martedì 29 maggio 2007

BATTAGLIA PER LE TERRE DI SONDRA-PARTE PRIMA-

A tutti i miei amici,
perché, se li avessi avuti come compagni al liceo,
non avrei scritto questo libro.
A tutti i miei compagni del liceo,
perché, se li avessi avuti come amici,
non avrei scritto questo libro.
























E vissero per sempre insieme felici e contenti.
Eleonora ricordava di aver sentito una frase del genere al fondo della sua favola. Ne era sicura.




C’era una volta, in un regno molto molto lontano, una bellissima principessa di nome Eleonora.



La sua favola era iniziata così, ed era finita con vissero per sempre insieme felici e contenti. In mezzo lei non aveva fatto altro che aspettare di essere salvata dal principe azzurro, proprio in attesa del vissero per sempre insieme felici e contenti. Ora per sempre le sembrava un tempo decisamente troppo lungo da vivere felice e contenta col principe azzurro.
Agilelfo, il principe in questione, seppure abile scalatore di torri, era più noioso di quanto ci si potesse aspettare da un eroe salvatore di fanciulle in pericolo, e passava la maggior parte del tempo leggendo il giornale. In più ultimamente era ingrassato molto, e a letto perdeva un po’ i colpi.
Tutti i loro figli erano ormai cresciuti. I maschietti, dotati di cavallo bianco, giravano per il regno alla ricerca di principesse da salvare. Le femminucce attendevano i loro principi azzurri in altissime torri vigilate da draghi.
Insomma tutto andava come previsto… ed Eleonora viveva felice, contenta ed… annoiata!
Terribilmente annoiata.














“ Senti Agiluccio…” domandò una giorno al marito “ che ne diresti se andassi a trovare nostra figlia Serenella giù al suo castello? ”
“ eh?”
domandò il marito che se ne stava sdraiato in poltrona indossando il suo vecchio vestito di velluto azzurro slacciato sul davanti per fare spazio alla pancia “ sì… fa come vuoi…” Eleonora rimase qualche secondo in piedi a guardare la pagina di giornale che Agilelfo stava leggendo
“ potrei portarle qualche provvista…”
“ sì…sì… certo!” rispose il marito. Eleonora attese qualche secondo, poi domandò

“ e cosa ne diresti se prima di passare da lai mi facessi un giretto… una cosa tipo un po’ di trekking da sola nelle terre desertiche del Lutapur… e giù alle Paludi dello Sciacallo Morto? Poterei lavorare come pornodiva per pagarmi l’attrezzatura!”
“ certo… sì…. Per me va bene tesoro…”
Eleonora fece un sorriso triste… ed uscì dalla stanza.
Andare a trovare sua figlia l’avrebbe di certo fatta sentire un po’ meglio.



La principessa Sikandra era furiosa.
Tutto era successo giusto tre secondi prima del Vissero felici e contenti.

Al banchetto nuziale il suo principe azzurro era morto, strozzato da un osso di pollo.
Questo dopo aver lottato contro una strega malvagia, attraversato terre sconfinate e pericolose, sconfitto gloriosamente un drago cattivo eccetera eccetera…



A Sikandra sembrava una presa per i fondelli!
Ed ora? Cosa avrebbe fatto?


Lei un paio di idee lei le aveva…


























Allora…” le chiese sua madre vedendola preparare una grossa valigia “ ti sei decisa a partire per le Paludi del Languore Perenne?”
“ sì mamma…” rispose Sikandra con voce strascicata “ anche se proprio non capisco perché devo andarci!”
“ beh… tesoro mio… sei vedova…”
spiegò la madre profondamente addolorata “ è tuo dovere ritirarti nel tuo dolore e piangere tuo marito circondata da un’atmosfera adeguata alla tua sofferenza!”

