Pavimento di marmo.
La bottega dei liberi saperi e sapori.
Bene confiscato alla Mafia.
Palermo.
Piazza Politeama.
(PA)
Prima sera 44 gatti in fila per sei col resto di due davanti a un solo bagno.
Tenda da due. Gavetta da uno. Wiky al mio fianco. Calzettoni di lana. 1200metri slm. Nebrodi.
(ME)
Lancia Musa, o come ormai l'avevo affettuosamente rinominata "il musetto" (che nella mia lingua significa: cotechino).
Lungomare, Fiumefreddo
(CT).
Spiaggia di Bagnara Calabra. Sabbia anche nelle orecchie.
(RC)
Centro di Firenze. Nel musetto, davanti a Santa Maria Novella. In probabile divieto di sosta.
(FI)
Bivacco Cotozzo.
"La porta non si chiude..."
"Di cosa hai paura?"
"Mica delle bestie, degli uomini!!...dei monaci benedettini!!"
Un tavolo a bloccare l'entrata.
(AR)
Rifugio Fangacci.
"Salve, vorremmo chiedervi un favore. La forestale c'ha detto che il rifugio era aperto,
sta imbrunendo, non sappiamo dove dormire. Contribuendo alle spese, avreste mica un pezzettino di pavimento sotto il tavolo da prestarci per stanotte?"
Una porta chiusa in faccia in malo modo e tre ragazze rispedite nel fitto del bosco.
Ce la caviamo anche sta volta.
(AR-FC-FI)
Stazione di Bologna.
Espresso Bologna-Torino.
Il nostro scomparto è in realtà un asilo.
(BO --> TO)
Ho viaggiato dentro me.
Nei libri.
Nella terra.
Nella speranza.
Nell'entusiasmo.
Nei canti.
Nei passi.
Nei racconti.
Negli occhi.
Nella forza dell'essere femmina.
Nell'amicizia.
Persa
.
Chi sono?
Pensavo che mi sarei ritrovata
in viaggio.
In fondo
non sono mai stata davvero certa
di chi sono veramente
.
Persa
.
La mia identità istituzionale
alla Vucciria.
Bel posto in cui smarrirla,
tra le bancarelle di fichi d'india e spezie.
"e mi dica, il portafoglio era in pelle o in cuoio?"
"..in canapa..."
"Sà lei è la prima persona che fa denuncia di smarrimento di portafogli
e che sorride"
Credo che a volte
perdersi è solo il primo passo per ritrovarsi
.
"..beh...guidi pure, se le fanno storie è solo un viglile travestito da poliziotto"
Annusare l'aria della Sicilia,
godere dei suoi sorrisi,
illuminarsi dei suoi occhi
le mani,
la terra,
i racconti,
l'entusiasmo.
Terra dura nel bene e nel male.
Un campo di ceci distrutto, ma la lotta continua.
Cado
.
Un ginocchio sbucciato
.
I Domenici
(nostre gentili balie
che ci accudiscono e ci scortano
nel nostro viaggio di resistenza nella terra)
mi portano alla fonte d'acqua
e Paulin coi suoi saperi e sapori d'Africa
coltello alla mano,
taglia un tocco di Aloe, la spella
e mi medica la ferita.
Mi insegna le proprietà di queste piante che non conosco
perchè nelle mie valli non crescono.
Le sue mani di ebano.
Scambio di saperi
che si nascondono nelle erbe
e nelle tradizioni dei popoli.
Un enorme frutteto di peri biologici.
Assaggiamo tutte le varietà.
Il nostro entusiasmo
si riperquoterà poi sui nostri intestini.
Tutti in vigna.
Io Wiky e Cla
togliamo le scarpe
per sentire la forza di quella terra
.
Il piccolo Matteo.
Figlio di Umberto,
un bel papà combattente
di quelli tosti
che sceglie di andare contro
per regalargli un mondo migliore.
Gli leggo nel volto
e nelle parole
parte dei miei "credo"
e gli stringo forte la mano.
Seme germogliato.
Speranze che nascono
e piano crescono
in un asilo multietnico a Ballarò
nel quale non si può che amare le differenze
Pio la Torre
.
Troppo il tempo che passsa dalla confisca
all'assegnazione dei terreni.
Allora ci si tira su le maniche e
si piantano 70000 piccole viti
sul pendio che una volta
era
di Totò Riina
e di Buscetta
.
