"Facciamo un gioco, okay? Devi scoprire da solo dove posso avere avuto voglia di andare uscendo da casa di Marie-Colbert. Immaginami per strada, in lacrime, con il mio fagotto, quella porta definitivamente chiusa alle mie spalle.
Dove andare, adesso. La ferramenta? Per nulla al mondo. Da Louna? Louna avrebbe accresciuto la mia disperazione. Allora? "
Il tutto detto con un'allegria da maestrina, come se quella fosse una serata in colonia e il gioco consistesse nel farmi trovare un ninnolo nascosto in camera nostra aspettando l'ora di spegnere le luci.
"Puoi arrivarci benissimo, Benjamin. Fai uno sforzo. Mettiti al mio posto. Perché io," precisò, "ho fatto esattamente quello che avresti fatto tu!"
Non vedevo proprio come arrivarci. Il panico doveva avermi piazzato una mega benda sugli occhi.
"Dai," insisteva Thérèse, "quando tutto va a rotoli, quando sei pieno di grane fin sopra i capelli, quando Jérémy dà fuoco alla scuola, per esempio, o quando ti accusano di far scoppiare le bombe al Grande Magazzino, da chi vai, Benjamin? E quando ti chiedi dove ha passato la notte tua sorella Thérèse, a chi vai a chiederlo?"
Dio santo...
"Fuochino, fuochino, ci sei quasi, il numero 3 di rue aux Ours è a duecento metri da casa di Marie-Colbert..."
Ho alzato gli occhi su Théo che ha subito messo le mani avanti.
"Hervé e io abbiamo cercato di dirtelo, Ben, che era venuta, ma non siamo riusciti ad aprire bocca. Ci hai detto di rispondere alle tue domande con un sì o con un no e appena ci allargavamo un po' cominciavi a dare i numeri."
"Assolutamente spaventoso," confermò Hervé.
"L'unica cosa che non ci hai chiesto era se Thérèse fosse venuta da noi. Sei entrato come un pazzo e sei uscito come un bolide..."
Thérèse aprì le mani dell'evidenza:
"Benjamin, ho fatto come abbiamo sempre fatto in famiglia quando le cose si mettono male, sono andata da Théo".
"Stop ! "
Ho urlato "Stop!".
E ho spiegato il più pacatamente possibile che non me ne fregava niente di quella tappa interme-
dia. Thérèse era passata da Théo dopo essere uscita da casa di Marie-Colbert, d'accordo, non avevo dato modo a Théo di dirmelo, va bene, Théo era il rifugio episodico della tribù alla deriva, era vero, grazie Théo, viva Théo, gliene sia reso grazie, ma adesso volevo sapere cosa aveva fatto Thérèse quella notte, dopo essere andata a piangere sulla spalla dell'inestimabile zio Théo.
"Dio santo, Thérèse, dove hai passato il resto di quella cazzo di notte? Sento che sto per incavolarmi! Dove sei andata dopo?"
A quel punto si sono messi a parlare tutti e tre insieme,
Thérèse per dirmi che non c'era stato alcun dopo, che quella era la fine della caccia al tesoro amoroso, che era corsa da Théo per non andare a buttarsi nella Senna, donna perduta ancora prima di essere donna, in uno stato, Ben, non te lo puoi immaginare, confermò Théo, convin-
ta, poverina, rincarò Hervé, che non avrebbe mai più amato né sarebbe stata amata, mentre noi eravamo in pieno amore, ricordò inutilmente Théo, e quindi l'avevano accolta entrambi d'un solo slancio, circondata con le loro braccia, riscaldata con il loro respiro, asciugate le lacrime, le avevano aperto il loro letto, scostate lenzuola e coperte sulla tragica nudità di quella disperazione, così tanta dolcezza, ammise Thérèse, così tanta dolcezza la restituiva pian piano alla condizione di donna che la sua passione per Marie-Colbert le aveva comunque fatto intravedere.
