sabato 4 luglio 2009


Scopro
che
i vicini abitano in cantina.
Senza gas.
Pastasciutta al pomodoro

col basilico fresco del nostro balcone.


M'annuso le dita.

Porta gialla.
A sinistra.
Vino.
Economia internazionale.
Mai pensato di fare politica????

Una dinamo che non va.

Donne emancipate.
L'ho vista.
Rossa.

In un angolo.

Tutta da metterci le mani sopra
e farla mia.
Costerà grossa fatica.



Nera.
Freni a bacchetta.
L'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re.
L'erba vo...ma è davvero bella.
L'erba voglio...
Quante volte me lo sono sentita ripetere.

Quante volte me lo ripeto.
Ancora.
L'erba non posso

è infestante nel mio.
E non solo.
Le rinuncie.

La fatica.

La determinazione.

Scopro però

che so vedere
quello che ancora non è.

Quello che già è,
resta
banale presente.
Definito.

Anzi finito
un attimo fa.

Ciò che potrebbe divenire invece

E' entusiasmo condizionale.
Condizionante.
Colora.
Rosso.
Inestimabile valore.


In fondo

è solo materia da plasmare.

Le cose.

Passano.

Le persone.
Passano.

Gli affetti.

Passano.
I sentimenti.

Passano.
I desideri.

Passano.
Il passato.

Passa.

Io?

Resto?

Se mi decidessi
a passere pure io?
Se mi lasciassi passare?
Solo qualcosina...ogni tanto.
Muovermi nei miei passi.
E nei passati.
E so anche di vuoto.
Quello che resta dentro.
come una molla che tira.
Passa.

Restano
le polaroid

sparse
sul tavolo della memoria
e appiccicate
all'odore
delle cose passate.
Maledetta memoria olfattiva.
M'annuso le mani.

Nero che colava sul lavandino in bagno.

Nero di grasso della catena.
Servo la cena.
Impasto il pane.

Le cose che ho imparato a fare con le mani.
Con fatica.

Con rinuncia.

Con determinazione.
E per stavolta
cedo il passo.
Alla stanchezza.
Distendo le braccia
E passo.

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