E si sa che c'è sempre qualcosa che va storto
che lo zampino della mafia c'è
negli ulivi distrutti c'è
nei campi bruciati c'è
nel silenzio e nell'omertà c'è
nell'accettazione che sia inestirpabile c'è
nell'ignoranaza c'è
c'è al Governo Berlusconi
(Dell'Utri = mafia = massoneria = Forza Italia)
ma c'è anche chi ama troppo la propria terra
per smettere di lottare per un mondo più giusto,
che ha la forza d'andare avanti nonostante tutto.
C'è che mi specchio negli occhi
di chi resiste.
Memoria,
sforziamoci di ricordare
poichè siamo una Nazione troppo distratta
e facile al comodo narcotizzante oblio,
piena di cicatrici che non vogliamo vedere
che ci piace nascondere.
Le cicatrici sono
lezioni che non si possono dimenticare.
Nessun Italiano
può dimenticare.
So cosa voglio fare nella vita.
Il mio cuore è sempre stato una zolla di terra.
Penso a Pernice, che pensa a noi.
Portella della Ginestra
.
Sotto agli occhiali da sole,
mentre ascoltiamo le storie di chi è sopravissuto
alla strage e al tempo
si bloccano le lacrime
del dolore ma soprattutto della rabbia
Mario Nicosia:
"Noi 5 cose vi abbiamo regalato:
1- la costituzione
2- la democrazia
3- il voto alle donne
4- l'istruzione
5- la libertà"
.
E porca puttana d'improvviso mi schiaccia
la preziosità di questi semi
in mano alla nostra generazione.
Casa Impastato
.
Percorriamo contandoli i cento passi.
1
2
3
4
5
...
10
..
100 passi
.
Una casa chiusa
con la ringhiera del balcone rossa.
Il mostro di Tano Badalamenti
.
Conosciamo Michela Buscemi
e rimpiango di non aver incontrato Felicia
abbracciato Rita Atria
e chiacchierato con Piera Aiello,
ma per lei c'è ancora tempo.
Donne.
In Sicilia essere donne
per alcune
è molto più difficile che altrove
.
Penso a Peppino,
guardo le sue foto,
sfoglio i suoi libri.
Leggo del movimento delle femministe di Cinisi.
Delle proteste ambientaliste.
Leggo le ultime cose dette a radio Aut.
Leggo le bugie sui giornali
.
Ci sono anche degli scout.
Tristezza nel percepire
la loro mancata presa di coscienza
davanti a tanta importanza
.
"Forse la nostra,
è solo una sensibilità diversamente abile
e molto rara"
Ci diciamo
.
Compro un libro:
Amore Non Ne Avremo.
Raccolta di poesie di Peppino
.
Il comunismo
non è oggetto
di libera scelta intellettuale
nè vocazione artistica:
è una necessità
materiale e psicologica
.
Ecco cosa succede
quando un bambino
vuole imitare i grandi:
rendere indecifrabile
la loro imbecillità
.
Pizzeria di Giovanni Impastato
.
Altri sapori di legalità.
Lui spilla una birra,
si siede al nostro tavolo
e comincia a raccontare.
Il nostro è anche un viaggio
di parole nella memoria.
Un'eredità orale e morale
che ci viene lasciata
da raccontare.
Intrecciano il loro viaggio col nostro
anche due reporter.
Documentano:
Vajont,
mi emoziono per la mia gente e la mia valle
.
Il diritto allo studio delle donne in Sudan
.
Le guerre dell'acqua in Asia
.
Ci diamo appuntamento a un primo Maggio
nella loro terra: Norvegia.
A29
Vicino a Palermo
.
Io che dico a chi guida
"Va pian toso"
ma stavolta non perchè ho paura della velocità
ma perchè siamo allo svincolo
di
Capaci.
Un groppo alla gola.
Falcone.
Un groppo alla gola anche ora,
mentre lo scrivo.
Le loro idee camminano sulle nostre gambe,
sui pendii dolci dei Nebrodi
.
Musica
"Alza il pugno,
alza il pugno,
mia dolce rivoluzionaria,
alza il pugno..."
.
Canti di resistenza
montagne brulle
pascoli gialli e secchi.
Sete.
Bella ciao,
Bandiera rossa,
Fischia il vento.
