lunedì 5 maggio 2008

germi maledetti

MA NELL’ARIA, ODORE DI FRAGOLE

Dovrebbe essere il titolo dell’ultima storia che ho scritto, ma fa schifo, lo so. Punto G direbbe che ho semplicemente unità di stile: brutto titolo per brutta storia… ma lo sappiamo tutte che Punto G, dietro ai suoi occhioni da cerbiatta, nasconde un animo perfido!
Comunque sia non sono brava a dare i titoli, quindi attendo consigli per trovarne uno migliore… ( questo, purtroppo per voi, comporta che dovrete leggere la storia ).

Ma lasciatemi dire due parole su ciò che ho scritto.
Era un po’ che nel vasto spazio vuoto della mia testa frullavano una serie di ideuzze. All’inizio non prestai loro attenzione: per mancanza di abitudine le avevo scambiate per un semplice mal di testa. Vedendo però che con l’aspirina non passavano mi resi conto che erano qualcosa di molto più grave di un’emicranea. Erano il germe di una storia.
Sì, perché non c’è niente di più dannoso per la mia salute mentale, già precaria, di un germe di storia. Il germe infatti mi si pianta nella testa come un chiodo fisso, come un tarlo. E rode, rode, rode, facendomi impazzire fino a quando non mi decido a dargli retta.
All’inizio è piacevole, ci penso in autobus, quando porto sotto il cane o quando aspetto qualcuno e mi permette di non annoiarmi mai. Spesso dopo un po’ il germe si esaurisce, si estingue, si fa piccolo ed insignificante ed io finisco col dimenticarmene. Ma altre volte resta lì, cresce, cresce e cresce, fino a che la mia testa è troppo piccola per contenerlo e allora devo metterlo da qualche altra parte ( di solito su un file word, ma in mancanza d’altro anche su un foglio, su un banco di scuola, su un pezzo di carta igienica… basta solo che esca, perché non c’è nulla di più doloroso di un grosso germe nel cervello! ).
Parlando in particolare di questo germe ero abbastanza tranquilla con lui. Mi girava da parecchio per la mente, ma non si era mai sviluppato, ed io pensavo di poterlo utilizzare in eterno come semplice scaccianoia. Ritenevo infatti che non avrebbe mai avuto abbastanza forza da costringermi a farlo nascere. Il motivo era semplice: La protagonista!
La protagonista di questo embrioncino di storia era assolutamente troppo classica per il mio standard! Non mi sarebbe mai piaciuta abbastanza da metterla nero su bianco!
Insomma trattavasi della solita sfigata eroina di libri fantasy: orfana, infanzia infelice, nuvoletta nera che la segue ovunque vada, senso dell’umorismo zero… una bella purga in pratica!
Quindi convivevo felicemente con il germe senza che questo prendesse il sopravvento.
Poi è arrivata Miss Mossad e ha rovinato tutto. Andammo a cena una sera e mi scioccò! Parlammo della situazione palestinese, degli israeliani e dei palestinesi e quando mi alzai da tavola avevo come un blocco di ghiaccio nello stomaco. Per tutta la nostra conversazione non avevo desiderato altro che prenderla per le spalle, scuoterla forte e dirle – dai, non puoi pensare davvero ciò che stai dicendo!-. Ma Miss Mossad pensava tutte le parole trasudanti di odio profondo che mi disse quella sera sbocconcellando tranquillamente palline di riso fritte.
Per quasi una settimana non feci altro che pensare a lei e a ciò che mi aveva detto. Per tutta la settimana non feci altro che pensare al suo odio. Sì, mi aveva sconvolta vedere quanto odio ci può essere in una persona, e soprattutto mi aveva sconvolta vedere quanta importanza quell’odio potesse avere nella sua vita, nella sua vita di tutti i giorni, nei suoi pensieri, anche nei più banali, quanto spazio occupasse nel suo cuore. A schiacciarmi era soprattutto l’idea che a quell’odio non ci fosse rimedio alcuno in nessun caso! A farmi stare male era l’idea che quell’odio fosse in fondo dannatamente giustificato dal suo punto di vista! A stringermi il cuore era questa domanda: e se io fossi cresciuta dov’è cresciuta Miss Mossad? Sarei diversa da lei?
Forse sì, ma… forse no!
E quel forse no mi faceva salire un’angoscia esistenziale che era un po’ come avere una voglia costante di vomitare. E se fossi cresciuta dov’è cresciuta Miss Mossad, ma dalla parte opposta della barricata… ora come sarei? Cosa ci sarebbe nel mio cuore? Quanto odio sarei capace di provare?
E giù altri conati!
Il fatto era che a queste domande mi rispondevo con troppa onestà. A queste domande non riuscivo in alcun modo a dare una risposta convincente e sincera che non mi facesse stare male.
Per una settimana pensai a queste cose, deprimendomi sempre di più, poi qualcuno venne a salvarmi.
Quel qualcuno era quella purga disumana della mia protagonista.
Il prezzo da pagare era alto però: se volevo che mi facesse passare quella nausea esistenziale avrei dovuto far nascere lei e la sua storia.
Fu così che decisi che ero disposta a gettarmi nel vortice turbolento di un nuovo racconto, ignorando tutti i pericoli del caso!
Sì, perché quando la storia esce alla fine dalla mente per finire sul fatidico file word è un po’ come… come…
… come un orgasmo. Bellissimo ma anche terribile, sublime, ma feroce, qualcosa che viaggia su quel filo strano che sta tra il piacere ed il dolore.
E poi gli orgasmi da che mondo e mondo non si fermano a comando… non è che puoi interromperlo a piacimento per metterti a fare cose stupide come scrivere la tesi, studiare, o roba simile, per poi ricominciare quando più ti fa comodo! Una volta cominciato l’orgasmo corre a rotta di collo verso la propria fine e non si ferma per nessuno. Ma la cosa peggiore di tutte in queste metaforiche scopate letterarie, è la paura di svegliarsi la mattina, voltarsi verso il proprio amante, e vedere che alla luce impietosa del giorno dorme con la bocca aperta, ha la bavazza che gli cola, russa come un porcello ed è in sostanza un cesso disumano di cui ci si vergognerà in eterno.
Scusate se è poco fine il paragone, ma dopo un lungo cercare era l’unico davvero calzante!
Ora che vi ho tediato per benino con queste due paginette scarse vi informo che la storia di cui sopra è uscita anche dal suo file word ed ora bivacca su ben tre copie stampate, nonché, udite udite, rilegate! E che questi gioielli dell’editoria casereccia, gioia e gaudio maximo, sono disponibili a chiunque ne faccia formale richiesta!
Non metto tutto sul blog, per non intasarlo come mio solito con qualcosa cui sono interessati solo in pochi, e con i pochi includo anche coloro che non sono interessati, ma che io costringo ad interessarsi!

Un saluto a tutti… anche a quelli che non sono interessati!

Firmato Devi, come devi smettere di scrivere cazzate!

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