“ ma quale sofferenza!”
ringhiò la ragazza col volto trasfigurato dalla rabbia circondato da indomabili riccioli rossi “ non lo conoscevo neanche!”
“ ma…”
cercò di dire la madre, ma la principessa era fuori di se dalla rabbia e non la lasciò parlare
… l’unica cosa che so di lui e che non sapeva usare correttamente coltello è forchetta!” sibilò
“ capisco cuore mio…” la blandì la madre “ ma devi rassegnarti… che altro vorresti fare? Nessun principe vorrà una principessa di seconda mano!”
;

gli occhi di Sikandra, dorati come quelli di un cerbiatto, ora sembravano quelli di un puma, “ principessa di seconda mano?” ringhiò. La madre capì il proprio errore tentò di cambiare rapidamente discorso
“ comunque… il pranzo di matrimonio è stato molto bello…” disse con voce più alta di un’ottava. Sikandra non aveva voglia di litigare, così tornò ad occuparsi del proprio bagaglio
“ sì, certo… prima che lo sposo crollasse a terra morto…” sospirò
“ cos’è questa roba?” domandò la madre sollevando una scatolina di cartoncino da sopra la roba della figlia. Sikandra gliela strappò di mano
“ niente, niente…” disse cercando di farla sparire
“ …erano palloncini?” indagò la madre cercando di riprendere la scatolina “ a cosa ti servono dei palloncini giù alle Paludi? Mica ci vai per fare festa!”
“ ehm… no, no… non sono palloncini…”
borbottò la principessa “ sono… sono caramelle!” poi mostrò rapidamente la scatolina alla madre “ vedi c’è scritto al gusto di fragola…” la madre osservò la figlia con aria dubbiosa
“ che strana forma per delle caramelle…”


disse tentando di riappropriarsi della scatolina. Ma Sikandra l’aveva già infilata in valigia e gliel’aveva richiusa sopra
“ si è fatto tardi!” disse “ è meglio che mi incammini!”




“ Hai litigato di nuovo con papà?” interrogò Serenella
“ ma no…” replicò Eleonora stringendo fra le mani l’involto pieno di torte che aveva portato alla figlia “ è solo che mi sono presa una piccola vacanza… tutto qui!” Serenella osservò con aria inquisitoria i bagagli della madre
“ a giudicare dalle valige che ti sei portata dietro… non si direbbe una vacanza tanto piccola!” Eleonora sbuffò
“ vedrai quando anche tu sarai sposata…” cominciò a dire, ma la figlia la interruppe
“ se continui a venire ad accamparti qui da me non mi sposerò mai!” sbottò “ fai scappare tutti i principi azzurri!” Eleonora assunse un’aria offesa
“ ma io…”
“ e poi sporchi tutta la cucina per fare cose assurde!”
rincarò Serenella molto arrabbiata
“ beh… se è così che la pensi…” borbottò Eleonora “ me ne ritorno a casa…”
“ ecco! Mi faresti un gran piacere!”
Eleonora chinò il capo e lasciò il castello.
Sulla strada di casa però le prese un tale sconforto che decise di rinfrancarsi in una taverna della zona con un buon pasto. Dal momento che lungo la via non c’erano osterie decise di abbandonare il sentiero.
La prima locanda che incontrò portava una grande insegna con su scritto Da Bianca Neve.
Eleonora entrò.
Il locale era scarsamente illuminato, e sul soffitto aleggiava una nuvola di fumo grigio. La principessa tossì e strizzò gli occhi aspettando che si abituassero all’oscurità. Ai tavolini sedeva la più sordida accozzaglia di pendagli da forca che avesse visto. Quattro ubriachi stavano disputando una partita a poker col morto, ed Eleonora pensò che non si trattasse di un modo di dire. Poco più in là un gruppetto di gnomi dall’aria arcigna fumavano lunghe pipe da oppio. Una fatina in pattini e calze a rete sfrecciò davanti alla principessa con un cabaret pieno di bicchieri di vodka. Ad uno dei tavoli contro il muro un mezzo gigante abbassò la testa, che arrivando al soffittò era avvolta dalla nube di fumo, la chinò sul tavolo e, tappandosi una narice col dito grande come una salsiccia, aspirò quella che sembrava una piccola montagna di zucchero a velo.
Eleonora era un po’ impaurita dall’aria malfamata del locale, e avrebbe preferito andarsene, ma era stanca, assetata ed affamata, così si fece coraggio e si avvicinò al bancone.
Il barman era un brutto orco con la faccia butterata dal vaiolo.
“ Che ti servo dolcezza?” chiese ad Eleonora con voce cavernosa
“ ehm… vorrei un panino, una fetta di torta ed un succo di frutta… “ disse la principessa inerpicandosi su uno degli instabili sgabelli che stavano davanti al bancone. L’orco per tutta risposta grugnì ed indicò un cartello giallo tutto macchiato che diceva:



