M.M. Ho letto il tuo post chirurgico... e volevo dire la mia, eccola:
Sangue sul campo operatorio. D'ev'essere saltato un punto profondo. Non si vede più nulla.
La chirurgia è vuota. Siamo solo io e lui... il proprietario di tutto quel sangue.
Tampono. Il sangue svanisce per un istante e poi torna ad inondare tutto.
Capisco che viene da un vaso dannatamente enorme, piazzato tra due masse muscolari dannatamente spesse, in un punto dannatamente profondo. Se non lo chiudo, se non lo chiudo in fretta, il paziente muore.
Panico!?
No.
Calma!
Una calma feroce che mi si abbatte sopra come una badilata.
Non c'è tempo da perdere! Non c'è tempo per i dubbi, per la paura, l'insicurezza... non c'è tempo di chiamare qualcuno.
C'è solo il tempo per pensare alla cosa giusta da fare e farla.
Ma è un tempo strano, un tempo lucido e freddo, rarefatto come l'aria in montagna. Un tempo in cui non esiste nient'altro che tu, tu e quello che va fatto. Un tempo breve nel quale tuttavia non può esserci fretta. Un tempo in cui non esiste l'errore, perchè l'errore più grande sarebbe non agire.
La cosa da fare mi si disegna della mente con precisione e... semplicemete la faccio...
Ecco, l'ho fatta. Ho posizionato la mosquito lì dove mi sembrava di aver visto il vaso.
La lascio andare. Tampono. Pulisco il campo operatorio che... resta pulito. Ho preso il vaso!
Non c'è neanche troppa esultanza. C'era una cosa da fare e l'ho fatta, tutto lì.
Ridò il punto.
Ne dò un secondo di sicurezza.
Tolgo la mosquito.
Tutto okay. Niente sangue.
Richiudo.
Sì M.M. sono d'accordo: la chirurgia è davvero una figata!
Devi
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