lunedì 5 marzo 2007

L'oscura creatura-prima parte-





Lo scontro era terminato da diverse ore. Tutto era ormai passato. Le uniche fonti di movimento erano i numerosi focolai di incendio e qualche avvoltoio satollo.
Il campo di battaglia era disseminato di corpi.
Tra questi, riversa su un fianco, con le budella che fuoriuscivano dall’armatura, palesemente morta, c’era una ragazza di colore: Lauta.
Lauta non era discendente di qualche casata estinta. Non era un’orfana misteriosa trovata in un bosco ed allevata da generosi sconosciuti. Non aveva voglie a forma di corona o misteriosi tatuaggi. Non possedeva amuleti, medaglioni, anelli, ne qualsivoglia altra patacca del tipo. Lauta non era un’eroina, né un’eletta.
Lauta non faceva insomma parte di quel genere di individui che dopo una sciabolata in pancia si rialzano magicamente per salvare le sorti di una guerra.
Lauta era figlia di una prostituta di Esinlud e di un suo cliente, generoso con le mance ( da qui il nome Lauta ). Nessun mistero aveva avvolto la sua esistenza. Tranne forse quello relativo alla sua nascita: - perché la pozione abortiva assunta dalla madre con lei non aveva funzionato?- Ma si trattava di poca cosa: l’infuso funzionava di rado, come dimostravano i suoi quindici fratelli.
Per farla breve, Lauta rientrava in quella classe di individui che se vengono sventrati non risorgono magicamente e si limitano a crepare senza creare troppo scompiglio.
Quindi il fatto che la ragazza aprì gli occhi, si alzò e dopo essersi data una rozza ripulita, se ne andò scavalcando cadaveri, può lasciare davvero sconcertati.
Tuttavia questo strano evento, che lasciò profondamente turbati un paio di uccelli necrofagi, ha una spiegazione semplice.
Lauta infatti, era cresciuta nel peggior quartiere di Esinlud, con quindici fratelli. Questo l’ aveva resa ricca di inventiva e molto abile nel trovare fantasiose soluzioni ai problemi della vita. Questa sua abilità la aveva portata, in età adulta, a trovarsi un lavoro poco convenzionale ma remunerativo: la disertrice.
In poche parole la ragazza si arruolava in qualcuno dei numerosi eserciti che calcavano le terre del Regno, ritirava la prima paga e poi tagliava la corda alla vigilia della battaglia.
Ovviamente si trattava di un lavoro piuttosto complesso, che comportava numerosi rischi. Tra cui, primo, essere rintracciata e passata a fil di spada.
Un altro dei rischi del mestiere era quello di non avere la possibilità di defilarsi prima dello scontro. In questi casi Lauta non si scoraggiava. Indossava un’armatura robusta, si procurava un po’ di interiora di pecora, e alla prima occasione si sdraiava in terra fingendosi morta.
Questo tipo di comportamento, che può sembrare un atto di codardia, richiede invece una grande dose di sangue freddo e autocontrollo. Rimanere immobili per ore, mentre intorno a te impazza la battaglia, mentre ti calpestano, mentre ti schiacciano, non è affatto facile. Se si è abili tuttavia è un modo abbastanza sicuro per evitare di farsi ammazzare.

Appena fu sufficientemente distante dal campo di battaglia Lauta si sfilò la corazza. Era molto pesante, e le impediva praticamente tutti i movimenti. In più puzzava di interiora di pecora.
La ragazza si sciacquò in un rigagnolo. Una volta rinfrescata decise di fare il punto della situazione. Doveva allontanarsi da lì evitando accuratamente di passare troppo vicino ai nemici quanto agli amici. Fece un rapido calcolo su dove dovevano trovarsi le truppe sopravvissute allo scontro, poi si diresse verso ovest, dove il sole stava già tramontando. Se avesse camminato di buon passo al mattino sarebbe stata in zona sicura.
Alle prime luci dell’alba Lauta si sedette ai piedi di un faggio, esausta. Aveva camminato tutta la notte, senza sosta, ma ora poteva star certa di essere fuori dalla portata dei due eserciti. Si sdraiò sul letto di foglie pronta a farsi un bel sonno: al risveglio si sarebbe messa alla ricerca di un esercito nuovo.