– Cerkasi kuoco, gli aspiranti presentassino al Kapo, massima serietà–




“ quello che avevamo è stato mangiato dagli scarafaggi!” aggiunse “ posso servirti solo alcolici, e cocaina, di quella buona, che la fame te la fa passare… altrimenti puoi farti un tatuaggio o un pircing nel retro…” Eleonora scosse la testa
“ ehm… no grazie…” disse, poi, come colta da improvvisa pazzia aggiunse “ quanto verrebbe pagato il cuoco?” l’orco arricciò il naso simile ad un cespo di broccoli
“ non saprei… dipende da quanto piace al Kapo ciò che cucina… “ Eleonora parve rifletterci qualche secondo… in fondo se si fosse trovata un lavoro avrebbe potuto prolungare un po’ la sua vacanza lontano da Agilelfo…
“ dov’è che posso trovare il tuo capo?” domandò
“ beh… a quest’ora di solito è nel suo ufficio…”

Sikandra non era ovviamente andata alle Paludi del Languore Perenne. Non era infatti tipo da struggersi nella noia. Tutt’altro. La giovane principessa riteneva di essersi già annoiata più che a sufficienza. Ora era tempo di fare tutto il resto. E con tutto il resto intendeva proprio tutto il resto.
Sikandra voleva sperimentare ogni sensazione sperimentabile, fare ogni cosa fattibile, provare ogni cosa provabile, vedere ogni cosa vedibile, assaggiare ogni cosa assaggiabile e così via...
Per essere certa di non tralasciare nulla, la giovane aveva stilato una lunga dettagliata lista. Al momento, dopo aver completato la prima voce, e per farlo le erano servite molte scatole di caramelle alla fragola, si trovava vicina alla fine della seconda.
Sikandra aveva assaggiato ogni sorta di cibo. Aveva provato le orgles degli halfling, lo stufato di patate dei nani, l’ambrosia degli elfi, aveva anche provato il pasticcio di pelle di pollo, vermi e gorgonzola degli orchi, ed ogni altro cibo tipico o particolare le fosse riuscito di stanare. Ora si trovava davanti ad una taverna famosa per un piatto a base di tutti i tipi di formaggio della terra.
La principessa osservò l’insegna di legno della locanda, che recitava: Il Pabulum. L’aspetto esteriore della locanda le sembrava piuttosto anonimo, e la ragazza si chiese se le voci che aveva sentito sul locale fossero vere. Si diceva che Il Pabulum fosse un posto unico in tutte le Terre di Sondra. Sikandra scostò le ante della porta ed entrò. L’interno dell’osteria le sembrò del tutto normale. C’erano una decina di tavolini di legno, con tovaglie a scacchi e quattro seggiole ciascuno. Il bancone era anch’esso di legno, al centro portava un’imponente apparecchio per la birra alla spina, e davanti c’erano cinque sgabelli dalle gambe lunghe. Insomma tutto normale, forse un po’ più pulito e ben tenuto della media, pensò Sikandra.
Anche gli avventori sembravano piuttosto nella norma… La ragazza si diresse al bancone leggermente delusa. Prese posto su uno degli sgabelli e cercò con lo sguardo il gestore, ma sembrava non ci fosse nessuno. Stava per chiamare l’oste quando un forte squittio la fece girare. In piedi sul bancone c’era un grosso pasciuto ratto che la fissava con insistenza.
Sikandra non si scompose, ratti e topi non erano certo una novità nelle taverne, anche se di solito erano più riservati. L’animale squittì nuovamente, insistente.
“ Io me ne andrei se fossi in te…” gli consigliò Sikandra “ se il gestore ti vede sul bancone…” mentre lo diceva un uomo vestito di scuro si sedette accanto a lei. Immediatamente il ratto gli zampettò davanti, si alzò sulle zampette posteriori e squittì come aveva fatto a Sikandra.
“ Oggi prendo la zuppa di patate e ricotta…” disse l’uomo, il ratto squittì e schizzò via sparendo nel retrobottega. Poco dopo quattro robusti topastri arrivarono portando sul dorso una capiente ciotola e la deposero davanti all’uomo che iniziò subito a mangiare.
“ usano i topi come camerieri?” chiese Sikandra
“ uh?” domandò l’uomo alzando lo sguardo dal piatto che emanava un delizioso profumo “ no… la taverna è gestita da loro…”
“ interessante!” fece la principessa colpita “ e come hanno fatto a…”
“ i vecchi proprietari erano in lotta coi topi da sempre e… ad un certo punto semplicemente hanno perso ”
intanto che l’uomo parlava il grosso ratto era ricomparso davanti a Sikandra, questa volta trascinando un menù. Sikandra lo prese e lo sfogliò
“ lei cosa mi consiglia?” chiese. Il roditore fece un piccolo inchino ed indicò il primo piatto della lista “ benissimo… vada per la fonduta ai mille formaggi!” il ratto schizzò via come una saetta, e qualche minuto dopo Sikandra si trovò davanti un pentolino di rame che emanava un aroma celestiale.
“ E’ delizioso!” fece la ragazza assaggiando entusiasta
“ sì!” le rispose l’uomo che aveva già finito la sua zuppa e si stava pulendo la bocca nel tovagliolo “ ci sanno proprio fare, non c’è che dire!”.
Sikandra gustò la fonduta fino all’ultimo boccone, poi estrasse di tasca un foglietto ed una matita, era una lista di nomi di locali. Spuntò la penultima parola: Pabulum. L’ultima parola era Da Bianca Neve. Aveva sentito molto parlare di quel locale. Tutti dicevano che era assolutamente malfamato, ma che la cuoca era in grado di cucinare torte mai neanche concepite da mente mortale. In più Sikandra contava, una volta esaurita la seconda voce della lista principale, di iniziare la terza voce. La rinomatissima cocaina del Da Bianca Neve sarebbe stato un ottimo incipit.

