mercoledì 17 settembre 2008

turno di notte vol1

Gli animali non sono confratelli
Non sono subalterni
Sono altre realtà intrappolate con noi nello spazio e nel tempo


Rileggo due volte, mentre butto giù gli ultimi sorsi del primo caffé della giornata, la mente rivolta alle 24 ore di turno che mi attendono. Leggo e penso… – ma che cretinata! -.
La frase sta scritta sulla lavagnetta che si trova all’ingresso dei ricoveri: la stanza dove vengono tenuti in degenza gli animali. La suddetta lavagna, che dovrebbe essere destinata a informazioni di sevizio tipo – comprare siringhe da dieci- o – finita cefazolina- è di solito popolata da una vasta fauna di gattini, cagnini, topini e altri ini, più o meno orribili a seconda delle capacità artistiche dei turnisti che li hanno disegnati. Ma a quanto pare, nel turno precedente, lo stress aveva raggiunto livelli tali da non poter essere sfogato con un semplice disegno… si è dunque passati alle frasi filosofiche… a volte succede.

Gli animali non sono confratelli
Non sono subalterni
Sono altre realtà intrappolate con noi nello spazio e nel tempo

- che cretinata!-
Batto sul bicchierino di plastica per far scendere un po’ dello zucchero depositato sul fondo, e la mia mente vola subito a considerazioni assai più profonde: - come posso affrontare un turno da ventiquattrore con la macchinetta del caffé che non da le palettine?-
Presa da tale importante quesito mi avvio verso il mio destino.
Le facce sfatte dei ragazzi che stanno finendo il turno mi accolgono con espressioni di stanco sollievo.
“ com’è andata? ” mi informo, come da rito, e loro come da rito mi rispondono che… il cane X ha abbaiato tutta la notte, che il gatto Y ha avuto una crisi respiratoria e va monitorato costantemente, che il cane Z ha cercato di scappare… e così via. Facciamoci coraggio! Mancano solo più ventitrè ore e mezza alla fine del mio turno! Chisà come mai la cosa non mi infonde alcuna forza d’animo!
Arrivano anche gli altri turnisti, il responsabile dei ricoveri ci spiega i vari casi, poi cominciamo a riportare su un foglio comune le cose da fare ogni ora. Completata la lista, che finisce alle ore otto del mattino di domani, ci rimbocchiamo le maniche e cominciamo.
E via che si ausculta, e via che si palpa, si benda, si somministra, si aspira, si disinfetta, si drena… via che si monitora, via che si inoculano galloni di farmaci, via che si puliscono tonnellate di fluidi organici di varissima natura…
E poi, ecco che arrivano i primi casini: il vitello che sviene nella vasca dell’acqua e noi che ci tuffiamo a ripescarlo, il cane che si pappa il topicida che qualcuno ha sapientemente lasciato in un angolo, il cane del canile che non si trova più…
Poi le emergenze, come si sono originate rientrano, e via di nuovo col solito, inocula, palpa, monitora, pulisci…
Passo nel piccolo coridoietto trascinando un sacco di rifiuti biologici. L’occhio mi ricade sulla lavagnetta:

Gli animali non sono confratelli
Non sono subalterni
Sono altre realtà intrappolate con noi nello spazio e nel tempo

- ma che cavolata!- penso… poi mi distraggo subito: sono quasi le cinque… mancano solo più quindici ore…
E ancora inocula, e ancora palpa, ausculta, pulisci… viene la sera.
Portiamo fuori i cani in un basculare di sederi instabili, un saltellare su tre zampe, un cozzare di collari Elisabetta contro spigoli di ogni genere.
Bene, ora viene la notte. Possiamo stabilire dei turni di veglia.
Ed eccomi lì, alla scrivania dei ricoveri, da sola, come unica compagnia il suono disperatamente aritmico dell’elettrocardiogramma di un cane di nome Othello.
Ed eccomi che ad un ritmo più lento, inframmezzato da lunghe attese, sempre somministro, sempre inoculo, sempre monitoro, sempre palpo…Fuori il buio della notte, dentro la luce dei neon.
Sono le tre di notte… solo più cinque ore… e comunque alle quattro verranno a darmi il cambio, potrò andare a dormire almeno un po’. Sospiro, l’elettrocardiogramma segnala il ritmo di un cuore stonato, guardo il foglio delle cose da fare… nulla fino alle cinque. Non mi resta che aspettare il cambio.

