lunedì 30 novembre 2009

Questione di accenti....


Càpita, no?

Càpita di entrare in crisi.

Càpita di guardarsi intorno
e non trovare le risposte.

Càpita anche di non sapere
dove poter trovare quelle risposte,
e càpita
,ahimè,
di cercarle nei contesti sbagliati
o dalle persone sbagliate.

Càpita anche
di avere bisogno di una guida,
ma non tutte le guide
sono quelle giuste,
e soprattutto
non si trovano in libreria
come le Routard.

Càpita però che a volte le risposte
risiedano proprio nei libri,
e che le nostre giude forse stavano solo là,
tra le righe.

Allora càpita
che può essere
che mi sono capìta male
e può essere che abbia posto
l'accento
sulla questione sbagliata
o sulla sillaba sbagliata
ed io ne abbia completamente
stravolto il Senso.





Cento anni di vita, come li riassume?
“Sono nata in un periodo vittoriano.
Mio padre,
ingegnere,
che aveva sorelle matematiche e letterate,
riteneva che non si fossero realizzate come mogli e madri,
avendo tentato di conciliare la loro carriera
con il ruolo di madri di famiglia.
Per questo motivo
quando decisi di iscrivermi alla facoltà di Medicina all’Università di Torino
non approvò la mia scelta.
Secondo lui
la carriera di medico era molto lunga
e non adatta ad una donna.
Ne ho sofferto molto
ed è stato l’unico momento
in cui essere donna
mi è sembrata una sgradevole realtà.
C’è stata poi
da parte mia
una pacata ribellione
quando dissi a mio padre
che non desideravo essere né moglie né madre,
volevo dedicarmi esclusivamente alla medicina,
volevo essere indipendente
e il matrimonio richiedeva sacrifici che non avrei sopportato.
A quel punto mio padre disse
che se quello era il mio desiderio
non me lo impediva ,
pur avendo molti dubbi sulla mia scelta.
Una volta inserita nel mondo accademico
non ho avuto alcun problema in quanto donna.
I soli problemi che sono sopravvenuti
sono stati quelli conseguenti alla promulgazione delle leggi razziali.
Durante quel periodo
non sono mai stata pessimista:
chi è pessimista è sconfitto in partenza.
Bisogna affrontare la vita con coraggio
e totale disinteresse della propria persona.
Mai occuparsi di noi stessi,
ma essere interessati a quello che ci circonda.
Bisogna pensare agli altri
o a quanti hanno un disperato bisogno di aiuto,
come le popolazioni dei paesi in via di sviluppo.
Nella mia vita l’aiuto al prossimo ha avuto priorità su tutto,
ancora più delle scoperte scientifiche”





Come è cambiata la donna in questi cento anni?
“Negli anni Trenta del secolo passato
su cento studenti di sesso maschile soltanto cinque studentesse
erano iscritte al mio corso di laurea.
Oggi il numero delle studentesse iscritte alle facoltà di Biologia e Medicina
è alla pari e in molti casi supera gli iscritti dell’altro sesso.
Una situazione,
questa,
che si riscontra soltanto nei Paesi ad alto sviluppo scientifico e tecnologico.
Attualmente le donne,
in particolar modo nel settore sociale,
stanno dando un notevole contributo,
ma la loro partecipazione in tutti i campi è ancora limitata.
Come nel passato siamo ancora governati da una oligarchia prevalentemente maschile,
mentre si dovrebbe dare alle donne quello spazio che è stato loro sempre negato.
Sono convinta che
sarebbe di enorme importanza
avvalersi del contributo femminile
per affrontare i problemi del XXI secolo.
Le donne hanno dimostrato straordinarie capacità
nell’affrontare problemi di estrema urgenza,
superando difficoltà burocratiche
e contrapponendosi con coraggio a dogmi secolari”.






Il mondo le sembra più razionale di ieri?

"Viviamo ancora dominati da bassi impulsi,
come cinquantamila anni fa.
Perché il nostro cervello ha una componente arcaica e limbica
(che ha sede nell'ippocampo)
che è aggressiva,
emotiva
e affettiva
ed è quella che ha permesso all'australopiteco di salvarsi,
quando è sceso dagli alberi
e ha affrontato il mondo.
L'altra componente,
cognitiva e neocorticale,
è molto più recente
e corrisponde alla fase dello sviluppo del linguaggio.
Purtroppo questa parte non riesce ancora a controllare quella più antica che,
anzi, nei momenti estremi
(guerre, crisi, carestie)
torna dominante.
Sono le condizioni ambientali,
in definitiva,
a metterla in funzione:
nei regimi totalitari
, per esempio,
l'attività del cervello arcaico è al massimo".





Ma lì risiedono anche le emozioni: dobbiamo metterle a tacere?
"Occorre tenerle sotto controllo.
Ed è quello che andrebbe insegnato anche a scuola.
L'educazione è ancora troppo legata al binomio vittoriano punizione-premio.
I bambini non sono cuccioli di cane,
hanno una componente cognitiva sulla quale bisog
na far leva fin dalla nascita".





Ho perso un po' la vista, molto l'udito.
Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene.
Ma penso più adesso di quando avevo vent'anni.
Il corpo faccia quello che vuole.
Io non sono il corpo: io sono la mente.



Mi rivolgo a (Storace) chi ha lanciato l'idea
di farmi pervenire le stampelle
per sostenere la mia "deambulazione"
e quella dell'attuale Governo,
per precisare che non vi è alcun bisogno.
Desidero inoltre fare presente che non possiedo "i miliardi",
dato che ho sempre destinato le mie modeste risorse a favore,
non soltanto delle persone bisognose,
ma anche per sostenere cause sociali di prioritaria importanza.
A quanti hanno dimostrato di non possedere le mie stesse "facoltà",
mentali e di comportamento,
esprimo il più profondo sdegno
non per gli attacchi personali,
ma perché le loro manifestazioni
riconducono a sistemi totalitari di triste memoria.



Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita.


A me nella vita è riuscito tutto facile.
Le difficoltà me le sono scrollate di dosso,
come acqua sulle ali di un'anatra.





Chi ha la fortuna di possedere la fede
si avvale di un sostegno impareggiabile in tutte le fasi del percorso vitale.
Se si sostiusce a un Dio antropomorfo,
che premia i buoni,
l'imperativo inciso nel programma genetico dell'Homo sapiens
che il bene ha un premio in se stesso,

e il male ha il suo castigo,
il laico e il credente troveranno la risposta


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