La Principessa Lolly sedeva davanti al grande specchio, pettinandosi i lunghissimi e liscissimi capelli biondi. Tutto nel suo viso esprimeva tenerezza.




I suoi grandi occhi azzurri sembravano due dolcissimi laghetti, la sua carnagione pallida le donava l’aspetto di una creatura angelica, la piccola bocca sembrava fatta di petali di rosa. Il suo aggraziato corpicino era avvolto di morbide tulle rosa pastello, ed ai piccoli piedini portava deliziose scarpette bianche.
La dolce creatura, che emanava da ogni parte del suo essere grazia e gentilezza, candore e virginea bellezza, finì di pettinarsi ed osservò il risultato nello specchio. Sembrava una bambolina di porcellana… adorabile!
Ma la graziosissima creatura pareva non del tutto soddisfatta del suo aspetto. I suoi splendidi occhi azzurri ebbero un guizzo e scattarono di lato, come per controllare che nessuno la stesse guardando, poi la fanciulla tirò fuori la lingua.
Come le sarebbe stato un bel pircing? Si chiese osservando il proprio riflesso nel grande specchio. Secondo lei molto bene! E poi in fondo nessuno lo avrebbe notato, tranne forse il principe azzurro che fosse riuscito ad eludere il suo drago guardiano… sempre se qualcuno ci fosse mai riuscito.
Lolly sospirò ritraendo la lingua… sicuramente un pircing usciva un po’ dal suo personaggio… magari poteva comprarsene uno rosa, così sarebbe stato meno stridente col resto suo aspetto, pensò la ragazza. Oppure avrebbe potuto farsi fare un tatuaggio! Che ne so poteva farsi tatuare I LOVE PRINCIPE AZZURRO sulla natica… o qualsiasi altra cosa, le andava bene tutto,



pur di avere un tatuaggio!
Posò la spazzola ed osservò ancora il proprio riflesso. Sotto le lunghe ciglia gli splendidi occhi azzurri avevano un’espressione decisa: Sì! Sarebbe andata a farsi un tatuaggio!
Lolly si alzò ed andò alla finestra per vedere dove si trovava il suo drago guardiano. Come al solito sonnecchiava sotto la vecchia quercia. Lolly tirò fuori dall’armadio la lunghissima corda, che conservava nel caso al principe azzurro non fossero bastati i suoi capelli. La assicurò al letto e si calò giù dalla torre con silenziosa rapidità. Una volta toccato il suolo si allontanò nella notte, simile, nel suo vestito roseo, ad una nuvola di zucchero filato. Il drago si rigirò nel sonno.





