giovedì 8 gennaio 2009

Verbale (parte 4)

LISISTRATA:
  E allora parlo: ché non c'è da fare
  misteri. Donne, se vogliam costringere
  gli uomini a far la pace, ci dobbiamo
  astenere...
MIRRINA:
  Da che? Di'.
LISISTRATA:
  Lo farete?
MIRRINA:
  Ci costasse la vita, lo faremo!
LISISTRATA:
  Ci dobbiamo astenere dall'uccello...
  (Sgomento generale)
  Che mi vi rivoltate? Dove andate?
  Perché torcete il labbro, e fate segno
  di no? Quei visi perché mai si sbiancano?
  Perché scorron le lagrime? Volete
  o non volete? O a che vi preparate?
MIRRINA:
  Io non potrei: séguiti pur la guerra!
VINCIBELLA:
  Nemmeno io: séguiti pur la guerra!
LISISTRATA:
  Sogliola, tu parli cosí? Volevi
  farti spaccare, adesso adesso, in due!
VINCIBELLA:
  Ogni altra cosa, ogni altra cosa! Andrei,
  di preferenza, fra le fiamme. Meglio
  lí, che lontano dall'uccello! Niente
  c'è che lo possa equivaler, Lisistrata!
LISISTRATA (A Mirrina):
  E tu?
MIRRINA:
  Le fiamme, anch'io scelgo le fiamme!
LISISTRATA:
  Ah, sesso nostro pieno di libidine!
  Non hanno torto a scrivere tragedie
  sui fatti nostri! Se per noi non c'è
  che una sola canzone! Oh via, Spartana
  mia brava - ché, di certo, ove ci fossimo
  tu sola ed io, si condurrebbe in porto
  l'affare - dammi voto favorevole!
LAMPETTA:
  È duro, pe le donne, a dormí sole,
  senza l'ucello! E pure, s'ha da fà:
  che della pace, proprio c'è bisogno!
LISISTRATA:
  Ah! Tu sola sei donna, amore mio!
VINCIBELLA:
  E astenendoci. Dio ci guardi e liberi,
  da quel che dici, avremo fatto un passo
  verso la pace?
LISISTRATA:
  E che passo! Se noi,
  con la passera rasa, profumate,
  in vestaglie d'Amorgo trasparenti,
  girassimo per casa, e quando i nostri
  mariti, a pinco ritto, ci volessero
  fotter, non ci accostassimo, e fuggissimo,
  presto, lo so, farebbero la pace!
LAMPETTA:
  Eh, Menelao, la spada la buttò,
  me pare, ner vedé le zinne d'Elena!
VINCIBELLA:
  E se i mariti, bella mia, ci piantano?
LISISTRATA:
  Come dice Ferècrate? Si scortica
  la cagna scorticata!
VINCIBELLA:
  Son bazzecole,
  codesti surrogati! E se ci pigliano
  e trascinano a forza entro la stanza?
LISISTRATA:
  Ghermisciti alla porta!
VINCIBELLA:
  E se ci picchiano?
LISISTRATA:
  Stacci di mala voglia: in queste cose,
  c'è poco gusto, se son fatte a forza.
  E in ogni modo s'hanno a tormentare:
  e non pensare, cederanno súbito
  súbito! Un uomo non avrà piacere
  mai, se non ne procura anche alla femmina.

...