Di solito ci volevano dai sette ai venti giorni per trovare qualche armata bisognosa di carne fresca. Questa volta a Lauta ce ne vollero solo cinque.
“ Questo è l’Esercito della Luce!” le disse il mezzelfo addetto agli arruolamenti “ la profezia ci guiderà alla vittoria e…” Lauta sospirò e lo interruppe
“ sì… okey…” disse “ la paga a quanto ammonta?” il soldato la guardò storto, poi rispose
“ sei pezzi d’argento al mese, più tre pezzi di rame per ogni nemico ucciso…”
“ mm… bella miseria per rischiare il collo!” replicò Lauta. Il soldato fece una smorfia
“ noi non combattiamo per i soldi, ma perché il Bene trionfi sul Male… perché la Luce sconfigga il Buio e…”
“ sì… okay…” fece Lauta “ e la prima paga quando la date?”
“ all’atto dell’arruolamento…” rispose il soldato guardandola con crescente disprezzo
“ bene…” fece Lauta, che meditava di sparire la sera stessa “ dove devo firmare?”
“ qui!” Lauta firmò: Enrietta Finnigan
“ bene… quando è il rancio?” il mezz’elfo la guardò di nuovo male
“ tra mezz’ora… ma prima dovresti ritirare la divisa e presentarti al…“
“ sì, lo faccio a stomaco pieno! ” Lauta si allontanò, avrebbe fatto un pasto caldo e poi se la sarebbe svignata subito. Per sei pezzi d’argento non valeva la pena di aspettare il secondo mese di paga, rischiando di finire di nuovo in battaglia. Raggiunse una grande tenda sotto la quale cerano quattro lunghe tavolate di legno. Si sedette su una panca. Doveva essere un esercito ben sbandato se ti davano i soldi subito dopo la firma, pensò. Se fossero stati tutti così il suo lavoro sarebbe stato decisamente più semplice.
Poco dopo una tromba suonò e le quattro tavolate si riempirono ad una velocità sorprendente.
Lauta guardò il ragazzo mulatto dall’aria emaciata che le si era seduto davanti
“ Non ci posso credere!” disse “ fratellino!” il ragazzo sollevò gli occhi
“ Lauta! Anche tu qui!?” la ragazza sorrise, malgrado trovasse più prudente evitare di far conoscere il suo vero nome “ ti sei arruolata?”
“ sì…” rispose lei iniziando a mangiare la zuppa “ anche tu vedo!” gli fece l’occhiolino. Suo fratello Risicato, era il più giovane della cucciolata e aveva sempre destato preoccupazioni nella madre. Tra tutti i figli era quello che se la sapeva cavare di meno. Si ficcava in un sacco di guai e non era capace di uscirne da solo.
Lauta sorrise. L’idea che ora il fratellino facesse anche lui il disertore la riempiva di orgoglio: voleva dire che aveva imparato ad autogestirsi.
“ questa è mia sorella Lauta!” disse Risicato ai soldati seduti al suo fianco. Lauta tossicchiò a disagio. Era improbabile che qualcuno la smascherasse a partire dal suo nome ma avrebbe preferito non rischiare.
Il pasto finì ed i due fratelli si allontanarono insieme per fare due chiacchiere.
“ Sei qui da molto?” domandò Lauta
“ sei mesi!” rispose il fratello
“ sei mesi!? Fanno trentasei pezzi d’argento!” Risicato annuì
“ sì, all’incirca…”
“ e in sei mesi non ci sono stati scontri?”
“ no… solo qualche incursione…” Lauta era colpita. Di solito lei se ne andava subito, per non rischiare troppo, e non rimaneva mai nello stesso esercito dopo essersi finta morta in una battaglia. Questo per evitare di essere smascherata: gli eserciti del regno erano così numerosi che non aveva senso rischiare. Tuttavia il modus operandi del fratello, se gestito con attenzione, poteva dimostrarsi di certo più remunerativo.
“ e bravo Risicato!” fece Lauta scompigliandogli i capelli ricci “ non ti facevo così in gamba!” il ragazzino sorrise orgoglioso, poi voltò la testa: qualcuno lo stava chiamando
“ Risicato! Ricordati che oggi c’è l’ispezione!” gli disse un ragazzo all’incirca della sua età
“ sì, arrivo tra un minuto…”
“ ma hai dato il tuo vero nome?” chiese Lauta interdetta
“ certo… ora scusami ma devo correre… ci vediamo sta sera!”
Lauta sospirò: dare il proprio nome era un errore da pivellini!
La ragazza si diresse verso la tenda dove distribuivano le uniformi: aveva cambiato idea. Sarebbe rimasta per un po’ a vedere come se la cavava il fratello.
Mentre avanzava verso la tenda sospirò nuovamente, preoccupata. Rimanere così a lungo nello stesso esercito era davvero troppo pericoloso. Non solo si rischiava di essere scoperti, ma si era anche costretti ad obbedire ai comandi, cosa che a lungo andare poteva anche creare assuefazione. In più era inevitabile affezionarsi ai commilitoni, cosa altamente sconsigliabile.
Raggiunta la tenda cercò di rassicurarsi: in fondo Risicato era grande, sapeva di certo come cavarsela. Quanto a lei sarebbe rimasta solo il tempo necessario ad accertarsi che tutto andava bene.