Il principe azzurro sedeva sul divanetto stringendo nervosamente il cappello dotato di piuma in mano. Era vistosamente a disagio.
“ Allora… ti và qualcosa da bere?…” gli chiese la principessa Antanuka cercando in vano di farlo rilassare un po’
“ ehm… io… cioè… “ balbettò lui con gli occhi inchiodati a terra, Antanuka era così brutta che piuttosto che sposare lei avrebbe preferito accasarsi col drago cattivo “ io pensavo che…”




“ … che fossi una strafiga?”



domandò Antanuka accantonando ogni tentativo di essere rassicurante. Il principe giocherellò nervosamente col cappello… oltre ad essere brutta la principessa sembrava sufficientemente forte da mandarlo K.O. con uno schiaffo “ allora? Ti è caduta la lingua?”
“ beh… sinceramente…” cominciò il principe con la voce molto più acuta del normale “ sai… sei una Principessa … ero convinto che…” Antanuka emise un ringhio e stappò graziosamente una bottiglia di birra coi denti… era sempre la stessa storia!
“ sì…” disse dopo essersi versata in gola l’intero contenuto della bottiglia “ sono una principessa… una principessa brutta!!!” Il povero principe azzurro sollevò i suoi occhi cerulei ed un po’ vacui
“ …oh... ed è permesso?” domandò con voce infantile
Antanuka grugnì
" chi dovrebbe impedirmelo?" domandò
” Il principe sollevò ulteriormente lo sguardo, quel tanto che bastava per vedere Antanuka nella sua interezza. La principessa stazzava all’incirca 100 chili per chiappa, ed aveva dei muscoli da far invidia anche al principe azzurro Virtullio, che la mattina nel latte ci intingeva gli steroidi. Inoltre aveva la fronte a sbalzo, le sopraciglia a boschetto di latifoglie, unite in un’unica entità, il naso da pugile, grosso come un piccolo melone, i denti a mietitrebbia e due piedi lunghi quasi quanto una Cenerentola intera… altro che scarpina di cristallo…
Il principe si affrettò a riabbassare lo sguardo.
“ allora!” lo interrogò minacciosamente Antanuka “ immagino che tu non intenda sposarmi!” Il principino rabbrividì e scosse la tesa in un tremito “ bene… allora fuori dai piedi! ” concluse Antanuka, che era stufa marcia di questo tipo di dialoghi.
La principessa uscì sul ponte levatoio. Il principe azzurro stava spronando il suo cavallo bianco come se fosse inseguito da un esercito di orchi, ed era quasi all’orizzonte. Antanuka mise le mani intorno alla bocca e grazie ai suoi polmoni potenti come mantici lanciò un urlo incredibile
“ DRAGOBERTO!!!!!” qualche istante dopo uno splendido drago blu arrivò planando ed atterrò proprio davanti alla principessa

“ dove sei stato?” interrogò questa
“ a fare un giretto…” rispose la bestia sulla difensiva
“ beh… il tuo compito è impedire ai principi azzurri di entrare nel castello a venire a salvarmi! Mentre eri via ne sono arrivati ben tre!”
“ beh…” disse Dragoberto sollevando le ali “ non ti hanno salvata però…”
“ ma mi hanno dato fastidio!” tuonò Antanuka “ è poi è tuo dovere non farli entrare… il secondo nel vedermi uscire da sotto la doccia si è anche fatto la pipì addosso… ed io ho dovuto lavare il tappeto!” Dragoberto aprì la bocca per recriminare ma Antanuka glielo impedì “ e poi dovresti assicurarti anche che io non me ne vada! È scritto nel contratto!” Il drago a queste parole scoppiò a ridere
“ ma fammi il favore! Una principessa che se ne va da sola! Questa la voglio proprio vedere!”