LISISTRATA (Compare su le mura):
  Fermi coi pali!
  Esco da me. Che servon pali? Senno
  vuol essere, giudizio. Altro che pali!
(Esce dalla porta, e si pianta dinanzi al commissario)
COMMISSARIO:
  Ah, sí, pezza di bindola? L'arciere
  dov'è? Prendila, legale le mani
  dietro la schiena!
LISISTRATA:
  Arciere o non arciere,
  gli costerà salata, se mi tocca
  con la punta di un dito, per Artèmide!
COMMISSARIO (A un arciere):
  Coso, hai paura? Non l'acciuffi a mezza
  vita? E tu? Via, sbrigatevi, legatela!
VINCIBELLA (Esce a difesa di Lisistrata):
  Se tu metti una mano addosso a questa,
  ti fo cacare, a calci nella pancia!
COMMISSARIO:
  Cacare? Avanti l'altro arciere! Lega
  prima codesta, perché ciancia pure!
MIRRINA (Uscendo):
  Se tocchi questa solo con la punta
  d'un'unghia, presto cercherai ventose!
COMMISSARIO:
  Ma che succede? Ov'è l'arciere? Acciuffala!
  Le faccio finire io, queste sortite!
ALTRA DONNA (Uscendo):
  Se tu, perdiana, t'avvicini a questa,
  poveri i tuoi capelli! Avrai da urlare!
(L'arciere scappa)
COMMISSARIO:
  Ahimè! L'arciere m'ha piantato. Eppure
  tollerar non si può che delle femmine
  ci debban sopraffare!
  (Rivolto agli altri arcieri)
  In fila, oh Sciti!
  Avanti!
LISISTRATA:
  Ora vedrete! Abbiamo quattro
  squadre di donne battagliere, armate
  fino ai denti, perdio!
COMMISSARIO:
  Sciti, legate
  le mani a tutte!
LISISTRATA:
  O femmine alleate,
  correte fuori, cavolcecivendole,
  aglicivaievinopanivendole,
  tirate o no, picchiate o no, bussate
  o no, lanciate contumelie o no,
  vi comportate da sfrontate o no?
(Le donne si precipitano sul commissario e gli arcieri, e in un
batter d'occhio li riducono a mal partito)
LISISTRATA:
  Indietro! Ferme! Non si fa bottino.
COMMISSARIO:
  Eh, questi arcieri son conciati bene!
LISISTRATA:
  Cosa credevi? Di venire addosso
  a tante serve? O pensi che alle donne
  non bolla il sangue?
COMMISSARIO:
  E come, per Apollo!
  Massime se vicino c'è una bettola!
(Le donne si ricompongono in fila. Anche lo Scita e gli arcieri
alla meglio si ricompongono)

...

COMMISSARIO:
  Di certo; e prima ad esse questa domanda io faccio:
  Con qual disegno avete sbarrata a catenaccio
  la nostra cittadella?
LISISTRATA:
  Per tenerci al riparo,
  e ogni cagion di guerra cosí tôrre, il denaro!
COMMISSARIO:
  Che, le guerre si fanno pel denaro?
LISISTRATA:
  E a scompiglio
  va tutto! Per avere dove allunghin l'artiglio,
  Pisandro, e quanti ai pubblici uffizi hanno la mira,
  rimestan sempre brighe. Faccian quel che gli gira!
  Ma su questi quattrini niun farà piú man bassa.
COMMISSARIO:
  No? Che farai?
LISISTRATA:
  Lo chiedi? Noi terremo la cassa.
COMMISSARIO:
  Tesoriere voialtre?
LISISTRATA:
  Noi, sí: qual meraviglia?
  Non s'amministra pure la cassa di famiglia?
COMMISSARIO:
  Non è lo stesso!
LISISTRATA:
  Come, non è lo stesso?
COMMISSARIO:
  Con
  quei quattrini bisogna far la guerra.
LISISTRATA:
  Ma non
  c'è obbligo, di farla, la guerra!
COMMISSARIO:
  E come vuoi
  che ci si salvi, allora?
LISISTRATA:
  Vi si difende noi.
COMMISSARIO:
  Voi?
LISISTRATA:
  Noi.
COMMISSARIO:
  Miseria nostra!
LISISTRATA:
  Staremo a tua difesa,
  pur se non voglia.
COMMISSARIO:
  È troppo grossa!
LISISTRATA:
  Te la sei presa?
  Tanto, bisogna farlo!
COMMISSARIO:
  Che bella prepotenza!
LISISTRATA:
  Staremo a tua difesa.
COMMISSARIO:
  Ma se vo' farne senza!
LISISTRATA:
  Allora, a cento doppi.
COMMISSARIO:
  Come vi salta in testa
  d'intrigarvi di guerra e di pace?
LISISTRATA:
  Odi.
COMMISSARIO:
  Lesta,
  se non ne vuoi toccare!
LISISTRATA:
  Attento, dunque; e tieni
  le mani a posto.
COMMISSARIO:
  Farlo! Come vuoi che mi freni,
  con la bile ch'ò in dosso?
LISISTRATA:
  Tanto peggio per te.
COMMISSARIO:
  Per te, vecchia cornacchia! Vuoi parlare?
LISISTRATA:
  Altro che!
  Nella trascorsa guerra, con la nostra saviezza,
  quanto facevan gli uomini patimmo lunga pezza.
  Già non ci lasciavate aprir bocca! Contente
  di voi, non s'era certo. Pur, si stava al corrente
  di quel che facevate. E quante e quante volte,
  stando in casa, s'udivano le decisioni stolte
  prese da voi su qualche affar di gran momento.
  Col riso su le labbra, con l'anima in tormento,
  vi chiedevam: «Che avete deciso stamattina
  su la pace? Che cosa dirà la colonnina?» -
  «E tu, che cosa c'entri? - rispondeva il marito -
  Vuoi star zitta?» Ed io, zitta!
VINCIBELLA:
  Di' che avessi obbedito
  io!
COMMISSARIO:
  Se non obbedivi, assaggiavi il bastone!
LISISTRATA:
  E dunque, in casa e zitte! Qualche altra decisione
  ci giungeva all'orecchio, dell'altre piú funesta,
  e chiedevamo: «Sposo mio, cosí senza testa
  fate le cose?» E lui, guardandomi in tralice:
  «Bada al telaio, o povere le tue spalle! S'addice
  agli uomini, il pensiero della guerra!»
COMMISSARIO:
  Ben detto,
  sangue di Giove!
LISISTRATA:
  Come bene, se, maledetto,
  neppure potevamo dare un consiglio a voi,
  cosí mal consigliati! Ma quando udimmo poi,
  dire un per via: «Rimasto non c'è uno uomo in paese!»
  e un altro: «Neppur uno, perdio!», tosto si prese
  il partito, noi femmine raccolte in assemblea,
  di trarre in salvo l'Ellade. Che mai piú s'attendea?
  Noi non diremo dunque cosa che non profitti:
  se a vostra volta udire volete, e stare zitti,
  vi si rimette in piedi.
COMMISSARIO:
  Voi di tanto capaci?
  Troppo grossa, l'hai detta, non la mando giú.
LISISTRATA:
  Taci.
COMMISSARIO:
  Tacere perché l'ordini tu, cuffiaccia? Ah, ch'io muoia
  su l'istante, piuttosto!
LISISTRATA:
  La cuffia, ti dà noia?
LISTRATA:
  La cuffia, ti dà noia?
  Stretta
  Prendila tu, ché non te la ricuso,
  cingine il capo; e zitto e buci; e busca
  questo cestello; e succingi le gonne,
  dipana il fuso,
  rosicchia fava brusca:
  e alla guerra ci pensano le donne.
(Durante questi ultimi versi, infila la cuffia, e dà il cestello
al commissario che rimane cosí camuffato. Applausi delle donne)
...