Nulla era perduto, cominciava a pensare, restava ancora qualche brace, oh appena rosseggiante, quasi prossima alla cenere, certo, ma che ancora brillava di una parvenza di scintilla, e avevano quindi soffiato su quelle braci come avrei fatto io al posto loro se Thérèse non fosse stata mia
sorella, non era quella la loro vocazione, d'accordo, ma l'urgenza colmava quei divari, avevano sentito la missione primaria di non lasciar morire il fuoco dell'umanità, concordavano del resto con Thérèse su quel punto, la questione dei bambini, anche di ciò, Ben, abbiamo cercato di
parlarti, la questione dei bambini, ma tu non volevi sentire proprio niente, l'importantissima questione dei bambini - e qui anche il papa avrebbe dato loro ragione - tanto che di braci in fiammelle e di fiammelle in gioiosa fiammata, di fiammata in incendio, avevano tutti e tre fatto divampare un fuoco che non si erano nemmeno immaginati, e tuttavia un fuoco concertato giacché pensavano solo all'avvenire di Thérèse, che non si era sposata per spassarsela, Thérèse, ma proprio per l'avvenire, che ha sempre la faccia di un bambino, un bambino che, tra parentesi, non sarebbe capitato nella peggiore delle famiglie, tirato su da Benjamin Malaussène, figuratevi, quanti bambini vorrebbero essere al suo posto, desidererebbero fregargli un papà del genere, e dopo aver risolto la questione decisiva dell'educazione si erano messi tutti e tre a plasmare l'av-
venire, tutti e tre a fabbricare l'avvenire, gioiosamente, prima per dovere di consolazione, poi per pura allegria, giacché la felicità del bambino nasce nel piacere del suo concepimento, tutti i manuali di pediatria te lo confermeranno, Benjamin, un gioioso scatenarsi di buone volontà,
dunque, tanto che gli altri inquilini del palazzo si erano svegliati, offesi, furibondi, picchiando contro tutte le pareti e con tutto l'ardore della loro frustrazione, urlando che avrebbero sporto ogni possibile denuncia a ogni possibile livello, come sempre quando la vita vera si manifesta, ma
loro non se ne curavano, erano l'avvenire in cammino, non solo quello di Thérèse, il sontuoso avvenire della specie umana...
Finché Thérèse, la quale, sia detto per inciso, era più che dotata, altamente inventiva, come succede quando uno si dà anima e corpo a un progetto che merita, finché Thérèse non li lasciò lì, più morti che vivi - nello stato in cui li avevo trovati - completamente svuotati della vita di cui l'avevano riempita, li lasciò lì boccheggianti e corse via, sotto gli insulti che piovevano dalle finestre, verso un taxi libero.
"volevo tornare a casa prima dell'alba, avevo paura che mi sgridassi, Benjamin",
la storia è tutta qui, e se Thérèse non aveva detto niente davanti al sostituto procuratore Jual
non era per l'onore del solo Théo, né per quello di Hervé, no, Thérèse aveva salvaguardato l'onore dell'omosessualità, con la O maiuscola, niente meno, ecco cosa aveva fatto, era sublime!
Guaiva Théo.
"Sublime," confermò Hervé, "Thérèse è stata sublime!"
Un'acme dell'entusiasmo.
Che Thérèse lasciò ricadere lentamente.
Prima di esclamare che qualcuno era stato ancora più sublime, che anche Théo e Hervé non avevano lesinato in fatto di sublime per tirarla fuori di prigione, e che proprio quell'eroismo doveva aver fatto una così forte impressione sugli ispettori Titus e Silistri.
....
Nove mesi dopo - e per la prima volta nella mia lunga esperienza in questo campo - ho visto un bambino uscire dalla pancia della mamma girando la testa a destra e a sinistra. Era una femmina. Papà Théo da un lato, papà Hervé dall'altro, mamma Thérèse nel suo letto bianco: sul momen-
to parve soddisfatta...
Poi la sua piccola fronte si corrugò e lei rifece i conti. In piedi dietro Hervé, un terzo candidato
sembrava emozionato quanto gli altri due. Lei notò forse che con il dorso della mano il terzo candidato accarezzava il palmo della mano di papà Hervé? Notò forse che, dall'altro
lato del letto, papà Théo disapprovava quel gesto del sostituto procuratore Jual? Sta di fatto che quando alla fine gli occhi della piccola nuova si posarono su di me, vi lessi tutta la sua consapevolezza della complessità del mondo e un'ardente preghiera di spiegargliene le istruzioni per l'uso.
1 commento:
EVVVAIIII!!!!
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