Chi, per vincere le elezioni, ha puntato tutto, sulla paura e sul senso di insicurezza, ha avuto ragione.
L’aggressione climatica è in atto.
Gli italiani sono stati derubati della primavera e dell’estate, la pioggia flagella il paese, i fiumi tracimano, orde di vacanzieri benzodipendenti formano code di chilometri sotto tuoni e fulmini, i traghetti beccheggiano, i pomodori marciscono, i ghiacciai fondono.
La responsabilità di tutto ciò ovviamente, non è dell’avidità dei boss dell’economia, del mostruoso proliferare delle auto e dei gas inquinanti, dello scempio dell’ambiente.
La colpa è di alcune ben individuabili minoranze criminali.
I ghiacci del polo si stanno sciogliendo per colpa degli eschimesi, popoli nomadi affini ai Rom che fumano, cucinano e petano senza ritegno negli igloo.
I loro squallidi villaggi abusivi sparsi nel ghiaccio intossicano l’aria, le loro slitte a motore inquinano e ingialliscono il pelo degli orsi polari.
Al polo sud, migliaia di pinguini terroni emigrano in continuazione facendo traballare sotto il loro peso la già sovraccarica banchisa.
La corrente del golfo è stata deviata dai gommoni albanesi e da pescherecci marocchini, avidi di pesca e guadagno.
Le foreste amazzoniche sono state distrutte da senegalesi e pakistani per farne statuette da vendere.
Una folta coltre di smog copre le città italiane: la colpa è evidentemente delle stufe a gas di vecchio modello dei campi nomadi.
Intanto le comunità di barboni accampate sui fiumi erodono gli argini col loro peso,
e i terroristi islamici hanno distrutto l’agricoltura italiana con falsa grandine lanciata da aerei siriani.
La mancanza di un vero federalismo fa sì che anche sui paesi del nord arrivino in continuazione nembo-cumuli dalla Romania, e scirocco magrebino.
Quando avremo finalmente le riforme, sul Po pioverà solo quando vorranno i padani, non quando deciderà Roma Ladrona o i faccendieri europeisti Giove e Odino.
Il governo darà subito una pronta risposta.
Sono pronte ronde di diversi partiti che segnaleranno l’entrata nei confini nazionali di nuvole di colore scuro o meticcio, portatrici di danni e illegalità isobarica.
Il governo ombra si è detto disposto a fornire diecimila volontari di grossa stazza per coprire dal sole i pensionati più anziani.
Nessuno rinuncerà all’auto, anzi file di vacanzieri continueranno a procedere a passo d’uomo nelle autostrade più intasate di Europa.
Ma se beccheremo un solo lavavetri davanti al nostro parabrezza, sapremo chi rallenta il traffico.
Il nemico si è fatto più subdolo: attacca dall’alto e dal basso con inondazioni, frane, perturbazioni e basse pressioni.
Ma è sempre lui: l’invasore straniero che vuol sabotare l’azzurro e temperato clima italiano.
Non ci faremo ingannare dagli ecoterroristi e dai frocetti verdi:
sappiamo chi sono i veri nemici della nostra terra, i veri distruttori.
Sappiamo di chi avere davvero paura.
E’ vero, c’è un clima nuovo in Italia.
Avevamo tanti partiti ora ne abbiamo due: il centro destra e il centro-sinistra-verso-destra. Avevamo quattro stagioni e ora ne abbiamo due: afa o diluvio.
Ci estingueremo pieni di sicurezza.
S. Benni
L’aggressione climatica è in atto.
Gli italiani sono stati derubati della primavera e dell’estate, la pioggia flagella il paese, i fiumi tracimano, orde di vacanzieri benzodipendenti formano code di chilometri sotto tuoni e fulmini, i traghetti beccheggiano, i pomodori marciscono, i ghiacciai fondono.
La responsabilità di tutto ciò ovviamente, non è dell’avidità dei boss dell’economia, del mostruoso proliferare delle auto e dei gas inquinanti, dello scempio dell’ambiente.
La colpa è di alcune ben individuabili minoranze criminali.
I ghiacci del polo si stanno sciogliendo per colpa degli eschimesi, popoli nomadi affini ai Rom che fumano, cucinano e petano senza ritegno negli igloo.
I loro squallidi villaggi abusivi sparsi nel ghiaccio intossicano l’aria, le loro slitte a motore inquinano e ingialliscono il pelo degli orsi polari.
Al polo sud, migliaia di pinguini terroni emigrano in continuazione facendo traballare sotto il loro peso la già sovraccarica banchisa.
La corrente del golfo è stata deviata dai gommoni albanesi e da pescherecci marocchini, avidi di pesca e guadagno.
Le foreste amazzoniche sono state distrutte da senegalesi e pakistani per farne statuette da vendere.
Una folta coltre di smog copre le città italiane: la colpa è evidentemente delle stufe a gas di vecchio modello dei campi nomadi.
Intanto le comunità di barboni accampate sui fiumi erodono gli argini col loro peso,
e i terroristi islamici hanno distrutto l’agricoltura italiana con falsa grandine lanciata da aerei siriani.
La mancanza di un vero federalismo fa sì che anche sui paesi del nord arrivino in continuazione nembo-cumuli dalla Romania, e scirocco magrebino.
Quando avremo finalmente le riforme, sul Po pioverà solo quando vorranno i padani, non quando deciderà Roma Ladrona o i faccendieri europeisti Giove e Odino.
Il governo darà subito una pronta risposta.
Sono pronte ronde di diversi partiti che segnaleranno l’entrata nei confini nazionali di nuvole di colore scuro o meticcio, portatrici di danni e illegalità isobarica.
Il governo ombra si è detto disposto a fornire diecimila volontari di grossa stazza per coprire dal sole i pensionati più anziani.
Nessuno rinuncerà all’auto, anzi file di vacanzieri continueranno a procedere a passo d’uomo nelle autostrade più intasate di Europa.
Ma se beccheremo un solo lavavetri davanti al nostro parabrezza, sapremo chi rallenta il traffico.
Il nemico si è fatto più subdolo: attacca dall’alto e dal basso con inondazioni, frane, perturbazioni e basse pressioni.
Ma è sempre lui: l’invasore straniero che vuol sabotare l’azzurro e temperato clima italiano.
Non ci faremo ingannare dagli ecoterroristi e dai frocetti verdi:
sappiamo chi sono i veri nemici della nostra terra, i veri distruttori.
Sappiamo di chi avere davvero paura.
E’ vero, c’è un clima nuovo in Italia.
Avevamo tanti partiti ora ne abbiamo due: il centro destra e il centro-sinistra-verso-destra. Avevamo quattro stagioni e ora ne abbiamo due: afa o diluvio.
Ci estingueremo pieni di sicurezza.
S. Benni
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