La principessa Lolly se ne stava seduta con le gambe incrociate sul tavolo. Da quando era fuggita dalla torre per andare a farsi fare un tatuaggio il suo aspetto era un po’ cambiato. Prima di tutto non aveva più i capelli lunghi. Li aveva tagliati cortissimi e li portava dritti come aghi grazie a grandi quantità di gel, in più su un lato del cranio di era fatta rasare la parola bad. I suoi splendidi occhi cerulei erano sempre gli stessi, ma ora erano contornati da un pesante kajal nero, e dalle sopraciglia pendevano diversi pircing. Le labbra color petalo di rosa erano ricoperte di rossetto viola, e recavano anche loro una buona quota di metallo incastonato. Sul collo, anche se seminascosto da un collare da cane, si poteva vedere il tatuaggio di un drago e la frase I’m a bastard. L’esile corpicino della fanciulla non era più avvolto da morbide tulle rosa, ma da un gilet di pelle di drago irto di spuntoni sotto cui stava una maglietta viola con scritto Fuck you! Anche i piedini, negligentemente incrociati sul tavolo non avevano più delicate candide scarpine, ma portavano un paio di robusti anfibi.
Dopo essersi fatta tatuare I love principe azzurro, su una chiappa Lolly si era lasciata un po’ andare e non era più riuscita a tornare indietro. Così era diventata gestrice di un locale under-ground, aveva spostato un cavaliere nero e spacciava cocaina. Insomma la principessa Lolly era cambiata molto nell’aspetto, ed anche il suo modo di fare aveva subito delle piccole modifiche.
Qualcuno bussò alla porta.
“ Chi cazzo è?” chiese la ragazza estraendo rapidamente un grosso coltello dal fodero
“ ehm… “ disse una voce di donna dall’altro capo della porta “ sarei il nuovo aspirante cuoco…”
“ per tutti i diavoli dell’inferno!” grugnì Lolly “ era ora che si presentasse qualcuno! Porta dentro le tue luride chiappe!”
“ ehm… permesso…” disse Eleonora entrando timidamente
“ allora!” tuonò Lolly non appena Eleonora le fu di fronte, piantando il coltello nel tavolo “ dimmi un po’ che sai cucinare!”
“ beh capo… io… un po’ di tutto ecco…”
“ chiamami Bianca Neve!” replicò Lolly. Eleonora sollevò la testa per guardare Bianca neve
“ per via della pelle chiara?” domandò con voce molto bassa
“ eh?” chiese Lolly che non aveva sentito “ che dici?”
“ se è per via della carnagione… che ti chiami Bianca Neve…” ripeté Eleonora arrossendo
“ no! è per via dell’ottima qualità della mia cocaina!” spiegò la principessa Lolly come se fosse una cosa del tutto ovvia “ allora mi stavi dicendo cosa sai cucinare!”
“ sì… cucino un po’ di tutto… ma la mia specialità sono le Torte Fantasia…”
“ che cazzo è una torta fantasia?” domandò Lolly
“ beh…” spiegò Eleonora “ è una torta fatta con ingredienti diciamo diversi da quelli soliti… una torta un po’ alternativa …”
“ e che c’è dentro?” chiese Lolly non molto convinta
“ ah… dipende ogni volta c’è qualcosa di diverso… non ci sono due torte fantasia uguali!”
“ beh, la cosa mi stuzzica!” deliberò Lolly accendendosi una sigaretta “ ti prenderò in prova per qualche giorno! La cucina è in fondo al corridoio… e sta attenta agli scarafaggi!”

“ Co… cosa è successo…” domandò Dragoberto scrollando l’imponente testa “ mi è crollato addosso il castello?”
“ no… sono io che ti ho dato un pugno! ” rispose la principessa Antanuka
“ cosa?... e perché?”
“ è stato un impulso… il fatto è che sono stufa di stare qui!” replicò la cavernicola “ ho deciso di andarmene!” Dragoberto era stordito ed incredulo
“ andartene…? Senza principe azzurro? Non lo puoi fare!” Antanuka fece un sorriso mettendo in mostra la sua imponente dentatura
“ e perché?”
“ perché io devo impedirtelo!” replicò Dragoberto perentorio
“ posso ricordarti che sei appena rivenuto dopo un mio cazzotto?”



Dragoberto indietreggiò leggermente
“ sì beh… allora avresti dovuto approfittarne… perché non succederà più!”
“ ho aspettato che ti riprendessi perché avevi detto…” Antanuka si schiarì la voce e tentò di imitare quella profonda del suo drago “ questa la voglio proprio vedere! E sai… da svenuto potevi perderti qualche dettaglio!”
“ ma… ti caccerai nei guai! ”
“ preferisco un po’ di guai che la noia!” replicò Antanuka “ e poi pensaci… non ci sarà mai un vissero felici e contenti per me! scommetto che non va neppure a te di fare la guardia a questo castello fino alla fine dei tuoi giorni! ” Dragoberto guardò Antanuka negli occhi, che forse erano l’unica cosa decente del suo aspetto fisico…
“ ma sì…” disse massaggiandosi il mento fratturato dal pugno della principessa “ piantiamo tutto ed andiamocene alla ventura!”