Gli animali non sono confratelli
Non sono subalterni
Sono altre realtà intrappolate con noi nello spazio e nel tempo

La frase mi torna in mente: ci scivolo dentro presa alla sprovvista, e mi accorgo che è come se fosse stata lì, sul bordo del mio cervello in attesa per tutto il giorno. Ed ora, ora che sono stanca, ora che non ho più nulla da palpare, inoculare, auscultare, drenare… Ora mi torna in mente: - cosa vorrà dire…?-
Poi ecco Noemi: la mia cambio turno
“ qualche problema?” si informa battendo sul fondo del bicchierino di plastica della macchinetta per far scendere lo zucchero
“ no, tutto tranquillo” rispondo io alzandomi
“ lo avevamo portato a fare pipì Vodka?” chiede lei
“ chi è Vodka?” domando io
“ il cane che c’è di là nelle degenze…”
“ non sapevo nemmeno che ci fosse…”
“ beh… bisognerebbe portarlo…” fa lei… Io sospiro, pensando all’accogliente, morbido, caldo saccoapelo che mi aspetta di là
“ okay…” borbotto assai di malavoglia “ lo porto io”
Mi trascino nelle degenze mettendomi la giacca direttamente sul green. Ecco Vodka… ora ricordo, me ne avevano parlato: è un cane del canile. Ma non è un cane qualsiasi: è il cane più brutto del mondo!
Vodka non è infatti brutto come può esserlo un qualsiasi banale botolo. Vodka è brutto in maniera così avvincente, così totale, così spettacolare da risultare ammaliante. Vodka è la bruttezza fatta arte, la bruttezza spinta alla perfezione. Sì, perché se al mondo esiste qualcosa di perfetto, quella è la bruttezza di Vodka.
Le sue orecchie! Cosa non sono le orecchie di Vodka! due ritagli auricolari, due appendici vagamente triangoloidi, due smozzicate, ciondolone, irridenti orecchie dall’aria posticcia di tre misure in meno rispetto alla testa. Un vero spettacolo!
Il muso! Uno di quei musi allungati, così straordinariamente topeschi!
Il pelo! Sembra il pelo di tre bestie diverse: un po’ folto e lungo di colore vagamente biancoide, un po’ raso dalle tonalità fecaloidi, ed in fine qualche scampolo giallo urina.
Per non parlare degli occhi! Ne ha uno marrone in campo fecaloide ed uno azzurro in campo biancoide, in uno strepitoso ensamble che lo fa sembrare disperatamente strabico.
Insomma: appena questo logos, questa madre, questa somma di tutte le bruttezze canine, mi vede si alza scodinzolando. Sì, Vodka scodinzola… o meglio agita lo stoppino che ha in dotazione come coda, e mi guarda speranzoso con i suoi occhi spaiati e sporgenti.
Do un’occhiata alla sua cartella… sembra un atlante di anatomia patologica: erlichia, leismania… artrite settica… wow, bravo Vodka!
Apro la gabbia e gli metto il guinzaglio.
Ci avviamo, io che casco dal sonno e lui che cammina come sulle uova, sempre dimenando il suo detrito codale.
Fuori albeggia già. Fa freddo. La facoltà è deserta ed un vento silenzioso smuove in spirali la nebbia.
Io e Vodka avanziamo lentamente, mentre l’aria gelida mi strappa il sonno di dosso. Vaghiamo un po’, senza meta, in quest’atmosfera decisamente irreale.
D’un tratto la sagoma piccola e scura di una minilepre ci passa davanti silenziosa come un’ombra. Ci vede, si ferma, immobile come pietrificata dallo sguardo di una gorgone. Vodka la guarda fisso, rigido, incredulo nelle sua ossa di ferro arrugginito. Povero, brutto Vodka dalle orecchie riciclate: nella sua vita di canile non avrà mai visto una minilepre.
Non fa il minimo gesto per inseguirla, ma volta i suoi occhi malassortiti verso di me
“ e quello cos’è?” chiede. Sto per rispondergli che non è niente di più di una minilepre… ma poi ci ripenso.
La nebbia turbina, l’alba incombe sul campus deserto, noi: una tirocinante stanca ed il cane più brutto del mondo, siamo come fantasmi nell’aria fredda e umida di una notte ormai agli sgoccioli.
Ed io capisco. Capisco.
“ mio buon Vodka…” rispondo “ è un’altra realtà… intrappolata con noi nello spazio e nel tempo!”

1 commento:

Devi ha detto...

Non preoccupatevi se lo scritto vi sembra delirante, parla di un turno di 24 ore in quel buco di pazzi che sono i ricoveri di vet, e non potrebbe essere altrimenti! vedrete che quando Catalpa comincerà i turni la sua penna, ben più assidua della mia, ve ne racconterà anche di peggio!
comunque, per la cronaca, sia il vitello che il cane avvelenato l'hanno raccontata e Vodka è poi stato addirittura adottato da una vecchietta ( ovviamente cieca ).

un bacio, buono studio Devi!