Una volta indossata la nuova divisa si accinse a presentarsi al proprio comandante.
“ Come mai non si è presentata subito dopo l’arruolamento?” domandò imperioso il comandante
“ mi perdoni Signore, ma non volevo presentarmi prima di aver indossato l’uniforme e nella tenda della distribuzione non c’era nessuno” disse Lauta, contando sull’altissima probabilità che effettivamente chi consegnava le uniformi poco prima del rancio non ci fosse.
“ Lei è stata assegnata alla mia pattuglia, la numero quindici…” proseguì il comandante senza indagare oltre “ sostituirà un soldato morto in ricognizione… qual è la sua arma?”
“ la spada signore ” rispose Lauta, che era solita utilizzarla per far legna
“ bene… può unirsi al resto della pattuglia… la tenda è sul lato ovest, i suoi commilitoni risponderanno alle sue domande se ne ha”
“ sì signore!” rispose Lauta girando sui tacchi. Questo tipo di dialoghi le era estremamente familiare.
Al posto di andare alla tenda della pattuglia quindici Lauta andò in cerca del fratello. Lo trovò che lucidava un’armatura
“ Si può sapere perché hai dato il tuo nome?” chiese a bruciapelo “ è la prima cosa da evitare!” il fratello la guardò con aria interrogativa
“ e perché?” Lauta scosse la testa incredula
“ perché?! Ma perché così sei rintracciabile!” sbottò “ e poi i nomi dei disertori fanno presto a viaggiare da un esercito all’altro… vuoi bruciarti la carriera?” Risicato guardava la sorella senza capire
“ disertori?” domandò “ io non sono mica un disertore!”
“ lo diventerai quando taglierai la corda no!?” insistette Lauta, il fratello pareva sinceramente sorpreso
“ perché dovrei tagliare la corda?” per Lauta fu come ricevere uno schiaffo in piena faccia: si sentì avvampare
“ tu… tu…” iniziò a balbettare “ tu ti sei arruolato sul serio… cioè tu hai hai… hai intenzione di combattere?”
“ certo!” replicò Risicato. Lauta boccheggiò
“ ma ti ha dato di volta il cervello? Vuoi farti ammazzare?”
“ non se posso evitarlo “ le rispose tranquillamente il ragazzo. Lauta faticava a credere alle sue orecchie
“ non se puoi evitarlo? Ma cosa credi che la guerra sia un gioco? Non ci vuole niente a beccarsi una randellata in testa!”
“ è un rischio che sono disposto ad accettare!”
“ per cosa? Per sei miseri pezzi d’argento?” urlò Lauta. Risicato si fece scappare un risolino
“ tu credi che io combatta per i soldi?” chiese divertito “ io combatto perché il Bene trionfi sul Male, perché la Luce…” Lauta assunse un colorito grigiastro: suo fratello era più stupido di quanto si aspettasse
“ perché il Bene trionfi sul Male? “
“ esatto!” rispose il fratello gonfio di orgoglio
“ e si può sapere cosa c’entri tu?” gli chiese Lauta “ Se la mamma sapesse le prenderebbe un colpo!” Risicato guardò la sorella, quasi con commiserazione
“ la mamma non potrebbe capire…” disse “ e neanche tu… non pensate altro che a voi stesse… non vi frega niente del Bene o del Male, ma io sono diverso, io voglio combattere per ciò che è giusto, voglio difendere il mondo dall’Oscurità… voglio che la Luce trionfi!” Lauta sbuffò
“ allora, quando ti farai ammazzare, ti devo far seppellire con una scatola di fiammiferi?”
“ come puoi essere così cieca?!” domandò il ragazzo esasperato, poi fece un lungo respiro “ tu hai letto la profezia?” chiese nuovamente placato
“ no, non l’ho letta” replicò Lauta cercando di non guardarlo in faccia, perché se lo avesse fatto era certa che lo avrebbe preso a ceffoni. Risicato sospirò, come a dire -ecco! Così si spiega tutto-
“ quindi davvero non sai perché questa guerra si sta combattendo?”
“ no, ne mi interessa!”
“ leggi la profezia!” fece il ragazzo sfilandosi un pezzo di pergamena dalla divisa, e porgendolo alla sorella “ leggila, allora sono certo che capirai perché ho scelto di combattere”
La ragazza prese il foglio, scettica e lesse.

Nell’anno del corvo, da ovest
L’esercito del male giungerà ad Elfohir
Morte e distruzione si spanderanno sulla terra
Che presto sia creata una forza rivale
Che sorga l’esercito del bene
Che si arresti l’orda nera
Che si fermino le orribili creature della notte!

Lauta restò in silenzio. Una folata di vento la fece rabbrividire. Aveva la bocca asciutta, e quando parlò la sua voce era appena percettibile
“ …è tremendo! ” disse. Risicato sospirò soddisfatto
“ visto, cosa ti dicevo… ci credi anche tu ora?” Lauta aveva gli occhi puntati sul foglio
“ …è tremendo!” ripetè “ … che tu combatta per una cosa così idiota!!”

1 commento:

Mavia ha detto...

E mo'....io sto aspettando con ansia il secondo tempo!!!!