La principessa Aurora era molto alta e molto magra, aveva due enormi occhi verdi, dall’aspetto globoso e dallo sguardo un po’ perso. I capelli erano divisi in due parti esattamente uguali da una scriminatura a metà del cranio e le ricadevano sulle spalle liscissimi. Quella mattina indossava una lunga veste celeste e portava una bella margherita dietro l’orecchio. Uscì sul ponte levatoio e lo attraversò canticchiando con aria trasognata, senza accorgersi che l’immenso dragone nero che la teneva imprigionata nel castello le si era parato davanti.
“ Dove credi di andare?” la interrogò l’orribile bestia
“ oh… ciao…” disse Aurora per nulla intimorita dall’immensa mole dell’animale che proiettava su di lei una minacciosa ombra “ non ti avevo visto…”
“ dove stai andando?” le domandò nuovamente il dragone nero
“ facevo quattro passi… non trovi anche tu che ci sia un sole magnifico oggi?” domandò Aurora. Il dragone sollevò gli occhi al cielo
“ tu sei mia prigioniera!” spiegò per l’ennesima volta “ non puoi andartene in giro fino a quando non verrà uno dei principi azzurri a salvarti!”
“ ma io ho già il mio Principio Azzurro!” rispose Aurora sorridente. Il drago si portò l’immensa zampa alla testa
“ principe! “ disse “ non principio!”
ma Aurora non dava segno di averlo ascoltato
“ il Principio Azzurro consiste nell’amare ogni creatura, nel…” Il dragone emise un getto di fuoco per l’irritazione, ma Aurora non parve farvi caso “ … credere nella non violenza e nella resistenza passiva e nel non inquinare… e…”
La principessa Aurora continuò a parlare per ore. Il dragone rimaneva ad ascoltarla impotente. La voce soffusa di Aurora era quasi un bisbiglio, ed aveva un chè di ipnotico, si insinuava dolcemente nella testa della bestia. Ogni tanto Aurora interrompeva la sua spiegazione del Principio Azzurro per fare commenti sulle farfalle che passavano o sulla forma delle nuvole. Quando la ragazza finì di spiegare, e si rese conto che il drago stava dormendo profondamente, decise di andare a prendersi una tisana giù in città. Si allontanò canticchiando, senza soffermarsi a pensare che strada dovesse seguire per trovare una città........

7 commenti:

Babigirl ha detto...

SEEEEEEEEEEEEEEEEEE
EVVAIII E' TORNATA DEVI!!!

Mi prenoto il posto di fan n.1 anche se non ti conosco ancora, ma sei TROOOOOOPPPOOOOO UN MITOOOOO

Grande! Mitica! Ti adoro! A quando un libro???

Mavia ha detto...

Aoooo Devi, ma DEVI proprio postare delle robe così lunghe???
Non ti fai sentire per mesi e poi pubblichi un papiro....io sono una seguace dell'omeopatia....abbi pietà!!!

Anonimo ha detto...

M.M.aspetta di vedere la fine.....per lamentarti....questa è solo la prima parte.AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHa!

Anonimo ha detto...

commento per E.
grazzie un casino di aver pubblicato il racconto in un formato così bello e di averci aggiunto tuttte quelle figure azzeccatissime!
firmato Devi... (non dimenticare le pass-word)

Anonimo ha detto...

commento per M.

effettivamente è un racconto troppo lungo per il blog... ma se vuoi c'è in giro una copia stampata... dovrebbe averla E.
Non ci posso fare nulla se sono graforroica!

firmato Devi!

Anonimo ha detto...

commento per Babigirl

GRAZIIISSIME per il tuo commento davvero lusinghiero... mi ripaga di altri meno gratificanti, tra i quali:

- ma la trama non c'è vero?
- è troppo lungo per un blog
- è troppo corto per stabilizzare efficacemente un tavolo
- la copertina di plastica sta liberando diossina nel caminetto
- blearggg! datemi del Plasil ( farmaco antiemetico)

p.s. la metà dei commenti del genere sono di .G, che non mi ha ancora perdonato del tutto il furto a suoi danni del personaggio di Antanuka...

Grazie ancora per i complimenti!

P.S. se vuoi ho scritto anche dell'altra roba ( ma non dirlo a M.M. che se nò le viene un collasso ) posso mandartela in allegato o magari dartela di persona così finalmetne conosco l'attrice di CFU ( mi fai un autografo?) e magari mi insegni come si dice tovagliolo nel linguaggio dei segni ( lunga storia...)

Firmato Devi ( alias Silvia Robutti )

Artemisia G. ha detto...

pREGO CUGINASTRA!ah...ho dimenticato una cosa:
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