.
L’Aquila chiama Italia
perché aumentano solo disoccupazione e cassa integrazione.
L’Aquila chiama Italia
perché chiede una legge organica sulla ricostruzione: fondi certi, restituire le tasse come è stato fatto per altre emergenze,
L’Aquila chiama Italia
perché già oggi stiamo ripagando i mutui sulle nostre case ancora distrutte.
L’Aquila chiama Italia
Perché ogni problema non può essere affrontato come un’emergenza da commissari straordinari
L’Aquila chiama Italia
Perché nel nostro Paese si investano risorse pubbliche sulla prevenzione e messa in sicurezza del territorio per evitare altre tragedie.
L’Aquila chiama Italia
Perché alcune persone non possano più ridere sulle nostre tragedie pensando ai loro profitti
L’Aquila chiama Italia
perchéla crisi economica e le politiche scellerate costringono i nostri giovani ad abbandonare il loro territorio
L’Aquila chiama Italia
Perché prevalga la solidarietà contro un federalismo egoista che non vuole trovare risorse necessarie per la ricostruzione
L’Aquila chiama Italia
Perché la nostra Città è un Bene Comune di Tutto il Paese
L’Aquila chiama Italia
Perché i cittadini possano finalmente partecipare alla scelte che riguardano la loro vita.
L’Aquila chiama Italia
Perché tutto il Paese ha la responsabilità storica di non far morire una delle maggiori città d’arte
L’Aquila chiama Italia
Perché ci stanno TOGLIENDO IL FUTURO.

Gli aquilani vivono amplificati, nell’epicentro della crisi, gli stessi problemi che assillano tutti i cittadini italiani
da qui lanciamo un appello a tutti quelli che ci sono stati vicini:
ai vigili del fuoco, alla base del volontariato della protezione civile, ai sindaci e rettori della regione, agli studenti delle università, a tutti quelli che nel nostro paese lottano in difesa dei propri territori, i lavoratori, gli insegnanti, i precari che ogni giorno si battono per i propri diritti, a tutte le forze sindacali e sociali, agli imprenditori, al “popolo delle partite iva”, al mondo dell’associazionismo e del volontariato, a chi crede che le cose possano e debbano cambiare con la partecipazione attiva dei cittadini.
Non è un problema locale, per la crisi economica non si possono sacrificare inostri diritti. Figuriamoci un intero territorio.
VI ASPETTIAMO TRA LE NOSTRE MACERIE UNITI SOTTO LA BANDIERA NEROVERDE SENZA SIMBOLI DI PARTITO.
L’AQUILA, SABATO 20 NOVEMBRE 2010 – ORE 14.00
MANIFESTAZIONE NAZIONALE

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