Il sole a picco sulla testa.
Niente acqua.
E si cammina.
Omnia mea mecum porto.
L'importanza dell'essenzialità.
Il superfluo pesa come non mai.
La forza delle scelte
che passo dopo passo
ci portano ad essere quello che siamo
.
Comincio a ritrovarmi
nello stesso passo
delle due compagne
viaggiatrici
al mio fianco
.
"Nella nostra vita precedente, secondo me,
siamo state delle staffette partigiane"
"Secondo me, tutt'ora siamo delle partigiane
nel senso che parteggiamo"
Ascolto il mio respiro
quando il pendio è aspro.
lo coordino coi passi.
E penso.
Quando sono innamorata sono stupida
(anzi solo più stupida)
.
"Ma Sara, dimmi,
come hai potuto sopportare tanto quell'uomo?"
"Come ho fatto a sopprtare me stessa,
vorrai dire.
E' STATA COLPA MIA.
E' per questo che ho chiuso il capitolo matrimonio.
Perchè se mi innamoro,
perdo ogni dignità.
Perchè sono un essesre umano
che è stato capace di vivere quello che ha vissuto,
per scelta.
Mi vergogno della Sara di quegli anni:
se mi è successo quello che mi è successo,
è stato perchè io l'ho permesso."
.
Troppi uomini
mentre sogno
.
Scelgo
.
Al mio fianco nessuno
.
Gole dell'Alcantara
.
"Alcantara si chiamerà la nostra prima capra,
perchè significa Diavolo"
Il torrente freddo,
che fa male alle membra.
Ricordo che l'ultima volta che ci sono stata
ho pensato che
tra questi muri di roccia nera
forse sarei morta.
Artemisia viene salvata da un principe,
ma lei non ha bisogno d'essere salvata.
Lui non lo sa,
e lei glielo lascia credere.
Un pò come facciamo tutte.
Perso
.
Anche il traghetto.
Insieme al biglietto.
Nella mia valigia metto:
una maglietta con scritto superculo
una lozione per chiappe bollenti
un ammiraglio
una drag queen
un gay pride
un paninaro
degli ammortizzatori
superman
un sacco a pelo invernale
dei fichi d'india
l'etna
una maglietta gialla con un pagliaccio che vomita
il simbolo della trinacria
una borsa in paglia
della senape avariata
della ruggine
Andrea Boccelli
degli orecchini a forma di carretto siciliano
la manna dal cielo
una gavetta con dentro nascosto il lettore cd
...
Tutte le volte che salgo su Caronte
che mi riporta alla terraferma
qualcosa mi si blocca nel petto.
Una nostalgia forte
un pezzo di carne che si strappa.
Ancora non ho ben capito perchè mi fa così male
lasciare la Sicilia.
Seppur dolce e materno il tentativo
di attenuare questa fitta
cullandomi del suo mare,
distesa nera
nel buio
in cui si riflettono
luci di Messina
lampeggianti blu
della polizia
sulla manifestazione
NO PONTE.
"...crede effettivamente che le mestruazioni
siano la croce della vita delle donne,
come se con dolore e sangue pagassero,
mese dopo mese,
anno dopo anno,
l'essere padrone
del privilegio di riprodurre.
La cosa sconcertante è che di solito
è giusto pagare per i propri peccati,
non per i doni...
La nostra è una via crucis,
un castigo per essere capaci di partorire"
Zaini in spalla.
Riallaccio stretti gli scarponi
.
Mi perdo nel tempo.
Che non importa più.
Non so mai che giorno è.
L'ora abbiamo imparato a calcolarla col sole.
Sul crinale Appeninico
.
Confini.
Frontiere.
Sono naturali.
Ma hanno poi tutta questa importanza?
Sul limite.
Non si è mai davvero da nessuna parte
eppure allo stesso tempo da entrambe.
Sulla cresta delle montagne,
si domina tutto.
Il mio posto.
Io non supero il limite
Io sono lì.
Ritrovo un altro pezzo di me.
Guardo giù.
Paura del vuoto
ma irresistibilmente attratta dalla profondità.
Anche negli uomini.
Problema: spesso mi confondo.
Leggo.
Capitolo dieci
.
"Pensa come sarebbe davvero sovversivo
se le donne smettessero di desiderare gli uomini"
Buio, la notte scende,
il canto della civetta
fruscio di fronde e tronchi che cigolano.