COMMISSARIO:
  Non è grossa che ciancino di bacchiar, di gomitolo?
  Che, nella guerra, loro c'entrano?
LISISTRATA:
  A doppio titolo
  e piú, c'entriamo! Prima, v'abbiamo partoriti
  i figliuoli; mandati, quindi, li abbiamo opliti.
COMMISSARIO:
  Non ricordar malanni, zitta!
LISISTRATA:
  Quando diritto
  s'avrebbe poi di trarre dai freschi anni profitto,
  grazie alle vostre zuffe, dormiam sole solette.
  E non badate al caso nostro: le giovinette
  mi fan pena, che invecchiano dentro casa.
COMMISSARIO:
  Che, dunque
  gli uomini non invecchiano?
LISISTRATA:
  Ci corre! Può chiunque
  beccarsi una ragazza, pure se bianco ha il crine;
  ma per la donna, il tempo propizio ha presto fine:
  s'ella non approfitta della sua gioventú,
  resta a tirare oroscopi, nessun la sposa piú.
COMMISSARIO (Ai vecchi): Controstretta
  Qui, se c'è alcuno che tuttora rizza...
LISISTRATA:
  Coso, che pensi? Che indugi a crepare?
  Pronto è il porcello, non mancano bare.
  Ti voglio io stessa impastare la pizza
  col miele... e prendi, per cinger la fronte!
(Gli offre una benda funeraria)
VINCIBELLA:
  Ed io con acqua lustral ti cospargo.
MIRRINA:
  Questa corona da me pure accetta.
LISISTRATA:
  Che vuoi? Che cosa ti serve? Caronte
  ti chiama. Alla barca t'affretta!
  Te solo attende, per prendere il largo!
COMMISSARIO (Camuffato oramai da defunto):
  Che indegnità, trattarmi a questo modo!
  Ora corro dagli altri commissari,
  e fo vedere come son ridotto.
LISISTRATA:
  Ti lagni, di', che non ti abbiamo esposto?
  Fa' passare i tre giorni, e ai primi albori
  ti faremo l'esequie: è tutto pronto!
(Lisistrata rientra, seguita dalle compagne, e chiude la porta.
Rimangono di fronte i due Cori, di vecchi e di vecchie)

...

Lisistarta, Aristofane, 411 A.C

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