"cos'è questo rumore?? Wiky...Wiky...Kiwi"
Il freddo che gela lo stomaco,
dormiamo più vicine.
"Ma andate a tutti i matrimoni insieme???
Un giorno, vi sposerete anche voi!
Anzi no
TU no,
e questo non per togliere alle tue capacità seduttive,
quanto più per esaltare la tua intelligenza!"
Piove
.
Acqua, scroscia a fiumi, sui nostri passi
che alla fine si arriva, si vuole arrivare
.
"Fischia il vento
urla la bufera
scrpe rotte
eppur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell'avvenir"
Cantiamo.
Il monaco benedettino
.
Mi spaventa.
Ci scaccia in malo modo
dalla chiesa dell'Eremo di Camaldoli,
come si scacciano i gatti randagi.
Lui bianco, puro.
Io vissuta di fatica.
Stanca
sudata
e felice.
Con l'impronta del sole
sulla pelle.
I ricci corallo
scompigliati
mi fanno apparire
una gorgone.
"noto nel fare legna che siamo molto più efficienti degli uomini
che invece si prodigano nell'esibire la
loro forza disperdendo energia...
vedi io non ho nessun problema ad ammettere che sei una gran figa!"
"Nemmeno io...sei una gran figa!!"
Il fuoco del bivacco,
la zuppa che bolle.
Tutti gli odori nelle mani.
Siamo sole
.
Nel buio del bosco
.
Nessuno sa dove siamo,
nemmeno noi
.
Perse
sapendo benissimo comunque dove andare
.
Già Emilia o ancora Toscana?
Lo capiremo dalla parlata.
Tanti ruzzola merda
.
"Oh guarda, due che si amano"
"O magari solo che amano la merda"
"O magari si amano nell'amare la merda"
"Qundi ci si ama nell'amare le stesse cose?"
Ma prima o poi arriveremo in cima
ammutolite dalla mastosità di questi boschi
e dalla sacralità di questi alberi,
colonne di templi che reggono la natura
.
Affascinate dai contorsionismi di un tronco
.
Ammaliate dalle radici verdi e morbide di muschio
.
Tutte in quel sacro tutto
.
Dalla cabina del telefono a gettoni
"Ciao mamma!!!sono giorni che non...
no, nessuno mi ha sparato, mamma...
il mio cellure è rotto...
..no..non ne voglio un'altro...
non è il momento!!!MAMMA!!!
Ti devo raccontare...
Non so da dove partire...
ho incontrato persone che...
...la lotta...
i compagni...
giustizia, legalità...
credo che un'altro mondo sia possibile...
La fatica,
il sudore,
viaggiare solo sulle mie gambe...
Non ho più il portafogli,
non posso dimostrare che io sono davvero io,
ma non sono mai stata più io di così...
a dir la verità non so bene nemmeno dove sono...
e che giorno è???...
Sugli Appenini,
ma sto bene,
mi sono successse robe,
Papà??
Che meraviglia!!
che montagne,
i boschi....
....Puzzo da far schifo....
ma siamo davvero tipe toste!!
..ho finito i schei!!
Un strucon"
Quello che ho sentito e visto è così forte
che non so bene da dove iniziare a raccontare,
e nemmeno come,
che non sono buona a parole
.
Forse per spiegare davvero il nostro viaggio,
quando mi chiederanno di quest'estate
comincierò dicendogli dove abbiamo dormito...
3 commenti:
Per tutte la parte più difficile
è decidere di tornare.
Dopo la concentrazione della faticosa discesa.
Lo spiazzante arrivare a casa.
Queste pareti che mi stanno così strette
i ritmi della quotidianità che si insinuano
di nuovo.
Ricomincio a vivere in cattività
in questa gabbia metropolitana
Per la mia navigatrice, che per vincere il sonno, nella notte tra Salerno e Firenze, si canta assieme...SUL GRANDE RACCORDO ANULAAAAAAAAAAAAAAAARE, CHE CIRCONDA LA CAPITAAAAAAAAAAAALE.....
http://www.youtube.com/watch?v=GSKkNiu-m6Y
er cupolooneeee...!!
grazie, mia mentore.
e quando finirai Il Libro fammi sapere.
un abbraccio forte, arrivederci ai tremila =)
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